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Io e le patate di Biagio Biagini
Elliot

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Sezze “Lettera Ventidue”
coordinato da Gabriella Tomei
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La similitudine tra gli umani e le patate è il filo conduttore del libro. Lo scrittore descrive le patate novelle, le patate tifose, quelle con indole artistica, proprio alla fine del libro lui stesso intrattiene con due patate un interessante discorso su quadri di Van Gogh. Curiosa anche la descrizione della condizione delle patate legate tra loro da reticoli infiniti di radici che si intrecciano, in questa rete le patate controproducenti non piacciono al contadino che quando trova un forum molto attivo fa di tutto per eliminarle e staccarle dalla rete. Lo scrittore utilizzando le patate prende spunto per evidenziare situazioni negative del mondo degli umani sforzandosi di comprendere le patate per dare risposte a domande che scaturiscono in realtà dalla nostra vita, diversa ma simile a quella dei tuberi.

Maria Gabriella Tomei

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Questa lettura mi ha disorientato fin dall’inizio, in diversi passaggi ho fatto fatica a capirne il messaggio, a tratti mi ha fatto sorridere o riflettere, ma troppo poco per risultare una lettura interessante, lo scrittore a volte credo abbia voluto sorprendere o semplicemente far capire che gli piacciono le patate.

Tomei Leopoldo

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Un racconto sull’esperienza onirica dell’autore con delle patate, dalla loro “conoscenza” alla loro “lingua” a compagne di viaggio e di scoperta di se stessi e della propria natura. Ben scritto, a tratti ironico e intriso di doppi sensi culinari, mai è volgare o pretenzioso nelle digressioni esistenziali che spesso ne tratteggiano più o meno celatamente la trama.

Francesco Mangiola

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Per poter immaginare il mondo e le insolite protagoniste di questa scrittura letteraria, il lettore deve evocare un ambiente a lui inconsueto: la terra.

Non la Terra con i suoi scenari esistenziali ma quella terra, che è da sempre sotto di lui e che troppo spesso calpesta indifferente.

Il mondo delle patate è proprio lì!

L’ io narrante, scegliendo di esplorare questo spazio, finisce inevitabilmente per scoprire che le prospettive cambiano e che la Natura ha sempre molto da insegnarci.

Sicuramente molto originale, il libro è consigliato a chi ha voglia di inoltrarsi in “un campo che non gli appartiene”.

Rosanna Galeota

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Un saggio narrativo che ti conduce per mano verso una storia piena di fantasia. La comprensione dei concetti che si intendono esprimere è caratterizzata da una conoscenza di base del mondo delle patate. Una conoscenza che probabilmente, non tutti i lettori possiedono.

Le illustrazioni sono in bianco e nero. Un viaggio che l’autore compie con un pizzico di irrazionalità, lasciando al lettore la giusta brillantezza di farsi condurre dove desidera. È un piano di scrittura che rapporta due mondi diversi: quello degli esseri umani e quello delle patate.

Dà vita e voce alle patate ed attribuisce loro un’anima. Fatto che potrebbe sembrare un punto di raccordo tra i due mondi messi a confronto.

Francesca Romana Intiglietta

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lo stile è accattivante, il tubero è umanizzato e agisce simpaticamente tuttavia appartiene al mondo sotterraneo. L’oscurità e il mistero nel quale si sviluppa mi inquietano lasciandomi perplessa e poco coinvolta.

Maria Carnevale 

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 “Io e le patate” di Biagio Bagini è un viaggio immaginario nelle menti e nello sconosciuto mondo delle patate. Un libro scorrevole, conciso, che a uno sguardo superficiale potrebbe apparire esclusivamente frutto di una mente fantasiosa intenta a “divertire” il lettore. Al contrario, ci troviamo di fronte a un alternarsi di pagine che ci catapultano al di fuori delle nostre convinzioni, delle nostre certezze e fanno traballare il campo della logica alla quale siamo comunemente abituati. Ed ecco che viene a palesarsi, attraverso un nuovo punto di vista, la possibilità di scoprire qualcosa di noi stessi e della vita. Le patate, per dirlo con una battuta, sono “terra-terra” perché sono interrate nel mondo reale, non in quello al contrario che noi abbiamo costruito “camminando sopra la terra, parlando delle radici per raccontare dei nonni, dei fiori per dire dell’amore e di frutti per raccontare chissà cosa”. Le patate sanno come progettare un futuro di pianta, di pianeta, sanno che tutto è in circolo. Ci insegnano che siamo tutti in circolo.

