Chiedi a Coltrane di Federico Fini
Emersioni
Non mi è piaciuto, non mi ha coinvolto. Ne ho terminata la lettura perché è breve. L’ Intro è intrigante e faceva sperare in una bella storia, invece i capitoli sono slegati fra loro e si stenta a capire la narrazione. Anche il modo di intendere la scrittura non mi è chiaro, da un lato sembra che le parole siano ingannevoli e diventino una droga a buon mercato, dall’altro l’autore, scrivendo, prova a ricucir le ferite della vita, valorizzandone perciò l’importanza.
Antonella Bertini
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Andrea ha una moglie e
due figli, si è trasferito in un nuovo appartamento, ama il jazz e gli eccessi
della vita notturna. Scrive, senza riuscire a concludere il lavoro, e vede il
fantasma del suo cane morto da 25 anni, Coltrane, appunto. Tutto sommato il
libro scorre bene, anche se ci sono molti luoghi comuni con citazioni musicali
e non. Certo il Jazz è la passione del protagonista, sempre sospeso tra sogno,
ricordi e realtà. Apparentemente originale il percorso onirico ed il viaggio
della vita di Andrea mi richiama più che il jazz, con il suo ritmo spezzato di
alti e bassi uniti ad improvvisazioni, il pezzo Hotel California degli Eagles, del 1976. Ho visto la stessa metafora della vita,
la vulnerabilità del sogno, le presenze di vite vissute e trascorse, con tutte
le inadeguatezze che comporta una vita trascorsa nella ricerca di sé stessi,
senza trovarsi.
Sandra Ristori
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Il romanzo di Federico Fini nasce
da un'idea geniale: Charlie un robusto boxer compagno di infanzia e di
adolescenza ritorna come fantasma nella vita del suo padrone Andrea ormai
adulto e alle prese con problemi familiari e di identità. Insieme a
Charlie che in onore al grande jazzista si chiama ora Coltrane, arriva anche un
altro spirito di nome Spice. La trama un po'
farraginosa alterna momenti reali a momenti onirici e si muove sempre nella
doppia dimensione dell'irreale dei due fantasmi e la caotica vita del
protagonista, tanto da ricordare i grandi scrittori del teatro dell'assurdo.
Però c'è un grande, unico collante nella delirante vita di Andrea: il jazz.
Perché la vita come dice Coltrane "è come col jazz non c'è prima, non c'è
dopo, melodia o fine. E' tutto e dura per sempre
perché qualcun altro riattacca dalla tua ultima nota"
Silvia Maggiorelli
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