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Il circolo Bellarosa di Saul Bellow
Mondadori

 

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Lanciano “Ex Libis”
coordinato da Maria Rosaria La Morgia:

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La narrazione di una narrazione …i ricordi dell’io narrante coincidono con quelli dell’autore, sono riportati da lui stesso come il più attendibili possibili in quanto dotato di una memoria formidabile. Nella sua fluidità il testo permette più elementi di lettura e di riflessione, dal tema degli ebrei alla loro persecuzione, alla gratitudine, ai piani generazionali a confronto e alla solitudine della vecchiaia, alla ricchezza con i suoi vizii... L’autore sottolinea spesso l’aspetto fisico abbondante di Sorella, quasi a riempire tutta la scena. Tra le righe invita a non soffermarsi ad esso ma ad andare oltre... Tutti questi spunti di riflessione si armonizzano piacevolmente nel testo e il lettore è libero di soffermarsi dove vuole, assaporando lentamente la lettura e spaziando con la mente.

Elvira Martelli

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Amo la storia e ho, quindi, amato ambedue i testi. Ma il primo è più maschile, nel protagonista e nel tema. Comunque interessantissimo.

Edvige Ricci

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Un libro sulla necessità della memoria e sulla gratitudine. Il vero personaggio è l’autore che ci fa entrare nella vicenda che utilizza magistralmente per portare le sue riflessioni dentro il lettore. La memoria è vita, l’oblio è morte

Annamaria Ciarelli

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Il narratore, proprietario dell’istituto Mnemosine, in cui ha per anni insegnato l’arte di ricordare, ormai vecchio e solo nella sua grande casa di miliardario, desidera recuperare il rapporto con una coppia di lontani parenti conosciuti 30 anni prima e dimenticati. Si tratta di un giovane ebreo polacco, H. Fonstein, riuscito a salvarsi dalla persecuzione nazista grazie all’intervento del Circolo Bellarosa, un’organizzazione fondata da Billy Rose, un ricchissimo impresario teatrale ebreo americano, e di sua moglie. Fonstein ha tentato più volte di incontrare B.R. per ringraziarlo, la moglie, Sorella, donna abbondante nelle forme, nel cuore e nell’intelligenza, ha provato anche a ricattarlo purché il marito potesse vederlo, ma invano. Il narratore riesce a rintracciare i due amici, ma troppo tardi, sono morti in un incidente stradale mentre andavano a recuperare il figlio dedito al gioco d’azzardo. Nel testo, data la densità della scrittura, possiamo rinvenire una serie di temi, la memoria, la vecchiaia, il rapporto tra ebraismo mitteleuropeo e americano. Centrale è il tema della memoria come vita, mentre l’oblio è morte, memoria emotiva, fatta di sentimenti, desideri, nostalgie, memoria di cui c’è più bisogno quando si è vecchi e si ha necessità di recuperare radici, amicizie, valori.  

Rita Foresi

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Non riesco quasi mai a leggere un libro al buio, senza documentarmi sul narratore e il suo contesto.

l’amico Saul mi ha affascinato per un nobel arrivato inaspettato per la sua vita che io sento girovaga, tra una conferenza e qualche ora d’insegnamento, con le sue cinque donne sposate nell’arco di cinquantanni. Preso contatto con l’autore, capace di leggere anche un romanzo saltando da un punto all’altro, in un libro cerco l’indice. ...e un libro senza indice è peggio di un testo senza punti...mi spiazza e mi disorienta. Povero Saul, destinato ad essere in questa diade l’autore del libro mono amato… e invece la sua scrittura mi ha preso.

il suo desiderio di dimenticare l’arte del ricordare, il tessere le lodi dell’oblio, per salvarsi da quelle sporadiche memorie che possono essere afflizione.

Ci sono frasi ad effetto da pubblicitario talmente immediate che lasciano in me un segno e per le quali ho scelto questo romanzo.

“eccentrica magnificenza americana... Americana e orientale.

Ah, se i cimiteri avessero un centralino!

I fogli del calendario appassiscono e cadono come le foglie morte. Sono come la forfora

del tempo.