Federica Savo

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Un viaggio onirico attraversando il mondo delle patate. Lo scrittore percorre luoghi immaginari che vedono le patate protagoniste di una vita parallela e simile a quella degli umani. Per comprendere bene e meglio il linguaggio ed il modo di vivere delle patate, lo scrittore è costretto ad imparare il patato, lingua parlata dalle sue compagne di viaggio dimostrando che l’empatia, il mettersi nei panni dell’altro porta alla comprensione. Divertente lo stile.

Luigi Mantuano

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Iniziando a leggere il libro non si capisce se si sta leggendo una storia e di che forma. Ironico, triste o addirittura strampalato. L’autore sa percorrere la storia delle patate dando addirittura una vita alle stesse. Le porta con lui in viaggio, le lascia spulciare con il suo computer per navigare alla ricerca della loro identità. Addirittura si immagina una lingua con cui dialogare con loro, il “patato” Comico a volte confusionario. Riesce scherzando anche a dare informazioni nutrizionali. Comunque un libro diverso.

Anna De Renzi 

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Rinomino istintivamente il libro di Bagini, La fattoria delle patate. L’allegoria è il fulcro del libro e

l’autore riesce a impatatare le sue riflessioni sui vizi, le manie, le contraddizioni della società contemporanea. Ho apprezzato il libro leggendolo, perché acquista corpo e definizione.

Anastasia Petrianni

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Libro di fantasia dalle mille sorprese e ironie, certamente metaforico. Belle soprattutto le pagine dedicate al viaggio in Olanda dello scrittore insieme a due patate fino al museo Van Gogh e al quadro “I mangiatori di patate” e le conseguenti domande esistenziali

Candrina Silvia

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Le patate vivono nella terra e hanno viaggiato per continenti, nazioni e regioni italiane, le troviamo nei piatti più particolari e gustosi, o fritte e imbustate. Hanno cibato i popoli più diversi e sono state il cibo “povero”, sostanzioso, goloso che ci ha accumunato nel tempo e nei luoghi.

L’autore narra la storia e il suo rapporto con le patate, il lettore entra nella vicenda raccontata in modo originale, si ripercorre il rapporto dell’uomo con questo nobile e semplice tubero ricco di nutrienti. Le illustrazioni, dell’autore stesso, in bianco, grigio e nero, rispettano nella loro semplicità, la caratteristica delle patate. Interessante lettura.

Elena Ottaviani

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Questo racconto, (premetto che non è il mio genere...) comunque ho trovato molte difficoltà nel leggerlo, pochi passaggi mi sono risultati interessanti.

Damiani Fabiola

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 “Io e le patate” di Biagio Bagini stimola a desiderare un rapporto equilibrato tra uomo e natura, induce ad ascoltare le domande che il nostro ambiente ci pone e a ricordarci che dovremmo tutti ogni tanto essere più “terra-terra”. Il libro produce interrogativi sulla nostra capacità di rispettare e tutelare la storia delle patate e, quindi, del mondo. Infine, ci rammenta che le patate, ma non solo loro, sono per natura entità collettive, disponibili al dialogo… sarebbe sufficiente trovare la giusta misura, imparare a comunicare e uscire dal monologo dell’”ultraterreno”, che sarebbe l’uomo.

Silvia De Nardis

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L’autore ci porta in un mondo sotterraneo abitato da patate e ci fa scoprire le sue meraviglie facendo da intermediario con questi tuberi essendo conoscitore della lingua, il patato, da lui a volte mal pronunciata creando incomprensioni. Ogni patata ha una storia incredibile da raccontare che noi uomini in superfice mai immagineremmo e da cui potremmo trarre insegnamenti importanti per il vivere insieme.

Luca Faustinella

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Venezia “Di libro in libro”
coordinato da Cristina Celegon
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È ora di piantarla

Facile pensare a una allegoria della condizione umana. Un’allegoria, non sempre affettuosa, vista da uno sguardo tra l’ironico e il sarcastico. Un’allegoria agrodolce condotta da una “patata” aristocratica e disillusa, che un po’ si specchia e riflette e un po’ intende interrarsi per meglio ergersi. Alle patate è attribuita una precaria coscienza di sé e la parola, questo consente all’autore di inanellare argute scene, dove il piacere del paradosso informa metafore degne di Kosinski. Un livre de chevet, per propiziare un sonno che può riservare sorprese oniriche dai risvolti inquietanti.

