Piani inclinati di Eleonora Carta
Piemme
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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Vicchio “Ghost readers”
coordinato da Serena Materassi
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Bel romanzo poliziesco, con una trama che fila bene e non lascia “buchi” nello svolgimento dell’azione. Bella l’ambientazione, con una Sardegna descritta in maniera quasi visibile. Belli i personaggi, soprattutto i due protagonisti, il lato psicologico dei quali viene svelato a mano a mano in base ai loro pensieri e alle loro azioni e non dall’io narrante, il che a mio avviso li rende più credibili. All’interno del giallo si parla molto anche dei problemi di una terra che accosta una natura aspra e selvaggia, dura e dove è difficile vivere ma vera, a una costa totalmente costruita e snaturata, a totale vantaggio di pochi speculatori e dei turisti che se la possono permettere.
Serena Materassi
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La prima parte del romanzo ti cattura immediatamente l’interesse grazie ad una narrazione veloce, ben ritmata, in perfetto stile giallo. Il protagonista, Daniele Fois, ispettore delle Guardie Forestali, è un bel personaggio: solitario e rude, attento e osservatore, capace di comprendere il dolore e con un grande senso della giustizia. Un uomo che è tutt’uno con la sua terra, quella Sardegna misteriosa e dura, faticosa e ricca di miti ancestrali di cui conosce ogni sentiero e che percorre in solitaria sempre accompagnato da Nina, la labrador bionda dagli occhi vispi che non lo abbandona mai. Con l’arrivo dell’altra protagonista, Linda de Falco, preparatissima e algida maggiore del ROS inviata da Roma, l’atmosfera cambia e ci troviamo catapultati dentro un thriller televisivo alla “CSI - scena del crimine” che si evolve in un intreccio di colpi di scena talmente poco credibili e improbabili (per non parlare di come si arriva al finale) che fanno passare in secondo piano l’indagine e purtroppo rendono poco avvincente la lettura di questa parte del romanzo.
Stefania Banchi
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Un’indagine intensa dalla prima all’ultima pagina, una volta che comincia è difficile che ti lasci andare presto. Molto interessante il linguaggio, dettagliato senza scendere nel “logorroico”, davvero difficile riuscire a perdere il filo.
I personaggi li ho trovati molto verosimili date le circostanze, non sembrano scendere in tipici cliché da romanzo investigativo ma sanno tenere alta l’attenzione del lettore, che a sua volta si sentirà parte della storia tanto da riuscire a vederla “proiettata” davanti ai suoi occhi.
È una lettura piacevole, ottima per farsi trasportare in luoghi e vicende impegnative pur in un periodo di costanti limitazioni e difficoltà - ottimo soprattutto, penso, per il lettore curioso e dedicato a seguire le tracce di un mistero da risolvere.
Francesca Ferro
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Probabilmente nel titolo c’è il destino. Nome Omen. O forse bisogna davvero inclinare la testa per apprezzarlo. Personalmente non amo molto il genere e questa scrittura così declinata non migliora la situazione. Non lo consiglierei.
Serena Pinzani
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La seconda legge della biblioteconomia del grande bibliotecario indiano Ranghanatan recita “Every reader his book”. A ogni lettore il suo libro” ovvero il lettore deve poter individuare il libro che tratta del soggetto o che contiene l’opera di suo interesse. Purtroppo in questo libro non ho trovato niente di mio interesse e non ho terminato la lettura.
Bianza Zanieri
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