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L’Italia di Dante di Giulio Ferroni
La Nave di Teseo

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Torino 2 “Centro Studi Piemontesi”
coordinato da Albina Malerba
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Giulio Ferroni ci presenta il suo lavoro ben consapevole di aver realizzato un'opera che va al di là dello spirito di una ricorrenza, anche se importante come quella del settimo centenario della morte del Sommo.

Ferroni ci apre le pagine del suo libro come un moderno tappeto volante per trasformarci in volenterosi compagni di viaggio e d'avventura in un percorso che copre quelle terre che il Poeta sentiva come le terre del Sì, tra il “Carnaro ch'Italia chiude è suoi termini bagna” (Inf. XIX) e quell'occidente così prossimo al limite dove comuni come Alessandria e Torino “non possono aver parlate pure” (De Vulgari eloquentia).

In realtà l'autore non si limita a chiarire, approfondire, problematizzare i nomi di persone e di luoghi che troviamo in Dante, ma apre cammini nuovi e mai scontati allontanandosi quanto basta dalle orme più antiche. Ad esempio, ho trovato interessantissimo il tracciato storico-geografico delineato intorno a quel lago di Garda dove si incontrarono e scontrarono la civiltà latina e quella germanica; quel lago che il Poeta tratteggia con rara efficacia: “Suso in Italia bella giace un laco,/ a piè de l'Alpe che serra Lamagna / sovra Tiralli, ch'a nome Benaco “(Inf. XX, 61-63). Qui si ritrova il problema del Tirolo (Tiralli), del mondo germanico (Lamagna) là affacciato, e Ferroni trova il modo di ripercorrere i difficili momenti che hanno segnato sia i tempi dell'irredentismo sia del passaggio all'Italia. Lo stesso dicasi per quel nord-est di cui a stento Dante vedeva l'italianità, dove Friulani ed Istriani “Ce fas-tu crudeliter accentuando eructant”, e dove il Ferroni, tra un verso ed un riferimento di Dante, ritrova le tragedie della seconda Guerra Mondiale e la consolazione letteraria dei nomi dei suoi scrittori, da Pasolini al triestino d'adozione Joyce, da Saba a Boris Pahor e ancora altri. Mi limito ad un frammento di quest'opera di più di mille pagine....

Non esito a parlare di questo volume come di un'opera destinata a restare nella frequentazione dantesca come un indispensabile aiuto all'approfondimento ed alla proposta nella contemporaneità.

Per questo motivo, soprattutto, lo preferisco all'altro testo di Cazzullo offerto in lettura.

Giuseppe Goria

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Ho preferito subito il libro di Ferroni, ho cercato nel web notizie sul professore, sullo scrittore, ho domandato particolari sulla sua storia accademica a chi lo conosce da parecchi anni, ho annotato i luoghi che mi attiravano di più, sono andata con la memoria alle pagine più famose della Commedia, agli incontri indimenticabili con Virgilio, Bonifacio VIII, Cacciaguida, Paolo e Francesca, Beatrice ovviamente. Ma no, non era quello cercavo.

Solo oggi mi sono resa conto della data 12.02.2021 e, seguendo le annotazioni numerologiche di Ferroni nel suo viaggio verso Napoli, ho trovato il 10 come somma delle 8 cifre che la compongono: e dieci per Pitagora è il numero perfetto. Oggi è il giorno giusto. Ho comprato il libro. Ecco, volevo sfogliare, leggere e rileggere le pagine di carta.

Al di là delle più di 1200 pagine, di tutti i villaggi, le città, i luoghi, i personaggi noti o sconosciuti ciò che mi ha attratto è la dimensione del sogno nel viaggio del paese della Commedia. Ferroni si fa seguire da Napoli a Roma a Firenze alla Turbie e ci sorprende in ogni paesaggio, soprattutto nei più dimenticati e lontani. Acquasparta, Chiusi, Sant'Alberto, Governolo, Acquacheta, Susiana...Nello spazio abbiamo infinite distanze da percorrere prima di giungere al termine di questo viaggio.

