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Re in fuga. La leggenda di Bobby Fischer di Vittorio Giacopini
Saggiatore

 

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Circolo dei lettori del torneo di Robinson
di Rapallo “Amici del libro”
coordinato da Mariabianca Barberis

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Vittorio Giacopini è un saggista letterario e polemista politico: uno che sa scrivere e sa usare le parole e la loro capacità di evocare davanti agli occhi del lettore sia gli ambienti sia gli stati d’animo. L’autore stesso avverte che non si tratta di una biografia, ma di una libera interpretazione della vicenda e della personalità controversa e tormentata del grande giocatore di scacchi Bobby Fisher. Secondogenito di una ebrea sfuggita al nazismo, privo di una figura paterna, fin da piccolo ebbe difficoltà a rapportarsi con gli altri. Gli scacchi, con regole e schemi consolidati, divennero la sua isola felice – almeno fino quando lui e il gioco non furono sfruttati dalla propaganda americana e sovietica come metafora della supremazia di un sistema sull’altro. Costretto suo malgrado nella trappola della politica e dei media, esaltato come un eroe e poi scaricato e denigrato, Fisher perde il suo già precario equilibrio interiore. Si comporta da eccentrico e psicopatico, pronuncia discorsi deliranti scagliandosi contro i miti e le menzogne della politica e del potere, contro tutto e tutti, con cui viene giustificata una realtà crudele e desolante. Le esternazioni che Giacopini mette in bocca a Fisher costituiscono una furiosa denuncia – senza sconti –dell’imperialismo americano, fin dai suoi esordi: da quando l’uomo bianco è sbarcato in America e si è preso tutto, senza dar niente in cambio.

Quasi un saggio, che tuttavia si fa leggere con grande interesse.

Anna Signori

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Se la scrittura di Giacopini non fosse così ricca, pregna di significato, colta, elegante, “immaginifica”, la lettura delle 320 pagine del libro sarebbe un’impresa ardua. La caratterizzazione del personaggio, infatti, tra realtà e fiction, il gioco degli scacchi non d’interesse comune, una trama limitata ai luoghi delle gare, pur nello scenario storico politico del tempo, non potrebbero attirare l’attenzione di un lettore generico. Invece sin dalle prime pagine l’autore ci trascina nella vita del singolare ragazzino e dell’altrettanto singolare madre e ci accompagna a seguirne la crescita in tutto l’arco della sua vita. Che crescita non è perché Bobby rimane sempre identico a se stesso: immaturo, paranoico, asociale, anaffettivo, rancoroso descritto passo dopo passo dalla felice penna dell’autore. Questa penna, come un pennello sa verniciare di vernice fresca gli avvenimenti storico-politici dell’Europa della seconda metà del 900, stretta tra America e Russia, fucine, guarda caso,  dei più grandi giocatori di scacchi di tutto il mondo. Avvenimenti noti a tutti ma rivisti, da me  che appartengo alla stessa generazione di Fischer,  durante la coinvolgente lettura, con una maggior empatia ,come se le sue paranoie  si riflettessero in uno specchio sulle paranoie di quei tempi e quindi sulle nostre.Tutto ciò grazie allo stile dinamico, sincero e puro di questo bravo scrittore.

Gabriella Vezzosi

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Basterebbe la vita di Bobby Fischer a rendere il romanzo-biografia molto interessante. Giacopini fa di più, perché ci racconta cosa significa essere un “Grande Maestro” di scacchi nell’URSS e un “Giocatore di Scacchi” negli USA degli anni 60-70.  Il romanzo è ben scritto ed è avvincente perché Bobby è sì un genio degli scacchi ma è anche un tipo caratteriale, imprevedibile, capriccioso e testardo.  Probabilmente è una persona con la quale è difficile vivere però l’autore ce lo rende simpatico e il lettore è spinto a stare dalla sua parte.  Giacopini ci fa capire in quale contesto si giocava in quegli anni, la tensione fra USA e URSS. I Grandi Maestri sono l’orgoglio dello stato sovietico, che però dispensa “purghe” ai perdenti, mentre gli USA faticano ad appoggiare i Giocatori di Scacchi, ma quando Fisher diventa il campione del mondo cercano di sfruttare la sua immagine di vincente. Il libro mi è piaciuto. Giudizio positivo.

Alberto  Foresta

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L’esistenza di Bobby Fisher, campione mondiale di scacchi, si lega indissolubilmente alla storia degli anni ‘40  del ‘900 e fino al 2008. Il racconto si avvale, specie nelle parti storiche, di un linguaggio essenziale, fulminante, di un periodare scarno, convulso. Più discorsiva la parte biografica. L’autore ci regala un personaggio dinanzi al quale non si può rimanere indifferenti, che finisce col coinvolgerci e ci spinge a comprenderlo e a condividere le sue idee. Il silenzio e la solitudine sono stati l’habitat naturale di Fisher, richiesto dai meccanismi del gioco, nei quali si immergeva fino a possedere la mente e l’anima del rivale. Considerato un nemico da combattere ed annientare, nonostante venisse perseguitato ed imprigionato per le sue esternazioni libertarie, Bobby non si è mai piegato ai compromessi ed ha stupito fino alla fine. Con una lettera ha reciso i fili che lo legavano al mondo, alla storia ed ha rinnegato le sue origini, la sua religione. Come un novello Peter Pan si è rifugiato nell’algida Islanda, la sua isola che non c’è, per vivere finalmente libero, in pace e morire.

Teresa Ruggiano

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Recensione cinque Libro complesso ed al tempo stesso avvincente . La storia si intreccia alla parte dedicata alla biografia del personaggio. Lo scrittore con uno stile giornalistico, offre uno sguardo attento all’ambiente e ai fatti storici dell’epoca  (dagli anni ’40 del secolo scorso al primo decennio del 2000).  Sono gli anni in cui è vissuto Bobby Fisher, campione mondiale di scacchi, rimasto imbattuto,  fino alla fine. Osannato ed al tempo stesso odiato, ha condotto la vita che voleva, sempre in fuga dagli altri e da se stesso. E’ vissuto come un asceta, immerso unicamente nel suo credo, le regole degli scacchi, da cui si faceva guidare e dominare. Ha concluso la sua esistenza nella convinzione di averla sempre determinata nella bianca solitudine dell’Islanda, dove finalmente libero ha scelto di vivere e di morire.

Tommaso Santapaola

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Biografia romanzata dello scacchista Bobby Fischer, la cui vita è un romanzo paragonabile ad una lunga imprevedibile partita di scacchi.

Eroe ed antieroe al tempo stesso, un mito intessuto di contraddizioni, di fino alla reclusione nella solitudine di Reykjavik. Le vite del campione narrate con stile avvincente e coinvolgente, sullo sfondo delle vicende politiche  degli anni 70 in piena Guerra fredda, ricco di colpi di scena, ci conducono in un mondo per lo più sconosciuto, dominato dalle strategie delle mosse sulla scacchiera, come nella vita.

Libro interessante.

Maria Luisa Bertolotti

 

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