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Il maschilismo orecchiabile. Mezzo secolo di sessismo nella musica leggera italiana di Riccardo Burgazzi
Prospero Editore

 

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Circolo dei lettori
della biblioteca di Chiari “I miserabili”
coordinato da Alice Raffaele
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Il Maschilismo orecchiabile di Riccardo Burgazzi affronta il tema del sessismo non solo nella musica leggera italiana, ma accennando anche alla politica, alla letteratura e alla religione. Vengono affrontate in modo molto dettagliato e con numerosi esempi molte figure di stereotipo maschilista, dall’uomo play boy alla donna oggetto relegata alla vita domestica. L’ironia permea ogni singola pagina del libro. Anche se in alcuni punti tale leggerezza sembra un po’ fuori luogo e alcuni esempi risultano forzati, il resto del libro invita a una più attenta riflessione su ciò che viene canticchiato spensieratamente, ma che nasconde significati molto profondi e, se non coscientemente valutati, pericolosi.

Simone Brognoli

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Un saggio rigoroso nell’analisi dell'argomento oggetto di studio. La scelta, originale e molto coinvolgente, contribuisce ad arricchire un dibattito significativo su un argomento di grande attualità e di decisiva importanza.

Luciano Cinquini

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Che il “maschilismo” sia fortemente presente nella nostra società, è noto a tutti; scoprire che lo sia anche nella musica, e non solo, lascia sbalorditi! Questo libro ti invita ad un viaggio tra canzoni, vecchi ricordi e tante emozioni ma... il colpo di scena è dietro l’angolo; tutto ciò che hai provato non corrisponde al vero significato delle parole che hai canticchiato. L’Autore sembra proiettarti in una nuova realtà, stravolta e terribile, che non corrisponde al tuo vissuto, al tuo sentire! Il libro ti prende sin dalla prima pagina e ti aiuta a riflettere sui tanti messaggi che, quotidianamente, ti raggiungono.

Carlo Alberto Basile

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Lo scopo principale di Riccardo Burgazzi è quello di analizzare come la componente comunicativa delle canzoni degli ultimi cinquant'anni sia caratterizzata da un linguaggio sessista. Potrebbe sorprendere (o anche no) come alcuni testi a cui siamo affezionati utilizzino termini non proprio consoni, o addirittura offensivi verso il genere femminile. Parole adoperate in modo leggero potrebbero inoltre veicolare messaggi a cui il cantante o l'autore non aveva neanche pensato. Eppure. Eppure le parole hanno il loro peso specifico e rispecchiano la cultura del tempo in cui vengono usate.

Il problema comunicativo viene declinato in diverse categorie, definite in base a come è rappresentata la donna. Si parte dalla "donna angelo" più bella del mondo per arrivare poi alla Circe moderna "ammaliatrice", passando per la "donna immobile". Senza sorprese sono i due capitoli dedicati rispettivamente il primo alle donne tradite o abbandonate (a cui si dice "mi dispiace devo andare", cercando compassione) e il secondo a quelle che invece pongono fine alle relazioni (che vengono giudicate, insultate, attaccate e odiate, "la mia mano dove prima tu brillavi è diventata un pugno"). Tra gli ultimi capitoli, ve n'è uno dedicato ai rifiuti e allo stalking (secondo me il migliore, impreziosito da una citazione di Bianca Pitzorno).

Dovremmo smetterla di ascoltare il centinaio e più di canzoni citate invocando la cancel culture? No, fare sparire le cose sbagliate non elimina il problema. Contestualizzare il contesto, sottolineare quali siano gli errori, le mancanze e le discriminazioni invece va nella direzione giusta per superarlo, per prestare maggiore attenzione al linguaggio che si usa, in qualsiasi situazione e ambiente, sia con i propri familiari e conoscenti, sia sul lavoro e sia nei prodotti creativi quali canzoni, quadri, libri.

