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Giungla d’asfalto di William R. Burnett
Sellerio

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Città del Messico “Dante Alighieri”
coordinato da Ilaria Mombello
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Giungla d’asfalto racconta innanzitutto un luogo che, oggi come settant’anni fa, è il setting perfetto per far incontrare ed intrecciare le vite di personaggi apparentemente molto diversi tra loro. Questo luogo è una metropoli moderna, una giungla d’asfalto per definizione. Oltre ad essere lo sfondo però, si potrebbe dire che la città si converta pagina dopo pagina in uno dei protagonisti. Prende forma grazie agli occhi e ai pensieri dei personaggi che vorrebbero controllarla, dominarla, ma che in fondo sono tutti un po’ prede di essa. La violenza ed il crimine sono solo un grido di sopravvivenza di fronte alla condizione di vita annichilente che impone il mondo urbano. Come in ogni romanzo criminale che si rispetti, anche in Giungla d’asfalto il confine tra i buoni e i cattivi è intrinsecamente ambiguo. Inoltre il finale sembra suggerire una morale piuttosto amara, poiché gli stessi vincitori finiscono per essere presto anche i vinti. Nonostante ciò, è inevitabile che il lettore si identifichi con uno o più dei rapinatori, con i suoi sogni e le sue speranze di una vita migliore.

Stefano Cara

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“Giungla d’asfalto” è un libro appartenente al genere “noir” che parla di un gruppo di malviventi che pianifica una rapina in una gioielleria. Sono presenti molti personaggi ed ognuno è diverso dall’altro: si passa dal personaggio più semplice a quello piú complesso, dall’avvocato finanziatore al meccanico che farebbe di tutto per la sua famiglia.

Trovo personalmente interessante l’unione delle differenti tipologie di personaggio e il vedere come si intersecano all’interno della storia, ma, al contrario, trovo la storia di fondo poco coinvolgente.

La lettura è generalmente scorrevole anche se in alcuni punti, forse anche a causa della trama poco avvincente, sembra quasi fermarsi.
Libro forse adatto agli amanti del genere ma che non consiglierei alle persone non troppo appassionate alle tematiche.

Giulia Aiello

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Giungla d’asfalto è una storia del genere nero che si svolge in una città del Midwest dove la corruzione è rappresentata in ogni livello della vita americana. Storia di delinquenti e criminali che pianificano la rapina perfetta di una grossa partita di gioielli per dopo rivenderla a un ricettatore. Il furto però va storto e alla fine tutti i personaggi coinvolti subiscono varie morti: uno viene ucciso da un traditore, due muoiono a conseguenze di ferite di spari di arme di fuoco, uno si suicida ed un altro è preso dalla polizia. Ogni fallimento, ogni perdita di speranza e ogni colpo di fortuna rappresenta un altro passo verso la morte nella vita che è l’esistenza di quella città senza nome. Giungla d’asfalto è un thriller che influenza dal punto di vista delle convenzioni narrative. Di ampio vocabolario, storia ben strutturata, romanzo scritto come una sceneggiatura che infatti diventa un bel film di grande successo girato nel 1950 che ha lanciato Marilyn Monroe alla fama. Senza dubbio un libro molto interessante da leggere che appartiene al capolavoro dello scrittore statunitense William Riley Burnett.

Mauro Valdés Falco

 

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Non sono mai stata un’amante del noir, forse si deve al fatto che per me  il cinema americano è pieno di questo tipo di storie, oltre ai supereroi. Nonostante ciò, in “Giungla d’asfalto” c’è una grande storia con personaggi molto ben fatti e rappresentati, ma soprattutto resi umani. Lo scrittore lungo la storia è riuscito a creare una trama accattivante attraverso l’asse di un crimine gestito da diverse personalità e capacità che riescono a convivere nella caccia di un obiettivo preciso. I suoi personaggi mi sembrano di essere una rappresentazione fedele dell’uomo che desidera e soprattutto deve farsi notare ed essere riconosciuto, tutto ciò in un mondo assurdo come lo sarebbe la città. Un luogo in cui molte storie si intrecciano tra di loro e sua volta si nascondono dietro i palazzi, il mistero e il buio della notte, come se tutto fosse un gran segreto da custodire.

