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Il giornalino di Gianburrasca di Vamba
Giunti

 

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Circolo di lettura di Robinson
di Livorno “L’avventura di un lettore”
coordinato da Valeria Cioni
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La storia di Giannino Stoppani, detto dai calunniatori Gian Burrasca, ha inizio nel giorno del suo ottavo compleanno, quando riceve in regalo il famoso giornalino.

Fin dall’inizio verrebbe voglia di congratularci con questo ragazzino per lo stile veramente scorrevole e incalzante con cui racconta tutte le sue disgrazie.

Giannino è un bambino fantasioso e vivace... un vero terremoto, ma il suo più grande difetto è la sincerità unita all’incapacità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni. Questa è la causa di tutti i guai che gli capitano e dai quali, alla fine, sarà difficile uscire.

In sostanza il libro mette in risalto l’ipocrisia della famiglia e del tempo in cui si svolge la storia.  Spesso tuttavia ci si domanda se veramente Giannino fosse il ragazzino sprovveduto ed ingenuo che vuole apparire.

Anna Malevolti

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Gian Burrasca è fiero autore del suo memoriale e di alcune delle più creative marachelle della letteratura. Ad oggi, vi si ritrova ancora e con piacere una sempre valida costante in quella gioia turbolenta che sconvolge le rigidità snob di un ambiente familiare borghese tutto apparenza. Egli difatti racconta candidamente, tra fanciullesca ironia e genuina convinzione, dell’incomprensione degli adulti nei confronti delle sue, seppur impegnative, gesta e non ha tutti i torti: Giannino rivendica a gran voce il suo essere bambino in un mondo di adulti, degno avversario in una società grigia davvero poco votata alla fantasia.

Camilla Del Corona

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All’interno di una famiglia borghese è certo che gli scherzi di Giannino Stoppani risultino fuori luogo: il bambino si trova ad essere costantemente punito dai suoi parenti per le sue eccessive birbanterie delle quali chi legge è partecipe attraverso il diario che il protagonista redige. Gian Burrasca, così chiamato dalla sua famiglia, porta tra le pagine del libro allegria e freschezza.

Carla Querci

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Il giornalino di Gian Burrasca ha le caratteristiche di un vero e proprio diario, dove il protagonista, Giannino Stoppani, nominato dalla famiglia Gian Burrasca per il suo carattere turbolente, narra le proprie avventure e i propri dispetti a discapito delle sue sorelle e i suoi parenti, spesso per perseguire il suo concetto personale di verità. Tra le pagine di questo libro si respira un’atmosfera allegra e fresca, si cerca di ribaltare le situazioni ed alcuni atteggiamenti stereotipati. Gian Burrasca, insieme a Pippi e a Pinocchio, fa parte di quei protagonisti bambini che non ci stanno a subire il mondo adulto.

Cecilia Caleo

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Gian Burrasca prende il suo soprannome dalle birichinate che continuamente combina a discapito dei suoi familiari e non sempre (anzi mai!) sono apprezzate. Il bambino ha un carattere, nonostante le continue punizioni che gli vengono date, vivace ed allegro e non si abbatte, anzi continua a combinare nuovi scherzi. Il libro è scritto come un diario, di facile e scorrevole lettura, diverte e stupisce.

Chiara Raspo

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Gian Burrasca, irrefrenabile spirito in cerca di libertà, continua a ghermire lettori in un vortice di avventure scritte sul proprio diario personale dove si diverte ad annotare le tante marachelle e riflessioni sulla realtà, a lui tanto incomprensibile quanto complessa, degli adulti. I guai da lui causati contengono una sana morale che si presenta non come predica leziosa, ma lezione catartica sul corretto agire nel mondo. Vamba sottolinea le incongruenze e le idiosincrasie dei grandi, la loro avidità, la cupidigia, la violenza visti con gli occhi sinceri e ingenui del suo eroe bambino.

Claudio Fedele

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Scritto sotto forma di diario narra in modo divertente le “disavventure” di un ragazzino di 9 anni, Giovanni Stoppani detto Gian Burrasca dalla famiglia. È figlio della buona borghesia di inizio novecento in Un Italia da poco unificata. Gran parte delle sue marachelle sono frutto della sua curiosità e della sua fantasia Ed è anche una presa in giro del mondo ipocrita degli adulti, che mentre insegnano che non si debbono dire bugie mentono sempre.