Ed è quello che suggerisce di fare questo libro, ma la durata del suo motivo è parecchio breve; alcuni collegamenti risultano un po' forzati e qualche approfondimento poteva essere dedicato a confrontare canzoni più recenti (tra i pochi artisti giovani citati c'è Sfera Ebbasta). Infatti, negli ultimi anni si sta prestando davvero molta più attenzione alla parità e al linguaggio di genere per essere più inclusivi. Ho avuto l'impressione che Burgazzi sia rimasto in superficie, ed è un peccato. Ciò che è poco esplicita è la contestualizzazione degli anni dei testi menzionati; solo in qualche punto si fanno dei riferimenti all'evoluzione della società. Forse un'altra classificazione possibile sarebbe stata quella cronologica, magari per decenni, per descrivere se anche nella musica stiamo facendo dei passi verso la parità di genere.

Alice Raffaele

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Uno sguardo diverso alla lettura dei testi delle canzoni italiane pop del secondo novecento da cui emerge inesorabilmente una società a forte cultura maschilista. Scorrevole la scrittura, puntuale l’analisi degli stereotipi che affiorano, sapienti e sorprendenti i richiami ed i confronti con i testi poetici e sacri dell’antichità.

Giuliana De Nisco

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Prendi una donna, dille che l'ami [...] e stai sicuro che ti lascerà [...] Prendi una donna, trattala male [...] E allora, sì, vedrai che t'amerà. » Scommetto che tutti, come me, avete letto queste frasi cantandole in testa! Del resto, queste canzoni sono state protagoniste del panorama musicale italiano dello scorso secolo e, ancora oggi, le cantiamo. Fanno parte della musica pop “popolare”, appunto e che hanno, come caratteristica distintiva, ritornelli molto orecchiabili e che restano facilmente nella mente! Proprio queste canzoni, con protagoniste donne amanti, mogli, fidanzate, esseri irraggiungibili... sono il punto di partenza della riflessione di Riccardo Burgazzi che ha deciso di prendere in esame le canzoni più popolari (riguardanti la figura femminile) della musica leggera italiana, nell'arco temporale che va dagli anni Cinquanta (circa) del secolo scorso, agli anni Duemila. Egli sostiene come le parole presenti in queste canzoni, facilmente memorizzabili, in realtà - magari in maniera inconsapevole - condizionino il nostro modo di vedere la società in cui viviamo. In breve, come gli schemi culturali e sociali, siano - tuttora - troppo ancorati ad una visione maschilista dell'universo femminile e di come, queste canzoni - con i loro motivetti "orecchiabili", influenzino di conseguenza la nostra visione relativa all'argomento. Riccardo Burgazzi, con un linguaggio ironico e diretto, ci porta in un viaggio attraverso decenni, visioni e ritornelli e ci accompagna nella riflessione su quanto una famosa (e bella, per carità!) canzone, possa svelare sull'opinione popolare riguardo ad un determinato argomento, in questo caso la visione del ruolo della donna nella nostra società, ieri come oggi.

Mi sono divertita alquanto con questa lettura ha riportato alla mente momenti felici e spensierati della mia gioventù e colonna sonora di momenti indimenticabili della mia vita

Michela

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Un saggio semplice e accessibile, di facile lettura; il testo prende in analisi di numerosi testi di musica leggera con lo scopo di definire gli stereotipi di genere presenti in essi, cercando di spiegare come l'ascolto delle sonorità "orecchiabili" possa lasciar penetrare messaggi che non considereremmo, in altro contesto, accettabili. Si descrive, non senza ironia, una cultura permeata da machismo e patriarcato, mettendo in evidenza i modelli riportati con più frequenza in questi testi famosi. L'attenzione viene posta sul linguaggio, sulla potenza delle parole, sullo stile comunicativo, sulla facilità di trasmettere un messaggio e renderlo accettabile come elemento radicato da tempo nella nostra cultura. Percepire questi modelli, seppur proposti in contesti di intrattenimento, è un piccolo passo verso il cambiamento e la sovversione dei modelli stessi.