Lo stupirsi per la vastità dei territori senz’anima viva.

Certe volte mi pare di essere un alveolo che ricorda il suo dente.

Costringo la coscienza a sloggiare. E sparita la coscienza, addormentarsi.”

Annarita Frullini

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Insegnare l’arte del ricordare e dimenticare amici, affetti per ritrovarli solo quando non ci sono più. L’importanza della memoria e quella, a volte necessaria, dell’oblio per non restare prigionieri di un passato doloroso. L’olocausto raccontato come storia individuale e la cultura ebraica. La complessità dei temi raccontata attraverso una scrittura asciutta, ironica, intensa. Saul Bellow trascina il lettore nella storia di un incontro che dura una vita, che scompare e riaffiora risvegliando ricordi, volti, storie. Il flusso del racconto diventa metafora del flusso della vita e della memoria che va e viene nel tempo. Alla fine l’amarezza del ritrovarsi vecchi e soli a capire il senso dello stare al mondo.

Maria Rosaria La Morgia

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Il narratore, uomo ricco che ha fondato il centro Mnemosine a Philadelphia dedicato alla memoria, incontra un profugo europeo Feuistein sopravvissuto all’Olocausto grazie all’aiuto del circolo Bellarosa, misteriosa organizzazione che aiutava gli ebrei a fuggire e dietro alla quale si nascondeva il miliardario uomo di spettacolo Billy Rose. Dopo l’arrivo in America, dove ha fatto i soldi e si è sposato con Sorella donna ricca e obesa, vuole incontrare il suo benefattore, ma Billy rifiuterà di incontrarlo. Sarà Sorella, donna intelligente e devota al marito a farlo e a scoprire che Billy non è una bella persona. Il narratore, personaggio della storia, perde di vista la coppia e quando decide di ricontattarla, spinto forse dalla vecchiaia e dalla solitudine farà una triste scoperta. Questo libro, amaro e a tratti satirico, dove la vita viene identificata con la memoria e la morte con l’oblio, è anche una terribile descrizione della vecchiaia anche quando è accompagnata dalla ricchezza. Una chiave di lettura più "storica" potrebbe essere il rapporto tra Europa e America o i riferimenti alla difficoltà di essere ebrei in un mondo WASP .Ebraismo, che anche in America non sempre è accettato.

Rita Crisanti

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Una storia di inesorabile realismo ed amarezza.

La semplicità della trama esalta i dettagli della realtà ebraico americana in cui i personaggi sono immersi e fa risaltare il senso di distacco umano e di solitudine.

La coerenza realistica del romanzo si rivela anche con la tristezza della vecchiaia alimentata dalla solitudine e non mitigata dalla ricchezza.

Mariella Di Girolamo

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Un modo insolito e delicato di trattare dell’olocausto e della memoria. La ricerca continua di un benefattore e la volontà di quest’ultimo di non farsi trovare segnano il ritmo di questa storia che ci porta innegabilmente a chiederci quanto possano valere alla fin fine la solidarietà, il beneficio e la riconoscenza, in mancanza di un rapporto umano, di una stretta di mano. I personaggi, nel corso del racconto, si svelano in netto contrasto con ciò che ci viene presentato all’inizio e solo una donna, Sorella, emerge sempre uguale a se stessa, decisa e risolutiva.

Luisa Carinci

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Il racconto intrigante di un vecchio e ricco pensionato ossessionato dalla paura della solitudine alla ricerca di una coppia di conoscenti, che avrebbe ora potuto aiutare nella soluzione di un loro problema: il mistero di Billy Rose, un magnate benefattore che si rifiutava ostinatamente di conoscere un suo beneficato che, grazie a lui, era scampato dai nazisti. Anche il bene ha bisogno del suo buio. Superstizione? Paura? Non voleva ricordare? Esperto di mnemotecnica si chiede quanto la voglia di ricordare coincida con la vita e quanto invece il dimenticare coincida con la morte. Sono ebrei tutti i protagonisti cacciati dall’Europa verso gli Stati Uniti che cercano di adattarsi al nuovo mondo nella eterna ricerca di giustizia sentita ma irrealizzabile se non nascondendosi o tacendo pezzi di verità.

