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Fedeltà di Marco Missiroli

Einaudi

 

Lui, lei, l’altra, l’altro: questa in estrema sintesi la materia di cui il romanzo tratta.

Ciò che rende interessante il racconto è il fatto che l’autore scruta nell’animo umano attraverso la voce narrante che di volta in volta si sposta dall’uno all’altro dei personaggi, portandoci tra i loro pensieri, spesso senza che ci sia soluzione di continuità. Questo sulle prime spiazza il lettore, ma poi si coglie il sottile filo che unisce il cambio di punto di vista.

Se l’amore tra coniugi può essere incrinato dall’adulterio, più forte appare nel libro il sentimento filiale, forte in quasi tutti i personaggi del libro.

Andreina Carnuccio

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Un romanzo corale dove le storie sono perfettamente incastrate tra loro. Come chiaramente espresso dal titolo, il tema è la fedeltà. Tutti i personaggi vivono un perenne contrasto interiore: seguire il proprio istinto e tradire o rimanere fedele e rispettare il partner? Questa è la domanda presente in ogni singolo paragrafo e che tiene ancorato ogni personaggi al proprio conflitto interiore. Di fatto non c’è una trama vera e propria, impossibile trovare un punto di arrivo, a dimostrazione di come non esista una risposta a questa domanda. I personaggi restano sospesi nell’indecisione, spingendosi una volta da un versante e la volta dopo dall’altro, senza mai trovare un equilibrio e una strada definitiva da seguire.

Davide Morres

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Il romanzo inizia molto bene immettendo il lettore in medias res per proseguire in maniera altrettanto interessante nel corso dello svolgimento dell’azione dello scritto ma secondo il mio modesto parere termina inaspettatamente in modo melenso, melodrammatico ed eccessivamente denso di lacrime rovinando quanto di buono scritto fino a quel momento.

Domenico Sermarini

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Nel romanzo spicca una nota di rassegnazione propria del romanzo borghese; non solo perché ruota intorno ai tradimenti - più spesso ripensati che compiuti (un tema tipico della Milano bene) - ma soprattutto perché di questa dinamica bidimensionale, per il quale amore porta rinuncia e rinuncia porta indulgenza, sottolinea una sorta di inevitabilità, a tratti addirittura magnificandola. Ma non si scambino per eleganza la costruzione e la punteggiatura prive di toni, o l'eliminazione di quasi tutti i punti interrogativi, quasi a evidenziare che di certe domande la risposta (pur dolorosa) si conosce già, e neppure per nobiltà d'animo la razionalità con cui si accettano infedeltà o, peggio ancora, si ricambiano, trovando in questa scelta un (in)felice contrappasso.

Una decisione poco coraggiosa, quella di lasciare l'unica dimensione felice della vita di coppia alle coppie del passato, quelle che per convenzione o costrizione non erano nemmeno veramente tali, e in quanto non in possesso di qualcosa che poteva essere distrutto, destinate (o sarebbe meglio dire condannate?) a una maggiore stabilità di quelle odierne.

il vero coraggio oggi, nella vita e nella letteratura, sarebbe quello di lasciarsi e lasciare una porta aperta al lieto vivere, se non al lieto fine, o a una sua dignitosa possibilità. Di dignitoso, purtroppo, nei personaggi di Fedeltà, pur ordinatamente scritto e proposto, con i giusti colpi di scena - ma sempre a mezza voce - e le variazioni del punto di vista, non ho trovato molto.

Un punto di coerenza va dato, a contrappeso dell'unico amore per cui l'autore sembra portare rispetto (la vedovanza), nella citazione da Pastorale Americana (P. Roth) che apre il romanzo: "Ecco come sappiamo di essere vivi: sbagliando."

Tutto ciò che è vivo può sbagliare, è innegabile: tuttavia resto convinta che non sia il nostro unico destino.

Giovanna Vizzaccaro

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Il tema trattato è interessante, ma è narrato in maniera superficiale e non mantiene quanto promesso al lettore nel prologo. I personaggi e le loro dinamiche mentali contorte si avvitano su se stessi, fino ad accartocciarsi su banalità del quotidiano e del prevedibile, con dialoghi scontati e scelte che avrebbero potuto esitare in soluzioni migliori. Inutili le citazioni letterarie che infiocchettano la storia e poco originale la trama stessa, che in alcuni tratti evoca l'eco di un altro romanzo, ma di ben altra caratura: STONER di John Williams. Il romanzo di Williams però riesce a sublimare la banalità del quotidiano e, da lettrice, vivessi mille vite, vorrei comunque morire come Stoner con un libro tra le mani; uno dei più bei finali della narrativa moderna.

Manuela Americo

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Sin dalle prime battute, Fedeltà sembra un po' qualcosa di già letto: la gara a chi abbia le corna più lunghe in una coppia di trentenni, condita da qualche scena erotica di cui sento, in cuor mio, che avrei potuto fare a meno, non per pudore ma perché non mi sembra aggiungano molto. Manca, secondo me, la tensione narrativa che ti tiene incollato alle pagine con interesse e sembra che ai personaggi sia stato dato un bagaglio emotivo ed esperienziale più a mo' di zainetto da portarsi a spasso che come fattore determinante per le loro scelte e comportamenti.

Valeria Scarlato

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Sa creare piccole suggestioni fermando il tempo come bassorilievi su pietra. Ma, quando sono troppi, l'insieme diventa un po’ pesante da guardare nella sua interezza. L'autore è ben addestrato a descrivere su molti aspetti della vita formali o intimi che siano, dando la sensazione che spesso parli di sue esperienze dirette. Ha un ottimo uso dei tempi del dialogo e, la sua sicurezza linguistica, fa pensare ad uno scrittore che conosce bene le liturgie della vita.

Vittorio Graziosi

 

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