Guido Galesso

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Un’opera che non si capisce a che genere letterario appartenga. Divertissement? Libro per bambini? In ogni caso un’opera inutile, non mi ha fatto neppure ridere, se questo era il suo intento. Le illustrazioni sono l’unico aspetto che si salva.

Patrizia Bravetti

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Devo confessare di non essere in grado di dare un giudizio su questo libro. Non riesco a capire a che tipo di lettori dovrebbe essere destinato. Se penso ad un libro per bambini mi sembra troppo difficile nella comprensione dei giochi di parola (occhi delle patate, bolle, punti neri, viaggio in Olanda, I mangiatori di patate), se invece vuole divertire gli adulti allora non ne capisco lo spirito, neppure l’ironia è tanto meno il messaggio. Forse un omaggio alla Patafisica di Achille Campanile?...

Annamaria Longoni

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È un libro che ho letto tutto d’un fiato...unicamente per vedere dove andava a parare questo signor Bagini con tutta la sua sequela di astruserie.

Sicuramente sono io che non riesco a penetrare l’intelligente ironia e il significato profondo di questo libro. Per una persona seriosa, poco spiritosa come me è stata una pena, malgrado la mia infinita buona volontà, leggere pagina dopo pagina, meglio, paragrafo dopo paragrafo, questa inutile, velleitaria, assurda storia del cavolo...chiedo scusa: delle patate!

Marcella Toninato

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Un libriccino smilzo per raccontare tutto delle patate.

Patate tifose, patate novelle, patate tecnologiche e patate artistiche. Patate calciatrici, patate infedeli, patate istruite e patate fritte. Un pamphlet per ragazzi da leggere al volo.

Sandra Martin

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È un libretto di sole 74 pagine che ho fatto molta fatica a finire, non tanto per come è scritto ma per il contenuto. Mi è sembrato subito noioso, ripetitivo e non ne ho capito il contenuto né cosa ci vuol comunicare l’autore. Forse la patata rappresenta l’umanità con i suoi vizi e virtù… Ci sono dei riferimenti storici anche interessanti ma nel complesso un libro che non mi ha lasciato niente.

Annamaria Cester

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Dopo aver letto il libro di Biagio Bagini nessuno mangerà più un piatto di patate a cuor leggero.

L’autore ci porta nel mondo sotterraneo delle patate, interpretando in loro aspetti e pensieri umani.

Una favola? Una metafora? Autore di letteratura infantile, si avventura ironicamente in un percorso filosofico, alla ricerca della vera natura delle patate, o, forse, degli uomini?

‘Vivono abbastanza in pace, le patate. Nutrono i popoli, crescono al buio… Clonano e germogliano .... Non ho capito se sorridono, ma di certo so che sono buone’

Valeria Boscolo

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Ciò che ho apprezzato di più del libro sono state le illustrazioni. Certamente per una mia mancanza, non ho capito a quale pubblico il libro sia rivolto: non ai bambini credo, ai quali risulterebbe noiosissimo. Ho trovato fastidiosa l’umanizzazione della patata e la ripetitività dell’inizio delle frasi, quasi una tiritera: “la patata”.

Solo le ultime tre righe forse danno un flebile senso al libro. Un po’ poco.

Irene Marri

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Pur avendone apprezzato lo stile a tratti ironico e divertente non sono riuscita a capire il senso del racconto di cui mi è rimasto del poco interessante e l’impressione di essere fine a se stesso.

Elisa Alessi

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Quando ho visto il titolo ed iniziato a leggere “Io e le patate” ho pensato ad un divertissement. Ma continuando la lettura mi sono resa conto di quanto poco brillante sia. In certe parti può sembrare ironico, fa capire che anche creature di poco conto hanno un ruolo, ma non riesco a decidere a quale tipo di lettore sia rivolto. Pur nella sua brevità il libro è poco stimolante, fino a diventare noioso.