Zara Orta

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La città è la protagonista indiscussa di questo noir di William Burnett, e la sua descrizione è quella che ne fa il capo della polizia all’inizio del romanzo, lasciando aperti i microfoni delle volanti e catapultandoci nelle sue strade, tra risse, rumori, furti, rapine, incidenti, aggressioni e sirene della polizia che non smettono mai di suonare.

E proprio in questa giungla di cemento e asfalto, dove il cielo sembra non vedersi mai, prendono forma i sogni di un gruppo di delinquenti che cercano di mettere a segno il colpo del secolo, il furto ad una gioielleria.

Chi per una donna, chi per ritornare alla fattoria di famiglia, chi per sopravvivere in una città dove i soldi non bastano mai, dove si rischia la vita ogni giorno e non si  è mai nessuno, dove il destino di tutti sembra già essere segnato e neanche un colpo ben riuscito riuscirà a cambiarlo.

Pamela Rech

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La storia di Giungla d’asfalto, a 70 anni circa dalla sua pubblicazione, è fin troppo conosciuta e familiare. I personaggi, la metropoli pericolosa e le dinamiche del mondo criminale americano appartengono a uno schema facilmente rintracciabile nell’immaginario del lettore. Sarà forse questo il motivo principale per cui la lettura del romanzo potrebbe risultare lenta anche ai più appassionati del genere noir. Queste osservazioni non vogliono comunque sminuire l’abilità dell’autore nell’aver creato il prototipo di una città convulsa, caratterizzata da un’atmosfera buia e angosciante in cui si intrecciano le vite di uomini destinati al fallimento, che trovano nel crimine uno spettro di emozioni contrastanti: dall’illusione di progettare e tentare il colpo del secolo alla consapevolezza del fallimento e dello sgretolamento inesorabile della propria vita. Non è un caso dunque se il titolo di quest’opera è diventato poi un modo di dire usato ancora oggi e che dalla trama è nato uno dei capolavori del cinema degli anni Cinquanta.

Ilaria Mombello

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La giungla di asfalto è un noir che, secondo me, è reso grande dai suoi personaggi, tutti molto vivi, e mai banali. Personaggi che si muovono su una trama solida ma priva di colpi di scena e gestita in uno stile secco, essenziale, moderno direi. È proprio lo stile così asciutto,poi, a far emergere l'ansia e la disperazione di una società che si basa sul crimine e vive in città convulse e caotiche. Tanto che la meravigliosa metafora che le indica - "giungla di asfalto" - è entrata nel nostro lessico per rimanerci. Uno sfondo così importante, pesante e viscerale che diventa quasi il protagonista della storia.

Francesca De Luca

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La giungla d’asfalto propone una tematica assai difficile e complessa, quale la città moderna che ingoia valori e persone. Nella narrazione ci sono echi del romanzo poliziesco e del noir, non solo della letteratura, ma anche della tradizione filmica.  Non vengono in mente scene in bianco e nero di strade battute dalla pioggia come in Laura di Otto Preminger? Non viene forse in mente anche la pellicola capostipite di questa grande tematica della città tentacolare che ingoia e soffoca? Parlo di Metropolis di Fritz Lang. E sono solo alcune delle citazioni che si potrebbero fare. La lettura scorre, i personaggi ben caratterizzati, ma non ho trovato nulla di nuovo e originale.

Simona Rupoli

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"Densità" è la parola che potrebbe racchiudere tutto il romanzo in un riassunto assoluto. Il mondo di questa storia è un mondo criminale, metropolitano, miserabile. Miserabili sono le condizioni dei personaggi, spinti a fare ció che fanno dalla propria posizione nella società che non lascia spazio ad alternative. Anche il lato umano di questi criminali non è sufficientemente spesso per poter avere un respiro di tregua. Si tratta di una lotta alla sopravvivenza così densa, appunto, così ansiosa e totalizzante -già dal titolo- che nemmeno il lettore riesce a uscirne vivo. La pesantezza di questo contenuto, obiettivo probabilmente voluto dall'autore, lo travolge completamente.

