Il
vescovo degli ebrei di Meir Polacco
e Paola Fargion
Puntoacapo
Il Vescovo
degli ebrei mi ha un po’ deluso non per l’argomento trattato, che anzi mi
interessava molto, ma perché mi sembrava di ascoltare una telecronaca nuda e
cruda dei fatti che non lasciava spazio alle emozioni o alla immaginazione.
Francesca Sanino
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Ambientato
alla fine della seconda guerra mondiale tra Milano, il Piemonte e Roma,
racconta la storia di una famiglia ebraica che fugge allo sterminio del popolo
ebraico. Pur raccontando di un periodo di storia che in molti vorrebbero
dimenticare, ho trovato interessante la passione e la realtà con cui vengono
descritti i personaggi della famiglia Ancona e delle persone che li hanno
aiutati a salvarsi. La lettura per me è emozione e questo libro mi ha
emozionato e sensibilizzato umanamente. È stata una lettura, seppur triste,
davvero esplicativa di come stato vissuto quel che periodo.
Lucia Melpignano
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Nonostante
il tema importante affrontato dall’autore, racconta una storia troppo difficile
da seguire, con troppi nomi da ricordare e troppi termini legati alla
tradizione ebraica, adatto più a chi ci si riconosce o identifica.
Maria Teppati
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Probabilmente sul tema della Shoah ho
letto talmente tanti romanzi che non sono riuscita ad appassionarmi a questa
storia.
Biancarita
Granata
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Malgrado la
sacralità e la drammaticità dei temi, cioè quelli della Shoah e della
persecuzione degli ebrei in Italia dopo l’8 settembre, Il vescovo degli ebrei
manca completamente il bersaglio, zavorrato da una scrittura dolciastra ed
elementare e da personaggi piatti e stereotipati. Il libro non decolla mai e
i toni da Mulino Bianco, aggravati da un uso insopportabile degli
aggettivi, annacquano e scolorano questa drammatica storia familiare,
retrocedendola da potenziale saga a favoletta. Peccato.
Domenico Pannucci