Silvia Marri

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Lo considero un libro per ragazzi in cui l’autore, con allegria ed illustrazioni, racconta di patate introducendo alcune conoscenze scientifiche, artistiche, storiche, ed anche riflessioni sulla vita che qui vengono attribuite alle patate o sono ispirate dalle patate. Un testo che potrebbe essere scelto da un insegnante che programmasse un laboratorio in classe con esperimenti di scienze, adoperando delle patate e cogliendo spunti per sviluppare le connessioni che il libro offre. Sicuramente gli alunni si divertirebbero e sarebbero appagati da varie esperienze ed apprendimenti, conoscendo molto delle patate che trovano spesso, sotto forma di varie preparazioni, nel piatto.

Silvana Gasperi

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Le patate sono semplici, ma misteriose. Cosa sappiamo della loro vita?

Nel suo libro, Io e le patate, l’autore Biagio Bagini ci propone un viaggio dentro la terra per cercare di capirne di più sulle patate, i loro pensieri e i loro sentimenti e conoscere qualche cosa di questo tubero che è stato forza, sicurezza, aiuto per secoli. Cerca quindi di coglierne l’essenza, di svelarne eventuali segreti.

Così, con ironia e con un ricorso alla metafora, umanizza le patate e ce ne presenta alcune viaggiatrici, altre studiose di pianoforte, altre interessate al gioco del calcio o desiderose in quanto patate novelle di fare cose incredibili nel tempo. Altre ancora che hanno tentato con insuccesso di rivendicare i propri diritti.

Le patate non sono né furbe, né stupide; non sanno bene chi sono, ma vivono in pace, nutrono i popoli, germogliano, clonano e dormono molto.

Tutte le storie che riguardano le patate hanno per coprotagonista la terra, per cui dicono, in modo diretto e concreto, “la poesia è dentro la terra, non nelle parole!”.

In conclusione l’autore lascia le patate nella terra, dove diventeranno un grappolo di pensieri, dove progetteranno un futuro di piante e dove con la terra, la vita, altre piante e pianeti, faranno parte di un circolo vitale.

Rita Busetto

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Questo viaggio dell’immaginazione e della fantasia in un mondo che non appartiene all’autore, quello delle patate, lo porta a vedere molte cose della vita in modo diverso e a capirle meglio.

Le patate attraverso reticoli infiniti di radici, che si intrecciano, partecipano a forum globali che coinvolgono tutto il pianeta e che si interessano di temi importanti come il surriscaldamento della terra, la biodiversità, la povertà e l’economia globale.

Nei forum mondiali anche le patate giovani si occupano di problemi importanti e attraverso metafore discutono sulla condizione del Pianeta.

Le patate non sono per la competitività, sono contro le caste, sono entità che tendono naturalmente al collettivo.

Le patate sono molto avanti, da millenni cercano di agire sul futuro e gli uomini hanno difficoltà a decodificare certi loro discorsi.

L’autore, attraverso le patate dalle quali c’è da imparare, tocca tanti temi importanti della vita e lo fa in modo leggero e spesso umoristico con battute e freddure piuttosto scontate che non mi hanno convinto.

La dimensione onirica e surreale del racconto non mi ha catturato.

L’autore, durante la stesura del libro, si è tenuto vicino una patata che gli è stata di grande aiuto e fonte di ispirazione tanto da considerarla co-autrice.

Penso che per apprezzare maggiormente questo libro dovrei anch’io tenere accanto una patata, una co-lettrice. Ci proverò.

Ci si vede sulla strada o tra i pianeti e ne potremo riparlare.

Rita Luparelli

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È la domanda contenuta in tutti i commenti: per chi Biagini ha scritto questo libro?, si domanda il lettore alla fine della lettura. Non sono riuscita a rispondere, non lo so.

Era cominciata bene, sorridendo. Ma via via è sopraggiunta la noia, per i parallelismi troppo ovvi con l’umano.

Per fortuna, con la fine del libro, non è sopraggiunta l’idea balzana di non mangiare più patate per compassione! Troppo buone.