Francesca Gelosa

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Questo libro è un’immersione in apnea nella criminalità di una città statunitense del Midwest. Il grigio della giungla d’asfalto rispecchia esattamente il grigiore delle vite dei protagonisti che si uniscono nel pianificare ed eseguire un colpo grosso in una gioielleria. Inevitabilmente il piano fallisce tra arresti, morti e tradimenti. Una dinamica semplice ma intessuta nelle storie e sfaccettature dei personaggi; la sceneggiatura perfetta per un film di successo (che effettivamente è stato prodotto nel 1950 dal regista John Huston). Un libro consigliato a chi ama il genere noir o a chi vuole scoprire le origini delle numerose storie criminali narrate negli ultimi 70 anni.

Raul Garcia

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Da amante del genere noir ho iniziato a leggere Giungla d’asfalto con molte aspettative, che però non sono state soddisfatte, almeno non pienamente. La trama c'è e non è male, ma la storia mi è sembrata un po’ stiracchiata. I personaggi non restano impressi, sono descritti in modo dettagliato ma confuso e poco efficace, è come se fossero stati disegnati a tavolino e poi inseriti nel racconto. L'ambientazione cupa che pervade il libro mi ha causato una sensazione di angoscia, quasi di claustrofobia; è stato come essere seduti in una piccola stanza buia per tutte le oltre 300 pagine.

Irene Romano

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Al contrario di quanto accade con “Il vecchio e il mare”, la ridda di un ambiente completamente diverso (la “giungla” della città rispetto al mare calmo delle coste cubane) trascina il lettore in un vortice di eventi, di personaggi e di parole. Il piacere della lettura in questo caso deriva dal riconoscersi nell’ansia, nella disperazione e nel pragmatismo dei numerosi co-protagonisti.

Maria Quirino

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Burnett descrive una giungla metropolitana popolata da un'umanità avida e spinta solamente dal denaro. Lo definirei un romanzo antieroico animato da personaggi vinti, condannati inesorabilmente alla sconfitta. Una sconfitta dettata dalle proprie debolezze umane, oltre che da un destino avverso.

Riconosco la grandezza di “Giungla d'asfalto”, il fascino dei suoi personaggi, la complessità dello stile e l'importanza di essere stato il precursore del genere noir. Tuttavia non è un genere che sono abituata a leggere, e questo ha sicuramente influenzato il mio giudizio complessivo sull'opera.

Sara Terribile

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Il noir di William Riley Burnett parla di un colpo grasso sferrato da alcuni malviventi ad una gioielleria. Il piano della rapina è stato abilmente pensato da Doc, ex galeotto. Doc non è solo, è aiutato da alcuni complici, tutti molto diversi fra loro ma accomunati fra loro da un trascorso di vita decisamente difficile. La rapina riesce ma i personaggi entrano in un grande conflitto fra di loro. Potranno godersi il ricco bottino?

Il romanzo ha una trama senza troppi colpi di scena. Quello che rende realmente valida la narrazione è la capacità di Burnett di descrivere e analizzare nel profondo i suoi personaggi. Personaggi tristi e problematici, in difficoltà ma che acquisiscono il loro pieno senso solo se inseriti all’interno del contesto della città “giungla”.

Graziana Di Giuseppe

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Non sono molto affezionato ai gialli, ma penso di essere capace a riconoscere un’ottima scrittura. Attraverso questo lungo romanzo in cui viene narrato il furto ad una gioielleria, si percepisce che Burnett dominava il mestiere della scrittura. Le sue pagine sono capaci di prendere il lettore e non lasciarlo più andare. Il mistero e i giri di vite sorprendono e incitano al lettore ad andari avanti con la storia.

