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Al Giambellino non si uccide di Matteo Lunardini
Piemme

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Milano 4 “Club delle Argonne”
coordinato da Fabio Mantegazza
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Un detective reduce dal Sessantotto che sbarca il lunario con una radio privata, un mistero che si scopre man mano, una Milano ferragostana torrida e descritta senza simpatia, tutto il contrario della brillante Milano di Expo.

Da una denuncia anonima si risale a una serie di delitti tra prostitute e malavita, con il protagonista che corre in Vespa dal Giambellino a Baggio, a Città studi e all’illusoria freschezza dei parchi di periferia.

La trama è anche costruita con sufficiente perizia, ma la scrittura piatta e trascurata, le eccessive ripetizioni, i sogni che dovrebbero dare spessore al protagonista e invece sono solo storielle banali, lo rendono un romanzo ai limiti del dilettantismo.

Senza contare i flash back sugli anni Settanta, davvero stereotipati e posticci.

Licia Betterelli

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Un giallo direi classico, con personaggi classici, ognuno dei quali svolge il proprio ruolo. Non ci sono grandi guizzi, però si legge. C’è un eccesso (e qualche stereotipo) nel raccontare la storia di Milano, di cui in qualche pagina si affastellano fatti e personaggi che finiscono per dire qualcosa solo a chi già li conosce.

Ugualmente del protagonista viene detto forse troppo. Che cosa verrà ancora svelato del suo passato nei gialli a venire? Un maggiore mistero attorno alla sua storia non avrebbe guastato. Anche il ricorso ai sogni mi sembra un po’ tirato per i capelli, specie quello poi in cui compaiono i vari personaggi da Lombroso a Freud.

Insomma senza quest’ansia di dire tutto sarebbe, credo, un romanzo migliore.

Rita Pugliese

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Il richiamo a personaggi della mala è memoria di un passato di cronaca nera in una Milano ormai dimenticata. La scrittura scorre, i personaggi sono credibili e la città viene descritta con affetto.

Piera Comparin

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Risulta interessante la ricostruzione della Milano dei quartieri popolari. Si apprezza una certa ironia nella costruzione della trama e dei personaggi. Una presenza minore di riferimenti didascalici (canzoni, ecc.) avrebbe sicuramente giovato al ritmo del racconto.

Cesarina Tasselli

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Con un Linguaggio brillante ed una trama intrigante Matteo Lunardini ci coinvolge nella risoluzione di un delitto avvenuto nella periferia ovest di Milano.

Ci immaginiamo sul sellino posteriore della sua vespa a rincorrere indizi e ad individuare testimoni; attraversiamo insieme a lui i quartieri milanesi descritti nelle loro caratteristiche antropologiche e architettoniche.

Partecipiamo ai ricordi ed ai sogni del passato sessantottino del protagonista ed anche alla ricostruzione del sé attuale.

Sia l’ambiente, sia i personaggi sono descritti in modo funzionale alla vicenda senza appesantimenti.

Il lessico accurato, la sintassi perfetta ed il ritmo veloce ci permettono una lettura scorrevole e molto piacevole di questo giallo per nulla noir, ma anzi molto solare.

Anna Santoro

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