Gabriella Merchianti

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Giannino Stoppani affida al suo giornalino pensieri e (dis)avventure, e leggendolo poco a poco scopriamo cosa vuol dire essere bambini. Combina ogni sorta di guaio ma sempre animato dalle migliori intenzioni e convinto di dover aiutare le persone a cui vuole bene. Non possiamo che affezionarci a Giannino, la cui ingenuità disarmante fa sì che il lettore sia sempre dalla sua parte anche quando ne combina delle belle. La magia del libro sta proprio nella candida ingenuità e generosità dell’infanzia, che non comprende il mondo degli adulti, intrappolato in rigide regole e convenzioni. Gian Burrasca vorremmo esserlo un po’ anche noi.

Giulia Bertolini

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Giamburrasca è un romanzo troppo ancorato al tempo nel quale è stato scritto e ambientato.

L’ironia, le vicende e il linguaggio risultano per un lettore d’oggi superati.

Giannino scappa di casa per rifugiarsi dalla zia ma questo sentimento di fuga e di evasione nella società odierna è in buona parte scomparso; i bambini di oggi fuggono attraverso il digitale e non fisicamente. In tutto il romanzo Giamburrasca viene educato con la violenza, che viene descritta con leggerezza, come una componente qualsiasi della vita quotidiana.

Giulia Campi

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Diario delle imprese di un bambino di nove anni, è un libro divertente, scritto con uno stile scorrevole, incalzante, in cui gli eventi si susseguono in un crescendo tragicomico.

Irrequieto, ribelle, il protagonista si crea situazioni spiacevoli e imbarazzanti frutto non solo di ingenuità, buona fede, mancata lungimiranza, ma anche di intenzionalità e premeditazione. Educato a non mentire mai, non cede a compromessi o a mezze verità.

È una velenosa satira nei confronti del finto perbenismo e dell’ipocrisia della società borghese dell’epoca inizio ’900 e non solo!

Manuela Freschi

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Giannino Stoppani, detto Giamburrasca, tiene un diario dove scrive tutto ciò che accade nella sua famiglia. Racconta delle sue disavventure che altro non sono che tutti i guai che lui combina. È un bambino sincero che dice sempre la verità anche quando non dovrebbe, causando imbarazzi a tutta la famiglia.  Giannino non si sottomette alle rigide regole dell’epoca smascherando l’ipocrisia degli adulti e che permea tutta la società.

Lo stile è scorrevole ed accattivante. Un romanzo molto divertente, non solo per ragazzi.

Maria Carla Rosano

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Un libro ironico, divertente ed esilarante che fa sorridere grandi e piccini. Il protagonista, il cui vero nome è Giannino Stoppani, viene chiamato ‘Gian Burrasca’, perché nel corso della sua vita ne combinerà di tutti i colori. La sua impulsività, la sua vitalità lo portano ad agire in continuazione e tale atteggiamento sfocia spesso in una incapacità di sapere prevedere le conseguenze del suo operato. Comunque alla fine nonostante le numerose marachelle che Gian Burrasca ha combinato, la storia si conclude in parte a favore di questo personaggio squinternato e pazzerello.
Giannino dietro a quell’anima di ‘peste’, possiede un cuore tenero e buono, ma soprattutto la sua schiettezza e la sua sincerità riusciranno sempre a rivelare il finto perbenismo e l’odiosa ipocrisia della gente che gli sta intorno.

Michela Carlotti

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Le monellerie di Gian Burrasca che si susseguono a raffica nella prima parte del romanzo, e riecheggiano la pubblicazione a puntate dal 1907 al 1909, assumono una veste più umoristica e riflessiva sul mondo quando Gian Burrasca viene inviato dal padre in collegio. Qui il plot si fa più articolato, i personaggi meno macchiettistici e le burla di Giannino assumono uno scopo “sociale”. Allora il lettore condivide il ritmo incalzante e la comicità con cui  Giannino e i suoi amici architettano burle contro l’avida stupidità dei direttori del collegio e la galleria dei personaggi si fa  psicologicamente più delineata e accattivante.