Ezio Bianchi

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La voce narrante è quella di un ricco uomo che ha fondato un centro dedicato alla memoria. Il primo snodo narrativo è. Suo incontro con Feuistein, un profugo europeo sopravvissuto ai lager con l’aiuto del circolo Bellarosa, un’organizzazione che aiutava gli ebrei a fuggire dall’Europa e dietro la quale si nascondeva il miliardario e uomo di spettacolo Billy Rose. Dopo l’arrivo in America Feuistein vuole incontrare il suo benefattore. Il rifiuto di questi forse nasconde qualcosa di impensabile.

 Antonella Fantini

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“Fai male e pensaci; fai bene e scordalo.” Recita così un proverbio abruzzese che potrebbe adattarsi alla storia di Saul Bellow. La morale della narrazione si fonda sulla consapevolezza di essere ebrei e che essere ebrei in un mondo di WASP americani non è facilmente accettato: si è sempre dei diversi. E sono diversi gli ebrei europei da quelli americani. Di qui l’ironia e talora il sarcasmo di timbro yiddish con cui l’io narrante ci propone la vicenda narratologicamente semplice (nonostante il finale), ma complessa per le risonanze nella mente e nella memoria del sentimento di chi racconta. Quest’ultimo, fondatore a Filadelfia del centro Mnemosine dedicato alla memoria, incontra Feuistein, un profugo europeo, sopravvissuto ai lager con l’aiuto dell’organizzazione “Circolo Bellarosa”, messo in piedi da Billy Rose, un uomo di spettacolo miliardario, che aiutava gli ebrei a fuggire dal nazismo. Quando Feuistein e ancor più sua moglie tentano di conoscere e ringraziare il benefattore Billy Rose, quest’ultimo si sottrae: è la scontrosa azione di un uomo odioso? A distanza di quasi mezzo secolo, costretto dalla vecchiaia e dalla solitudine, l’io narrante che ha perso di vista, ma non ha dimenticato i coniugi Feuistein, li cerca. Ma essi ormai sono morti. Di qui le desolate riflessioni finali che spremono il significato del libro: la vita è identificata con la memoria e l’oblio con la morte. Il ricordo può evitare la rimozione: “Tanto è vero che gli ebrei chiedono persino a Dio di ricordare: ‘Yiskor Elohim’”.

Tonita Di Nisio

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" La memoria è vita, non va in pensione se non quando muori ", dice il narratore, spiegando perché ha fondato l’Istituto Mnemosine a Philadelphia e si accinge a fondarlo a Gerusalemme. Il messaggio è non dimenticare mai: la tragedia degli ebrei, i campi di concentramento, le tante, orribili, morti, l’errare dei sopravvissuti, la forza della famiglia, la differenza tra gli ebrei europei, che hanno conosciuto leggi razziali e morte e gli ebrei americani, infantili e superficiali. Il protagonista è figlio di ebrei russi, il padre è appassionato di storie di profughi, il cugino, Harry Fonstein, è il prototipo dell’ebreo errante: sfuggito ad Auschwitz, approda in Italia, a Ravenna, aiutato da parenti e poi a Milano e infine a Genova, per imbarcarsi per gli States. Ma l’America non ammette i profughi e resterebbe bloccato ad Ellis Island senza l’aiuto della HIAS, la Hebrew Immigrant Aid Society. Ci sono, tuttavia, ambiguità, tirchieria, egoismo irrisolti anche tra gli ebrei e, nel racconto, è l’ebreo Billy Rose, l’imprenditore di Broadway, che rappresenta il loro "lato oscuro". Scrittura perfetta, personaggi forti, nella cui personalità si riflettono i caratteri ed i valori dell’ebraismo.

Non è stato facile scegliere tra questi due romanzi, ambedue di grande valore.

Luigina De Santis

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Libro piuttosto amaro, con il protagonista ricco, vecchio ed ormai solo, che nonostante abbia impostato la sua vita sulla "memoria" (la memoria è vita e l’oblio è morte) dimentica per anni persone a cui era in qualche modo legato (E quante volte capita davvero nella vita di ricordarsi di qualcuno e scoprire che non c’è più...).

