Il
Furto della Divina Commedia
di Dario Crapanzano
Mondadori
Libro
dallo stile asciutto e fluido, si legge tutto d’un fiato grazie alla vicenda
molto interessante. Tutta la vicenda ruota attorno al furto di un libro di
valore e schiude un mondo di personaggi molto particolari.
L’uso
delle parole per descrivere personaggi, luoghi e storia è ricercato,
appropriato e consente di avere un’immagine completa e perfetta dei
protagonisti della vicenda e dei luoghi descritti.
Il libro
si presta ad essere anche una sorta di guida diversa per conoscere Milano e
alcuni posti caratteristici accompagnati dall’agente Lorenzi.
Ci sono
tutti gli elementi per farne il capostipite di una nuova serie di gialli
Mondadori, magari pronti per una trasposizione televisiva.
Maria Gabriella Caruso
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Siamo
negli anni ’50 a Milano e il professor Michele Esposito, esperto bibliofilo e preside
del liceo Marco Tulio Cicerone viene derubato di un prezioso incunabolo della
Divina Commedia custodito nella cassaforte della scuola, la cui combinazione
era conosciuta solo da lui e da Anna Maria Rosellini, sua fidata segretaria. La
situazione si complica quando l’affascinante e conturbante segretaria viene
trovata morta nel suo appartamento. A condurre le indagini viene chiamato
l’ispettore Fausto Lorenzi, ex giocatore di pallacanestro e uomo
dall’indiscutibile bellezza. Insieme all’agente Giuseppe Tindaro, l’ispettore
Lorenzi gestirà la situazione facendosi guidare dal suo istinto e dalla sua
intelligenza. Il linguaggio terso e pulito, lo stile narrativo sobrio e deciso
dipingono le ambientazioni del romanzo in modo più che pregevole.
Lucia Schiralli
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Lettura
piacevole, scorrevole, ottimo lessico, ma l’autore racconta e descrive senza
coinvolgere, senza emozionare. I personaggi si muovono sulla scena in modo
ordinato e pulito privi di caratteristiche e personalità interessanti. Il
racconto risulta pallido, quasi incolore, un giallo... grigio.
Annamaria Barbone
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Dario Crapanzano è un giallista, diventato popolare con la serie
del Commissario Arrigoni, mentre nel racconto Il
furto della Divina Commedia l’Autore crea un nuovo investigatore Fausto
Lorenzi, al quale affiderà l’indagine sul furto avvenuto in un luogo insolito,
nel Liceo Classico di una Milano degli anni ‘50.
Lorenzi, milanese,
giocatore di pallacanestro, dopo il diploma si laurea in Giurisprudenza e
subito vince il concorso nella Polizia, sposato e separato con un figlio di
nove anni. Bell’uomo di statura superiore alla media, un metro e 90, fisico
asciutto e muscoloso, folti capelli neri, viso da lineamenti scolpiti nel marmo
e occhi di ghiaccio, che intimorisce gli interlocutori e attira le donne. Di
carattere cordiale, affettuoso e ironico.
La vicenda
quindi prende avvio nel Liceo classico milanese, con la descrizione della
figura del preside (ultrasessantenne, dall’aspetto insignificante, bassa
statura, mingherlino, pronunciata calvizie attorniato da pochi capelli bianchi)
che, suo malgrado, deve denunciare il furto di un prezioso manoscritto della Divina
Commedia, entrato da poco a far parte della sua amata e costosa collezione.
I
professori, il bidello, la segretaria (sulla quarantina, aspetto gradevole e
diciamo pure sensuale, anche se poco appariscente) tutti rimangono coinvolti
nella vicenda, e starà alla caparbietà e alla determinazione dell’investigatore
Lorenzi fare luce sul fattaccio.
Anche se
non solo di furto si tratterà, ma accadrà un altro fatto grave che complicherà
l’indagine.
Il
racconto, avvincente quasi sempre, si avvale di precise, quasi maniacali, descrizioni
dei personaggi sia nella loro fisicità, che nel loro carattere, tanto da
rendere viva la presenza degli stessi, e hai proprio l’impressione di vederli
muoversi, nell’intricata vicenda, fra le righe.
Anche
Lorenzi viene descritto dall’Autore sia come poliziotto: ligio, ostinato,
risolutivo, che come uomo: marito nostalgico, padre amorevole, figlio
affettuoso e amante rispettoso, che comunque riesce a condurre il lettore lungo
tutta l’indagine appassionando e trascinando verso la soluzione.
Il libro,
secondo me, pronto per una trasposizione cinematografica!
Lucia Berardino
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Milano
1954. Dalla cassaforte di un liceo classico di Città Studi viene trafugata una
copia rara e preziosa del Quattrocento della Divina Commedia, di proprietà del
Preside, l’ultrasessantenne professor Michele Esposito, esperto bibliofilo, “un
uomo dall’aspetto insignificante”. Dopo qualche giorno viene uccisa l’avvenente
segretaria della scuola, Anna Maria Rosellini, l’unica depositaria, oltre al Preside,
della combinazione della cassaforte. Partono le indagini, condotte
dall’ispettore Fausto Lorenzi: ex giocatore di basket, folti capelli neri, viso
dai lineamenti che sembravano scolpiti nel marmo e occhi azzurri, “occhi di
ghiaccio”.
Scritto in
una prosa sobria, scorrevole, semplice, senza eccessi il giallo presenta una
trama lineare, ma non scontata, dove si muovono personaggi delineati a tutto
tondo, dotati di sentimenti chiari e identificabili, sullo sfondo di una Milano
anni ‘50 che si riflette nel racconto e lo anima.
Rita Ceglie
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