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Il libro di tutti i libri di Roberto Calasso

Adelphi

 

"Il libro di tutti i libri" è interessante... ma che pesantezza! E poi, detto tra i denti e sperando di non ricevere un fulmine in testa, trovo che l'Antico Testamento sia forse l'opera letteraria più spietata, crudele e violenta dell'antichità. Personalissimo punto di vista: per fortuna sono arrivati Gesù e Maometto a rendere le cose "più umane".

Maria Rosaria Catena

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Il libro dei libri di R. Calasso invece rappresenta una classica sfida intellettuale. Lo scrittore, profondo conoscitore del mondo greco, questa volta gioca al Rischiatutto cercando di riscrivere la Bibbia pur restando fedele al testo. La racconta come se fosse una vicenda mitologica e non il Sacro Testo, con Jahvè, il Dio che non perdona e che segue con alterigia le vicende dei Re di Israele, raffigurato quasi con sembianze umane. E così si arriva a Tito e alla distruzione del Tempio, quando Calasso smette di riscrivere la Bibbia come mythos e si ritrova al cospetto della Storia. Arrestandosi. Il tutto con stile leggero. Come si confà alla mitologia. Pur sapendo che la Bibbia è un’altra cosa.

Salvina Gentiluomo

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Alla fine della lettura ho trovato il libro di Calasso alquanto debole dal punto di vista interpretativo, anche se mette a fuoco alcuni aspetti importanti.

Giuseppina Minchella

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Ripercorre la lunga storia degli ebrei, a partire dai tempi precedenti l’Antico Testamento.

Numerosissimi, contraddittori e  punitivi  i precetti che gli israeliti devono rispettare per adempiere al volere del loro dio, Iahvè. La sofferenza, le persecuzioni, l’offerta di sacrifici (anche di sangue) sono quanto questo Dio si aspetta per concedere loro l’illuminazione e la terra promessa. Il libro per me è stato difficile da leggere, troppo complicato e distante dal mio sentire la vita e la fede.

Miria Turcato

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Ho apprezzato la grande erudizione dell’autore, il suo mettere a fuoco questioni nodali riconducibili all’uomo, alla sua esistenza, al nostro vivere, ma ho trovato il libro faticoso, poco accessibile, scritto con un ritmo narrativo troppo solenne, poco adatto a partecipare a un torneo letterario che vuole individuare il più bel romanzo popolare 2019.

Pur capendo tra le righe che l’autore ha voluto di proposito raccontare la Bibbia senza spiegazioni di sorta abbandonando l’esegesi, non ho gradito l’assenza interpretativa nello scrivere storie così violente, crudeli, sconcertanti, se non addirittura oscure (vedi, ad esempio, il discorso degli eletti in nome di una Storia più grande). Nessuna riflessione, nessuna analisi, nessuna ipotesi, nessun ragionamento che aiuti il lettore.

Né in generale ho gradito il contenuto di questo libro in quanto affronta una tematica che non mi appartiene, che mi ha lasciato indifferente: troppo diverso il mio concetto di religiosità.

Daniela Galeazzi

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Con Il libro di tutti i libri Calasso di cimenta nell'ardua impresa di ricostruire la narrazione che attraversa la Bibbia tutta, quasi riscrivendola. Opera ponderosa, dalla struttura complessa, esige una lettura attenta e senza dubbio presuppone una buona se non addirittura profonda conoscenza della Bibbia stessa: Il libro di tutti i Libri non è un libro per tutti!

Maria Grazia Pluchino

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Un libro riservato ad esperti biblisti? No, non è per questo che a un certo punto la lettura de “Il libro di tutti i libri” si è affaticata, rallentata, appesantita. Credo invece che, proprio come succede per la Bibbia, anche questa sua narrazione ad opera di Calasso non si presti ad una lettura tutta d’un fiato, ma vada avvicinata a brani, in momenti diversi, in giornate scelte.

Non sono rimasta indifferente anzi, leggendo mi sembrava di sentire la voce di un vecchio e sapiente narratore di storie, come se ascoltassi un lungo racconto orale, affascinante (la nascita della Torah 974 generazioni prima della creazione del mondo), stravagante (Saul sulle tracce di certe asine smarrite), atroce (fiumi di sangue versato in massacri e sacrifici di bestie e uomini), oscuro (arbitrarietà di Jahvé nella scelta degli eletti), saggio (re Salomone che non chiede a Jahvé né ricchezza né gloria ma “un cuore che sappia ascoltare”).

Ma... non sono riuscita ad arrivare alla fine, mi sono scontrata con delle ripetitività, un tornare e ritornare sulle stesse vicende, ho cominciato a percepirlo ridondante e l’ho abbandonato.

Angela Ripamonti

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Da “agnostica titubante” che in gioventù è stata attratta dalla lettura sporadica del testo sacro ho trovato lodevole e condivisibile l’intenzione dell’autore de Il libro di tutti i libri nell’indicare la Bibbia come l’origine di ogni narrazione nei tanti secoli di cultura giudaico-cristiana. L’interpretazione critica che Calasso propone del testo sacro, al contempo pieno anche di contraddizioni, è sicuramente indice di grande cultura e conoscenza della materia. Non trascurabili nemmeno l’impegno e la cura usati dallo scrittore nel rendere gradevole lo scorrere narrativo degli undici capitoli. Tuttavia nel mio caso, non si è manifestata quella sintonia fra le intenzioni dello scrittore e la disponibilità del lettore di accoglierle e apprezzarle. La lunghezza del testo, unita al poco tempo a disposizione per leggerlo, ha forse giocato un ruolo decisivo nel non farmi affrontare con disponibilità questo “saggio narrativo” che ha sicuramente un suo valore filologico, ma che non è riuscito a agganciare e coinvolgere la mia mente come  romanzo poplare”.

Maria Renata Sasso

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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