Esteban Castorena

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Roma 8 “Piemontesi a Roma”
coordinato da Enrico Morbelli
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Si presenta come una storia d'azione, scritto bene, forse avvincente nello sviluppo della trama...ma anche per questo posso solo immaginarlo. La mia preferenza sarebbe per questo ma ti chiedo di non tenere conto di questo giudizio che potrebbe essere opposto se terminassi la lettura.

Caterina Agagliati

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Ottimo “Nozze sul delta”. Scontato l’altro.

Gabriella Barabino

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La letteratura americana del dopoguerra è stata spesso troppo descrittiva e noiosa. Tra i due libri ho preferito Giungla d'asfalto perché ha una storia più avvincente e movimentata, tutto sommato la malavita americana attrae sempre il lettore.

Brunella Cassaro Ravagnani

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Giungla d’asfalto 10 a 0.

Marina Giannini La Mesa

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La mia preferenza va a Giungla d’asfalto di William Riley Burnett.

La storia è intrigante e si sviluppa in un crescendo di tensione verso una conclusione tragica che il lettore interpreta come segno di una predestinazione incombente sui personaggi “maledetti”.

I protagonisti sono definiti con attenta sensibilità alla loro psicologia ed una cura particolare va alla descrizione degli ambienti e delle atmosfere.

Il famoso regista John Houston fu attratto dal testo trovando nella storia un’ottima sceneggiatura pronta per essere trasposta nel grande schermo.

Alida Niro Tua

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Il libro Giungla d'asfalto... buon racconto poliziesco con notevole descrizione dell'ambiente della malavita, dei suoi personaggi, della vita sociale nella quale vivono, dell'ambiente giornalistico e della polizia che dimostra con il suo commissario la sua efficienza.

Ciao per me "questa o quella per me pari son" (di memoria rigolettiana); darei un pari. Ma con un più... per la... Giungla d'asfalto.

Paola Pacifici

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Il preferito è: Giungla d’Asfalto

Un romanzo agile e molto ‘attuale’ con dialoghi veloci e impattanti, nonostante sia stato scritto nel lontano 1949. Un giallo interessante e avvincente con descrizioni quasi cinematografiche della città di notte, dei poliziotti che fanno anche sornionamente il loro mestiere per arrivare all’obiettivo prefissato. Del resto il modo usato da Barnett per raccontare il notturno con le sue figure parlanti è talmente fotografico che il cinema, e in seguito, la televisione ha attinto a piene mani ai suoi romanzi. Dialoghi rapidi, immediati che circoscrivono e disegnano l’azione con forza.

Non è un caso che in seguito William Riley Barnett abbia lavorato per serial televisivi e sceneggiati. Lo stesso ‘Giungla d’asfalto’ si presenta come una sorta di sceneggiatura ante litteram, forse meglio valutabile se letta in lingua originale.

Maria Gabriella Pasqualini

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Voto “Giungla d’asfalto”

Maria Alice Prescia

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W.R.Burnett, autore di Giungla D’asfalto, era scrittore e sceneggiatore e questo libro è una perfetta sceneggiatura, come poi dimostrato dal famoso film di John Houston.

Il dinamismo e l’azione della vicenda di un furto in una gioielleria non sono certamente quelli di un noir moderno, ma i personaggi sono ben descritti e caratterizzati.

Sia l’integerrimo nuovo commissario chiamato a mettere ordine tra forze di polizia corrotte, che i criminali (la cui mente è un avvocato compromesso con la malavita) sono figure “umane” e a volte patetiche.

Il commissario subisce una moglie superprotettiva, uno dei ladri sogna di tornarsene al suo paese natale (“la polvere della città insudicia tutto e tutti”), un fiancheggiatore è detto “la creatura più vicina da un gentiluomo “ed un altro si abbandona ad un pianto come un bambino.

La spartizione del bottino fa parte integrante dell’azione che porta ad un epilogo che fa meditare (che cos’è un criminale?).

