< Vita accidentale di un anarchico di  Silvia e Claudia Pinelli, Nicolo Volpato e Claudi (Milieu)

Qui di seguito le recensioni di VitaAccidentaleDiUnAnarchico raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Il libro è un saggio graphic novel, ma è nella sua natura essendo la trascrizione su carta dell’omonimo documentario. Chiaro e pulito nell’esposizione, non scade nel sentimentalismo pur lasciando trasparire le emozioni delle figlie di Pinelli e il loro dolore. La lettura è stata scorrevole, non si fa fatica ad arrivare in fondo e raggiunge lo scopo: esporre i fatti in modo chiaro, lasciando la voglia di approfondire.

Elena Cicalini

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Sono stata piacevolmente colpita dalla lettura , dinamica e profonda,dì questo libro. La versione “graphic novel” snellisce molto la lettura, permettendo però dì immedesimarsi , credo più che in una altra versione narrata, nella storia, rivivendo dei punti dì vista che spesso non sono considerati.
La vicenda dì cui si parla è stata un caso ci cronaca fin troppo chiacchierato, credo mai però inquadrato dal punto dì vista dì una famiglia, che rende gli eventi molto più “personali”.
Molto belli i disegni, chiari e dettagliati, che rappresentano una quotidianità che fa quasi paura, che fa pensare “potrebbe essere casa mia, potrebbe capitare a me”.
L’alternanza con immagini reali rende ancora più suggestiva la narrazione.
Ho apprezzato molto anche il finale, per niente retorico.
Probabilmente è un libro che non avrei acquistato in libreria, perché non è il genere che abitualmente leggo e non avrei proprio sbirciato in certi scaffali, ma che avendo letto consiglierò dì sfogliare per imparare qualcosa in più e stimolare ad informarsi sulla nostra storia.

Claudia

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Pino Vita accidentale di un anarchico
La graphic novel è genuina, onesta, priva di inutili orpelli. Diretto, facile e veloce, il linguaggio arriva dritto al punto, senza essere troppo forte o eccessivamente scarno. Le parole e le immagini sono scelte con cura e amore. Nonostante la connotazione politica e la fedele esposizione di fatti, date e protagonisti, l’opera risulta a tratti commovente. La scelta di adottare la prospettiva di due bambine che perdono il padre funziona.
La ricostruzione storica e la narrazione degli eventi è chiara e perfetta per un pubblico che non è a conoscenza dei fatti e vuole sapere. Lascia al lettore la voglia e l’opportunità di approfondire in altri contesti.
La graphic novel è il mezzo perfetto per un pubblico giovane, ma anche per un pubblico a cui non piacciono troppi fronzoli e divagazioni; si perdono chiaramente gli effetti cinematografici e l’impatto della musica, ma questo è più legato alla scelta del media che all’opera in sé.
È stata un’ottima lettura che sicuramente consiglierei.

Ilaria Alleva

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Un tragico fatto di cronaca lega un gruppo di militanti anarchici alla strage di piazza Fontana -evento terroristico avvenuto nel dicembre del ’69, in una Milano proletaria-.
Attraverso una graphic novel immersiva, la voce narrante incalza il lettore nella ricerca dell’unico princìpio che ancora si regge in piedi, quando nemmeno la giustizia riesce ad avanzare: la ricerca della verità.
Una commovente storia di lotta, resistenza e amore.
Un’opera che sia per il coinvolgimento emotivo che suscita, che per la scrittura snella, viene facilmente letta tutta d’un fiato.
[PS: Nella graphic novel sono presenti dei piccoli refusi]

Sara Bidinost

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Una modalità originale ed avvincente per avvicinare ad una pagina complessa della storia recente del nostro Paese anche un pubblico giovane o comunque poco aduso alla lettura di saggi. Una formula che si potrebbe/dovrebbe adottare anche in generale per comunicare la storia ai ragazzi, forse con maggiore successo rispetto ai metodi tradizionali. Ovviamente l’elemento "umano" e il fascino persoanle del protagonista e della famiglia che lo circonda è la chiave che rende la vicenda così interessante e piacevole da leggere. Forse un passo in più si potrebbe fare nel puntare una luce anche su alcuni co-protagonisti della vicenda (più che antagonisti), come ad esempio il commissario Calabresi, le cui vicende offrirebbero una gamma non meno vasta di sfumature di umanità e storia personale, completando il quadro ed offrendo punti di vista multipli sull’accaduto.

