Il più grande criminale di Roma è stato
amico mio di Aurelio
Picca
Bompiani
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Circolo dei lettori del
torneo letterario di Robinson
di Lanciano “Ex Libris”
coordinato da Maria Rosaria La Morgia:
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La storia di Lallo lo zoppo, i suoi crimini efferati, l'amicizia con Alfredo Braschi, voce narrante, la devozione quasi religiosa di quest'ultimo per un criminale spietato, la sua disperazione e la sua redenzione costituiscono il filo del racconto. Tuttavia questo mondo di violenza, di sangue umano e animale che si mescolano, di sparatorie, sequestri, avrebbe coinvolto maggiormente, pur con la crudezza della scrittura, senza l'ossessiva riproposizione di scene volgari, inutili all'economia del racconto.
Rita Crisanti
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Attraverso la narrazione del giovane Alfredo, l’autore racconta la storia del più feroce criminale
degli anni 60, ‘Lallo lo Zoppo’, da cui il protagonista rimane affascinato fin da ragazzo.
Ricordare la storia e l’amicizia con il criminale è un modo per ritrovare se stesso, fare i conti con il
passato, affrontare il dolore mai acquietato, come quello per la figlia perduta, di cui rimane solo la
ninnananna che la piccola cantava…
Romanzo intenso, forte, duro e coraggioso
M.Rosaria Cesarone
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La nota dell’ autore a fine romanzo spiazza il lettore. Alfredo Braschi, io narrante, grande amico di un delinquente o semplice alter ego dell’autore? Al limite del lugubre sono le descrizioni paesaggistiche, cupi i pensieri e gli stessi ricordi relativi all'amicizia con un criminale realmente esistito. È la storia di Laudavino De Sanctis, che viene raccontata con crudezza e con l'intenzione di portare all'attenzione del lettore la sua parte umana….anche un criminale è una persona. Una buona trovata è stato inserire nel romanzo gli stralci del processo a Laudavino per interrompere il flusso di ricordi di Alfredo. Questo vivere il presente in funzione del passato con tutta la sua crudezza annienta lentamente il lettore. La scelta della paratassi con costrutti brevi è congeniale ad una lettura lenta come i pensieri e la vita di Alfredo fino alla liberazione stessa dei suoi fantasmi.
Elvira Martelli
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Uno spaccato crudo della Roma degli anni sessanta e settanta.
Ferite ancora aperte e mai davvero rimarginate portate alla luce attraverso la testimonianza dei
protagonisti di quei fatti di cronaca che raccontano una vita fatta di sentimenti e di agiti estremi,
esagerati, ossessivi; fatti di carne sangue sperma. Maschi antichi.
Tatuaggi che “non erano tappeti ricamati per cancellare il corpo, per renderlo invisibile come fanno
qua oggi” ma incisioni e tagli sulla pelle che scrivono la loro storia sulla carne che urla di dolore ma
solo così riesce a sentire che è viva.
Avvenimenti “come spari che hanno ricondotto Roma… a prima che diventasse invisibile. …Roma
è tornata in superficie. Ha mostrato di nuovo il suo volto cinico e spietato smantellando ogni
accumulo e ogni bellezza”
Paola Fasciani
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Probabilmente ho apprezzato il romanzo per motivi biografici: una vicenda che prova a raccontare punti di vista e storie di riscatto e di amori nella Roma malavitosa e proletaria del periodo sessantottino, quando tutto sembrava rimescolarsi ed era lecito sperare in cambiamenti miracolosi. Interessante seguire pensieri e relazioni del protagonista, attraverso la città e la provincia... Molto certo cambiò, ma l'essenziale, nelle ingiustizie di ieri e di oggi, rimane che le vittime continuano ad essere gli innocenti.
Edvige Ricci