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La bambina senza il sorriso di Antonio Menna
Marsilio

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Napoli 1 “Iocisto”
coordinato da Gigi Agnano
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La piccola Chiara perde il padre e cercando qualcuno che possa aiutarla a ritrovarlo conosce Tony.

Perduto, giornalista precario. Grazie alla bambina dal sorriso invisibile, il lettore si trova coinvolto in una storia vivace e coinvolgente, ricca di colpi di scena. L’autore riesce ad affrontare mille argomenti, in un avvolgente susseguirsi di eventi grazie ai quali racconta di storia e di vita quotidiana senza mai annoiare. Ma, non bisogna dimenticarlo, è Napoli la vera protagonista del romanzo di A. Menna; la città di Partenope viene descritta in ogni suo vicolo segreto con i suoi innumerevoli volti cangianti.

Bella l’idea del sorriso che non si riesce a vedere, bella la bambina, belli i vari personaggi, bella la città e i suoi mille angoli; insomma un libro che si legge con piacere nella speranza di rincontrare presto i simpatici protagonisti in nuove e divertenti avventure.

Bianca Ferrara

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Piacevolmente delicato il giallo di Francesco Menna. Tutto incentrato sulla figura del protagonista, Tony Perduto. Già il nome ci mette in guardia: giornalista precario, pressato e vessato dai suoi svariati datori di lavoro, celibe e poco fortunato con le donne. Ma tutto questo lo rende simpatico: è dolce, gentile, un po’ imbranato, sicuro nelle sue insicurezze. Così con i suoi superiori, con i suoi contatti di lavoro, con le sue donne, a cominciare da Chiaretta, la bambina senza il sorriso che dà il titolo al libro.

Ma è caparbio, ha una sua idea della vita e vuole arrivare a fondo nelle cose pur nella incertezza che lo connota.

La vicenda si segue con vero piacere e si snoda nelle strade di Napoli. La descrizione non ricalca i soliti cliché, ma è un acquerello delicato eppur veritiero: dai vicoli con i bassi alla elegante piazza dei Martiri, a Bagnoli con la sua acciaieria seguiamo Tony Perduto e viviamo la città con lui. Tutto è vivido e reale, ma senza gli eccessi della nostra città.

Molto piacevole e non scontato il finale. Almeno per una lettrice non avvezza ai gialli.

Maria Grazia De Dominicis

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Quello del bravo Antonio Menna si potrebbe definire un giallo-non giallo in quanto vi manca un elemento che è il fulcro di questo genere di letteratura: il cadavere. Eppure del giallo ha tutte le altre caratteristiche: la scomparsa, il giornalista precario che si improvvisa detective e dedica tutto il suo tempo a decifrare il mistero, le reticenze, i sospetti e, infine, la soluzione. A denunciare la scomparsa una bambina che, per un difetto alla nascita, non riesce a sorridere se non dentro di sé. Ho apprezzato la scrittura fluida e accattivante e la fotografia di una Napoli vivace e colorita ma mai banale a cui, però, si oppone la freddezza dei comportamenti degli attori del dramma. Sono state proprio la freddezza di alcuni personaggi appena delineati e la loro indifferenza per i sentimenti degli altri, a farmi preferire l’altro giallo proposto.

Annamaria Montesano

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