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Buonvino e il caso del bambino scomparso di Walter Veltroni
Marsilio

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Alba “Libreria Milton”
coordinato da Serena Aimasso
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Ottimo romanzo giallo con tutti gli elementi ben bilanciati. Luogo: Villa Borghese, Roma. Un punto della città dove regna la bellezza dell’ambiente, l’arte e la serenità. Spazio limitato, per un caso non banale e sufficientemente intricato, compensato da una vicenda con numerosi richiami all’attualità, alla politica, alla musica e, fin dalle prime pagine, al calcio. I personaggi: il commissario Buonvino è un onesto funzionario dello stato, senza manie di protagonismo, che crede nel lavoro di squadra e, già da ragazzo, “amava i perdenti e odiava i laudatori”. Uomo pacato, un po’ ansioso e malinconico ed estremamente razionale e ironico. La squadra: (“magnifici sette al contrario” che diventeranno nove) è solo all’apparenza scalcinata e si vede dai risultati. Il racconto è coinvolgente: estate 2020 (quando l’Italia usciva dal primo lockdown coatto e sperava che la pandemia, che aveva colpito l’intero pianeta, fosse finita) il Commissario Bonvino affronta un cold case: la scomparsa di un bambino avvenuta nel 2009 (quando l’intero pianeta era in recessione a seguito della crisi finanziaria dei subprime iniziata nel 2006). Il caso è intrigante e offre molti spunti sulle vicende italiane, e non solo, degli ultimi vent’anni. Il linguaggio è sobrio: le parole sono chiare, ben sezionate e ancor meglio disposte (come fa Daniela nel romanzo quando deve tradurre in parole le immagini di quel lontano 2009) e rendono perfettamente i fatti e gli stati d’animo. Il ritmo del racconto è “giusto” per i personaggi e per la storia. Voto: otto

Luigina Ferrero

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Buonvino e il caso del bambino scomparso è una storia semplice, la storia del rapimento di un ragazzino in cui però il fatto esclusivamente economico rimane tutto sommato in secondo piano. Così come rimangono in secondo piano gli aspetti prettamente legati all’indagine in sé, quelli scientifici e tecnici. Ciò che prevale, ed arriva forte e chiaro, è l’interesse per la relazione umana. L’autore traccia con una matita che ha la morbidezza di un carboncino il profilo di personaggi fortemente umani con le loro debolezze, i loro timori, i loro segreti e le loro follie. All’interno della storia contano i rapporti tra madre e figli, tra marito e moglie, tra colleghi e si parla altresì di come i ricordi di relazioni passate e finite lascino in realtà nella vita delle persone irrisolti che tornano e ritornano finché i personaggi non prendono la decisione di farci i conti. Così fa Daniela che dopo anni decide di avvicinare Buonvino per chiedergli aiuto e risolvere il caso del fratello scomparso. Emergono così, sensi di colpa, faide familiari, questioni economiche, solitudini e disagi che sono dell’animo umano. La storia è ambientata nell’estate 2020 pertanto in piena pandemia. E’ chiaro che Veltroni conosce in profondità l’Italia e gli Italiani e sullo sfondo di una storia ambientata a Roma si leggono in lontananza tratti tipici dell’Italia degli ultimi trent’anni. La storia, non l’indagine, si chiude con una domanda a risposta aperta. Una domanda che in realtà, legittimamente potremmo (e forse dovremmo) farci tutti.

Lara Martini

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una prosa semplice non priva di ritmo conduce in un contesto rassicurante, dove i buoni sono buoni e i cattivi cattivi. Nonostante sia ambientato nel nostro più recente presente, si respira aria antica, tanto che sullo sfondo sembrano fare capolino don Camillo e Peppone con le loro beghe rilassanti. La trama è come foglio di carta, i personaggi durano per il tempo della lettura. Consigliato per i cuori che osservano la tempesta dal bar caldo e deserto sistemato sul molo

Lucio Aimasso

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Veltroni racconta una storia ben orchestrata, dalla trama ricca e mai complessa, che cerca fin dalla prima pagina una complicità con il lettore e la conserva, abilmente, fino alla fine. I termini del "patto" con il lettore sono chiari: una prosa scorrevole, curata e senza fronzoli, un protagonista riconoscibile che insieme agli altri personaggi restituisce una fotografia credibile del nostro paese, un mistero intrigante distribuito con metodo tra le pagine. Un libro d'evasione, con cui trascorrere del tempo di buona qualità senza farsi troppe domande, almeno per una volta. 

Paolo Bosca

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Dover leggere un libro di Veltroni è una sfida interiore. Ci si confronta con la propria storia, coi propri fantasmi e coi propri sogni, così come con quelli collettivi e comunitari. E infatti non ci sono riuscito. Raramente abbandono un libro prima di raggiungere la metà delle pagine. è successo. Chiedo scusa al compagno Walter. Potrei solo aggiungere che aspettavo da mesi una riflessione in cui attraverso la catarsi della trama e della narrazione, costrizioni, segregazioni e rinunce di quest'anno trovino nuova luce. Almeno D'Alema si è buttato sul Pinot Nero.

Gianluca Farinetti

 

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