Rachele Baresi

 

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Circolo dei lettori di Roma
“Libreria AltroQuando”
coordinato da Alessandro Alessandroni:
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Avanti così, a destrutturare i paradigmi della dominazione oppressiva patriarcale. Nel nome del padre, non dico con malizia, ci propinano la sottomissione nelle maniere più subdole: addirittura con il pop. Riccardo Burgazzi smaschera il “maschio” di 50 anni di canzone leggera italiana, mettendolo a nudo in tutta la sua priapica viltà. Like a rollin’ stone, continua la lotta in punta di penna contro il giogo dominante.     

Valentina Pugliese

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La questione del linguaggio, e del suo ruolo di veicolo di trasmissione e conservazione di modelli di prevaricazione, è fortunatamente diventata sempre più centrale nel dibattito culturale italiano e internazionale degli ultimi anni. Si tratta di una sorta di un vaso di Pandora: tutta la cultura e l’intrattenimento di cui usufruiamo sono un ingranaggio delle dinamiche di oppressione di genere. Sì, anche la musica. Sì, anche la musica pop. Dici di no? “prendi una donna, trattala male”...

Luca Golisano

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Riccardo Burgazzi offre una critica ironica, ma non per questo leggera, agli stereotipi di genere e al sessismo intrinseco nelle canzonette italiane che tutti conosciamo fin da piccoli. Forse è proprio questo dettaglio che mi ha fatto riflettere più a fondo sul libro: non vuole essere l'ennesima retorica sulla disparità dei sessi, ma analizza come questa disparità e gli stereotipi riescono ad entrare nelle nostre vite, ad essere "naturalizzate" come dice Burgazzi, praticamente da sempre, grazie a quelle canzoni che fanno parte della conoscenza collettiva della società. Sarà possibile arrivare a cantare di donne in quanto donne e non in quanto categoria di sorelle, figlie, madri, mogli, angeli, diavoli etc? Speriamo di sì.

Giulia Brioschi

 

 

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Circolo dei lettori di Perino
 “FestivalTrebbia”
coordinato da Irina Turcanu:
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Pur non amando i saggi, ho trovato Il maschilismo orecchiabile” una lettura piacevole, leggera ed abbastanza interessante. Sicuramente ha portato alla mia attenzione aspetti delle canzoni che hanno permeato il mio passato che non avevo mai considerato e quindi lo considero un valore aggiunto.

Il libro prende in esame testi di canzoni italiane molto conosciute ed amate e si sofferma non tanto su ciò che le ha rese famose e cioè la musica, ma porta l’attenzione al testo e a come esso sia veicolo di maschilismo; svela come alcune strofe di canzoni ben note contribuiscano alla diffusione di un maschilismo “naturale” e naturalizzato proprio dalla fruizione passiva dall’orecchiabilità del jingle delle canzoni pop che hanno preso parte a serate, giornate, feste dell’italiano medio negli anni 70 - 80; il messaggio così penetra grazie alla propria sonorità e si accorda ad una cultura, la nostra, che di fondo è stata e ancora in parte è maschilista. Ammetto che conosco buona parte delle citazioni che si trovano nel libro e molte le conosco a memoria, le ho canticchiate ed anche, in alcuni casi, amate senza mai (o quasi)  aver posto reale attenzione al testo; posso dire che, come per molte persone, soddisfacevo il mio bisogno di leggerezza e un po’ di vergogna lho provata, leggendo le righe di Burgazzi. Voglio però aggiungere che non sempre ciò che Burgazzi scrive mi trova in accordo completo, daltra parte non è questo lo scopo del saggio: lautore mira semplicemente a portare alla luce il linguaggio sessista che permane nella mente di chi canticchia canzonette o ripete poesie imparate a memoria a scuola senza realmente interrogarsi sul ruolo delle donne che vengono in esse raccontate, sugli aspetti della donna che sono preponderanti nei versi, analizzando la rappresentazione della donna che spesso è “piccola e fragile” e notando come questo si accordi con il senso comune e con il vivere comune della gente, a ciò che dice, pensa e sente; lautore infatti specifica che tante volte non è ciò che è scritto ad essere di per sé  sessista ma la traduzione che ne abbiamo fatto noi.   

