Teresa Papavero di Chiara Moscardelli
Giunti
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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Roma 1 “Biblioteche di Roma”
coordinato da Simona Cives
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Secondo romanzo sul personaggio seriale di Teresa Papavero. Teresa è un’incredibile quanto improbabile investigatrice intelligentissima e bravissima, ma capace di auto-sabotarsi per via di un trauma infantile e di una figura paterna pesante come il trucco di Moira Orfei. La Papavero si veste una via di mezzo tra il Mago Divino Otelma e Barbie fiori di pesco e si aggira per il paesino di Strangolagalli (ma anche per altri posti) incontrando personaggi improbabili quanto lei. La cosa potrebbe anche risultare interessante se non suonasse a volte nei modi piuttosto forzata, sopratutto nella creazione dei personaggi secondari che a volte sembrano modellati sulla commedia di genere degli anni Settanta.
In tutto questo il romanzo è un giallo a canone classico che vuol esser però comico. Quest’ultimo aspetto va però a stridere un po’ troppo con il delitto su cui la Papavero indaga, davvero violento e oscuro, troppo, perché il tono comico si mantenga, come credo voglia l’autrice, sul televisivo per famiglie.
Il romanzo scorre e si fa leggere grazie alla capacità dell’autrice; soffre un po’ di quello che ultimamente i romanzi gialli italiani (a personaggio seriale) manifestano, anche inconsciamente, e che chiamerò qui, crudelmente, “bisogno di fiction”.
Alessio Di Simone
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Scrittura un po’ prolissa soprattutto nei dialoghi: molti personaggi, molto dialogo e, qua e là, uso del dialetto e altri idiomi, a scapito degli accadimenti. Questo mette il lettore un po’ in ansia. Tuttavia la trama gialla è ben costruita e si sviluppa su diversi piani che contribuiscono a creare suspense. Inoltre la coesistenza di sottotrame (sentimentali o di indagine) lascia nel lettore curiosità, che rivelano l’intenzione di scrittura seriale. Anche se il soggetto di questo romanzo (serial killer e abusi) è poco originale e fatalmente porta ad uno sviluppo manieristico, la trama è molto fitta di accadimenti e colpi di scena, nonché ampiamente condita da autoironia, giovando al ritmo narrativo complessivo. La lettura, dunque, risulta piacevole, avvincente e lascia addosso la curiosità di sapere come andranno a finire storie volutamente rimandate ad un prossimo romanzo. Voto complessivo 7.
Stefania Cenciarelli
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Romanzo giallo-rosa scritto molto bene, con uno stile fresco, leggero. Nonostante la simpatica ironia il libro tratta argomenti impegnativi come la malattia mentale, il trattamento che veniva usato negli ospedali psichiatrici anche ai bambini fino ai primi anni Ottanta. La trama gialla è ben costruita e avvince il lettore con colpi di scena sapientemente inseriti alla fine di alcuni capitoli. La protagonista Teresa è circondata da una bella squadra di personaggi caratteristici a cominciare da suo padre Giovan Battista Papavero emerito criminologo in pensione ma i miei preferiti sono Danko e Ivanka, veramente simpatici. L’azione si svolge durante l’ultimo trimestre del 2019 nel paesino di Strangolagalli per poi spostarsi a Ferrara dove Teresa troverà molte risposte anche se non tutte; molto carine le pagine con le reazioni e i commenti ai primi casi di pandemia da parte dei vari personaggi. Finale aperto che lascia in attesa.
Luana Vignali
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Protagonista dell’agghiacciante scoperta di uno scheletro nell’intercapedine di un muro abbattuto durante alcuni lavori di ristrutturazione è Teresa Papavero, figlia di un noto criminologo. La scoperta sconvolge tutto il paese di Strangolagalli, dove Teresa si è trasferita a conclusione di un precedente caso di omicidio che aveva già messo in luce le sue innate doti investigative. È questa la strada professionale che Teresa vuole percorrere? Ancora non lo ha capito: si muove seguendo l’istinto, a maggior ragione in quest’indagine, che potrebbe risolvere il mistero della scomparsa di sua madre, Luisa. Centrali, nel libro, i riferimenti alle vicende della protagonista, descritta come un’insicura cronica e dal fare un po’ goffo, ma anche empatica e intelligente, e il continuo sovrapporsi di un personaggio così “leggero” a uno sfondo narrativo tanto drammatico (efferati omicidi seriali di giovani donne) allenta la tensione narrativa.
Mary Patella
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Al primo sguardo un lettore bisbetico sarebbe tentato di commentare questo romanzo con l’ingeneroso e alquanto riduttivo:“Bridget Jones di Strangolagalli contro lo squilibrato di Psycho” e, visto che l’autrice dissemina il suo testo di numerose allusioni e illustri citazioni cinematografiche, tale descrizione potrebbe anche essere in parte giustificata. Anzi, considerato che il libro in discussione descrive la seconda indagine condotta da Teresa Papavero, e tutto fa presagire che le vicende della protagonista continuino anche in un terzo volume, la sensazione prevalente è quella di leggere un testo finalizzato a diventare una sceneggiatura di una serie televisiva. Non a caso i personaggi principali che non rientrano nel filone criminale del romanzo sono sovraccaricati come le figure della commedia dell’arte, mentre l’intero schema narrativo richiama l’adattamento per il piccolo schermo di “Bar Lume”, di Marco Malvaldi.
Questo mondo bucolico, con l’aggiunta di un filone rosa, a tratti patetico se non ridicolo, stride con le indagini portate avanti dalla protagonista, di tematica importante e seria, come maltrattamenti in famiglia, abbandono minorile e malattia mentale. Eppure questo miscuglio di sentimentale, tragico, violento e comico, questa follia di dialoghi al limite dell’assurdo alternati a momenti di crescente pathos, rende la lettura piacevole e distensiva, senza grosse pretese.
Magdalena Agata Jedrusik