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Ammatula di Gianni Bonina

Castelvecchi

 

Mi sono chiesta dove fosse lo scrittore, dietro quale personaggio si celasse il suo punto di vista, le intuizioni che appaiono a volte così improvvise e folgoranti da costringerti a tornare sulle righe appena lette, incredulo e ammirato al tempo stesso.

La mia domanda non ha trovato risposta perché sono stata sapientemente condotta nella testa del boss mafioso, tra i suoi pensieri scellerati e umani così come in quella del parlamentare cattolico e di Anna, oggetto di tanto amore e mistero e ho sentito anche la rabbia di chi protestava e ho riconosciuto incuriosita i fatti storici accennati, sullo sfondo dell’affascinante saga familiare dei protagonisti.

Dina Santoro

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Il libro tratta di una saga familiare, partendo dal 1970 fino ai giorni nostri. È ambientato in Sicilia, in particolare ad Agrigento e nei Comuni limitrofi, come Raffadali, Ribera, Niscemi ed altri che fanno da sfondo agli eventi che vengono raccontati. Tutto sembrerebbe partire dall'incontro tra un giovane di importante famiglia mafiosa (Gaspare Scaturro) che si innamora di una bellissima giovane, Anna, di famiglia non mafiosa. Dal loro unico rapporto nascerà un figlio, ma, in ossequio ai dettami di "Cosa Nostra", che non consente rapporti prematrimoniali lui la lascerà, anche se continuerà ad amarla in cuor suo per sempre. Lei riuscirà a farsi rapidamente sposare da un bravo giovane, con l'approvazione dei suoi genitori, riuscendo a fargli credere di aspettare un figlio suo.

L'Autore sembra relegare sullo sfondo i delitti di stampo mafioso che all'epoca hanno fatto molto scalpore (tra cui anche l'uccisione di Falcone e Borsellino )soffermandosi invece su quelli che hanno una motivazione più intimistica, affettiva, perpetrati da Gaspare Scaturro, diventato capomafia nell'Agrigentino, a difesa della propria donna, del proprio figlio, del proprio segreto A ciò si intrecciano le vicende del parentado con scelte matrimoniali sbagliate, ambizioni politiche, calcistiche, desiderio di accumulare ricchezza, invidie gelosie rivalità tra fratelli, cugini, che hanno posizioni politiche opposte, ma si battono a volte con gli stessi metodi (inchieste giornalistiche, calunnie, aspri litigi) e vengono rappresentati come non esenti né dall'una né dall'altra parte, di colpe, anche gravi.

Dopo i primi capitoli che raccontano esperienze sessantottine e scorrono piacevolmente, il testo si va a mano a mano appesantendo, molto faticosa la lettura dell'ultima parte, che si conclude tuttavia con un lieto fine, dovuto probabilmente alla morte di quasi tutti i protagonisti. Molti personaggi vengono inoltre rappresentati in modo poco credibile perché troppo ingenui alcuni e troppo scissi tra l'amore per i loro cari e senza nessun rimorso per i loro crimini altri. Non è chiaro se l'Autore li intenda, sottolineandone la fragilità e l'impossibilità di sottrarsi ad un destino a volte già segnato, meritevoli di perdono in ogni caso, qualsiasi cosa abbiano commesso.

Un po' improprio anche l'utilizzo della religione. Viene ad un certo punto addirittura affermato che gli inchini durante le processioni davanti alle case di illustri mafiosi non vengano fatte in segno di ossequio, ma per far sì che Dio interceda per la pecorella smarrita! 

Annamaria Brusati

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La narrazione efficace e ben dosata, sia per gli argomenti che per i personaggi trattati, rende la lettura piacevole e scorrevole. Molto efficace il supporto iniziale che riepiloga i personaggi coinvolti, senza descriverne le azioni compiute.

Scorre un intreccio di personaggi lungo oltre cinquant’anni di vicissitudini italiane che ha per sfondo la Sicilia e per tessitura un’organizzazione criminale identificabile in mafia, cosa nostra, stidda,… che si presenta come una rete con maglie più o meno larghe che difficilmente lascia sfuggire i suoi appartenenti, che lo siano per nascita o per scelta.

Lisa Rizzotti

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Uno spaccato della mafia siciliana descritto con una narrazione serrata e coinvolgente: c’è “pathos” Il ritmo è sempre intenso senza mai stancare il lettore e con risvolti della vicenda inaspettati. I personaggi sono tasselli ben definiti di un grande puzzle che è il mondo mafioso, mondo che si identifica con una cultura, di cui i personaggi sono permeati e non possono scindere da essa. C’è spazio anche per introspezione psicologica, seppur sfumata nella trama del racconto. La narrazione è sempre ben equilibrata e mai cade nello scontato. Fa riflettere…inquieta. È un romanzo da non perdere.

Luisa Arcangeli

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Ammatula è una saga familiare che segue principalmente le vicende di due personaggi, l’avvocato Andaloro e il mafioso Scaturro. Socialmente distanti, I due condividono molto più di quanto vorrebbero e ripercorrendo circa cinquant’anni di storia italiana, il romanzo offre innumerevoli spunti di riflessione sulla crudeltà e i valori della mafia così come sul significato della parola onestà in un contesto socio-economico come quello siciliano.

Ammatula è un romanzo che si legge facilmente grazie al ritmo e alla scrittura. Mai banale, informativo, soprattutto è ricco di personaggi che restano con il lettore anche quando bisogna chiudere il libro. È un romanzo che riesce ad andare oltre agli stereotipi per invitare a riflettere sull’individuo, sulla condizione sociale e su realtà complesse come quelle dei paesi afflitti dalla mafia.

Bonina apre il romanzo parlando degli arcobaleni di marzo: «Nella mia e nella sua vita» disse infine Scaturro… «ci sono stati troppi arcobaleni di marzo, che sono una maledizione». «L’arcobaleno porta il sole, che ammatula [inutilmente] spunta perché poi piove di nuovo. E siccome a marzo, che è il mese più ballerino, continuamente smette e ricomincia a piovere, ecco che gli arcobaleni sono tanti e tutti tragediatori, perché sbagliano sempre: come noi due e altri che conosciamo». Ma alla fine del romanzo arriva un altro arcobaleno che sembra dare un messaggio più positivo. Ed ancora una volta il lettore si ritrova a interrogarsi sulla riga immaginaria tra il bene ed il male, tra un arcobaleno che porta solo pioggia ed uno che porta anche il bel tempo. E la risposta è lasciata ai diversi punti di vista.

Sabina Santoro

 

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