Tra i due libri Giungla d’asfalto è il mio preferito.

Elisa Signorini

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Preferisco nettamente Giungla d’asfalto, forse anche perché condizionato dall’omonimo film che considero un capolavoro, capolavoro per un adoratore dei noir come sono la lettura del libro mi rinforza in questa convinzione e mi fa meglio apprezzare l’atmosfera e l’ambiente “cupo” in cui matura la rapina e la sua tragica conclusione.

Flavio Triberti

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La mia scelta cade su Giungla d’asfalto

Questo libro racconta di un colpo grosso ad una gioielleria, architettato da un criminale appena uscito dal carcere che mette insieme un gruppo di criminali che contano sulla riuscita del colpo per ricominciare una vita onesta lontano dalla criminalità

É un libro avvincente pieno di colpi di scena con un finale per niente scontato

I personaggi e i luoghi sono ben descritti e ti sembra quasi di vivere la storia in prima persona.

Maria Saveria Veltri

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Amman “Lettrici italiane in Giordania”
coordinato da Elisa Gironi
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Giungla d’asfalto è il libro che ho preferito perché scorrevolissimo, l’ho letto tutto d’un fiato per la suspense sottesa.

Descrive bene i personaggi dei bassifondi che risultano umani, i quartieri degradati soprattutto notturni, la corruzione a vari livelli anche della polizia, la durezza della vita.

Poiché viene descritto il delitto e il furto del secolo da parte dei criminali, i personaggi risultano a tratti simpatici e si fa il tifo per loro anche se alla fine si scoprono tutti “perdenti” e rimane l’amaro in bocca per il nichilismo che permea tutto il romanzo.

Alessandra Rocchi

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Un noir praticamente perfetto. Lo scrittore umanizza un mondo criminale tratteggiando i personaggi a livello psicologico profondo. Sono sì dei miserabili, ma lottano per vivere. Un furto, un’azione di squadra, ma il caso compromette tutto e anche le speranze di riscatto individuali. Uno stile secco, molto moderno. Forse la vera protagonista è la città, tetra grigia, un posto in cui i sogni non riescono a realizzarsi, uno spazio claustrofobico. Si rappresentano i sentimenti di un intero mondo, anche se non ho trovato spazio alla speranza, volutamente fuori da questo romanzo. Una occasione anche per rivedere il famosissimo film di John Huston.

Donatella Pichinon

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La storia si svolge una città’ indefinita del Midwest, nel dopoguerra. Viene rappresentata un’America povera, dove non ci sono garanzie sociali, in cui le istituzioni sono abbastanza corrotte e la gente comune ha scarse possibilità di vivere dignitosamente in modo onesto. I personaggi sono descritti perfettamente nel loro aspetto fisico e nel loro pensare, nelle loro aspirazioni, il loro passato e i desideri nel futuro.

A fianco delle vicende dei personaggi, la città’ viene accuratamente e poeticamente descritta, in particolare il suo aspetto notturno quando, incurante delle vicende personali, continua a funzionare a un ritmo proprio, cadenzato, privo di sorprese e queste descrizioni placano abbastanza le emozioni forti suscitate dalle vite tristi e predestinate dei protagonisti.

Alcuni dei personaggi, nonostante la solitudine e la miseria, cercano di raggiungere i loro sogni, la fattoria dei padri, l’amore, la famiglia, la tranquillità, altri sono alla ricerca, mediante il crimine, di una vita dissoluta e priva di responsabilità’.

Nessuno di loro è indifferente all’altro. C’è’ un senso di solidarietà e di lealtà fra questi uomini e donne, non del tutto rassegnati al loro destino.

È un racconto intenso e accurato.

 Loredana Frizzi

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Il libro è il prototipo dei romanzi noir, un romanzo criminale a base sociologica. I personaggi, ben descritti, sono in realtà uomini che soffrono e che vengono inseriti all’interno di una città che, in realtà, è una vera e propria gabbia. La città in effetti è la vera protagonista del libro dove le persone pensano di riscattare se stesse ma finiscono poi per essere inghiottite. I protagonisti, attraverso un furto, speravano di riscattare le loro misere vite e alla fine non ricevono altro che delusione e sconfitte. Il lieto fine non è previsto, solo consapevolezza di avere gettato via la vita. Un libro veramente triste.