Marina Rossi

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La Vita Accidentata di un Anarchico racconta la storia di una famiglia che incontra la strategia della tensione, che si avvia in Italia nel 1969 con la bomba alla banca dell’Agricoltura a Milano. Una storia sordida in cui i veri colpevoli non hanno ancora un nome, che ha ucciso e ferito migliaia di persone tra gli anni 70 e 90. Una guerra non dichiarata dello stato allo stato e agli italiani. Giuseppe Pinelli fu una vittima di questa guerra.
La prospettiva particolare da cui è vista la storia mi ha molto coinvolto, è lo sguardo delle figlie lucido e doloroso. La tecnica utilizzata di alternare foto a scrittura è immediata e aiuta il lettore a appassionarsi nella lettura. Questo libro dovrebbe essere letto in tutte le scuole superiori italiane.

Alessandro Innocenti

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Lo trovo contemporaneamente pretenzioso e dimesso, evidentemente l’argomento non è facilmente gestibile, ma la tecnica delle grafic novel in contesto simile (strage di Piazza Loggia a Brescia) è stata risolta in modo più "sereno".
Trovo cupa la tecnica grafica usata.

luciano DONINI

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In quel dicembre 1969 avevo dodici anni e non vivevo a Milano, ma i nomi di Piazza Fontana, Pinelli, Valpreda e Calabresi mi si stamparono subito nella memoria. l’inizio di un periodo spaventoso per il nostro Paese, oggi temo, dimenticato o peggio rimosso, al limite sottovalutato dai più. Ben venga un libro come questo, chiaro, commovente ed equilibrato!
Formalmente mi è piaciuta la realizzazione: né graphic novel né libro fotografico, con una pluralità di messaggi scritti e iconici che cattura.

Antonella Fagherazzi

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il ferroviere anarchico Giuseppe Pinelli moriva il 16 dicembre del 1969, a 41 anni precipitando da una finestra della questura di Milano, dove era trattenuto per accertamenti dopo l’esplosione della bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di Milano. Questo romanzo per immagini è un omaggio intimo delle figlie alla memoria del padre e alla scoperta dell’uomo, con le sue idee, le sue passioni e i suoi affetti. Il libro è arricchito da altri elementi informativi che permettono di delineare il contesto storico in cui si sviluppa la vicenda: le contestazioni a cavallo tra gli anni sessanta e settanta, la "strategia della tensione", l’Europa divisa in due blocchi. Non c’è mai stata giustizia per Pinelli in via ufficiale, se non il riconoscimento formale nel 2009 da parte del Presidente Giorgio Napolitano che lo definì "la diciottesima vittima della strage di Piazza Fontana". Il docu-film è un’interessante operazione di recupero della memoria soprattutto per i più giovani che non hanno vissuto in prima persona il clima pesante di quegli anni e tutti i depistaggi di stato a fronte di palesi responsabilità, riconosciute solo dopo decenni.

Daniela Pauselli

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Interessante e informatissima biografia di un personaggio celebrato ovunque come l’eroe della lotta contro il razzismo, il cosiddetto " peccato originale" del Paese che si propone sempre come padre della più avanzata Dichiarazione dei Diritti. Martin Luther King é stato glorificato dalla letteratura, dal cinema; gli sono state dedicate statue, piazze, vie di città di tutto il mondo... ma la originalità e l’interesse di questo lavoro sta nel voler approfondire il percorso complesso e pieno di angosciose contraddizioni di un uomo leader indiscusso del movimento di liberazione degli afro-americani, ma contrastato ferocemente da altre forme di lotta, in un paese attraversato da forti tensioni antimilitariste e dalle più intollerabili diseguaglianze economiche, non solo dei neri.La sua morte é inquadrata in questo clima di tensioni intrecciate, per cui un King eroe morto e santificato poteva essere visto, da più parti, come un sollievo.Ritratto di verità e inquietudine concretamente costruito sui discorsi pronunciati in pubblico nel corso del tempo.

