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Il brigatista di Antonio Iovane

Minimun Fax

 

Il brigatista, in forma di romanzo, ci fornisce una ricostruzione storica ma, a parer mio, non molto viene aggiunto a una trama fornita dalla cronaca, a personaggi presi per lo più dalla realtà, senza offrire una lettura degli eventi che abbia una sua specificità interpretativa umana e sociale.

Maria Vayola

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Rivedere tutto insieme l'accaduto di quegli anni per me che li ho vissuti è stato emozionante e doloroso. Trovo che Iovane lo abbia reso molto bene. Tutto quello che è successo era insieme anche ad altre cose. C'era l'idea di cambiare il mondo

Simona De Marinis

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Per quanto riguarda Il brigatista non ho ancora finito di leggerlo ma penso che sia un romanzo valido soprattutto per chi non ha vissuto da vicino gli anni di piombo. Sinceramente non mi sono informata sulla ricerca storica messa in atto da Iovane prima di tuffarsi in queste 400 pagine ma immagino che gran parte delle vicende private siano completamente romanzate. C’è molto amore in questo romanzo, forse anche troppo: amore e violenza si alternano così come privato e politico e ruotano intorno a un’infinità di personaggi, alcuni dei quali a mio parere superflui che portano il lettore a perdere il filo del racconto storico.

Marina Barba

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Il brigatista di Antonio Iovane ambienta la sua (verosimile) finzione nel cuore degli anni di piombo, con una ricostruzione storica attenta ed efficace. Anche l’intreccio tiene bene fino alla sorpresa finale. Forse certe volte l’andirivieni tra vari flash-back è un po’ troppo spericolato, ma è un peccato veniale. Tra i due libri assegnatimi, preferisco questo.

Franca Rovigatti

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Deve più al cinema e alla televisione che alla letteratura, Il brigatista, romanzo scattante, teso, visivo come una sceneggiatura che tiene incollati alla pagina con una storia incalzante, un crescendo di colpi di scena e succedersi (un po’) inaspettato di eventi.

Giulia Rossi

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A. Iovane ha fatto un lavoro un po’ semplice un po’ complesso, che forse solo una persona relativamente giovane poteva portare avanti a quel modo. Semplice, in quanto non entra, credo non voglia entrare, nella complessità del periodo storico e del pensiero di ciascuno. I personaggi, un po’ veri un po’ finti, sono monolitici, emblemi, stendardi. Ciò semplifica, e consente di non parteggiare troppo. Nel frattempo una certa complessità è data dall’accostamento dei personaggi, più che altro dalla loro giustapposizione. Da notare che nessun personaggio può o vuole interagire veramente con l’altro. L’autore, con questa scelta di “semplicità” vuole forse entrare a suo modo in questo meccanismo perverso di inavvicinamento, di intoccabilità di quanto è stato. Tra gli aspetti un po’ troppo semplici, forse, c’è il dipingere i due maschi “del cuore” contrapposti -uno dei quali è voce narrante- come romantici e innamorati quasi platonici, rispetto a donne forti e, soprattutto, dure. Altro aspetto interessante è lo spregio della banalità. Sembra che l’autore ci voglia presentare non tanto le br e i nemici delle br che si fronteggiano, quanto un mondo delle idee che fronteggia un mondo fatto di banalità, banalità legate all’attesa che inizi una partita di calcio e a discorsi sulla fica. Questo ambiente di banalità accomuna il contesto degli operai del nord, gli amici dello zio di Salvatore, i compagni di prigione. Per i primi c’è la possibilità di essere introdotti alla lettura e alla riflessione dai compagni più impegnati. E tuttavia, solo pagine di libri stampati - e un continuo, ossequioso, riferirsi ad esse - danno forza e indicano una strada. Se è esplicita la condanna del pensiero sotteso alle br, molto più deplorevole appare il contesto, una società civile che manca totalmente di impegno, di desiderio di crescere e di far crescere. La speranza sembra poter solo risiedere in una predisposizione individuale (di Salvatore De Rosa, di Paolo Galbiati). Sembra, in quanto il finale esplicita che non ci sono eroi. Il libro scorre veloce con buona tecnica. Certo, però, che dopo aver letto il brigatista viene voglia di leggere un libro con più passione, in un senso o nell’altro, sull’argomento.

Adriana Valente

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Ho interrotto la lettura per un senso di nausea che il libro mi dava.