Giusi Bonanno

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Chi è il protagonista di “Giungla d’Asfalto”?

La corruzione.

La rapina del secolo ne svela I vari livelli.

Una cittadina Americana è lo sfondo di questa avvincente vicenda, scritta magistralmente, senza sprecare una sola parola.

Gli anni del dopoguerra (seconda mondiale) sono stati duri per tutti, e c’è chi ha trovato il suo modo per sopravvivere…. rubando.

L’avvocato di grido Emmerich, mai contento di quello che ha; “doc”, o la corruzione dell’intelligenza al servizio dell’imbroglio; Cobb, ingordo; Gus, che non riesce a staccarsi dal mondo che lo ha fatto finire in galera; Louis, mai contento di quello che ha, sempre alla ricerca di più soldi per la sua piccolo famiglia;

Dix, disperato e pronto anche ad uccidere senza pensarci due volte, ma anche attaccato alle sue radici e con un inaspettato sentiment di affetto per la sua donna.

 E di contro ci sono I paladini della legge, che con tutte le loro forze combattono la corruzione (per lo meno alcuni di loro

sono così). Per primo il commissario Hardy, con I suoi agenti.

E le donne?

Ci sono, e se anche sembra che abbiano un ruolo secondario, in fondo ognuna, sia essa vicina ad un criminale o ad un poliziotto, ha un ruolo decisivo nella vita del suo uomo.

Un libro d’azione, ma con dei momenti di riflessione che rendono umani I personaggi.

È bello leggerlo.

Barbara De Maio

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Mi sono divertita molto a leggere questo romanzo noir ed è stata una gradevole scoperta di un genere che normalmente non compro.

Intrigante nella trama e pieno di suspense, ogni nuovo passaggio della storia non è mai scontato!

La descrizione della città è molto bella e contribuisce a delineare l’atmosfera del romanzo. Le luci, i grattacieli e la modernità del centro sono solo accennati ma sono contrapposti al degrado della periferia. Un espediente che lo scrittore usa per giustificare la voglia di riscatto dei protagonisti.

E che protagonisti! Sono proprio loro le perle di questo libro. Delinquenti, galeotti, traffichini e biscazzieri. Tutti ruoli negativi ma Burnett riesce a farci simpatizzare con la feccia della società americana del dopoguerra per le loro debolezze umane. L’autore costringe a tifare per loro. Il meccanico che cerca di sbarcare il lunario per far felice sua moglie. Il “dottore” che vorrebbe fare il colpo della sua vita, il romantico Dick che sogna di tornare a casa dalla famiglia. L’unico neo è l’avvocato, incapace e bugiardo, che tenta goffamente di rimediare a debiti e scappatelle.

Infine lo stile narrativo: piacevole e scorrevole, si caratterizza per una sintassi semplice e di frasi brevi. Certamente il traduttore italiano ha fatto un buon lavoro.

Maria Rosaria Papa

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Giungla d’asfalto qui e la citta che fa da sfondo a una storia in bianco e nero. Dialoghi quasi da copione di film, personaggi ben caratterizzati e descritti meticolosamente, tanto fa far pensare di vederli muovere e vivere. L’umanità e la lealtà, anche in ambienti criminali ci richiamano ai tempi dove anche nei personaggi più violenti vigeva la legge dell’onore.

Maria Laura Viscarelli

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Un bello spaccato di un certo tipo di società americana del dopoguerra.

I protagonisti sono ben delineati e purtroppo alcuni ancora molto attuali, ad esempio il dottore pedofilo che si fa arrestare pur di continuare a guardare una ragazzina mentre balla invece di scappare; oppure il ricco avvocato che, come da cliché, mantiene nel lusso la bella ragazza che lo chiama zietto per non farlo sentire vecchio. Un romanzo ben scritto e capace di trattenere l’attenzione del lettore, nonostante la cupezza della città che inghiotte alla fine tutti i protagonisti. Bellissimo il film tratto dal libro.