Cristina Celegon

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Ho iniziato la lettura del libro di Biagio Bagini “Io e le patate” incuriosita anche dai disegni, decisamente spiritosi, che accompagnano il testo capitolo dopo capitolo. L’autore ci ricorda che, dopo l’arrivo in Europa dalle Americhe al seguito dei “conquistadores” ne lontano XVI secolo, le patate hanno finito per fare una vita comunitaria, umile e appartata, controllate da un contadino che le cura fino a liberarle dal loro buio mondo sotterraneo portandole, di colpo e d’un colpo, letteralmente alla luce. Fino a questo punto il racconto e la lettura sono corsi abbastanza veloci prendendo forma in un linguaggio fatto di allusioni, parallelismi e giochi di parole a volte piacevoli, a volte un po’ forzati. Poi, però, tutto si è un po’ complicato quando, accanto al protagonista della storia, sono comparse “G” e Monalisa, due patate, diciamo pure “umanizzate” che se ne stanno incollate al vetro di un treno in viaggio, visitano ad Amsterdam il Museo Van Gogh ammirando “I mangiatori di patate” (Monalisa decide addirittura di cambiare in Vincent il proprio nome…), viaggiano verso una stazione lunare (dove G si ferma tornando al buio sotterraneo) o verso Venere. Ancora alla fine della narrazione il protagonista interra anche la patata rimasta accanto a lui, suggerendo un concetto di circolarità fatto di piante, vita, terra, pianeti che mi pare di aver comunque colto. A questo punto mi sono sentita disorientata e, nei confronti dell’autore, sono passata “dalla cortesia all’imbarazzo”, probabilmente per una mia personale inadeguatezza nei confronti di un testo e soprattutto di un linguaggio tanto fortemente surreali da richiedere forse una lettura meno affrettata o una rilettura più attenta e approfondita.

Patrizia D’Este Ongaro

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Treviso “5 di 42”
coordinato da Laura Pegorer
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Questo è, in realtà, un libro saggistico anche se non privo di piacevolezza. Onestamente molte cose le sapevo, invece altre mi hanno piacevolmente sorpresa. Quello che ho notato è un grande amore per la città di Napoli che, nonostante tutti i suoi problemi, lo merita tutto sia per la sua cucina che, soprattutto, per la sua enorme e personalissima cultura.

Eugenia Mungari

 

Dopo un inizio piuttosto simpatico ed inusuale, l’autore si perde addentrandosi in immagini onirico/filosofiche che, quasi quasi, non sai più che cosa mangiare, dato ed “appurato” che anche le patate hanno un’anima. Io in parte ci credo perché penso che anche i sassi hanno un loro perché di essere ma questa è un’altra storia. Ad ogni modo mi è piaciuto!

Natalina Mungari

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La prima parte è leggera e abbastanza godibile. Poi il testo diventa ripetitivo e noioso. Difficile trattenere qualcosa dalla lettura. 

Natalina Mungari

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Riusciva a vedere lo scuola bus con i finestrini appannati, che anche quel giorno ci avrebbe messo una vita a fare i venti, trenta chilometri fino a Niebull o Husum, percorrendo flemmatico i paesini della Geest come uno scavapatate per raccattare tutti gli altri bambini incappucciati. Piccole patate da semina, estratte da quel terreno sabbioso e piantate al ginnasio affinché ne venisse fuori qualcosa. Ingwer riusciva a vedere...”. Nel libro che sto leggendo si usa la metafora più di una volta, siamo in un villaggio della Germania del nord, mondo rurale, metafora pertinente, dato il tempo che si racconta. Qui parlare di patate mi convince, penso di aver bisogno di un forte realismo per interessarmi ad una lettura; forse ho giocato nei miei anni a scuola a fingermi patata con i miei alunni (un po’ di fantasia condita con un po’ di scienza e anche ciò mi convinceva). Un po’ meno mi convince il racconto di Bagini, non ne vedo né l’utilità né l’interesse mentre lo leggo (in ciò sento dei miei limiti, come pure quando vado al cinema e dopo un paio di battute o scene uscirei... ormai ho canoni di piacere più ristretti.

Tiziana Niero

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A mio parere il testo sulla patata è veramente scarso, scrittura noiosa, banale fallendo totalmente l’intento di essere originale e ammiccante. Pessimo.

Marta Fontana

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Estremamente noioso, inconcludente, a tratti, fastidioso. Non me la sento di definirlo romanzo, né saggio, né testo di genere fantastico: l’idea di utilizzare la patata come tramite per considerazioni sulla vita non ha funzionato.
La prima parte è la peggiore: una lunga serie di tentativi di collegare la vita alla figura della patata, inventando innumerevoli sfaccettature sulle tipologie di patata tanto fantasiose quanto banali e prive di senso.

