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L’amore per nessuno di Fabrizio Patriarca

Minimum Fax

 

Il romanzo è un’interessante rappresentazione della realtà. Ho apprezzato lo stile di scrittura e un buon senso del ritmo, mai calante. Il linguaggio è forbito e accattivante nel contempo. L’autore ha sputo ben calibrare cinismo e leggerezza, operazione non facile. Condivido il riferimento ai miti e alla letteratura classica, l’attenzione ai dettagli e l’approfondita analisi dei personaggi. Il testo è sostenuto da umorismo intelligente e interessanti definizioni: passione/nevrosi; falsità/verità.

Antonella Frontani

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Al centro del romanzo, Riccardo Sala, uomo brillante ma soprattutto uomo in profonda crisi.

Crisi creativa, creativo per la tv, Sala sembra trovare una ragione di rivincita per il rilancio della propria carriera nell’idea di realizzare un format incentrato sulla rivisitazione di Medea usando le vicende realmente tragiche del caso Cogne. Un’idea che però non tarderà a dimostrarsi un vicolo cieco. Crisi sentimentale, sentimentalmente irrisolto, Sala lo troviamo appena buttato fuori da un matrimonio e impegnato in una superficiale relazione con una giovanissima ninfetta come nella ricerca di una sottrazione dall'ansia del non vivere. Fabrizio Patriarca indaga il mondo degli uomini senza risparmiare loro uno sguardo severo; alle prese con i propri fallimenti e incapaci di una progettualità che li renda davvero il motore dell’azione. Uomini come Riccardo Sala ma anche il padre Roberto e l’amico Nairobi; tutti parimenti bloccati in un loro mondo vischioso. Un mondo fermo in cui le donne – tanto quelle della realtà, quali le mogli, le amanti e le madri quanto quelle della mitologia euripidea o televisiva, quali Medea e la Franzoni, sono le vere depositarie delle certezze e capaci di decisioni. Il citazionismo in cui Patriarca a volte attinge a dismisura nel restituire la complessità dei personaggi a volte li annega in un eruditismo alto alternato a uno pop che sebbene funzionale alla scrittura, appesantisce lo scorrere delle pagine. 

Caterina Caprì

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Il romanzo consiste in un colto divertissement e in un esercizio di stile inizialmente molto piacevole, quindi un po’ faticoso, infine quasi irritante per la continua, eccessiva ricercatezza. Le frequenti allusioni letterarie e cinematografiche, così come il godibilissimo registro ironico, richiederebbero una lettura circostanziata, che consentisse di coglierle per intero. La lettura a normale velocità insegue invece una trama inesistente: lo spunto proposto all’inizio, e saltuariamente ripreso, è evidentemente un pretesto per delineare un ambiente giovanilistico, disincantato, edonista e cinico, che l’autore denuncia rappresentandolo con la spietata disinvoltura del protagonista narratore.  Testo stilisticamente raffinato, ma non particolarmente ricco di interesse tematico.

Grazia Bodo

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Sinceramente mi viene difficile una critica, una analisi, un pensiero scritto di questo… romanzo….?Premesso che non sono più abituato a leggere romanzi di narrativa da oltre 20 anni circa, se non romanzi storici o biografie di qualcuno, tornare a questa lettura mi fa immediatamente rifuggire dalla narrativa. Premesso inoltre che non sono più proprio giovane ed appartengo alla old economy, ebbene senza presunzione alcuna credetemi, in questo “scritto” non ho trovato alcun senso diretto o indiretto alla natura umana. Se l’obiettivo di questo giovane ragazzo, si deduce dal suo linguaggio, era quello di evidenziare i problemi interni o esterni della sua generazione io non ne ho trovato traccia minima. Il titolo del libro potrebbe essere significativo e questo mi aspettavo…ma poi ci ho trovato la parola “cazzo” non meno di 20 volte (provate voi a contarli…) e trascuro altre parole e/o situazioni descritte che sono degne di un’opera porno. Ma oltre al linguaggio anche la forma sono da Bar dello sport, non parliamo quindi dei contenuti…. Mi dispiace, mi sarebbe piaciuto scrivere altro, ma questo è a mio più che modesto avviso uno scritto di un giovane che deve ancora capire cosa vuole dalla vita, supposto che voglia qualcosa oltre che apparire…

P.S. Ci tengo a ribadire che mi ritengo e sono tutt’altro che bacchettone, conservatore o peggio reazionario nel pensiero e nella morale, anzi.

Sergio Gonella

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La scrittura di Patriarca è tra le più energiche dell’attuale scena letteraria: è debordante, ricca di metafore esagerate e immagini pulp. Allusioni coltissime, derivanti soprattutto dal mondo del cinema e della letteratura, e preziosismi contrastano con passaggi triviali al limite del disturbante, proprio come nei migliori pastiche letterari. Ho apprezzato proprio questo del libro, il suo stile di scrittura e il suo senso del ritmo sempre incalzante. Cinismo e leggerezza appaiono, tra loro, sempre ben calibrati. L’umorismo intelligente dell’autore rende la lettura mai banale. Quella di Patriarca è una realtà annacquata, un mondo senza paesaggio popolato da figure il cui tratto comune è un certo sguardo caustico sulla vita: ci sembra tutto inverosimile, portato all’eccesso e troppo esibito per essere credibile, ma la tragicommedia di Patriarca, questa la tesi di fondo, non è poi così distante dal nostro quotidiano.

Guido

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