Elisa Gironi

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
 di Cassina De’ Pecchi “Cassinachelegge”
coordinato da Maddalena Dellacasa

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Giungla d’asfalto è un romanzo noir indubbiamente ben scritto e che riesce a catturare l’attenzione man mano che si avanza nella lettura. Si narra di un colpo da un milione di dollari ideato da un immigrato tedesco appena uscito di galera, il colpo perfetto che riesce ma che alla fine non paga. E’ interessante lo svolgimento della narrazione con l’apertura sulla città, una città violenta al cui interno cercano di sopravvivere e di trovare il modo di realizzare i propri sogni, anche di redenzione, un gruppo di delinquenti ognuno con una sua definita umanità.
Sono personaggi con una loro personalità, e mai banali, alla fine sconfitti non da brillanti poliziotti, denunciati tutti  i giorni sulla stampa locale come corrotti, ma da un inesorabile destino che metterà fine al loro sogno e alla loro lotta per la sopravvivenza.

Maddalena Dellacasa

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 “Giungla d’asfalto” è un noir ambientato negli anni ’40 (anche se io all’inizio l’avrei datato anni ’50): leggendolo ti pare di essere catapultato in un film in bianco e nero, con l’ispettore che ha lo studio in una stanzetta piena di fumo con la porta con il vetro opaco che non permette di vedere l’interno e la targhetta appesa fuori ed i gangster che fanno affari fumando al bar.

Comunque, per darvi un’idea, la trama mi ha fatto pensare ad un misto tra “La casa di carta”, “Ocean Eleven” e “Chi ha incastrato Roger Rabbit” (l’ispettore è uguale a quello del film, provare per credere): un gruppo di malviventi che cercano il colpo del secolo mentre l’ispettore cerca di acchiappare.

Valeria Bruni

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“Giungla d’asfalto” è un giallo che si fa leggere tutto d’ un fiato ed è molto scorrevole e ben fatto.
Parla di un furto di parecchi soldi in una grande gioielleria dove partecipano al colpo un personaggio appena scarcerato che fa la parte del cervello della banda, di un avvocato molto impegnato a difendere degli strani personaggi,  di uno sempre a caccia del colpo grosso ma che per il momento si dedica a fare il marito e il padre devoto,  e altri due individui recuperati all’ultimo momento per completare la banda.
Il colpo di fa, ma sul più bello a causa di un incidente stradale, la rapina prende una brutta piega.
C’è un nuovo commissario di polizia, bello tosto che capisce subito l’importanza della rapina e che poco per volta riesce a trovare tutti i colpevoli.
Il capo banda viene arrestato quando è quasi sicuro di essere in salvo,  due muoiono per le ferite che hanno riportato durante lo scontro con la polizia. Il nostro avvocato ormai arrestato dalla polizia e messo alle strette si suicida.

Miria Piva

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Anche “Giungla d’asfalto” propone l’enigma del senso della vita in uno schema classico. Presenta infatti da una parte una serie di personaggi che escono ed entrano dalla prigione oppure comunque corrotti pur facendola franca e dall’altra il poliziotto integerrimo che intende sconfiggere la delinquenza.

Ci lascia anche un messaggio fatalista, il piano migliore, più intelligente e perfetto può essere sconfitto dalle coincidenze imprevedibili e dalle decisioni minime come alzarsi dalla sedia del bar tre minuti prima o dopo.

È una storia tanto classica da essere del tutto prevedibile, non dà il brivido dell’inaspettato, né la curiosità del cosa succederà.

Lo stile linguistico è perfettamente coerente, piano, semplice, prevedibile.

In sintesi la noia è dietro ogni pagina, almeno per me che non amo particolarmente il genere poliziesco.

Francesca Bellettini

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