Disinganni
di Mario Andrea Rigoni
Elliot
I
racconti non mi hanno appassionato, sono ben scritti, ma lo stile è troppo
ricercato, appaiono spesso poco coerenti, con conclusioni brusche che forse
volevano apparire originali.
Silvia Anglesio
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Il
romanzo ha l'intento di descrivere la realtà attraverso lo stile letterario dei
racconti. Il mondo narrato, però, appare sfuggente e con un doppio fondo dove
nulla è certo. La verità si rivela ai personaggi e ai lettori, sempre in
maniera brutale e violenta. I racconti presentano un mondo, tra i suoi orrori e
le sue banalità, ricco di contrapposizioni. Pur essendo ben scritto e
narrativamente acuto, il romanzo non riesce, fino in fondo, a catturare
l'attenzione del lettore. Alcuni racconti sono meglio costruiti di altri,
rendendo il testo, a tratti, disomogeneo. Inoltre, personalmente, non prediligo
lo stile dei racconti. Nel complesso, pur se ben scritto e ben pensato, il
romanzo non risulta essere particolarmente scorrevole..
Valeria Rombolà
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I
racconti, alcuni più interessanti di altri, esplorano diverse situazioni legate
ai temi dell'equivoco e dell'incomprensione, come annunciato dal titolo della
raccolta. Il risultato però, nel suo complesso, non è particolarmente
soddisfacente in quanto la voce dell'autore, a suo modo caratterizzante, troppe
volte non è supportata da una struttura che metta in risalto le tematiche
affrontate.
Miriam Barone
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Un libro che ti prende sin dalle prime pagine e
alla fine realizzi che lo hai letto d'un fiato. I dodici racconti e la favola
di Kaleb presentano una molteplicità di personaggi e
di contenuti, con toni a volte drammatici, a volte leggeri e con tocchi
d'ironia. Tutti hanno un finale sorprendente e un denominatore comune: anche in
materia di sentimenti, "la realtà non è come appare".
Claudio Guida
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2 racconti; una raccolta narrativa dove una
molteplicità di personaggi si stagliano in altrettante inattese situazioni ma i
temi principali restano invariati e sui quali si possono mettere alcune parole
chiave: disinganno, appunto, identità, reale.
Buon umore, thriller, un tocco di oltraggio e
anche malafede; tutto ciò che fa i buoni racconti è qui presente in un
virtuosismo espressivo da cui l’intrigo termina, ad ogni racconto, con
un'abilità di gatto che ricade sulle sue zampe per la vivacità
dell'intelligenza e la padronanza elegante dell'espressione.
Dalla ragazza di Tristesse
conosciuta su Skype, al Confessionale dove un giovane gioca a confessare e in
questa veste viene avvicinato da una signora che gli comunica di avere ucciso
il marito ; dal Dubbio sull’esistenza dell’aldilà e la speranza dell’eternità,
al giornalista di Anni settanta, che si mette al servizio di amici estremisti,
il paradosso dei racconti – per non citarne che alcuni- non resta mai
artificiale: la realtà, al di là del disinganno, raggiunge la vita e ci si
chiede ad ogni racconto se essa attragga il disinganno come il fulmine o
l’inneschi come il tuono.
Una raccolta leggera, senza pretesa di avere la
risposta definitiva alle domande che l'uomo si pone e pertanto morale, nel
senso assoluto del termine e cioè ciò che separa il bene dal male.
Si potrebbe dire della raccolta ciò che Hugo von Hofmannsthal diceva: «Il faut cacher la profondeur. Où ça? À la surface».
Chiara Riva