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Figlio del lupo di Romana Petri
Mondadori

 

 

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Roma2 “Passaparola”
coordinato da Giulia Alberico
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Romana Petri nel “Figlio del Lupo” ha intrapreso, con successo, la narrazione, apparentemente difficile e complessa, della storia di un uomo soggiogato dalla furia di vivere in modo instancabile e distruttivo. Lo studio ossessivo, i viaggi quasi fuori dalla realtà, l’impegno sociale, la scrittura costante e infinita furono le conseguenze del desiderio di una vita fuori dagli schemi: diventò un cacciatore di foche, un vagabondo e un cercatore d’oro nel Klondike. Jack aveva realizzato fin da piccolo che il suo futuro sarebbe stata la scrittura di libri. Per lui il successo, a qualunque costo, era l’unica cosa che contava e le esperienze estreme vissute nei suoi viaggi surreali crearono la base per i suoi libri. Un sognatore, Jack London, dotato di una personalità intensa e quasi ipnotica, a volte quasi spiacevole, fortemente influenzata dalle donne che gli furono accanto nel corso della sua breve vita. La madre, Flora Wellman, che praticava spiritismo e che molto ha contato per lo sviluppo della personalità del figlio, la amatissima sorella Eliza, il primo amore Mabel, la prima moglie Bessie e Anna, che lui definì l’anima gemella. Fu in Charmian, la seconda moglie, che trovò il giusto compromesso per la sua intricata personalità e che , insieme all’inseparabile sorella Eliza, lo accompagnò fino al termine della sua giovane e tormentata vita. Romana Petri nel "Figlio del Lupo" trasforma, in modo avvincente, una biografia in un vero e proprio romanzo pur non tralasciando mai la ricerca della verità, scavando nella personalità complicata e controversa del protagonista.

Marcella Mottolese

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L’ Autrice accompagna il lettore nella vita avventurosa di Jack London mettendolo a contatto con l’ispirazione maturata vivendo le sue esperienze, sulle ragioni del suo impellente bisogno di scrivere e di come London lo abbia difeso con le sue scelte convinto che la Scrittura fosse la sua prima ragione di vita.

La lettura scorre via senza intoppi, tutto è chiaro e convincente, senza esuberi o compiacimenti. Alla biografia fa da sfondo la Storia di quel periodo (La corsa all’Oro, La Guerra, la nascita delle metropoli, la trasformazione da paese agricolo a industriale...). Un utile e avvincente percorso biografico.

Antonia Santilli

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Una vita avventurosa come quella di Jack London, scrittore famoso in tutto il mondo, molto ricco ma amato da Lenin e Trotskij, merita d’essere raccontata. In questo romanzo biografico una scrittura scorrevole e suadente fa sentire forte la voce del narratore, tanto da sovrastare, a volte, l’oggetto del discorso. La decostruzione/ricostruzione del personaggio London, una leggenda vivente, è ben documentata. Emerge una personalità dai violenti contrasti, preda delle passioni e dell’alcool, piena di idee, ma incapace di amministrarsi. Le tante figure femminili che lo circondano, su tutte la madre, non attenuano il bisogno primitivo d'avventura, di spazi naturali o il culto della forza. Affiorano più le ragioni del suo superomismo, una fuga dalle origini, che non quelle del socialismo darwinista. Anche il rapporto con la scrittura appare poco esplorato (per non dire della fotografia), oltre la furia creativa del genio. Lo spirito libero del ‘figlio del lupo’, il sogno del successo ad ogni costo, restano dilaniati tra il richiamo della foresta e l’ambizione della fattoria, rivelando un grande isolamento interiore.

Alfredo Menichelli

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La vita di Jack London è di per sé un romanzo, ma l’autrice ne ha saputo trasmettere tutto il pathos da cui era pervasa. Ci siamo così trovati davanti quest’uomo bello, con una personalità decisamente sopra le righe, con una volontà di ferro e una vita avventurosa. Con un linguaggio appassionato quando parla di ciò che gli brulicava per la mente e poetico quando descrive le notti stellate, i rossi tramonti e la superficie liquida del mare, l’autrice rappresenta magnificamente lo spirito del protagonista forte e fragile nello stesso tempo, capace di ricavare forza dalle proprie

contraddizioni. Viene presentato anche tutto ciò che la scrittura e il sapere rappresentano per Jack London: un mezzo per conquistare una ragazza? per guidare le masse verso la libertà? per guadagnare soldi? Solo apparentemente. In realtà il sapere è per London un mezzo per sentire l’odore della vita, arrivare all’anima delle cose, perché non c’è letteratura senza la vita ed è anche un mezzo per riconciliarsi con la morte. Con questa interpretazione tragicamente romantica l’autrice chiude la vita di Jack London.

 

 

Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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