 Il personaggio femminile è invece molto interessante, nonostante la descrizione fisica possa farla apparire grottesca si rivela caratterialmente forte, vivace ed intelligente.

M. Rosaria Cesarone

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la storia si dipana nell’arco di circa 50 anni. Un ricco uomo, ossessionato dalla paura della solitudine e della vecchiaia, che ha fondato il centro Mnemo sine a Filadelfia dedicato alla memoria, incontra Feustein un profugo europeo, sopravvissuto all’orrore dei lager nazisti, nella seconda guerra mondiale, grazie all’aiuto del Circolo Bellarosa una misteriosa organizzazione che aiutava gli ebrei a fuggire dall’Europa e dietro la quale si nascondeva il miliardario Billy Rose. Dopo l’arrivo in America Feustein vuole incontrare il suo benefattore, ma questi si rifiuta. La generosità che non vuole essere esibita perché il bene va fatto in silenzio oppure dietro il rifiuto si nascondono altri sentimenti, non proprio benevoli? Una figura mi ha colpito molto e che credo sia davvero difficile da dimenticare, quella di Sorella Feustein, moglie dell’ebreo salvato, una donna brutta, grassa, consapevole della sua scarsa avvenenza ma con una intelligenza vivace, una donna forte, intraprendente e saggia e profondamente innamorata del marito. Sarà proprio lei a contattare Billy Rose e a rendersi conto che ha poco del benefattore. È un racconto sui misteri e le zone d’ombra dell’animo umano che però mi ha poco convinta – nonostante la grandezza di Bellow – a parte Sorella ho trovato gli altri personaggi meno incisivi.

Pina De Felice

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Palermo “Gli amici del Venerdì”
coordinato da Paola Ardizzone
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Il racconto di un ricordo da scoprire è spinto da una ricerca emozionale che viene dal cuore.

Il pensiero di affetti non perduti ma ben conservati nel ricordo di continui tentativi alla ricerca di particolari “perché”.

Tutto però conduce ad una amara conclusione: ciascuno resta soltanto testimone di se stesso ...nulla di più!

Straordinario e veritiero con pennellate ironiche da memorizzare e utilizzare anche nella vita “banalmente” quotidiana!

Augusta Troccoli

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Il libro di Bellow si basa su un gioco di specchi e di maschere. Il protagonista ha una memoria eccezionale, tanto da fondare un istituto dedicato allo studio e alla raccolta dei dati mnemonici. Ma tutto ciò che ricorda è giusto? I protagonisti della storia che ci racconta così bene, non sono poi gli stessi che gli altri vedono, incominciando dal benefattore/impresario Rose. Salva gli ebrei dall’olocausto, ma non vuole incontrarli. È una persona che anche se fa del bene non vede il bene fine a se stesso. Vede solo doppi fini, rivincite, guadagni, ricatti. L’ebreo salvato che vuole incontrarlo a tutti i costi, è lontano dall’idea classica dell’ebreo europeo. È ossessionato dal successo e da come si deve apparire per essere un buon americano. La moglie, personaggio amato dal protagonista, è in realtà una persona presuntuosa e arrogante, e come tale viene indicata da tutti i suoi contatti. Fino alla fine del racconto la domanda che si ripeterà sarà la stessa: Può la memoria ingannarci?

Claudia Casano

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La diaspora nella diaspora: la differenza tra gli ebrei americani e quelli europei, le rispettive relazioni durante l’olocausto e le dinamiche tra i rifugiati e coloro che li avevano aiutati a fuggire: è questo il filo conduttore del libro. E ancora la diaspora, quella odierna, tra il protagonista narrante e la nuova generazione di giovani ebrei americani. A differenza di “verso l’occidente” di Wallace, la lettura è di facile comprensione, il ritmo adeguato e l’analisi dei fatti storici puntuale e attendibile, ma la narrazione ha un taglio troppo specifico, quasi unilaterale, che di certo interessa il lettore ma non lo coinvolge.

