Ammatula di
Gianni Bonina
Castelvecchi
Mi sono
chiesta dove fosse lo scrittore, dietro quale personaggio si celasse il suo
punto di vista, le intuizioni che appaiono a volte così improvvise e folgoranti
da costringerti a tornare sulle righe appena lette, incredulo e ammirato al
tempo stesso.
La mia
domanda non ha trovato risposta perché sono stata sapientemente condotta nella
testa del boss mafioso, tra i suoi pensieri scellerati e umani così come in
quella del parlamentare cattolico e di Anna, oggetto di tanto amore e mistero e
ho sentito anche la rabbia di chi protestava e ho riconosciuto incuriosita i
fatti storici accennati, sullo sfondo dell’affascinante saga familiare dei
protagonisti.
Dina Santoro
***
Il libro
tratta di una saga familiare, partendo dal 1970 fino ai giorni nostri. È
ambientato in Sicilia, in particolare ad Agrigento e nei Comuni limitrofi, come
Raffadali, Ribera, Niscemi ed altri che fanno da sfondo agli eventi che vengono
raccontati. Tutto sembrerebbe partire dall'incontro tra un giovane di
importante famiglia mafiosa (Gaspare Scaturro) che si
innamora di una bellissima giovane, Anna, di famiglia non mafiosa. Dal loro unico
rapporto nascerà un figlio, ma, in ossequio ai dettami di "Cosa
Nostra", che non consente rapporti prematrimoniali lui la lascerà, anche
se continuerà ad amarla in cuor suo per sempre. Lei riuscirà a farsi rapidamente
sposare da un bravo giovane, con l'approvazione dei suoi genitori, riuscendo a
fargli credere di aspettare un figlio suo.
L'Autore
sembra relegare sullo sfondo i delitti di stampo mafioso che all'epoca hanno
fatto molto scalpore (tra cui anche l'uccisione di Falcone e Borsellino
)soffermandosi invece su quelli che hanno una motivazione più intimistica,
affettiva, perpetrati da Gaspare Scaturro, diventato
capomafia nell'Agrigentino, a difesa della propria donna, del proprio figlio,
del proprio segreto A ciò si intrecciano le vicende del parentado con scelte
matrimoniali sbagliate, ambizioni politiche, calcistiche, desiderio di
accumulare ricchezza, invidie gelosie rivalità tra fratelli, cugini, che hanno
posizioni politiche opposte, ma si battono a volte con gli stessi metodi
(inchieste giornalistiche, calunnie, aspri litigi) e vengono rappresentati come
non esenti né dall'una né dall'altra parte, di colpe, anche gravi.
Dopo i
primi capitoli che raccontano esperienze sessantottine e scorrono
piacevolmente, il testo si va a mano a mano appesantendo, molto faticosa la
lettura dell'ultima parte, che si conclude tuttavia con un lieto fine, dovuto
probabilmente alla morte di quasi tutti i protagonisti. Molti personaggi
vengono inoltre rappresentati in modo poco credibile perché troppo ingenui
alcuni e troppo scissi tra l'amore per i loro cari e senza nessun rimorso per i
loro crimini altri. Non è chiaro se l'Autore li intenda, sottolineandone la
fragilità e l'impossibilità di sottrarsi ad un destino a volte già segnato,
meritevoli di perdono in ogni caso, qualsiasi cosa abbiano commesso.
Un po'
improprio anche l'utilizzo della religione. Viene ad un certo punto addirittura
affermato che gli inchini durante le processioni davanti alle case di illustri
mafiosi non vengano fatte in segno di ossequio, ma per far sì che Dio interceda
per la pecorella smarrita!
Annamaria Brusati
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La
narrazione efficace e ben dosata, sia per gli argomenti che per i personaggi
trattati, rende la lettura piacevole e scorrevole. Molto efficace il supporto
iniziale che riepiloga i personaggi coinvolti, senza descriverne le azioni
compiute.
Scorre un
intreccio di personaggi lungo oltre cinquant’anni di vicissitudini italiane che
ha per sfondo la Sicilia e per tessitura un’organizzazione criminale identificabile
in mafia, cosa nostra, stidda,… che si presenta come una rete con maglie più o meno
larghe che difficilmente lascia sfuggire i suoi appartenenti, che lo siano per
nascita o per scelta.
Lisa Rizzotti
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Uno
spaccato della mafia siciliana descritto con una narrazione serrata e
coinvolgente: c’è “pathos” Il ritmo è sempre intenso senza mai stancare il
lettore e con risvolti della vicenda inaspettati. I personaggi sono tasselli
ben definiti di un grande puzzle che è il mondo mafioso, mondo che si
identifica con una cultura, di cui i personaggi sono permeati e non possono
scindere da essa. C’è spazio anche per introspezione psicologica, seppur
sfumata nella trama del racconto. La narrazione è sempre ben equilibrata e mai
cade nello scontato. Fa riflettere…inquieta. È un romanzo da non perdere.
Luisa Arcangeli
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Ammatula è una saga familiare che segue
principalmente le vicende di due personaggi, l’avvocato Andaloro e il mafioso Scaturro. Socialmente distanti, I due condividono molto più
di quanto vorrebbero e ripercorrendo circa cinquant’anni di storia italiana, il
romanzo offre innumerevoli spunti di riflessione sulla crudeltà e i valori
della mafia così come sul significato della parola onestà in un contesto
socio-economico come quello siciliano.
Ammatula è un romanzo che si legge
facilmente grazie al ritmo e alla scrittura. Mai banale, informativo, soprattutto
è ricco di personaggi che restano con il lettore anche quando bisogna chiudere
il libro. È un romanzo che riesce ad andare oltre agli stereotipi per invitare
a riflettere sull’individuo, sulla condizione sociale e su realtà complesse
come quelle dei paesi afflitti dalla mafia.
Bonina
apre il romanzo parlando degli arcobaleni di marzo: «Nella mia e nella sua
vita» disse infine Scaturro… «ci sono stati troppi
arcobaleni di marzo, che sono una maledizione». «L’arcobaleno porta il sole,
che ammatula [inutilmente] spunta perché poi piove di
nuovo. E siccome a marzo, che è il mese più ballerino, continuamente smette e
ricomincia a piovere, ecco che gli arcobaleni sono tanti e tutti tragediatori, perché sbagliano sempre: come noi due e altri
che conosciamo». Ma alla fine del romanzo arriva un altro arcobaleno che sembra
dare un messaggio più positivo. Ed ancora una volta il lettore si ritrova a
interrogarsi sulla riga immaginaria tra il bene ed il male, tra un arcobaleno
che porta solo pioggia ed uno che porta anche il bel tempo. E la risposta è
lasciata ai diversi punti di vista.
Sabina Santoro