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Gli scomparsi di Alessia Tripaldi
Rizzoli

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Verona 2 “Giovani Marmotte”
coordinato da Alessandro Bravi:
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La mia scelta è sicuramente “Gli scomparsi”

Un vero noir ambientato nelle atmosfere cupe di un bosco buio e spaventoso ma soprattutto nei più oscuri e agghiaccianti meandri della mente umana capaci di concepire il più turpe dei delitti, il rapimento di un bambino.

La commissaria Lucia Pacinotti deve indagare sul ritrovamento di un corpo d’uomo massacrato e su un giovane che dice di esserne il figlio e di aver vissuto con lui nei boschi tutta la vita.

La commissaria coinvolge un vecchio amico di università, discendente di Cesare Lombroso, eccentrico prosecutore degli studi del suo antenato di cui porta con sofferenza il cognome come un marchio.

La storia è difficile e dolorosa, attraverso il profiling si cerca di capire cosa abbia portato nella mente di un uomo e non solo la perversa convinzione di “salvare” delle vite innocenti togliendole dal mondo.

La commissaria e il suo problematico amico si mettono in gioco fisicamente ma soprattutto emotivamente anche nel confronto con gli angoli bui personali in uno spazio completamente immerso nel dolore nella rassegnazione e nella dipendenza fisica e psicologica dal male.

Un bel thriller molto ben costruito con protagonisti credibili e coinvolgenti su un argomento purtroppo sempre di tragica attualità come ci racconta la cronaca di questi giorni a proposito del rapimento della piccola Denise.

Flaminia Pantanella

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Gli scomparsi, avvincente romanzo di esordio di Alessia Tripaldi, sociologa e sceneggiatrice anconetana.

Ecco il cast: un cadavere orrendamente sfigurato trovato nel bosco, un animale selvatico dalle sembianze di ragazzo visto mentre girovaga senza meta che dice di chiamarsi Leone e di essere il figlio dell’uomo ucciso, con cui aveva vissuto anni nei boschi senza contatti con il resto del mondo; poi Lucia, la donna commissario di polizia preposta all’indagine, ostinata e decisa a scoprire l’arcano e Marco Lombroso, amico e vecchio compagno di studi della poliziotta, chiamato da lei in aiuto per risolvere il caso. Marco è il vero protagonista del romanzo: egli discende in linea diretta da Cesare Lombroso, famoso medico veronese della metà dell’Ottocento considerato il padre della criminologia moderna, del quale Marco ha ereditato non solo il nome (per lui un cappio da cui invano ha tentato di liberarsi) ma anche una mente vivida dotata della capacità di scandagliare l’animo criminale. E sarà proprio Marco che, riuscendo a ricomporre i pezzi del puzzle e a risolvere il difficile caso, riporterà un po’ di pace anche nella sua anima tormentata.

Alessia Tripaldi con quest’opera prima si insinua nei meandri della psiche umana che rivela i suoi lati più aberranti. I bambini rapiti, portati nel bosco e costretti a vivere per anni nel terrore e nella sottomissione sono il filo conduttore del romanzo; l’autrice riesce a descrivere la loro angoscia con toni forti ma mai scabrosi, il lettore è scosso dall’efferatezza del racconto, ma non ne è offeso. Questo, secondo me, è il grande merito del libro. Considerato poi che si tratta di un romanzo d’esordio, ho apprezzato maggiormente la scrittura dell’autrice veloce, scorrevole, “cinematografica”, che ha reso la lettura appassionante.

Edvige Piccinelli

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