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L’attimo prima di Francesco Musolino

Rizzoli

La storia, ambientata in Sicilia, ha al centro il percorso che Lorenzo, il protagonista, deve affrontare per accettare l’evento traumatico: la morte improvvisa del padre. La tragedia arriva proprio nel momento in cui per lui si apriva una nuova prospettiva di vita che lo avrebbe portato ad assecondare la sua passione, quella per la cucina. Per reazione Lorenzo accetta il lavoro in un’agenzia di viaggi, molto lontano dai suoi sogni, adotta una dieta vegetariana, si rinchiude in se stesso come un granchio, che si rifugia nella tana senza uscire in mari aperti, come gli dice la sorella per scuoterlo dal suo torpore. In un passaggio l’autore fa dire al protagonista: “Quel dolore mi aveva scaraventato        nell’abisso, paralizzandomi, facendomi annegare al buio.”  La narrazione coinvolge il lettore attraverso una scrittura essenziale ma efficace nel mettere in luce gli stati d’animo, i pensieri, i dubbi del protagonista, così come il tentativo di trovare un nuovo sbocco ( il viaggio con Salvatore, il compagno di liceo, mandato in fumo dall’eruzione dell’Etna) e il percorso che lo condurrà finalmente verso la nuova vita con Sveva. Tutto ciò si alterna, nel racconto, con i ricordi felici della vita familiare, del locale aperto dai genitori, ma anche con l’immagine di quella tranquilla domenica mattina in casa, quando il padre era morto mentre ascoltava il Bolero di Ravel. E come il Bolero è un’opera costruita sulla ripetizione di due temi principali, proposti da strumenti diversi, così la scena della morte improvvisa del padre ritorna, quasi ossessivamente, più volte nei suoi pensieri.

Gianpaolo Paladino

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Una biografia dettagliata, una storia familiare eccessivamente  dettagliata  e  lunga,  ma  non interessante al punto tale da non affaticare il lettore. Un po’ di luoghi comuni dell’esistenza, la vita, il lavoro, l’amore, la morte; su alcuni, l’autore torna insistentemente. Il coraggio di affrontare i propri sogni e la paura di realizzarli. L’amore come chiave magica dell’esistenza e della realizzazione personale. Piacevole lo sfondo, una Messina colorita e densa di profumi di cucina, quella di casa che sa d’amore.

Bocciato

Cinzia Martone

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Banale, lento e ad essere sincera noioso, plot trito e ritrito, personaggi sbiaditi, senza carattere quasi evanescenti, sembra un libro già letto, una scrittura scolastica, a tratti sembra un tema da compito d’italiano.

Conclusione:

Sia l’attimo prima, sia Il vuoto fanno chiedere “Cui prodest ?”un libro deve avvincere, appassionare mettere in moto cervello e immaginazione, non essere una sequela di cose scontate e luoghi comuni.

Bocciati entrambi a mio avviso non degni di classifica.

Claudia Giovannucci

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Non ha forza narrativa questo romanzo di esordio tutto compreso nell’introspezione psicologica di un giovane contagiato dalla morte che si vota all’indolenza di ulteriori sviluppi. Il pantano dei pensieri e delle sue elucubrazioni mentali lo impregna, ammorbando il lettore di pensieri inutili che rimangono solo sulla superficie di idee, senza divenire sostanza di pensiero. Il passato un tormento, il futuro un’improbabile fotografia, in una costruzione assai debole di un reale senza alternative. Tutto questo mentre la trama viene lasciata in un indisturbato silenzio. Un poco come essere sott’acqua, visibilità scarsa e oppressione, mentre la pressione fa ronzare le orecchie in maniera fastidiosa e continuativa.

 Federica Flocco

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Il romanzo di Musolino è la storia di un blocco emotivo. La perdita improvvisa di un genitore è davvero di difficile elaborazione per un venticinquenne, specie se frattura e devia completamente i progetti di una vita professionale scelta con passione sulla scorta della tradizione familiare.

Nel caso del protagonista diventa la causa di una colla vischiosa che impedisce qualsiasi movimento. Il corpo non riesce più a spostarsi dalla propria città e le strade sono percorse oscurando nella propria mappa mentale i luoghi prima familiari e amati. La prospettiva personale è limitata e lascia spazio solo a qualche messaggio lanciato dalla sorella che gli propone come chiavi di volta visioni oscillanti tra filosofia orientale ed autoanalisi.

Ogni tanto si intravedono possibili vie di risoluzione lasciate poi cadere anche nella stesura della narrazione. Forse una scelta per confermare lo sperdimento?

Il difficile passaggio all’età adulta ed all’assunzione della responsabilità di scelte di vita, passa sicuramente attraverso le figure femminili che appaiono prima sfuggenti, poco delineate, ma finiscono per essere risolutive.

Donatella Guarino

 

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