Come scriveva il profeta Gioele “i vostri vecchi faranno sogni”, la dimensione del viaggio-sogno è quasi assurda per noi vecchi ma certo la si incontra e diventa nostra nelle pagine di Ferroni. Lungo salite e discese, palazzi e colli, torrenti e piazze riscopriamo i versi di Dante e c'è spesso anche la nota ironica o gastronomica dell'Autore. Sulla Rotonda di Mergellina alcuni giovani stanno fotografando accuratamente una ragazza vestita con un corto abito nero, biondina di media bellezza, ma non senza una certa rozzezza. All'uscita dei Musei Vaticani troviamo emblemi di desolazione turistica, come i cellulari, i selfie, la quasi universale cura di fotografare per non vedere, per rimanere sempre dove si è. Il desiderio di Ferroni di ritornare nell'osteria il Fortino per il canonico gnocco fritto e pappardelle ai porcini diventa un traguardo anche per noi.

Domani, la difficoltà e la gioia sarà solo scegliere la meta e avventurarsi con il libro sotto il braccio per ritrovare Dante e leggerlo come mai prima.

Susanna Calisse

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L’autore è un ben noto dantista e il libro ne dà testimonianza nelle quasi 1300 pagine dense di riferimenti al Poeta. Il viaggio che Ferroni iniziò intorno al 2014 ci porta a spasso per l’Italia: i luoghi sono raccontati con i personaggi che Dante cantò, ma anche con illuminanti pennellate sui paesaggi e sull’architettura delle città o dei borghi in cui l’autore volutamente indugia, attraversati obbligatoriamente per raggiungere le mete. Ferroni, che è un letterato di fama, non dimentica di citare gli artisti che quei luoghi cantarono ( o raccontarono) nel corso del tempo e fino ai giorni nostri: così mi ha particolarmente commosso ritrovare i versi del grande (ma poco noto) poeta Camillo Sbarbaro dedicati a Spotorno.

Durante la lettura mi meravigliò trovare nell’indice un capitolo dedicato a Torino, città che non compare negli scritti di Dante; da buona torinese, ne fui immediatamente stuzzicata. Ma, soddisfatta la curiosità iniziale, lo lessi con interesse. Ferroni appare colpito dalla presenza in città dei numerosi bronzei cavalieri, feriti e abbattuti o saldi in sella e gloriosi, che animano le piazze squadrate: già Jean Giono nel suo Voyage en Italie ne parlava, però con una certa insofferenza; Ferroni, invece, li vede cavalieri che sfidano nemici inesistenti, con le spade vanamente sguainate contro l’evanescente impero della virtualità (Ahimè, i nemici che ci assaltano sono purtroppo reali). Con gioia ho seguito la passeggiata che Ferroni fa lungo la via di Po, di cui ammira il sobrio barocco, ho gioito dell’ammirazione che manifesta per l’elegante piazza in cui sbuca la strada e per la visione della chiesa neoclassica aldilà del fiume. Ma quando ho letto il nome del Savoia per il cui ritorno la chiesa fu innalzata, Il re Vittorio Emanuele I di Savoia, ho avuto un balzo: come può Ferroni presentarlo come il padre di Carlo Alberto che non gli era neppure parente, essendo un Savoia Carignano? Uno scivolone per me terribile che giunge a inficiare molto del mio iniziale entusiasmo.

Maria Teresa Reineri

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Non bisogna spaventarsi di fronte alla mole del libro ed affrontarlo considerandolo un Baedeker dell'Italia dei luoghi danteschi che l'autore ha percorso tra il 2014 e il 2015. Ce li descrive come noi li vediamo attualmente è com'erano ai tempi di Dante. Noi possiamo quindi scegliere dall'indice di leggere i luoghi che ci interessano di più e andare in giro per l'Italia. 