Paola Maria Bosio

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L’umorismo pungente e la velata ironia che caratterizzano Il giornalino di Gianburrasca rende il diario degli avvenimenti della vita di Giannino e della sua famiglia il manifesto della protesta e della rivolta di un ragazzo contro il mondo conformista e soffocante dei grandi: in un mondo in cui gli adulti “fanno da padroni”, Giannino non si sottomette e osa comportarsi come ciò che realmente è, un bambino. È l’innocenza di Gian Burrasca a smascherare l’ironia degli adulti. In un primo e più elementare piano di lettura, si ride delle monellerie di Giannino, in un secondo piano, più profondo, ci si domanda se sia un bambino voluto e amato oppure sia considerato un semplice fastidio.

Paola Palumbo

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Gianburrasca svela l’ipocrisia e le incoerenze degli adulti e punta l’indice su una educazione basata sulla coercizione. Se per alcuni aspetti può essere ancora attuale, per altri è ormai datato (a partire dal linguaggio troppo corretto per un bambino di 11 anni). Giannino Stoppani non riesce ad andare oltre il tempo nel quale è stato creato, se non per una generica critica ad una società appunto ipocrita (che tocca il suo culmine con il matrimonio in chiesa clandestino della sorella). Anche la figura del bambino poco amato non riesce a suscitare che un po’ di tenerezza, non credo immedesimazione da parte dei bambini di oggi

Valeria Cioni

 

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Circolo di lettura di Robinson
di Novara “Pagine al Darjeeling”
coordinato da Laura Di Gianfrancesco
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Giannino Stoppani, detto Gianburrasca, è il narratore entusiasta di mille rocambolesche avventure, confidate segretamente all’amato giornalino che compila nella prigione della sua camera.

Viva la libertà è il motto di Gianburrasca che ci offre una sguardo fresco sulle cose del mondo e sulla vita e sulle convinzioni dei grandi ed è uno sguardo pieno di curiosità, di stupore e di meraviglia, capace di ammirare  la  sala di casa  addobbata a festa, e di posarsi  sulle tremanti gelatine gialle e rosse  adagiate nei vassoi mentre mille fiammelle di luce elettrica risplendono qua e là riflettendosi negli specchi e “ogni sorta di fiori sparsi per tutto fan bella mostra dei lor vivaci colori ed espandono per le sale i loro grati e delicati profumi.”   

Dina Santoro

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Giannino Stoppani, in arte Gian Burrasca è il tipico monello capace di combinare ogni genere di marachella ai danni della famiglia e di chiunque capiti nei paraggi. Il libro è il diario raccolta di tutti gli scherzi, più o meno gravi, più o meno imbarazzanti, che il protagonista mette a segno e racconta a noi lettori. Il comportamento di Gian Burrasca è una forma di ribellione, ingenua e tipica dei bambini, verso una società un po’ bacchettona, decisamente molto diversa da quella alla quale siamo abituati ai giorni nostri. Da ragazzina non lo avevo mai letto e anche per questo sono contenta di averlo fatto ora. Devo però ammettere che, nonostante siano molte le occasioni in cui si ride, la lettura non mi ha entusiasmato fino alla fine; dopo un po’ questo continuo atteggiamento ribelle del protagonista e l’insistenza nel combinare guai ai danni degli altri mi ha stancato. Si intuisce la buona fede del bambino che non accetta compromessi e che si mette continuamente nei guai perché dice sempre e solo la verità; si capisce anche che è un libro per ragazzi la cui lettura è caldamente consigliata anche agli adulti, ma rimango della mia opinione.

Cecilia Mattioli

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Marachelle raccontate dal punto di vista di un bambino che, a nove anni, ormai dovrebbe essere in grado di prevedere, almeno in parte, le conseguenze delle sue azioni.

La storia acquista spessore nel procedere del racconto in quanto mette in evidenza, in modo sempre più lampante, da una parte l’ipocrisia degli adulti, dall’altra la logica disarmante e senza filtri di un bambino che non riesce a capire il modo di ragionare dei grandi.

Giannino, anche se pestifero, è comunque un bambino buono, schietto e sincero che ci fa capire che bisognerebbe mantenere lo sguardo pulito ed ingenuo di un bambino per riuscire ad interpretare nel modo più giusto la vita.

