< Volevo fare il commissario di  Ruggiero Perugini (Armando)

Qui di seguito le recensioni di VolevoFareIlCommissario raccolte col torneo 'nar' (tutte le fasi)

* * *

 

L’esempio di una prosa semplice, sincera, che riesce senza pretese a regalarti personaggi, luoghi e situazioni degni di gusto.

Dario Pedalino

* * *

 

Cosa può succedere di notte, in un commissariato di polizia. Si avvicendano storie di vita, personaggi borderline e avventure al limite del credibile. Invece dietro le problematiche di ogni individuo, si cela una vicenda personale che lo ha portato ai margini della società. La simpatica caratterizzazione degli agenti di polizia, la dovizia di particolari e il tratto tragicomico di Ruggero Perugini rendono godibile la lettura e fanno riflettere sui pregiudizi dell’umanità.

Anna Maria Nuzzaci

* * *

 

Una sorta di autofiction, la sua ambientazione in America. Le avventure rocambolesche di un giovane scrittore non proprio a suo agio in mezzo agli altri. Una sorta di romanzo di formazione ma anche un picaresco per intellettuali.

Vincenzo Piccione

* * *

 

purtroppo non sono riuscito a finirlo, ma mi sembra che più che la scrittura siano interessanti le storie raccontate.

lucio carbonelli

* * *

 

Ho iniziato a leggere e non mi sono più fermata. “Petraio” sprigiona un’energia che avviluppa il lettore come un polpo che esce improvvisamente dall’acqua e ti si avvinghia alle gambe. La città vive nelle parole di Silvio Perrella, vive attraverso le sue scale, le sue colonne, i suoi balconi, i suoi archi, le sue fontane. La scrittura si muove ritmica e disegna immagini che il lettore vuole assolutamente rincorrere e che lo invitano ad andare sempre oltre ogni cosa. Questo libro è come un alfabeto delle anime petrose della città che guida il lettore ad alzare lo sguardo, a misurare i passi, a prendere la funicolare, a tuffarsi, a sbagliare strada. Silvio Perrella colleziona metafore e personificazioni della città che si fa teatro e apre continui sipari al lettore-spettatore ignaro e curioso. I capitoli si leggono in un battito di ciglia ma lasciano nel lettore la profondità dell’anima di Napoli. E poi c’è il turchese del mare. Il tempo di un istante e si giunge alla fine del libro.

Marilisa Laveneziana

* * *

 

Una piacevole raccolta di racconti. Lo stile dell’autore è semplice e scorrevole. Una lettura nel complesso gradevole e interessante.

Federica Lo Bianco

* * *

 

VOLEVO FARE IL COMMISSARIO
Una raccolta di racconti scritti da Ruggero Perugini, undici piccole storie che rimangono intrappolate nelle stanze di un commissariato: alcune delle quali non si possono neanche reputare tali. Niente servizi giornalistici per le tre squadre di notturna e del loro funzionario che veniva chiamato “il questore di notte”. L’autore racconta la vita e il lavoro quotidiano di questi poliziotti: sono storie vere, forse verosimili, alcune paiono già ascoltate o già viste. Un occhio attento ai dettagli, al carattere di questi uomini di legge e di delinquenza.Chi racconta ora non lavora più da tempo e non è sicuro di cosa succede, come lui stesso confessa: da tanti anni non mi tocca più e quindi non ho idea di come stiano le cose adesso, però ricordo bene che allora quasi tutti avrebbero fatto carte false pur di non farlo.Ho detto “quasi tutti” perché a qualcuno quel servizio piaceva, anche se nessuno lo ammetteva apertamente per timore di essere conside- rato giovane e fesso: io ero una specie di mosca bianca.Ma io ho sempre amato la notte, forse perché essendo miope mi sono adattato a intuire le cose più che a vederle. Tutto pare diverso col buio: i suoni, gli odori, le strade delle città, le voci. Talora anche i pensieri.L’arte del narrare lo riporta ai racconti di un vecchio conosciuto come Nostromo vestito sempre con un giaccone di panno blu pesante che metteva sempre qualunque fosse la stagione. Una faccia mal rasata, grigia e rugosa, un’andatura sghemba come di chi abbia vissuto molto tempo in mare, ma che forse non aveva mai lasciato il porto. I bambini si passavano voce quando l’uomo arrivava in paese, lo bloccavano e lo costringevano a raccontare storie avventurose e l’avventura aveva inizio all’urlo di: “Dannati bucanieri! Sempre all’arrembaggio, eh? Siete peggio dei sargassi e della bassa marea per un onesto brigantino, corpo di un pescecane...”Ma le storie passano attraverso la penna di un autore e gli occhi di un lettore... il risultato non è mai certo, è molto personale e anche se ho apprezzato alcuni dei racconti, non sono molto convinta di questa raccolta uscita per la prima volta nel 2018.

Lucia Gandolfi

* * *

 

Buono l’inizio, poi una serie di macchiette che tratteggia figure di umanità varia. Caratterizzazione introspettiva forzata e a tratti stereotipata. Di fatto una serie di racconti che condivide l’ambientazione e la voce narrante. Sarà perché non amo la letteratura poliziesca, ma l’ho trovato piuttosto noioso. Dopo Montalbano e Camilleri, genere difficile da praticare.

Cristina Giachi