Mariangela Bravi

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“Il Brigatista”, romanzo del giornalista Antonio Iovane, è ambientato nei drammatici anni della violenza terroristica di stampo politico che ha incessantemente afflitto il Paese: si tratta di una sorta di noir che alterna vicende storiche ad altre, ora sentimentali ed ora, invece, altrettanto drammatiche, di personaggi di creazione narrativa, sia terroristi che esponenti della cosiddetta società civile.  Non è un’operazione nuova nella nostra narrativa, però è ambiziosa perché si confronta con eventi particolarmente drammatici ed anche relativamente recenti, e tuttavia mi sembra in buona parte riuscita, in quanto ha prodotto una storia corale, che abbraccia più di un decennio che va dalla bomba alla Banca dell’Agricoltura al rapimento Moro ed a quello del Dozier, con un’accurata ed efficace descrizione del contesto di quegli anni.

Alternando vicende reali ad altre di pura invenzione narrativa, e con una scrittura asciutta e con continui cambi di scena che rendono il racconto anche avvincente, l’opera propone una ricostruzione storica fedele agli eventi, ben illustrando anche agli umori politico-culturali dell’epoca, che non avevano aiutato la tempestiva percezione del fenomeno terroristico (portando ad esempio a sottovalutare il rapporto del prefetto Mazza, di Milano, ormai dimenticato ed invece adeguatamente richiamato nel romanzo), ed offre una attendibile descrizione dei personaggi dell’epoca, spesso evocati con poche efficaci battute.

Vengono così ben ricostruiti diversi contesti: la stampa (Cederna, Montanelli ed altri), i carabinieri del generale Dalla Chiesa, le famiglie borghesi colpite da diffondersi degli stupefacenti, qualche efficace riferimento ai movimenti femministi, fino ai gusti musicali del tempo. Specularmente, anche le storie personali dei terroristi ideati dall’autore rendono bene la gelida disperazione del fanatismo politico, e tuttavia mi è sembrato che il romanzo riveli dei limiti proprio nella sintesi tra fantasia e fatti storici.

Mi è apparso un po’ infelice, ad esempio, l’eccedere nelle citazioni di Bertold Brecht tra i pensieri dei terroristi, quasi a farne un loro mentore, il che mi sembra francamente un po’ eccessivo. Qualcosa, poi, stride nel rapporto tra personaggi reali e personaggi di fantasia: sarà forse perché è ancora vivido il ricordo di quelle tragedie, ma talvolta sono quasi irritanti gli incontri tra i terroristi creati dall’autore ed i personaggi reali, forse perché collocati nei momenti più tragici e di maggior fragilità personale ora del giudice Sossi, ora di  Moro (con il velato rimprovero di questo all’amico Paolo VI di non aver fatto, a suo avviso, abbastanza), così da rendere quasi indelicata la commistione tra la fantasia e la devastante tragicità degli eventi reali.

Pur con questi limiti, però, il romanzo avvince e si legge piacevolmente.

Luciano Imperatori

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ho scelto “Il Brigatista”, per la narrazione scorrevole,  con una dialettica comprensibile a tutti ed anche per l’argomento trattato.

Io ho vissuto quel periodo storico (sono del ’53)….Qui i fatti, ovviamente,un po’ romanzati, vengono osservati dalle varie angolazioni di pensiero degli attori.

L’altro libro “Il Teorema dell’esistenza degli zeri” è un libro sicuramente impegnativo da leggere…  in primis, per la dialettica della giovane scrittrice che ostenta la sua in dubbia cultura  mettendo spesso in difficoltà  il lettore con citazioni, credo,per lo più sconosciute.

I ricordi, ovviamente non suoi, sono ricchi di personaggi, di salti temporali e di location…. Simpatici gli intermezzi in dialetto. La giovane scrittrice è dotata di fantasia  e capacità, ma anziché creare empatia con il lettore, sembra volutamente creare distanze. L’argomento trattato è sicuramente interessante … ma che fatica!!!

Lidia Tavanti

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Ma “Il Brigatista” di Antonio Iovine tratta di un periodo che ho vissuto da giovanissima (sono nata nel ’59) e che ha sempre destato il mio interesse, per tentare di capire…i perché della storia, che non c’è dato né di capire,  né di  sapere….

Ho letto molto a questo riguardo, ma….

Silvia Lattanzi

 

 

 

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