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Corpi di ballo di Francesca Marzia Esposito

Mondadori

 

La storia raccontata è scritta con uno stile asciutto e stringato: la scrittrice riesce a trasmettere molto vivamente al lettore i sentimenti e le percezioni dei personaggi; si capisce che conosca molto bene l'ambiente descritto. La storia affronta con crudezza e realismo temi difficili ma quotidianamente vissuti nelle accademie di danza classica e potrebbe essere sovrapponibile all’ambiente della moda: la voglia di primeggiare delle allieve, il rapporto malato con il cibo e di conseguenza con il proprio corpo, il sentimento di invidia che logora i rapporti interpersonali, l’estraneità dalla vita reale al di fuori dell'accademia. Le giornate delle ragazze si riducono ossessivamente agli esercizi quotidiani e al controllo spasmodico del proprio peso corporeo fino all'annullamento di se stesse. Il malessere sia fisico che spirituale vissuto da Anita, la protagonista, è descritto talmente bene che a volte l'ho provato io stessa. Il corpo di Anita deve essere cancellato fino alla sua ricostruzione: in tutto ciò gli adulti giocano un ruolo cinico e disinteressato.

Maria Luisa Albizzati

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I giovani dovrebbero conoscere la storia dei desaparecidos in Argentina. Libro scorrevole, ben scritto ma non riesce a far vivere la drammaticità degli eventi, tutto troppo semplice, scontato come il lieto fine.

Patrizia Baiocco

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Ogni volta che mi accingo a leggere un romanzo sono pronta per fare un viaggio. Sempre mi auguro che sia speciale, a volte non è così. È il caso di questo libro. Là dove la parola poteva solo alludere, in questo viaggio ero frastornata da ridondanza. E là dove la parola poteva suggestionarmi, sentivo una sorta di imprecisione e superficialità. In questo viaggio, mi sono sentita disturbata da eccessive parole in certi momenti, ma in altri mi sono proprio mancate. Dialoghi e approfondimento psicologico sono i due luoghi dove ridondanza e stringatezza mostrano la loro sproporzione d’uso. Desidero precisare che il mio “giudizio” è sull’uso della parola e non sulla persona che l’ha scritta.

Carla Boglioni

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Una lettura interessante che introduce al mondo del ballo classico, un mondo fatto di sacrifici, di follie e di anoressia. L’autrice, che certamente conosce bene l’ambiente delle tersicoree, riesce abbastanza bene a descrivere le ansie, le angosce, le rivalità, le invidie, i tormenti, le ossessioni e le aspirazioni a eccellere di due giovani ragazze che convivono e intrecciano le loro esistenze e la ferrea disciplina imposta loro dalla esasperata ed esasperante maestra ed ex-primadonna del balletto. “Da quando avevo iniziato a vivere da sola, circa due anni a questa parte, ero dimagrita. Mia madre aveva visto il cambiamento senza percepirne la gradualità. Se n’era accorta al quinto chilo perso. …. Non era stato facile scendere sotto una certa soglia, era l’inizio, pensavo ininterrottamente a cosa non mangiare, calorie, salivo sulla bilancia tre quattro volte al giorno ….”.  Il tema dell’anoressia compare nel libro a tratti con molta crudezza e accompagna Anita, protagonista e io narrante, tra una prova di ballo e un vomito, un lassativo e un confronto con l’amica-rivale o con una serie di personaggi secondari che non sempre hanno un peso determinate nella narrazione. Il libro è scritto con cura e con un linguaggio asciutto ma adeguato, che consentono al lettore di calarsi in un ambiente poco conosciuto senza tuttavia stimolare una partecipazione emotiva o empatica con Anita e i suoi drammi. La conclusione cerca di ricondurre la narrazione a un “lieto fine” un po’ forzato.

Giorgio Figini

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L’autrice riesce a coinvolgere il lettore nelle dinamiche della danza, di cui si capisce essere stata una praticante. Funziona abbastanza anche il rapporto tra la protagonista e il suo doppio, soprattutto nella fase di immedesimazione della figura principale. La questione dell’anoressia invece è il basso continuo dell’intera narrazione, senza purtroppo avere un vero sviluppo. L’intervista sull’argomento è blanda nella fase di interlocuzione (che avviene prima dell’evento luttuoso) ed è forzata nella sua messa in onda. Il gruppo dei comprimari in qualche caso non viene portato a compimento, per un paio di personaggi addirittura ne sfugge addirittura il senso. Anche le ambientazioni sono poco curate.

Chiara Maranzana

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Corpi di ballo (titolo azzeccatissimo) è un romanzo che rivela quanto l'autrice conosca bene ciò di cui scrive. Il mondo della danza classica, le sue ossessioni, le sue meraviglie e i suoi orrori, sono descritti in modo impeccabile, una fotografia che nulla lascia all'immaginazione. Anita è la voce narrante, presa dalla sua passione/ossessione, che proietta una visione totalmente distorta del mondo.

Bella la descrizione dei personaggi di contorno: la Holmes, l'amica/nemica Miriam "talentuosa, dal corpo insettiforme", i due amici maschi che compaiono solo in ore serali e notturne. Infine efficacissima, spietata e inesorabile l'analisi dell'ossessione alimentare che caratterizza, ahimè ancora oggi, il mondo della danza classica. Un bel romanzo, toccante, scritto egregiamente ed estremamente coinvolgente. È questo il romanzo che ho scelto.

Nicoletta Romanelli

 

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