Franca Sacco

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Il Giornalino di Gian Burrasca è il diario fantastico di Giannino Stoppani, un bambino di nove anni che vive in un’agiata famiglia toscana agli inizi del Novecento. Giannino è un bimbo vivace a cui piace giocare e che si diverte ad organizzare scherzi, principalmente a scapito della sua famiglia. Nella sua innocenza di bambino, Gian Burrasca non vede le conseguenze disastrose delle sue azioni e si considera sfortunato quando viene punito per quelle che lui considera semplici scherzi o addirittura nobili azioni. La schiettezza di Gian Burrasca finisce per mettere a nudo il finto perbenismo e l’ipocrisia dei personaggi intorno a lui ed è questo il vero motivo per cui finisce nei guai. E’ un libro simpatico e di lettura scorrevole, ma la trama è ripetitiva e, a parte le pagine dedicate al periodo in collegio, poco avvincente. Sicuramente un libro piacevole per giovani lettori.

Sabina Santoro

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Penso sia difficile, per chi era nella prima adolescenza nel 1964, rileggere ora il Giornalino di Gian Burrasca senza canticchiare “W la pappa con il pomodoro” e non associare a Giannino Stoppani la figura del “ragazzino” Rita Pavone. La felice regia di Lina Vertmüller seppe trasferire nello sceneggiato televisivo la briosità di scrittura di Luigi Bertelli e sottolinearne l’intensità di significato che si esplica nell’incapacità dei “grandi” di comprendere la solitudine di un bambino intelligente nell’ambito di una famiglia composta di soli adulti. Giannino trova stimoli nell’ideazione e attuazione di continue monellerie atte a vincere la noia. Desidera essere un componente della famiglia e ritiene che le sue avventure possano essere di aiuto perché si basano sul concetto di verità insegnatogli, ma ne consegue sempre un guaio, o meglio, gli adulti lo considerano tale.

Il giornalino apre con la coincidenza del compleanno che cade con la ricorrenza dell’entrata delle truppe italiane in Roma e termina con la questione politico-sociale in cui Giannino incappa, allegoria dell’esuberanza del ragazzino con la tanta voglia di fare dell’Italia, una nazione giovane che si avventura nell’età giolittiana, anni cui Bertelli ideò il personaggio di Gian Burrasca.

Tiziana Delsale

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Il Giornalino di Gian Burrasca, un libro che ha accompagnato nella vita la mia generazione. Mi sono divertita tantissimo da bambina, da adulta leggendolo ai miei figli e ora ai miei nipoti.

Un classico della letteratura italiana per ragazzi, una lettura coinvolgente e spassosa per tutti.

Rita Rosati

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Lettura della mia infanzia, tramandata da mio padre, in quanto lettura della sua infanzia. Il Diario di Gian Burrasca infila una serie incredibile di episodi comici, improbabili ed equivoci, ma molto spassosi di un Giovannino Stoppani che combina guai anche quando animato dai più buoni sentimenti. La raccomandazione di Vamba, è che i ragazzi d’Italia, a cui è dedicato, facciano leggere il diario ai loro genitori.

Lisa Rizzotti

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Il diario di Gian Burrasca è una piccola rappresentazione della società dell’epoca che, letto adesso, assume una nota amara, dai matrimoni combinati alla severità di genitori e professori.

Il tutto vissuto in prima persona da un ragazzo ingenuo di nove anni che si batte per il vero, ma che ha una visione distorta della realtà e tende sempre a giustificare le sue azioni.

Le prime pagine fanno sorridere. Le seguenti, invece, sono un susseguirsi di avventure dove ciò che muta è solo l’episodio raccontato: questo rende i racconti ripetitivi e privi di sorprese.

Una lettura tuttavia scorrevole e piacevole che non richiede particolare attenzione.

Francesca Sciortino

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Leggo Il giornalino di Gian Burrasca e torno bambina, mi vengono in mente le suggestioni che le mascalzonate del protagonista suscitavano nella mia immaginazione di allora. Giannino Stoppani era un piccolo eroe per me, godeva della mia più totale simpatia, il portavoce della categoria dei bambini. Sono passati un bel po’ di anni, il racconto di Vamba mi diverte ancora, ma tra le righe colgo adesso i significati sottesi, l’ipocrisia di un mondo adulto che educa con rigore, ma vive di maldicenza, opportunismo, sotterfugi e piccinerie. Una denuncia a suon di risate che non cede alla retorica, ma sferza con la sua inequivocabile autenticità: quello che mi piace trovare nei libri.