Corinne Monti

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Ci sono tutte le donne del mondo raccontate nella canzone italiana dagli anni '50 ad oggi. Ci sono Circe, Laura, Angelica, ci sono prede, bambole, mamme, amanti, fidanzate, sorelle e nonne.  Sono le protagoniste indiscusse della letteratura, analizzate nel rapporto con il genere maschile fino allo sfinimento, senza avere mai però spazio di parola. Con l'avvento della musica ad accompagnare le liriche il messaggio sulla figura della donna è andato sfumando, nascosto dalla musica, in secondo piano rispetto alla orecchiabilità della base musicale. Così facendo abbiano accettato e reso immortali messaggi maschilisti subliminari - a volte nemmeno troppo- , lasciandoci trasportare dalla melodia. Burgazzi ci accompagna nella lettura di canzoni eterne, ma pur sempre canzonette, alzandone la dignità a pezzettini di letteratura contemporanea, in un’epoca in cui la letteratura è ormai solo anti-maschilista. Leggiamo e condividiamo saggi femministi inferociti ma se un messaggio anti-femminista è accompagnato da un riff di chitarra, riesce ad insinuarsi. Divertente viaggio di rilettura della figura della donna in letteratura in parallelo alla canzone melodica, forma moderna di propaganda e di celebrazione.

Laura Derata

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Inedito e spiazzante IL MASCHILISMO ORECCHIABILE, saggio del filologo Riccardo Burgazzi che, enciclopedicamente, analizza 50 anni di canzone italiana mostrando come, nell'apparente innocenza di ritornelli sulla bocca e nella memoria di tutti noi, si celi lo stesso stigma maschilista alla base del femminicidio. Se si legge coprendo il fatto che si tratta di testi di canzoni, potremmo tranquillamente copiaincollare i versi nella cronaca nera, ovvero in quella serie di frasi che il becero sentire comune porta a presunta giustificazione: il "raptus", "l'amava troppo", "era nel giusto perché l'amava", "senza di lui, lei non era nulla" e via discorrendo in quel maledetto florilegio di chi ha la convinzione di aver perso una proprietà. Grande merito quello di Burgazzi nell’accompagnarci dentro la familiarità orecchiabile di luoghi comuni e stereotipi ai quali ci si assuefa facilmente considerandoli “normali”.

Giovanni Crotti

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La lingua veicola la cultura, qualsiasi sia il mezzo utilizzato. E nella canzone, specie in quella leggera, c’è tutta la cultura dei sentimenti condivisi, tutto il materiale non perturbante della nostra dimensione sociale. È stato sorprendente scoprire questo assunto nel saggio di Burgazzi che, con ironia, mette in evidenza quanto vi si nasconda nella musica leggera. E non basta dire che nasceva in un’epoca diversa. Non basta per mille ragioni che emergono dalla lettura, sottili come i fili dorati con cui i giapponesi ricostruiscono i vasi rotti. In ultima analisi, è un’altra prospettiva sulla musica leggera, una visione che non cerca colpevoli, ma tende a creare una nuova consapevolezza. Si può anche accarezzare la propria solitudine, sebbene siamo donne, invece di lamentarsi di essere lasciate sempre sole alla domenica oppure essere considerate delle megere perché hanno lasciato un amante inadeguato. Una bella provocazione, Il maschilismo orecchiabile.

Irina Turcanu

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Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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