La seconda parte si salva solo perché riesce a costruire una narrazione decente, che sarebbe stata più coinvolgente senza la patata.
Ora, se ci si concentra solo sulla forma del testo e non sul contenuto, ritengo che lo stile e la capacità di esprimere concetti e stati d’animo sia notevole: frasi brevi ed asciutte, ironia sottile e rimandi lessicali. Peccato aver sprecato il tuto per una narrazione veramente brutta.

Barbara Marcazzan

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La cosa che mi ha lasciata sconcertata è stato il fatto che man mano che procedevo nella lettura, ero imbarazzata da quanto non mi piacesse e continuavo a chiedermi: ma perché lo sto leggendo? Ma perché sto andando avanti? 

Nonostante i miei dubbi fondati sul fatto che non mi ha fatto ridere per niente e di serio ho trovato davvero pochissimi appigli, ho finito il libro in un battibaleno.

Non è successa la stessa cosa con il libro sul pomodoro: tono pacato, regolare, interessante ma distaccato. 

Marta Marcazzan

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Il saggio sulla patata ha un avvio simpatico come se fosse una favola ma poi prosegue nell’assurdo, in un susseguirsi di situazioni che passano tra vari piani narrativi (onirico, reale, fantastico) che ne appesantiscono fortemente la lettura.

Un lavoro breve, aggiungerei per fortuna, che sembra più un mero esercizio di scrittura, un divertissement personale, che non qualcosa creato per essere fruito dal lettore.

Una lettura faticosa che si prosegue grazie a qualche sprazzo di lucidità dato da brevi metafore che si accordano alla vita odierna come a pagina diciotto quando parla delle patate tossiche e a pagina settantadue quando (osserva) che “abbiamo costruito un mondo al contrario…parlando di radici per raccontare dei nonni, dei fiori per dire dell’amore e dei frutti per raccontare chissà cosa”.

Una nota positiva le vignette dello stesso autore che inframmezzano la scrittura.

Mara Paladini

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Troppo facile esprimere un’opinione su queste Patate: fatue e perciò inconsistenti. Ci si prova allora a vederne il l’ironia o magari perfino del sarcasmo, ma è fatica sprecata. Quando Bagini descrive il rituale della “popò” non sappiamo se saltare a piè pari il paragrafo o nasconderci nell’imbarazzo per lui.

Vediamo se ci sono allegorie (eh… parola grossa, ma chissà che scavando), e invece nulla: “Le patate credono in Dio? Dipende cosa si intende per Dio. Fino a una certa età credono in un essere gigantesco che ne determina la vita e la morte, clonazione e Gran Vacanza incluse.”

Ecco, anche le eventuali metafore non reggono. Perché non ci sono. Oppure si cercano cenni storici, curiosità sconosciute, etimi creativi… tutto invano. Magari una autobiografia? proviamo ad arrivare alla fine. Sì, c’è l’avventura della ricerca delle origini, tuttavia sentir parlare del “patato” come linguaggio che tracima nel “patatese”, il relativo slang, porta al tentativo di chiudere la lettura. Soprattutto quando si disquisisce della differenza tra patatismo e patetismo (e rieccoci: un aggettivo che definisce il romanzo è spuntato nel libro stesso!).
A suo discapito si può dire che molti temi del sapere umano vengono toccati: la religione, Dio e la vita ultraterrena, l’esistenza dell’anima, la decrescita felice e quindi la distribuzione della ricchezza tra gli uomini e quanto salare l’acqua per bollire le patate; anche un grande tema, come il surriscaldamento globale, viene affrontato con sapiente superficialità. Ahi, leggendo questo libro vien da scrivere delle stupidaggini, una bella riprova quindi di come i libri ci influenzino!

Laura Pegorer

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Il tema dell’evoluzione di questo amato tubero è trattato in modo surreale, divertente, lieve; quasi un racconto per bambini dove però si può leggere anche di storia, di geografia, di scienza agraria e di molto altro.

L’autore dal nome che sembra inventato apposta per questo saggio riesce ad essere divulgativo senza essere noioso.

Laura Mosele

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Io e le patate è uno scritto che non riesco a definire propriamente. La definizione più adeguata è forse racconto per bambini. Sicuramente è un esercizio di stile dello scrittore, piacevole da leggere ma assolutamente vacuo e proprio per la sua vacuità non sono riuscito a finirlo.

Eligio Miccichè

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La patata era.... stranamente un po’ indigesta!;-) 

Roberta Zanatta

 

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