< Volevo essere Marlon Brando (ma soprattutto Gigi Baggini) di  Alessandro Haber, Mirko Capozzoli (BaldiniCastoldi)

Qui di seguito le recensioni di VolevoEssereMarlonBrando raccolte col torneo 'sag' (sino alla fase T12. / finale)

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Totalmente diverso dal precedente, il testo su Liliana Cavani, regista di ben tre film su Francesco d’Assisi, di documentari sulle donne e sulle donne nella Resistenza, sulle Clarisse ....
Questo secondo testo è un saggio sul cinema visto con gli occhi di una donna e redatto prevalentemente da donne..
lo devi centellinare, con parsimonia.

sergio milesi

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Libro continuamente esuberante, in fermento, coinvolgente. Sembra lungo ma si muove velocissimo, perché ha tanto da raccontare. Spiccata la personalità della "voce" narrante, anche se la resa del parlato-scritto a volte è un po’ stucchevole.

chiara marotta

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Il libro è una interessante e vivacissima autobiografia. Un’introspezione di ciò che pensa, fa e come agisce, come nasce un attore. Un’introspezione di cosa vuol dire essere attore per un attore, come percepiscono e cosa ritengono che sia un palcoscenico: può essere sia la vita che noi riteniamo vera e può essere quello fisico di un qualsiasi teatro.
Un personaggio incredibile, un attore incredibile e il libro lo rispecchia molto. Vi si legge tutta la vivacità.

Caterina Lotti

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Oltre cinquant’anni di carriera, di voci e nomi del Teatro, nell’autobiografia di Alessandro Haber. Volevo essere Marlon Brando (ma soprattutto Gigi Baggini) è un copione di verità e sogni esauditi. Si potrebbe accostare la poliedricità di Haber ai climi dei paesi che gli sono casa. Con freschezza racconta oltre mezzo secolo di storia italiana nella "sua" storia , i suoi amici e i talenti, l’animo leggibile negli occhi. Il passato dei grandi registi, le speranze dei pensatori emergenti e la fiducia e l’amore per Celeste, sua figlia.

Annalisa Concu

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Mi è piaciuta molto la lettura della vita e delle esperienze di Alessandro Haber. Conosco molto bene il personaggio e amo molto il teatro e il cinema.

Salvatore Sciorio

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Una autobiografia scritta con uno stile fin troppo schietto e colloquiale, quella dell’attore Alessandro Haber.
Un libro corposo, in cui abbondano le poco interessanti avventure sessuali con attrici e con donne “comuni” e frasi di autocompiacimento sul suo essere un grande attore. Non mi aspettavo una frase berlusconiana come “mento in scena, ma nella vita non ne sono capace. Ve lo giuro su mia figlia.” E mi sono sembrati semplicemente fuori luogo passaggi come “Poi arrivò il momento di Novecento, una saga di oltre cinque ore… Io e Placido saremmo andati bene per i ruoli di De Niro e Depardieu” (!) oppure “Ho fatto delle cose che nessun attore al mondo avrebbe fatto. Del resto, chi si prenderebbe settanta sberle ogni sera! Vorrei vederli Al Pacino, De Niro, Hoffman, vorrei vederli! “

Mara Tamburini

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“Volevo essere Marlon Brando” è la biografia picaresca e istrionica di Alessandro Haber la cui principale virtù è l’energia inesauribile che il racconto sprigiona. Come una sorta di Gian Burrasca sfrontato, masochista e imbranato, ma guidato dall’irrefrenabile desiderio di diventare un attore (come Marlon Brando, inarrivabile idolo del cinema), Haber racconta con dovizia di particolari anche piccanti, una vita dedicata a quella sua unica passione, che lo porta a tormentare registi di fama per ottenere una scrittura. Il racconto è punteggiato di incontri e aneddoti, gente più o meno famosa del teatro e del cinema, cantanti e VIP, numerose avventure (pseudo) sentimentali, che l’autore snocciola grazie a una memoria prodigiosa.
Il testo non ha qualità letterarie e costituisce di fatto una sorta di malcelata auto-celebrazione, nella quale Haber, pur confessando candidamente castronaggini, abbagli e rimpianti, spesso dovuti al carattere irruento, si auto-rappresenta come sciupafemmine e attore dal grande talento, non sempre valorizzato e riconosciuto, proprio a causa di quella sua eccessiva esuberanza.

Brunello Filippo

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Passionale, mi ha coinvolto fin da subito nella lettura, era come se stessi con Alessandro Haber e ascoltassi la storia della sua vita. Si percepisce la sua passione per il teatro, la vita vissuta appieno, senza conpromessi, pagando scelte fatte non per convenienza ma perché credeva in quello che diceva e faceva. Ho conosciuto un attore che, sinceramente, non mi aveva mai interessato più di tanto.

Stefano Furlanetto