Francesca Messina

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La memoria è la capacità che ha il nostro cervello di conservare e ricostruire esperienze passate e di riconoscerle. Possiamo decidere di alimentarla con l’esercizio; possiamo nasconderla negando i fatti; possiamo perderla perché si deteriora. Ma niente può cambiare quello che siamo. È un romanzo brevissimo sulla memoria, su chi ce l’ha e su chi non la vuole avere, raccontato da chi la sta perdendo.

Paola Ardizzone

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È impietoso dare come voto “zero” a Il Circolo Bellarosa. Avrei preferito dare 9 per dar 10 all’altro romanzo in concorso, per poter meglio dire che mi son piaciuti tutti e due moltissimo, solo che questo mi è piaciuto un punto in meno. Ma avevo a disposizione solo 0 e 1. Ora, lo zero è la più grande intuizione della matematica, lo zero indica allo stesso tempo il nulla e l’infinito, è misterioso proprio come il misterioso Circolo Bellarosa. E forse il bisogno di non cedere all’azzeramento della memoria, credo, era uno degli intenti dell’autore, teso al fine ultimo di giungere all’annientamento dell’annientamento delle dignità umane attraverso l’esplorazione dei sentimenti. Chissà. È un mistero, proprio come Billy Rose ed il suo Circolo Bellarosa.

Piergiorgio Di Cara

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Harry Fonstein, ebreo polacco, caduto in mano della Gestapo, alla fine della guerra, è salvo e riesce a fuggire in America per merito di un’operazione denominata Bellarosa da Billy Rose. L’unico desiderio di Harry è poter ringraziare il suo benefattore, ma sarà difficile poterlo incontrare, chi riuscirà è la moglie, Sorella. L’autore ha una capacità innata nel riuscire a comprendere il genere umano e ci riesce in maniera sottile e brillante, non tralasciando l’analisi del mondo contemporaneo; non dimentichiamo che cammina di pari passo l’analisi autobiografica. A fare da padrona all’interno del romanzo è la memoria, il ricordo del bene ricevuto, della riconoscenza nei confronti di chi ha posato il proprio sguardo su di noi, porgendoci una mano nel momento del bisogno. Centrale è la figura del narratoreprotagonista, direttore dell’Istituto Mnemosine di Philadelphia a cui non disdegnerebbe dimenticare l’arte del ricordare. La memoria è vita, l’oblio morte. Che uso fa la gente dei ricordi? Pochi si preoccupano delle proprie responsabilità o fanno un esame di coscienza. Sarà la moglie di Harry ad incontrare B. Rose, ad essere per il marito quella protezione che gli era mancata da Hitler. Billy Rose non incontrava H. Fonstein per non doversi misurare con lui, non era alla sua altezza, una profonda differenza morale li separava, nonostante fosse il suo benefattore. Il narratoreprotagonista nel corso del romanzo avrà il rammarico di non essere riuscito a rimanere vicino ai Fonstein, forse a causa del potere della memoria: li ricordava così bene perché doverli incontrare? Le radici della memoria sono nel sentimento, in quei temi che raccolgono e trattengono i ricordi

Rosalba Marfia

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Il racconto si basa sulla sovrapposizione di due storie, quella del narratore, di cui non conosciamo il nome, e quella del protagonista, Harry Fonstein, che consente l’entrata in scena degli altri personaggi, le cui vicende sono sufficienti a orire uno spaccato di umanità in cui a tratti riconoscere e riconoscersi.

 Il tema, il leit motiv dell’intero racconto è la ‘memoria’.

Dalle prime righe sappiamo che il narratore è dotato di una capacità mnemonica tale da essere sfruttata con successo come attività lavorativa. Una memoria meccanica, impeccabile ma anche invasiva, che può diventare ansiogena, ma che soprattutto pare impedire il formarsi del ricordo.

 Il protagonista, come ci dice il narratore stesso, era mosso, invece, da “sintomi di memoria tenace”, era uno che “ci faceva qualcosa con il proprio passato”.

