Il
silenzio che rimane
di Matteo Ferrario
Harper&Collins
È un efficace
romanzo dell'assenza. Dopo quella che si potrebbe definire una tragica
introduzione (separazione, riconciliazione, morte), si dà inizio a quella che
ritengo essere la narrazione vera e propria, un duro e inesorabile lavoro di
introspezione costellato da pesanti interrogativi. Sulla propria vita, sul
rapporto amoroso bruscamente interrotto, sulle sorti di una relazione
incompiuta. Tuttavia non è questo il romanzo che ho scelto. La scrittura si è
dimostrata molto spesso avvitata su se stessa,
risultando a volte francamente noiosa e ripetitiva.
Nicoletta Romanelli
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Molto scorrevole,
si legge velocemente ma non ha catturato la mia simpatia, ci ho sentito un che
di "artefatto". La storia, narrata in una prima persona molto
autoreferenziale, è troppo intrisa di sentimentalismo, per i miei gusti, e
presenta aspetti troppo didascalici. Lo si nota nella parte che ruota intorno
alla tv spazzatura, Facebook, gli influencer,
i blogger, messi lì, sembra, solo per far trapelare un giudizio negativo (che
peraltro condivido abbastanza) ma che risulta pesante in un racconto.
Patrizia Romano
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È un intenso giallo
sociale che attraverso la storia di Dario e Valentina offre uno spaccato della
nostra società: disperazione per la perdita del lavoro, individualismo
esasperato e tre morti non accidentali. Intolleranza, omofobia e razzismo da
una parte, amore e incapacità di riscatto dall’altra. Un romanzo che ci invita
a riflettere anche sull’etica della comunicazione: drammi sociali trattati
dalla tv spazzatura e manipolazione del dolore da parte di giornalisti da
strapazzo e dai social. Paura, dolore e silenzio percorrono il libro: paura del
domani, delle relazioni; dolore che pietrifica nonostante amicizie inattese. Un
libro che si legge d’un fiato. Il lettore si ritrova a fare i conti con sé
stesso, con i suoi inciampi quotidiani e con il desiderio di riscatto.
Piera Saita
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È un’umanità
“incapace di distinguere tra la realtà e un film” quella che Matteo Ferrario
disegna, in cui emergono “l’inganno e la falsità come stile di vita”. Il
protagonista ha una relazione di distaccato disprezzo per quest’umanità, in cui
solo 2 o 3 personaggi hanno tratti positivi. Anche la relazione amorosa è vista
come un rifugio, un’alleanza interno-esterno nella lotta contro il grigiore e
il cinismo del mondo. L’autore è molto bravo nel riprodurre il linguaggio e i
meccanismi di un mondo dominato dalla falsificazione dell’informazione, dal
predominio dell’apparenza e dallo strabordare delle emozioni incontrollate (si
veda la narrazione della trasmissione televisiva, che occupa un quarto del
testo ….), ma tutto ciò rimane un esercizio di mimesi e non viene vivificato da
uno sguardo più ampio che vada oltre alla semplice registrazione del dato di
fatto ed espanda i confini della narrazione, che risulta piuttosto schematica.
Olga Varalli
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Ho letto il libro
in due mezze giornate. Un romanzo dalla scrittura semplice ma raffinata allo
stesso tempo, fluente, leggera, scorrevole, dalla cui narrazione non riesci a
staccarti, continuando a leggere per sapere cosa succede dopo. Il racconto fin
dalle prime pagine coinvolge e appassiona per il suo caleidoscopio di emozioni
e sentimenti, passione, solitudine, odio, indifferenza, rimpianto, dolore. E
poi quella finestra aperta sulla società moderna fatta sempre più di social
media, di like, followers
da cui sembra fluire sempre più odio e disapprovazione, il lato oscuro di
questa società, per parafrasare Dark Fener di Star Wars.
Non conosce questo autore e devo dire che è bravo, sa scrivere, soprattutto in
un mondo dove quelli che scrivono sono più di quelli che leggono.
Pierangelo Vernizzi