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Il bambino che disegnava le anime Tommaso Pagano
Solferino

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Carpi “I ragazzi del Liceo M. Fanti”
coordinato da Adele Baldi e Paola Borsari:
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Devo dire la verità: i 2 libri proposti, anche non essendo del mio genere, quindi avventura, storico, guerra ecc…, mi sono piaciuti molto, soprattutto il Bambino che disegnava le anime. Questo secondo me significa che uno può appassionarsi anche ad altri generi perché sono sicuro che questo non fosse del mio genere, però erano tutti e due molto belli, ma quello che mi è piaciuto di più è stato: “Il Bambino che disegnava le anime”. Questa esperienza mi è piaciuta e spero di continuarla.

Alessio Dugoni

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Questo libro è un giallo serio, complesso ma allo stesso tempo alla mano e comprensibile per chiunque. Dall’inizio la storia comincia con intrighi e dilemmi, che fino all’ultimo sembrano impossibili da risolvere e questo mi ha fatto molto piacere. Zeno Schirripa, il protagonista, è un ex poliziotto e commissario che da poco ha cominciato a lavorare come insegnante di italiano in una scuola. Nel tempo libero si “diverte” con il suo amico Fuad nell’orto di casa propria (lo so Zeno che a combattere con le lumache nel tuo orto non ci si diverte). Un giorno Zeno si ritrova davanti il suo ex compagno di missione Vincenzo Grillo che lo implora di aiutarlo con un nuovo caso. Forse per la nostalgia di quella compagnia, forse per la potente voglia di adrenalina, lui accetta e da qui cominceranno tutti i problemi da risolvere. Schirripa e Grillo si troveranno ad affrontare enigmi, bugie, mafia, reati segretamente connessi e anche la scomparsa di un studente, Giovanni, che sembra avere stranamente a che fare con tutta la storia. Tra temi scritti in classe pieni di rivelazioni strazianti, avvocati che amano esprimersi solamente con citazioni, sprazzi di possibile felicità e amore, si viene trasportati in una realtà parallela in cui o si usa la testa o si viene fregati.

Nonostante i primi capitoli, un po’ superficiali e contorti, “Il bambino che disegnava le anime” è assolutamente un titolo che consiglio a chi piace leggere storie tutto d’un fiato e tentare di aguzzare l’ingegno per scoprire il colpevole prima dell’ultima pagina.

Giorgia Lancellotti

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Zeno Schirripa è un ex commissario, che due anni prima decise di dimettersi per percorrere la via di insegnante di italiano; un uomo un po’ fuori dagli schemi anche in ambito scolastico. Deve portare i suoi alunni all’esame di maturità e perciò è costretto a cambiare un po’ i suoi metodi, e accorgendosi che un suo alunno inizia a mancare a scuola comincerà a indagare scoprendo che si tratta di un sospettato di un omicidio. Per cercare di scoprire la verità, offrirà il suo aiuto nelle indagini col nuovo commissario Vincenzo Grillo, un uomo che ripone molta fiducia nelle sue intuizioni, dato che il caso di cui verrà accusato l’alunno Giovanni, scomparso nel frattempo, non è un semplice caso, ma l’omicidio di un pezzo grosso della Natural Power, società di smaltimento dei rifiuti più importante della regione, che pare da tempo ruotare in loschi giri, ma che non sono mai arrivati a galla fatti concreti. Da qui seguirà un intreccio di avvincenti temi come la corruzione, la mafia o gli insabbiamenti alternati a momenti di amore e serenità che possono offrire i cuori sinceri. Il genere letterario è un romanzo giallo, e alterna un lessico più semplice e quotidiano con molti discorsi diretti e dialoghi interiori, con descrizioni molto precise di luoghi e tempi, seguito da periodi più lunghi e ricchi di colpi di scena nei momenti giusti.

Ho apprezzato molto di questo libro le riflessioni critiche rivolte alle società attuali, perché spesso molti non si rendono conto di quanto le posizioni in Italia siano cambiate, e di quanta corruzione giri, nonostante ci sembri girare tutto attorno alla legislazione italiana. Mi sono anche piaciute molto le citazioni o i riferimenti letterari classici come “Lo scopo del lavoro è quello di guadagnarsi il tempo libero” come disse l’avvocato Matteo Dolce citando Aristotele.

Valentina Omoruyi

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Il protagonista di questo libro, Zeno Schirripa, è un personaggio molto sfaccettato, di cui non si finisce mai di scoprire nuovi particolari. Non viene descritto a parole, ma tramite le azioni e i gesti che compie sin da subito si intuisce la sua personalità, che per certi versi può essere riassunta nel proverbio il lupo perde il pelo, ma non il vizio.

Il libro non segue una classica divisione in capitoli, che invece si alternano in base al punto di vista e intervallati dall’inserimento di brevi racconti.

Infatti il romanzo contiene una storia principale, che definisce il libro come un giallo, che a volte si alterna, ma allo stesso tempo corrisponde alle storie e alle vicende personali di più personaggi, che sono storie d’amore, di polizia, di attualità.

Caterina Ricci

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Ho trovato questo libro deliziosamente articolato e piacevole alla lettura, scritto con uno stile che mi è risultato nuovo e particolarmente efficace: i momenti di suspense dolorosamente prolungati dall’intrecciarsi di due situazioni diverse che si confondono tra loro, descrizioni meticolose che permettono al lettore di vedere le scene e non solo immaginarle, interruzioni alla narrazione per telefonate a call center e temi scolastici. Zeno, il protagonista, attraversa un processo di miglioramento personale significativo e naturale, ma la storia non si incentra tanto su di lui quanto su ciò che succede attorno, non coinvolgendolo in ogni occasione e risultando in questo modo realistica e gradevole. Nemmeno la comicità è assente in questo intrigante romanzo poliziesco e pieno di riflessioni notevoli. Lo consiglierei a chiunque volesse leggere un libro appassionante, significativo e in più comico, ma anche leggero e gradevole.

Maria Vigliotta

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