E il narratore, lui ci fa qualcosa con il proprio passato? Per buona parte del testo diremmo di no, dato che i cenni sul suo passato sono scevri da sentimento, ma poi ci sarà chiaro che è la sua riluttanza verso la nostalgia, e qualsiasi caduta nel sentimentalismo, a rendere scarno il ricordo.

 Però non manca di delucidarci sull’uso della memoria, ci spiega che ‘le catene mnemoniche si costruiscono in base a un dato tema’e dove questo manca, c’è poco o nulla da ricordare; ci propone suggestioni spirituali filosofiche, memoria=vita, oblìo= morte, ‘il sonno sta alla coscienza come la morte sta alla vita’. Alla fine riconosciamo che lui c’è, ed è pienamente, coscientemente umano. Nelle ultime pagine la figura della moglie, che a malapena sapevamo essere magra come Twiggy, si forma in un bellissimo ricordo rivissuto tra le righe delle annotazioni a margine dei libri conservati sul suo comodino.

Silvia Parlagreco

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Sul filo della memoria, in un lungo flashback, Bellow riesce in quasi 100 pagine a realizzare una trama complessa, congegnata come un meccanismo perfettamente oliato. Le dimensioni che si intrecciano sono molteplici: il continuo sfasamento cronologico interno alla storia, tra un presente del narratore da vecchio circondato dalla propria opulenza e un passato incentrato sull’incontro tra la sua famiglia e i Fonstein; la cornice di cultura e storia ebraica che attraversa l’Europa orientale e l’Italia, da cui l’imboscato Fonstein fugge a causa delle leggi razziali, grazie al provvidenziale quanto oscuro intervento di Bill Rose, che diventerà un ricchissimo produttore di Broadway; i rapporti tra i due che seguono misteriose traiettorie, in cui si inserisce un personaggio indimenticabile, quello di Sorella, la moglie di Fonstein. Bellow ci regala una figura tanto fine e raffinata intellettualmente, quanto pingue e debordante fisicamente, enfatizzando questa discrasia con frasi che coniugano ironia e tenerezza. Senza alcun dubbio, un ingranaggio narrativo godibile sia per le vicende narrate che per la scrittura, sapientemente alternata tra dialoghi diretti e sequenze narrative.

Valeria Balsano

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Saul Bellow, in uno dei suoi ultimi romanzi, torna sul tema dell’olocausto, già affrontato in precedenza, per descrivere il difficile e asimmetrico rapporto tra gli ebrei americani e gli ebrei europei in fuga dal nazismo. Un narratore senza nome, verosimile alter ego dell’autore, ci racconta il vano tentativo del profugo polacco Harry Fonstein di incontrare il suo benefattore Billy Rose, impresario americano di successo realmente esistito. Una storia amara che si snoda tra memoria e rimozione, riconoscenza e reticenza.

 Ermanno Lombardo

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Forse non è il miglior Bellow che si possa leggere, trama e personaggi risentono beneficamente di antichi echi dei precedenti libri. Ciononostante è innegabile la capacità dell’autore, attraverso una scrittura accurata e piena di riferimenti sia storici che politici, di coinvolgere e portare fino alla fine anche il lettore più esigente, anche se proprio di questa fine ci si aspettava qualcosa di più incisivo. Tutto sommato non una lettura da rinnegare.

Laura Piricò

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Bellow racconta di Harry Fonstein,un ebreo polacco, immigrato in America alla fine della guerra, tratto in salvo dal misterioso Circolo Bellarosa e di Billy Rose, un ricco produttore di Broadway che si rifiuta di accogliere la riconoscenza di Harry per essere stato salvato. Brilla tra loro la figura di una donna fantastica, Sorella, moglie di Harry, tanto splendente tanto sgradevole nell’aspetto. Sorella è il personaggio più intraprendente, esempio di lucidità e intelligenza. È irresistibile nel confronto con il meschino Billy Rose. Il romanzo è un bellissimo racconto sulla memoria, sul valore della riconoscenza e della vecchiaia, su temi sempre attuali ma che, soprattutto in questi giorni, risuonano in maniera potente e commovente.

Tiziana Pupillo

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Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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