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Ah l'amore l'amore di Antonio Manzini
Sellerio

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Civitanova Marche “Scriptorama”
coordinato da Luca Pantanetti:

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È il mio primo libro della saga di Rocco Schiavone. Dopo lo sforzo iniziale per comprendere la storia e i vari personaggi, è stato piuttosto facile farsi coinvolgere da Rocco e la sua squadra. In questo giallo il vicequestore è alle prese con un caso di apparente malasanità, che è solo uno dei tanti temi che Manzini analizza nel corso del romanzo. La capacità di descrivere gli stati d’animo dei personaggi (che spesso si identificano con la neve che ritorna più volte), le loro percezioni e i loro amori, è indice di una grande maestria da parte dell’autore che attraverso varie tematiche indaga l’umanità in generale e i suoi istinti più abbietti. E così ci identifichiamo talvolta con chi non riesce a confidare il suo amore, chi lotta con qualche riserva per partecipare all’amore e chi di amore ne ha fin troppo e non riesce a gestirlo. Ma anche, e soprattutto, ci immedesimiamo, detestiamo e forse compatiamo, chi si fa sopraffare dall’amore per se stesso.

Francesca Carbonari

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In questo nono romanzo Antonio Manzini torna a raccontarci di Rocco Schiavone  qualche giorno dopo quello che è stato il tragico avvenimento che lo ha visto protagonista nel finale di Rien ne va plus. Il vicequestore è ricoverato in ospedale, un proiettile lo ha colpito in un conflitto a fuoco, ha perso un rene, ma non per questo è meno ansioso di muoversi, meno inquieto. Negli stessi giorni, durante un intervento chirurgico muore Roberto Sirchia, un ricco imprenditore, a causa di una sacca da trasfusione con il gruppo sanguigno sbagliato. Un errore imperdonabile, una disattenzione troppo grossolana per non fare insospettire il vicequestore che inizia ad indagare nei corridoi e laboratori dell’ospedale. Rocco si basa sull’intuito, sulle impressioni, e pur mantenendo il suo spirito ribelle e scontroso, mostra un lato più umano, si interroga sul significato della vita. In questo episodio Manzini si concentra maggiormente sull’indagine psicologica e concede  più spazio ai personaggi minori e alle loro vite private, forse per trovare il modo di raccontarci altro. La squadra assomiglia sempre di più a quella della versione tv ed è inevitabile oramai non avere davanti agli occhi gli attori mentre si legge il libro.

Lorella Quintabà

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Continua la saga di Rocco Schiavone con questa nuova opera di Manzini. Non ho letto i precedenti libri, quindi la mia opinione può risultare un po' incompleta. Il vicequestore si ritrova in ospedale in seguito ad una brutta ferita e, contemporaneamente, durante la sua degenza, non smette di svolgere il suo lavoro da investigatore in quanto, proprio nel suo ospedale, un paziente è morto durante un intervento chirurgico a causa di una trasfusione di sangue del gruppo sbagliato. Schiavone, un misto di simpatia, arroganza e testardaggine, non ne vuole sapere né di obbedire ai medici e né di far finta che sia stato solo un errore umano. Vuole andare a fondo. E cosi farà. Se si considerano i suoi fitti personaggi e le sue vicende anche extra- investigative (a tinte rosa), il romanzo è perfetto per essere rappresentato in TV e sembra una sceneggiatura. Perde invece un po' a livello di coinvolgimento da parte del lettore nella trama. Essendo un giallo mi sarei aspettata un’indagine più avvincente, meno piatta e più ricca di elementi innovativi.

Cristina Cantiani

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La bruttissima copia del commissario Montalbano (spero che Camilleri, lì dove si trova, non me ne voglia per aver fatto un paragone tra lui, un maestro, ed un aspirante scrittore cosí mediocre), con un personaggio principale gratuitamente antipatico e maleducato, detestabile perfino, e con una storia raccontata male al punto che certi passaggi risultano veramente incomprensibili. Chi parla, dove, quando e, soprattutto, perché? L’uso del latino irrealistico anche se in ambiente giuridico. Tristezza e squallore.

Francesca Scarlato

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Non è il mio genere e non mi è piaciuto, mi aspettavo di più. Una scrittura semplice con qualche parolone, frasi in latino e quadri d'autore, scorrevole con ritmi da fiction e si sente la sceneggiatura per la tv. L'unico personaggio che esce dalle pagine è il commissario Schiavone, gli altri sono piatti e prevedibili, anche il finale era banale e prevedibile. Mi dispiace ma credevo che Manzini scrivesse meglio...delusa.

Barbara Belletti

 

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