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Apollonia di Grazia Di Michele

Castelvecchi

 

Bello e interessante. La vicenda, la vita, si snoda con logica. Un pensiero si tira dietro l’altro. Concatenati. Spesso leggo “belle frasi” scritte con lo scopo di creare stupore, scandalo nel lettore.  Superflue. Un caro amico scrittore di Teatro, Aldo Nicolai, mi diceva: “la cosa più difficile è imparare a tagliare il tuo testo, ti innamori delle “belle frasi” anche se non servono”.  In questo testo ogni frase è necessaria. Pagina dopo pagina Grazia, con grazia, ci fa assistere alla costruzione di un Anima, di una Persona che sarà in grado di vivere. Brava.

Maria Rosalba Mereu

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San Leucio è la piccola città ideale che a fine Settecento l’illuminato Ferdinando IV fonda nel Sud Italia: parità nel lavoro tra uomini e donne, equità sociale, la produzione delle sete più famose nel mondo.  In questo luogo esemplare, Apollonia cresce ai nostri giorni: nasce settimina, uno “svantaggio” che il “sarcofago di lana” che la levatrice le costruisce intorno per mantenerla al caldo non saprà eliminare: sarà per sempre la bambina “difettosa” in una aristocratica famiglia di imprenditori della seta, che preferiscono la perfezione ai sentimenti. Un padre severo e crudele, una madre stanca e distratta, una sorella bellissima, perfetta, che sa ottenere quello che vuole. All’opposto, Apollonia sarà per sempre gracile, “sbagliata”, incapace di prevedere o far accadere qualcosa di bello. Nemmeno l’amore la salverà, dovrà farlo da sola, accettando la sua “tristezza” di vivere. Il romanzo è piacevole, ma ingenuo: pecca nel contenuto, dicotomico e prevedibile, e nella forma, didascalica, incauta: spiega troppo, non ci lascia immaginare, non ci regala la letteratura.

Paola Leon

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La lettura scorre veloce sulle pagine di un libro che racconta, con stile limpido e immediato, le opacità e complessità nella vita di una giovane donna, Apollonia, nata “settimina” ma sbocciata tardi, e che ha trascorso l’infanzia tra mille malanni. “È un cataplasma!”, diceva di lei suo padre, e a quel termine, non del tutto chiaro per una bambina, Apollonia attribuisce un significato sinistro. Ecco perché cresce nella convinzione di essere “difettosa” o, per usare le parole della madre, “un felice incidente”. Rafforzano questa consapevolezza le sue visioni di morte, conflitti e sciagure che trovano puntualmente riscontro nella realtà; tutte tranne una, che è anche l’unica visione di vita, unione e benedizione: la figlia con Giglio, il suo grande amore. E proprio quando Apollonia sembra rassegnarsi a un destino di solitudine, rinunce e insoddisfazione, l’incontro che cambia tutto. E che, come tutto quello che rende davvero felici, arriva inatteso.

Mary Patella

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Apollonia è un romanzo quasi autobiografico poiché l’autrice racconta, romanzandola, la sua infanzia e la sua adolescenza trascorse in un setificio. Questo romanzo inizia e termina con la parola “vita” quasi a voler evidenziare che contiene al suo interno un messaggio di speranza proprio perché si sviluppa attraverso il racconto di una vita, quella della protagonista Apollonia. L’autrice lancia questo messaggio narrando le storie di alcuni dei personaggi femminili del suo romanzo, donne forti ognuna con la sua peculiarità.

La lettura di questo romanzo, breve ma ricco di avvenimenti e di spunti di riflessione, ci porta a riflettere proprio sulla forza delle donne, sulle loro battaglie su quell’essere speciali anche vivendo vite ordinarie.

Silvana Broegg

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Apollonia è la protagonista del romanzo, vive a San Leucio con la sua famiglia proprietaria di un setificio. Nata settimina da un “felice incidente”, è convinta di non essere voluta. Apollonia ci prende per mano e ci guida in questo palazzo degli spiriti popolato di personaggi bizzarri e pittoreschi, ci narra con il disincanto dei bambini gli avvenimenti belli, tristi, tragici, quotidiani e straordinari di questo micromondo familiare .Fin dall'infanzia la sua vita è attraversata  dai lampi premonitori delle sue visioni, che puntualmente si avverano e sono origine di sentimenti contrastanti nei vari membri della famiglia dalla venerazione della domestica Alfonsina, ai malcelati timori del padre, alla difficoltà ad accettare eventi inspiegabili di Giglio. Diventata adulta prende in mano i fili ingarbugliati delle vite che la circondano e, da novella Flora Post, sbrogliando e dipanando crea una nuova trama di cambiamento di speranza e di una nuova Vita.

Maria Francesca Scutellà

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È pieno di vita questo agile libretto, e di varia umanità, raccontata con allegra perfidia. Apollonia-Eufrasia, il secondo nome per via di un miracolo, con il dono delle premonizioni, catastrofiche ma non sempre, nasce fragile ma prende in mano le redini del setificio. Nicola Levante, il padre con doppia famiglia. Dora Adelchi, la madre, erede della seteria a San Leucio, persa nell’alcol. Rosalba, ballerina di danza classica, innamorata di un operario. Vanni, rivoluzionario velleitario. E Alfonsina, la domestica, che racconta favole raccapriccianti. Poi c’è la serpe Fofo’, che con la gatta Sultana, il volpino Feroce, il pettirosso Libero e Priscilla, la maremmana trovata in piazza, spinge Apollonia a far rivivere gli uccelli, perfino l’aquila reale, imbalsamati dal nonno Augusto, e a farli fuggire. Infine c’è Giglio Fiorito, che Apollonia bacia con un bacio al quale ne seguono cento. Giglio la tradisce con Natalina, poi con Viola, la sorellastra, che mette incinta. Apollonia prende con sé la bambina, Vita, e attende Giglio. Forse.

Dario Snaidero

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Gracile e bruttina, ammalata fin dalla nascita, Apollonia è comunque un po’ speciale perché ha “visioni” che le permettono di prevedere catastrofi. Fa parte di una famiglia scombinata che vive a San Leucio. La madre è “presente ma mai davvero presente”, alienata nel lavoro a maglia, il padre è disinteressato o falsamente interessato, i fratelli s’allontanano per salvarsi dall’anaffettività e dai problemi familiari. Alfonsina, la domestica, le sta vicina, invadente ma amorosa, simpatica e vera per la semplicità e linguaggio gergale che usa. L’autrice ci racconta attraverso lo sguardo della protagonista situazioni e personaggi intrisi del realismo magico dei paesi del sud.  Apollonia affronta pregiudizi, rapporti difficili, sensi di colpa e una forte delusione amorosa, ma trova la forza di compiere scelte difficili e sarà proprio lei a prendere in mano le sorti della famiglia: dirigerà la seteria risollevando la situazione economica e si prenderà cura degli altri, anche della piccola Vita, simbolo di speranza.

Luciana Raggi

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