Paola Gaiani

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È un libro simpatico, divertente, in cui un po’ tutti ritroviamo quello spirito ribelle, sincero dell’età infantile. Le marachelle di Gian Burrasca oggi sarebbero fuor di luogo mentre sono ben inserite nel contesto di quell’epoca. È un libro semplice, ironico, senza pretese che fa sorridere grandi e soprattutto bambini. Lettura sicuramente da consigliare ai bambini, meno interessante per un adulto.

Luisa Arcuri

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"Il giornalino di Gian Burrasca" è una lettura che ha colori, odori e sapori, e non capita spesso. Riporta alla mente un mondo seppiato, come visto attraverso un filtro vintage, dai contorni corrosi dal tempo; ha il profumo di violetta e zucchero dei pomeriggi trascorsi ascoltando i racconti dei nonni, e il sapore di certe merende, trascorse con loro. Il racconto delle avventure del ragazzino impertinente sono un viaggio nel tempo, una specie di carezza fatta con la mano rugosa di chi me lo ha fatto leggere, restandomi accanto, tantissimi anni fa. Eppure credo sappia parlare anche ai ragazzini di oggi, usando quel linguaggio semplice e diretto di chi raccontando una storia resta lontano dalla morale, il tono schietto di chi è soddisfatto per avere strappato una risata durante una giornata grigia. E questa è una di quelle sensazioni senza età né scadenza.

Valeria Di Tano

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Le avventure di Gianburrasca si leggono tutte d’un fiato, permettono di trascorrere un pomeriggio spensierato nel senso più concreto del termine: perché è come un fumetto, come un cartone animato, la storia di un personaggio furbo e ingenuo, scaltro e sfortunato, ma sempre capace di inventare, progettare, immaginare. Quello di Luigi Bertelli è un linguaggio privo di manierismi, capace di fare compagnia e divertire.

In qualche modo si tratta di un romanzo che rappresenta una fase della crescita e un groviglio di emozioni delle quali ho persino nostalgia, che potrebbe benissimo, per la sua forza empatica, stare accanto alle vicende americane di Tom Sawyer, allo stile scanzonato di Jerome K. Jerome.

Fabio Pera

 

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Circolo di lettura di Robinson
di Roma “Giuria Gialla”
coordinato da Beatrice Mariani
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Essendo stata io una bambina giudiziosa, il piccolo Giannino non mi ispirava simpatia. Eppure ne ammiravo lo spirito indomito, la sincerità spiazzante, la voglia insopprimibile di divertirsi alle spalle di tutto e tutti, soprattutto la capacità di vedere quello che gli altri non vedono. Oggi rileggendo il suo diario con occhi adulti sono molto più incuriosita dal contesto che lo circonda, dalla vita dei “grandi” che descrive, a volte ipocriti, così spesso ridicoli, e non posso non chiedermi con un po’ di ansia chi siamo noi di fronte ai bambini che ci guardano. Una incomunicabilità tra generazioni che temo eterna.  

Beatrice

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Mi aspettavo una rilettura difficile ricordando una storia molto infantile ed invece non è stato così. Probabilmente da adulto ho meglio apprezzato il fatto che Vamba abbia scritto solo all’apparenza una storia per ragazzi. Infatti il Giornalino è in realtà una perfida e sarcastica descrizione della società dell’epoca vista dagli occhi di un ingenuo e terribile bambino che non si capacita dell’ipocrisia di cui sono imbevuti gli adulti in famiglia, nelle relazioni sociali, in amore, in politica. Giovannino mi ha ricordato un Candido in salsa italiana, tratteggiato con uno stile divertente ed ancora oggi scorrevolissimo che raramente mostra il segno del tempo.

Edoardo la Sala

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Forse è un libro che, per quelli della nostra generazione, è stato un po’ “cannibalizzato” dalla sua trasposizione televisiva. Certo non è mai diventato una specie di “giovane Holden” nostrano e dell’età infantile. E nemmeno mai si è potuto avvicinare alle “avventure di Pinocchio”, scritte trenta anni prima e diventate, loro sì, una vera icona del carattere nazionale. Però, in fondo Vamba (Bertelli) scriveva ai primi del ’900 “la sinfonia è sempre questa: i ragazzi devono portare 

rispetto a tutti, ma nessuno è obbligato a portar rispetto ai ragazzi”. Non poco, ma non abbastanza per superare il “Corsaro Nero”. Del resto, lo stesso Vamba lo dice: “vorrei avere la penna di Salgari”.

