L’elenco di
Michele Veschi
Ventura
Completamente
diverso dall’altro libro affidatomi, L’ELENCO, che non sono riuscita a leggere
(sono arrivata si e no a p. 50). Scritto in maniera sconclusionata, con
personaggi che saltano fuori dal nulla e con errori nel testo e nella
punteggiatura.
No, la vita è
troppo breve per leggere libri che non ci piacciono.
Valeria Bruni
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Non sono riuscita
a finirlo. E’ un libro verboso, confuso, pieno di
errori nella lingua dove, a fronte di centinaia di parole inutili e accatastate
non succede nulla. Ho estrapolato due brevi stralci per rendere l’idea di
quanto dico: “Dovresti intendertene”. La replica dell’altro futuro cane sciolto
che tornò a far notare la sua dentatura sbilenca, lasciandovi traspirare un
sorriso piuttosto deciso, cui seguì l’ilarità pur soddisfatta della ragazza che
permise alle sue labbra di imbellettarsi. Un modo di scrivere che non
condivido, ma potrei anche rispettarlo se permettesse al lettore, pur
faticosamente, di seguire l’intreccio o di capirne lo scopo. Invece
l’affastellamento inconsulto di parole porta a una lettura paranoica del
romanzo. Fin qui possiamo dire che può trattarsi di gusti che non collimano, ma
io sono implacabile con gli errori di lingua e, qui, debbo fare un’altra
citazione scelta tra le tante: così aspettò che era ben ritto sulle gambe e…
No, mi spiace. Nemmeno a un ragazzino delle elementari consento un simile
errore, figuriamoci se lo tollero in un’opera letteraria.
Rosaria Distefano
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Un giallo, se
avente gli elementi giusti, come la sapiente distribuzione della suspense e la
vicenda – complessa o semplice, poco importa - credibile, è di per sé un libro
che difficilmente non può colpire o può essere lasciato a metà: per le premesse
del genere
stesso, insomma. Non saprò mai se l’opera di Veschi,
L’elenco (Ventura Edizioni, Senigallia 2019), sia un moderno capolavoro
giallista, ma la poca cura nella scrittura mi ha reso difficile portarne avanti
la lettura. Una scrittura faticosa, pesante, a tratti indigesta. Tortuosa,
soprattutto, nella sua pretesa di caratterizzazione e di ammiccamento al
pubblico, nel periodare, nel poco parsimonioso uso degli aggettivi, più smodato
che efficace e poco equilibrato rispetto al resto, portato così a inciampare.
Ciliegina sulla torta è una certa revisione mancata in fase di pubblicazione,
che avrebbe potuto offrire forse una maggiore cura sintattico – lessicale,
oltre che editoriale. Parlo, ovviamente, per quello che sono riuscita con gran
sforzo a leggere, ovvero le prime 20 pagine. E questo mi dispiace. Ho gettato
la spugna troppo presto? Può essere. Ma può anche essere vero il contrario:
tengo sempre presente la massima, fino ad ora non smentita, che nei romanzi non
conta quello che si scrive, ma come lo si scrive.
Rosa Candida Scarlato
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In un paesino di
mille abitanti al confine con la Svizzera viene ritrovato un elenco di nomi,
accanto ai nomi una data, Carnevale 1944. Cosa è successo a queste persone e
cosa significa questo elenco? L'idea in sé sarebbe buona, investigare molti
anni dopo su un mistero avvenuto verso la fine della seconda guerra mondiale.
Peccato che la scrittura confusa, l'uso e l'abuso di puntini di sospensione e
parentesi e la presentazione raffazzonata dei personaggi faccia perdere subito
la voglia di proseguire nella lettura.
Luisa M.G.
Pasquale
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L’Elenco invece
non mi è piaciuto. L’argomento è interessante ma la trama mi ha deluso. Benché
ben scritto, dopo aver letto un libro come il precedente molto denso di
emozioni forti, avrei forse preferito un
argomento un po’ più “leggero”.
La trama parla di
un elenco di sei persone uccise nel 1944 tra le quali un gerarca fascista. Un
detective e il suo collega indagano benché abbiano da affrontare l’omertà di
chi forse sapeva.
Giada Petilli