Marina Cabria

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Un misto tra saggio e graphic novel decisamente toccante. Questo libro è stato tratto dall’omonimo film dedicato alla vicenda e in particolare alla morte di Giuseppe Pinelli il 15 dicembre 1969.
Avevo già avuto modo di sfiorare questo caso leggendo alcuni romanzi sugli anni di piombo e la lotta armata in Italia ma niente finora era riuscito a coinvolgermi come questo libro. Da leggere!

Elena Saviolo

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Tra immagini e parole, il racconto della storia di Giuseppe Pinelli vissuta dal punto di vista delle sue figlie è davvero molto toccante. Oltre al contesto politico del tempo, questo saggio permette di entrare a far parte di una famiglia. Ci viene fatto percepire tutto il loro affetto e tutte le loro sensazioni personali sulla vicenda.
Un saggio diverso dai soliti a cui siamo abituati, ma davvero splendido.

Matilde Elisa Sala

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Che si può dire ancora su Pinelli? Al di là delle circostanze della sua morte resta l’immagine di un paese di profonde passioni politiche cariche di idealismo . Nell’italia pre Berlusconi si viveva e anche si rischiava di morire , o si moriva proprio, per un ideale . Per un mondo migliore, che sembrava possibile. Nella vicenda Pinelli però si vede già sullo sfondo la reazione bruta e ottusa del potere . La deriva di uno Stato che stava già dimenticando di essere risorto dopo gli anni bui del fascismo e della guerra civile.

Carlo ricci garotti

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"Pino: Vita accidentale di un anarchico" racconta la figura di Pinelli dal punto di vista delle figlie. Il graphic novel è ricavato dal documentario di animazione con lo stesso titolo. Ho apprezzato molto sia la scelta della chiave, che cerca di dare spazio anche alla vita di un uomo noto soprattutto per la sua morte, sia la scelta della tecnica, che adopera immagini di repertorio e disegni sviluppati a partire dalle ricostruzioni filmate con attori. Il risultato è un racconto scorrevole e coinvolgente (l’ho letto d’un fiato), che dà un punto di vista nuovo su una vicenda importante della storia di questo Paese.
Dovendo per forza scegliere solo uno dei due libri in gara, non ho scelto questo solo perché si tratta di un prodotto secondario rispetto al documentario.

Alessandro Mossa

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Tematica di grande attualità!
Ezio Mauro ci racconta la drammatica vicenda dello scrittore russo Julij Markovic Daniel accusato insieme a Andrej Donatovic Siniavskij dagli Organi dell’URSS, con l’accusa di aver pubblicato all’estero testi antisovietici. Arrestati nel 1965 furono processati nel febbraio del 1966, entrambi si dichiararono non colpevoli, ma vennero giudicati colpevoli e condannati a 5 e 7 anni di carcere duro.
A questa condanna risposero con forza gli intellettuali europei, sollevandosi in difesa della libertà d’espressione. L’autore racconta la dura vita nel gulag e le sofferenze patite, ma sopratutto riflette su come anche dopo la scarcerazione continuano ad essere controllati i suoi movimenti, impedendogli così di riprendere il suo lavoro. Narrazione complessa ma appassionante.

Deldec

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Tra il fotoromanzo e la graphic novel la vicenda di Giuseppe Pinelli e la strage di Piazza Fontana vengono raccontata in maniera chiara ed accattivante.e’ un bel modo per avvicinare, soprattutto i giovani a conoscere uno spaccato di storia che ahimè molti non conoscono.
L’inserimento di foto d’epoca é molto efficace.

Francesca Leoni

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Pino Pinelli fu oggetto di molte trattazioni letteraria tra cui la più famosa scritta da Dario Fo. Questo graphic novel giocando sul titolo della “Morte accidentale…” del Nobel ribalta completamente il punto di vista affrontando la storia di Pino attraverso la sua quotidianità, la sua intimità famigliare e le fragilità umane dando voce anche alle emozioni delle persone che gli stavano accanto.