Ivana

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Giannino, sempre in movimento, è un personaggio, per me, datato e oramai superato. Talvolta risulta indubbiamente anche simpatico col suo modo di vivere sicuramente in modo divertente e sempre giocoso, senza avere riguardo alle proprie responsabilità. Nonostante tutto, sa portare del buono, pur essendo certamente difficile da gestire ed è senz’altro la sua bellezza. Ma nel racconto si avverte che il suo mondo è descritto per gli adulti e si perde la spontaneità del mondo di un bambino.

Costanza

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Libro per ragazzi, che in effetti avevo già letto in giovanissima età, ma che devo dire, avevo rimosso, non avendo mai provato particolare simpatia per Giannino Stoppani. Rileggendolo ora, forse mi è più chiaro il motivo … Questo ragazzino che ne combina di ogni, ha sempre una sua giustificazione, in particolare la sua giovane età ed il destino crudele che si accanisce, aspetti che possono anche far ridere e sorridere, ma che a me ricordano troppo una certa attitudine umana, scrollarsi di dosso ogni responsabilità, non valutare mai le conseguenze delle proprie azioni. Quindi nemmeno ora sono riuscita ad appassionarmi al personaggio e a godere delle sue scanzonate avventure.

Alessandra

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Rileggere un libro che mi ha formato e non lo sapevo.

Se avessi dovuto elencare i romanzi che ho più amato durante la mia infanzia avrei messo ai primi posti a pari merito La piccola Principessa, Viaggio al Centro della Terra e Piccoli Uomini. Solo adesso mi rendo conto che prima ancora di questi c’è il Giornalino. Rivedere i disegni e leggere la storia ha fatto tornare in mente immagini che fanno parte del mio mondo da allora. Era un libro che mi leggevano mia madre e mia nonna prima che imparassi a leggere. E loro mi hanno trasmesso quanto fosse stato divertente per loro. Non posso essere obiettiva. Per me è un capolavoro.

Anna M.

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Il giornalino di Gian Burrasca non mi ha entusiasmato.

Non sono riuscita a provare empatia e a immedesimarmi con il protagonista. 

Ho apprezzato il non volersi piegare di Gian Burrasca, al sistema di quell’epoca in cui bisognava vestirsi, parlare e comportarsi in un determinato modo. È un libro molto attuale che rispecchia, nonostante siano passati anni, la società di adesso.

Claudia

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Ho riletto con entusiasmo questo libro della mia infanzia ricordandolo molto avventuroso e sono rimasta veramente delusa. Sicuramente va ricollocato ed analizzato alla sua epoca ma riletto con parametri di “oggi” ho visto un ragazzino con seri problemi psicologici, un iperattivo con gravi problemi di attenzione.

Sono rimasta malissimo, mi innervosiva il suo non rendersi conto di nessuna situazione causata e il suo continuo creare fastidio ed imbarazzi. Sicuramente i metodi educativi erano poco concentrati sulla psiche dei ragazzi e mi ha trasmesso un senso di infelicità, solitudine ed abbandono molto pesante.

Avrei voluto rimanere con il ricordo di un libro divertente del passato.

Silvia Panichelli

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Questo libro mi sembra invecchiato. Gianburrasca rappresentava, al suo tempo, per i suoi coetanei, la liberazione dalle regole, dal perbenismo, dall’ipocrisia. Oggi, credo che ai giovanissimi lettori possa apparire come un ragazzino fastidioso, incapace di distinguere quando parlare e quando no, e di immaginare anche le più elementari conseguenze delle sue “birbonate” o “birbanterie”. Non sembra più eroico rivelare, invece dei propri, difetti e debolezze altrui, sentendosi sempre innocente e giustificato. Il linguaggio è desueto, ma non basta renderlo più moderno. Credo che i ragazzi di oggi abbiano bisogno di modelli trasgressivi intelligenti, non ottusi e ripetitivi

Pergentina Pedaccini

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Giannino Stoppani, è il quarto figlio di una notabile famiglia di Firenze. Il giorno del suo 9 compleanno riceve in regalo dalla madre un bellissimo quaderno azzurro e bianco, sul quale, così dice la mamma, annotare tutto quello che gli capita, proprio come fanno ogni sera le tre sorelle maggiori: Ada, Luisa e Virginia. 

Attraverso il suo diario, Vamba (al secolo Luigi Bertelli), ci racconta le avventure di Gian Burrasca, un combina guai con il vizio di dire sempre la verità, anche quando le persone intorno a lui, vorrebbero che venisse taciuta.

