Io
sono quello di sinistra di Amedeo Vitale
Iacobelli
Il
protagonista è un uomo colpevole di diversi delitti compiuti per amore. Su
questi delitti, di cui sin dalle prime pagine si conosce l’identità
dell’assassino, indagano un avvocato e sua moglie. La narrazione sconta una
precisa scelta dell’autore: coinvolgere il lettore nello svolgimento delle
vicende. Il risultato però non è affatto scontato e si percepisce un
appesantimento nella lettura che risulta poco fluida. A trarne svantaggio è il
ritmo della storia, spesso spezzato e confuso dall’utilizzo di diversi corpi
del testo, di sottolineature grafiche e dalle eccessive citazioni (lirica,
cinematografia, epica, sport, enologia etc.) che non aggiungono elementi alla
storia che, seppur non originale, segue una narrazione ben ricostruita sotto il
profilo temporale: una storia più intricata più che intrigante.
Francesca Carrera
***
Storia avvincente di amori, amicizie, inimicizie ed assassinii. A tratti
simile al copione di un film. Ci si sente calati, con maestria da parte dell’autore,
negli anni settanta delle manifestazioni studentesche, presi nel flusso
logorroico del protagonista che compie balzi nel tempo con estrema
disinvoltura. La parte più interessante e caratterizzante del libro è proprio
il dialogo che lo scrittore ha con il suo lettore: schietto, disincantato e
necessario; è anche un piccolo aiuto per chiarire di tanto in tanto alcuni
raccordi tra le parti. Il lettore si sente quasi chiamato in causa ma tutto ciò
è fatto in modo garbato, ironico, senza l’avvolgimento ruffiano o provocatorio
di un attore cinematografico che guarda nella macchina da presa o di un attore
di teatro sperimentale che ti chiama sul palcoscenico. Si prova per l’autore
l’irresistibile simpatia che si ha sempre avuta verso il compagno di liceo
genio e pasticcione.
Claudia Carlino
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Un continuo rimando tra presente e passato permette di inquadrare il
protagonista Antonio Valente e gli altri personaggi che ruotano intorno alla
storia in un intreccio che si dipana tra riferimenti di cronaca, omicidi,
elucubrazioni filosofiche e indagini superficiali.
Il personaggio principale è ben tratteggiato dall’autore e viene
descritto come presuntuoso, freddo e calcolatore: Valente è un uomo ossessivo
che studia nei minimi dettagli le sue azioni e cerca di determinare lo sviluppo
degli eventi con estrema precisione.
Giallo sui generis, scorrevole e intrigante.
Originale l’inserimento di commenti e note dell’autore all’interno del
testo per coinvolgere maggiormente il lettore nel processo creativo.
Francesca Cellamare
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Lo stile
espressivo del libro mescola manifestamente tre generi: romanzo, pièce
teatrale, monologo introspettivo. Con l’aiuto di escamotage tipografici
(maiuscoletto, corsivo e sottolineato) l’Autore ci porta dentro un racconto a
più livelli fra loro intrecciati. La particolarità è che, pur essendo un
giallo, sin dalle prime pagine è svelato il nome dell’assassino, facendo sì che
il racconto si imponga anzitutto come una sorta di memoriale. L’intuizione è
buona: è raro vedere tanti generi così diversi tutti insieme, soprattutto in
150 pagine. L’autore va ben oltre ad un esercizio di stile per regalare
un’esperienza a suo modo immersiva, il suo rivolgersi
direttamente al lettore lo avvicina a quell’intuizione, sapientemente
rispolverata da Tarantino, di guardare in camera svelando l’inganno della messa
in scena. Audace!
Moira Colantoni
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Un libro
che inizialmente sembra non avere una traccia, un susseguirsi di immagini e
personaggi illustrati come fosse un canavaccio di un pezzo teatrale che si
affida all’improvvisazione degli attori, solo alla fine si trova il
collegamento un po’ debole tra un periodo e l’altro. Non ha una storia da
raccontare ma piacevole e leggero, di facile lettura si divora in un attimo ma
non lascia il segno.
Gio Cornaggia
Gi