Michele d’Apuzzo

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Quella del romanzo per immagini, tratte da un docufilm d’animazione, lungi dall’essere una soluzione di comodo, è forse un modo per afferrare gli stimoli che provengono da una produzione audiovisiva e trattenerli con noi, in un’epoca in cui la grossa serialità e l’offerta sterminata rischiano di farci appisolare in un mare di scelte effimere. Forse è un modo, per le produzioni cinematografiche che portano un bagaglio particolarmente importante in termini di studio preliminare o di risvolto sociale, per riappropriarsi dei "tempi lunghi" di fruizione e di riflessione che sono tipici dei "libri". Si rilevano alcune imprecisioni nella trascrizione dei testi.

Annalisa Molfetta

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A scuola ho studiato il movimento anarchico come periodo storico, evolutosi poi in movimento d’azione- distruzione-omicidi. E’ un movimento che mi è familiare per delle sfumature, sfociato poi in socialismo puro, a partire dal bis-nonno, nonno, babbo, però quando leggo:
-" L’anarchia non è violenza, la rigettiamo, ma non vogliamo neanche subirla. L’anarchia è ragionamento e responsabilità"-, mi vengono i lucciconi agli occhi, perché é la cosa più alta che ogni essere vivente dovrebbe perseguire. Un libro da leggere e da riflettere.

Sandra Cerbolini

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"Vita accidentale di un anarchico" è una graphic novel relativa alla vita di Giuseppe Pinelli, giovane ferroviere anarchico. Confesso che, prima di dedicarmi alla lettura, non conoscevo assolutamente la storia di questo giovane anarchico. La vicenda viene descritta dal punto di vista delle due figlie, tra ricordi d’infanzia, riferimenti alla doppia vita del padre...fino al tragico epilogo.
Lo consiglio vivamente, per scoprire e conoscere l’Italia di quegli anni, tra verità e falsità.

Manuela Bambini

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Intervista/scambio tra Colombo e Segre.
La Segre si racconta con molta trasparenza e onesta’
Ho apprezzato gli inserti e documenti, come le leggi, poesie,...

Francesca Dallasta

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Mi è piaciuto molto la combinazione di testo, immagini e foto e la storia narrata dal punto di vista delle figlie

Ilaria Scotti Rinaldi

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Interessante racconto di vita di Pino Pinelli, raccontato in maniera intima e appassionante da chi lo conosceva e lo amava

Erika Spaggiari

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Libro letto molto velocemente, sia per la brevità dello scritto, sia per la forma narrativa, infatti il saggio è una graphic novel, nel quale le immagini sono reali e tratte dall’omonimo docu-film realizzato dagli autori. Interessante e ammirevole la volontà degli autori di arrivare ad un pubblico giovane, forse un po’ difficile, ma che sicuramente la forma della graphic-novel e del docu-film possono facilemente raggiungere (cosa confermata anche dagli stessi autori nella parte finale del libro).
I fatti sono esposti in modo chiaro e semplice, senza giudizio, forse anche in modo ‘superficiale’, il che invoglia il lettore ad approfondire i fatti.
Non è il genere che abitualmente leggo e probabilmente non avrei acquistato il libro, ma, avendo avuto l’occasione di leggerlo, mi farò ispirare per approfondire la nostra del nostro Paese.

Daniela Rapa

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un buon libro, interessante e ben scritto

Antonio Marchizza

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Vita accidentale di un anarchico non riesce nell’intento di farci conoscere meglio Giuseppe Pinelli.
Peccato

Rita Li Vecchi

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"Pino, vita accidentale di un anarchico" vuole ricordare la memoria di un uomo impegnato nella vita sociale e politica dell’Italia degli anni di piombo ingiustamente accusato di terrorismo e vittima di un omicidio mascherato da suicidio. Il punto di vista è quello delle figlie, cresciute nel ricordo del padre la cui tragica morte, lascia, però, un’ombra di sospetto e quasi di vergogna sulla famiglia che lotta duramente per dimostrare l’innocenza di Pino e ottenere giustizia. La storia, nonostante venga narrata nella forma della graphic novel, risulta, a volte, ripetitiva e ridondante nelle descrizioni dettagliate e intime del menage familiare del protagonista. La sua storia si intreccia con quella dei grandi eventi di quegli anni, raccontati in brevi digressioni storiche, utili a contestualizzare l’esperienza politica di Pino e a dare dignità e valore costruttivo e non distruttivo all’ideale anarchico di quegli anni così tormentati.