Chiuso nel collegio Pierpaoli dal padre, lì, invece di venire ‘raddrizzato,’ fomenta’ una rivolta degli studenti contro una mediocre e falsa disciplina portata avanti da una coppia di prepotenti e anche ridicoli direttori dell’istituto. 

Silvia Pedalà

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Giannino Stoppani è un ragazzino a dir poco irrequieto, soprannominato dai suoi stessi esasperati genitori "Gian Burrasca". Ogni giorno annota su un diario gli avvenimenti che coinvolgono, o meglio sconvolgono, la sua vita e quella dei suoi famigliari. Che lo faccia intenzionalmente o per ingenuità, Gian Burrasca con la sua candida, irriverente ma spesso maliziosa sincerità, riesce a mettere zizzania e creare situazioni spiacevoli e imbarazzanti ovunque: fa scappare i fidanzati delle sorelle, dipinge di rosso il cane di zia Bettina, appende il cugino all’albero, strappa l’unico dente dalla bocca di zio Venanzio! Giannino è sempre più irrefrenabile, e i genitori decidono di mandarlo in collegio. Ma in questo ambiente così tirannico, lo spirito ribelle di Gian Burrasca insorge e con lui tutti i collegiali.

Assolutamente divertente nella sua modalità di descrizione autobiografica in forma di diario, fa emergere una riflessione importante circa la assoluta inefficacia di una educazione rigida quale quella dei primi anni del ’900, soprattutto nei confronti di personalità eclettiche e vulcaniche come quelle del protagonista. Sarebbe senz’altro meglio cercare di inquadrare questo spirito burrascoso per compiere progetti importanti. Adatto ai bambini, ma soprattutto per gli adulti come riflessione educativa

Silvia Vicario

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Giannino, classico e travolgente personaggio che manca alle pagine dei nostri giorni. Coraggio, spensieratezza, disordine di un’anima disincantata che della curiosità e sfrontatezza ne fa i doni più preziosi.

Marzipiz

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Attraverso le pagine del suo diario, Giannino Stoppani, una peste di ragazzino, soprannominato infatti Gian Burrasca, smaschera l’ipocrisia degli adulti per fiaccarne l’autorità. Giannino però, essendo egli stesso figlio dell’ambiente perbenista, non ne è affatto indenne. Tale è la sua doppiezza, da considerare le sue monellerie come condotte innocenti progettate e messe in atto a fin di bene. Poco credibile che Giannino sia ingenuo e di buon cuore a meno che non lo si voglia giudicare incapace di prevedere le conseguenze dei suoi comportamenti e inabile a rappresentarsi l’altrui punto di vista. Il libro è divertente e può risultare piacevole anche per i bambini di oggi, i nati nell’epoca del digitale, a patto che siano aiutati dagli adulti a riflettere sui comportamenti del protagonista con l’intento di favorire lo sviluppo della capacità di relazionarsi in maniera empatica, rispettosa e responsabile.

Maria Luisa Natale

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Di primo acchito leggere un libro per l’infanzia a trentasette anni potrebbe sembrare incongruo ma queste romanzate avventure di una peste di bambino di nove anni, al cui compleanno viene regalato un diario sul quale terrà fedele traccia di tutte le sue birbanterie, mi hanno tenuto in piacevole compagnia durante questo periodo così tenebroso. Giannino Stoppani viene chiamato “Gian Burrasca” proprio per la sua indole portaguai: dipinge di rosso un cane, appende ad un albero un infante, colpisce con una freccia l’occhio di un ospite durante uno spettacolo di magia in casa. Al giornalino confida fedelmente scherzi, punizioni, segreti e stati d’animo tipicamente ondivaghi di un bambino irrequieto e irrefrenabile. Ne emerge una figura incosciente, coraggiosa, maliziosa, estremamente schietta e sincera, sempre in conflitto con il mondo adulto che quasi gongola nel dipingersi come vittima incompresa e sfortunata e dalla quale non trapela altro che una società governata da un finto perbenismo e da un’irritante ipocrisia borghese. Giannino una ne fa e cento ne combina: impulsivo, vitale e capace della qualunque, è un implacabile malandrino per il quale, però, visto il mondo in cui si trova non si può che tifare.

Andrea Michele Cioffi

 

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