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Ferro di Giampietro Vigorelli

Piemme

 

È particolare, quasi boccaccesco, un giallo demenziale dove le persone più acculturate sono le più ingenue e le meno attrezzate per difendersi dalle difficoltà della vita. L’umanità e la fortuna sono più preziose della forza e della furbizia. Narra una vicenda criminale surreale piena di crudeltà, fantasia e assurdi sentimenti. Imitando Robecchi, descrive una Milano con locali notturni pittoreschi e improbabili, capannoni isolati e squallidi dell’hinterland. Pur tra scempiaggini e macabra violenza, parla di fratellanza. Riconosco all’autore grande fantasia e capacità di tenere vivo l’interesse del lettore fino alla fine.

Patrizia Baiocco

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Perché si scrive una storia di mala, tirando in ballo addirittura quella slava, facendone protagonista un personaggio improbabile come Ferruccio Camerano (alias Ferro a causa di una cicatrice a forma di ferro di cavallo che lo avrebbe reso fortunato), di cui di può solo ridere o sorridere, senza che possa mai essere preso sul serio? Forse perché si vuole fare un lavoro di pura immaginazione e quindi i protagonisti slavi possono parlare come lo Yoda di Guerre Stellari, i cattivi pugliesi in realtà non sono veramente tali e hanno inventato la maggior parte delle loro malefatte, la bellissima Jadranka è un trans che vuole conquistare il regno criminale del padre battendo la concorrenza dello zio e Ferro si lascia trasportare dalla corrente degli eventi venendone comunque fuori bene. Ciononostante, il testo è scorrevole e si legge volentieri senza mail ricalcare il Quentin Tarantino apposto in esergo del libro.

Fabrizio De Fabritiis

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Scelgo Ferro di Vigorelli. Scelta difficile: nessuno dei due libri mi ha entusiasmato e non li consiglierei ad amici.

Eugenia Biguzzi

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Scrittura agile, storia ben congegnata, un giallo spiritoso, avvincente e credibile. La commistione Salento-Balcani è azzeccatissima: gli algidi, crudeli malavitosi montenegrini fanno da contraltare alla delinquenza sgarrupata del brindisino e l'insieme dà un senso di pericolo vero, ma al tempo stesso diverte e incuriosisce. E' un libro di puro svago, non ci sono approfondimenti psicologici dei personaggi, ma lo scopo dello scrittore è dichiaratamente quello di far sorridere il lettore, mentre un brivido di inquietudine gli scorre lungo la schiena. Obiettivo raggiunto. Con una certa abilità.

Barbara Monteverdi

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Cesare e Ferruccio: due fratelli gemelli, due adolescenti: uno brillante, risoluto, disinvolto l’altro timido, pieno di dubbi, impacciato, malinconico. Disagio e rancore sono palpabili tra i due. Un sentimento si fa largo a poco a poco tra i due giovani diventando odio. Crescono odiandosi, poi un giorno lo sguardo volge da un’altra parte. Si ritrovano travolti in un’atmosfera surreale in cui i personaggi sono trattati superficialmente: tra figure femminili fragili, ruvide, determinate per sopravvivere e personaggi maschili sopra le righe disarmati e armati. Una leggera ironia domina la prima parte, ma nella seconda parte il romanzo perde il ritmo e diventa noioso. Un libro a metà, un finto pulp, insieme non si amalgamano.

Piera Saita

 

 

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