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Janus di Roberto Tira
Edizioni Freccia D’Oro

 

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“Circolo dei lettori di Milano”
coordinato da Serena Caprara:

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Una grande verità sull’apprezzamento di un libro credo sia che “dipende da come quel libro ti trova”. Ho letto Janus dopo aver letto Vento Porpora, il mio cuore apparteneva ancora all’anima profonda e complessa della famiglia Fontana e questo giallo, leggero, veloce, dalla trama interessante, con la sua scrittura colloquiale con poche virgole e tanti punti, non è riuscito a far nascere in me quella suspense o a coprire con un alone di mistero l’esperienza di lettura - caratteristiche che cerco avidamente in questo tipo di racconti. Finito di leggerlo mi risuonava in testa solo la frase del capitano Achille Dalmasso: “Dimmi cose che ancora non so” e l’unica cosa che volevo ancora sapere era come continua la storia dei Fontana...                                                                                                                                                                 

Francesca Ginelli

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L’intreccio è indubbiamente intrigante e vi si possono trovare molti degli ingredienti più succulenti per un buon libro "giallo": morti eccellenti, mistero, ma non solo. Lo scrittore infatti sposta man mano l’attenzione verso tematiche di ordine più generale che sconfinano dal "giallo" vero e proprio e vanno ad investire l’eterna questione del Bene e del Male: chi sono veramente i buoni e chi i cattivi? Nonostante queste premesse lusinghiere, ho trovato alquanto arditi i flashback che hanno arricchito lo sviluppo della trama.

Stefano Maffei

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Ho iniziato a leggere questo libro ed ero molto entusiasta perché di solito il genere mi appassiona. Purtroppo quello che non ho trovato in questo testo è stato il linguaggio dettagliato e la cura dell’ambientazione che tendenzialmente rende il tutto più coinvolgente. Ho fatto davvero fatica ad immedesimarmi anche quando il colpo di scena era dietro l’angolo.

Elisabetta Azzarone

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Non amo molto gli scrittori italiani, compresi i giallisti, e questo non ha fatto eccezione. Che posso dire, guardandolo con altri occhi è sicuramente un buon libro, non amando particolarmente le ambientazioni italiane, mi sono comunque ritrovata nella città di Torino, che in ogni caso io adoro. Non ho amato molto i personaggi, troppe le situazioni personali che si sono intrecciate alla storia, anche se comunque è stato chiaro che ne facevano pienamente parte. Il finale mi ha lasciato l’amaro in bocca, un senso di vuoto, solitudine e di grande nostalgia. Amando il lieto fine, da una parte mi sono sentita come Paride. Il finale un po’ mi ha ricordato alcuni miei pensieri che mi prendono ogni tanto.

Sabrina Rota

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