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Fenomenologia dell’editoria indipendente di Francesco Ciaponi
Edizioni del Frisco

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Milano “Critici in progress”
coordinato da Barbara Monteverdi:
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Premessa: ho scelto con grande difficoltà il libro di Ciaponi, ma ho trovato deludenti entrambi i testi a me assegnati per motivazioni diverse.

Quello di Ciaponi perché ha fallito un obiettivo che doveva essere primario, ovvero quello divulgativo. Innanzitutto il libro si occupa di editoria indipendente limitatamente al fenomeno delle riviste più o meno autoprodotte, tagliando fuori completamente il settore dei libri (e questo lo si scopre solo leggendo l’introduzione, pertanto il titolo è fuorviante). Ma il punto vero è che quest’opera avrebbe potuto costituire un’occasione per raccontare al profano (quale io sono) il fenomeno della creazione di riviste indipendenti fino ai nostri giorni, collegandolo in maniera godibile al contesto storico e culturale coevo. Purtroppo è diventata una collezione, ricca quanto si vuole, di dati e date, senza una struttura forte di riferimento, in cui si incrociano confusamente l’approccio cronologico e quello tematico senza che il lettore riesca ad inquadrare in maniera chiara i fenomeni. Insomma, un testo di consultazione più che di lettura, che in molti punti sembra un collage non riorganizzato di contributi di provenienza diversa, pieno di riferimenti e di locuzioni rese scarsamente fruibili. Peraltro scritto in un italiano veramente poco curato, soprattutto per la punteggiatura, ma non solo. La qualità editoriale (immagini a parte) mi è sembrata inadeguata.

Aggiungo, e finisco, che ho scelto il libro di Ciaponi solo per premiarne lo sforzo di collezionamento dei dati, seppure questo risultato sia ben lontano dal renderlo a mio avviso un saggio degno di questo nome. Sperando – da ignorante – che i dati esposti siano corretti, insomma con un atto di fiducia: perché, quando a pagina 205 ho letto che Epicuro (sic!) avrebbe detto che non ci si bagna mai due volte nello stesso fiume e che il motto di questo concetto sarebbe “carpe diem”, francamente qualche dubbio mi è venuto.

Adele Boldrini

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Questo testo mi ha incuriosita e interessata fin dall’inizio. Pur non essendo una specialista dell’argomento, il linguaggio discorsivo e i temi variati mi hanno conquistata e informata. Ho scoperto perché le “fanzine” si chiamano così (le conoscevo ma non mi ero mai posta il problema del loro strano nome), ho approfondito la conoscenza delle pubblicazioni di stampo femminista, le cui origini sono molto più distanti nel tempo da quel che immaginavo, e ho avuto una infarinatura di tutte quelle pubblicazioni alternative che hanno punteggiato il cosiddetto secolo breve. Sarebbe stata auspicabile una maggiore cura nel linguaggio, ma la sostanza c’è e si vede. Oggigiorno non è cosa scontata.

Barbara Monteverdi

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Testo interessante, soprattutto perché apre una finestra su epoche per me sconosciute o quasi. La nascita della stampa femminista, la controcultura e le riviste punk erano, per me, solo nomi senza una vera connotazione. Adesso mi è tutto più chiaro ed è stato piuttosto divertente entrare in questo mondo nuovo e frizzante.

Lara Mei

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Non ho potuto portare a termine la lettura, a causa di problemi personali intervenuti improvvisamente, ma la prima parte di questa pubblicazione mi è sembrata abbastanza piacevole, nonostante l’argomento piuttosto specifico. Avrei avuto bisogno di più tempo per approfondire gli argomenti, ma il mio giudizio – seppure parziale – è positivo.

Cristina Di Gregorio

 

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