Paola Panarese

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"Vita accidentale di un anarchico" è commovente per la semplicità con cui racconta i sentimenti e i ricordi di un avvenimento assurdo ed le bugie usate per nascondere la verità dei fatti venuti poi piano piano a galla. La perdita del padre in quelle circostanze, la cattiveria dei compagni di scuola e la successiva riabilitazione avvenuta troppo tardi sono raccontate con umiltà e senza risentimenti.

Anna Vitucci

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La morte ancora oggi irrisolta dell’anarchico Pinelli, la sua vita volata giù da una finestra della Questura di Milano.
Il 1969, la strage di piazza Fontana e poi Bologna e tante altre morti.
Alle sue figlie il merito di averci ricordato queste tragedie collettive e personali con parole, foto e disegni accattivanti anche per il giovane lettore.

Katia Ziella

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E’ la storia di Giuseppe Pinelli morto tra il 15/16 dicembre 1969 a Milano precipitando da una finestra della Questura di Milano dove era stato portato per accertamenti dopo la strage di Piazza Fontana. Il Pinelli era un anarchico e furono gli anarchici ad essere subito accusati della strage, accusa che cadde completamente negli anni successivi.
La Questura affermo’ che Pinelli si era gettato dalla finestra ma gli accertamenti furono volutamente insufficienti. Il racconto della vita di Pinelli è fatto dalle due figlie che ne raccontano la quotidianità, le abitudini, gli interessi. Viene messa in evidenza la forza della moglie Licia che cerca di preservare le figlie dal dolore e della determinazione nel cercare la verità. Si parla del contesto politico del momento storico, dell’inizio della "strategia della tensione" e dei successivi attentati. E’ un libro importante da far leggere ai giovani e spiegare loro cio’ che è successo in Italia piu’ di 50 anni fa. E’ da evidenziare, pero’, che è una visione parziale di quel momento storico.

Maria Concetta Bianchi

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Dicembre 1969. All’indomani della strage di Piazza Fontana, Pino Pinelli, anarchico e partigiano, moriva precipitando dal quarto piano della questura dove era stato trattenuto con l’accusa di terrorismo. Sono gli anni delle contestazioni operaie e studentesche, gli anni in cui ebbe inizio la cosiddetta strategia della tensione.
Vita accidentale di un anarchico è la testimonianza sofferta, condotta attraverso gli occhi e la coscienza delle due figlie di Pinelli, di una tragedia che non conobbe mai la verità giudiziaria e che resterà sempre una ferita aperta nella storia della nostra nazione. Un libro necessario, per comprendere, resistere e non dimenticare!

Elisa Rizzo

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Pathos, rabbia e ingiustizia.
Storia conosciuta che esalta il coraggio dell’amore e che ci fa indignare dell’apparato
dirigente servo della vigliaccheria statale

Carlo Cristilli

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Il saggio tratta di un avvenimento di cinquanta anni fa che io , allora giovane, ho vissuto personalmente. Credo che, purtroppo questo argomento , da un giovane d’oggi, venga visto solo come un fatto di storia e non come un qualcosa che li riguardi direttamente. Per questo motivo ho dato la mia preferenza all’altro saggio.

Marco Cinelli

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La stranota vicenda di Pinelli, certamente coinvolge il lettore e questo può in parte spiegare la preferenza data a questo libro. Bisogna però notare che affronta la vicenda con un’angolazione nuova e il fatto di essere quasi il copione del film/documentario non nuoce al racconto che è trattato in maniera originale.

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Mi è piaciuto approfondire questa storia visto che recentemente avevo riletto anche i libri scritti da Mario Calabresi e Gemma Limite Calabresi sulla storia della morte del loro padre e marito. L’opinione dei parenti delle vittime si perde troppo spesso

Simona Belli

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Il racconto intimo ma anche politico del falso suicidio dell’anarchico Pino Pinelli, raccontato dalle figlie che ne conservano un ricordo vivido anche se ormai sono passati più di cinquant’anni e nessuna verità è mai stata accertata. Un memoriale per alcuni versi leggero, a seguito del progetto che ha portato a un film d’animazione e una graphic novel, destinati ai giovani di oggi per raccontare un pezzo di storia recente e colpevolmente rimossa.

Lucia Alessi