L'autore viaggia attraverso il nostro Paese sulle orme della Divina Commedia, partendo da Roma e Firenze, ripercorrendo l'Italia tutta da Sud al Centro, al Nord e alle Isole, facendo un'acuta analisi storiografica e letteraria dei luoghi visitati com'erano prima, ai tempi di Dante e dopo, fino ad oggi. E' soprattutto un viaggio che ci offre belle descrizioni di città, paesi, borghi, monumenti, Chiese, palazzi e paesaggi (nonché di ristoranti, librerie, ecc. ) con commenti molto precisi ed attuali.

È un Amarcord della Divina Commedia vista alla luce dell'Italia di oggi, fatto da un grande studioso di Dante che riesce a presentarcela in modo piacevole, interessante e molto leggibile.

Maria Cristina Gaja

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Un’opera ponderosa e molto dotta quella di Giulio Ferroni, Professore emerito di letteratura italiana all’Università “La Sapienza” di Roma, critico letterario, storico della letteratura e saggista. 

Oltre 1200 pagine, edite da La nave di Teseo, che ripercorrono le tracce della Divina Commedia attraverso i luoghi citati da Dante, realizzando un vero viaggio nel nostro Paese, nella sua storia, arte e letteratura.

Incontri evocativi con la bellezza ma anche con i danni inferti dall’uomo: i versi di Dante vengono riletti, “georeferenziati” e posti in dialogo con l’attualità, restituendoci la possibilità di una visione sorprendente. 

Il viaggio letterario in cui Ferroni ci accompagna prende avvio da Napoli, poi tocca Roma, Firenze, le varie “regioni”: ogni spunto ci dona un ritratto inusitato del nostro Paese, con una guida d’eccezione. 

Seguire i percorsi dell’Italia dantesca di Ferroni è anche concordare sull’affermazione che, “nel momento in cui fonda la sua lingua letteraria, Dante individua nettamente l’Italia nella sua turbinosa consistenza, linguistica, geografica, politica, morale, nelle sue speranze e nei suoi fallimenti: l’”umile Italia”, il “bel paese là dove ’sì suona”, la “serva Italia, di dolore ostello” [...]”. 

Laura Pompeo Malara

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L’autore di questo monumentale lavoro, già docente di Letteratura Italiana alla sapienza di Roma, ha il merito di avere accompagnato il lettore, sulle tracce della Divina Commedia, ripercorrendo l’Italia di Dante e quella contemporanea, facendo scoprire o riscoprire, un po’ itinerario letterario e un po’ percorso geografico, isole, luoghi, città non sempre ricordate come meriterebbero.

Nel saggio le tappe dantesche sono strumentali per scandire proprie personali esperienze, incontri, memorie e cenni di storia letteraria e artistica.

Silvie Marchisio

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Il libro è un volo sull'Italia intera, un beadecker letterario dantesco. Il respiro ampio della scrittura dà un ritmo pacato al viaggio che è una benedizione, un libro da tenere vicino e leggerne un pezzo alla volta, come una guida, alla bisogna.

Vera Favro

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Libro che è un diario di viaggio, sulle orme di Dante, nei luoghi dallo stesso citati, diviso per aree geografiche, con una impostazione indubbiamente originale.
L’Autore parte da Napoli, ove è sepolto Virgilio, per poi arrivare prima Roma, poi, una prima volta, a Firenze, dove ritorna terminato il percorso. Oltre alla descrizione ed al collegamento con le opere del Padre della lingua italiana, i luoghi visitati costituiscono per lo scrittore anche uno spunto di riflessione dal quale partire per raccontare aneddoti, collegare fatti storici, fornendo al lettore una sorta di mappa concettuale molto interessante. La lettura è scorrevole. Un libro da tenere sul comodino, da consultare prima di partire, non appena sarà permesso, per ogni viaggio nel Bel Paese.

Raffaella Giovannoni

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Giulio Ferroni ci lascia meravigliati. Il suo è un libro che è un saggio su Dante ma anche una guida di viaggio, una riflessione sull’Italia di oggi e sul ruolo degli intellettuali nel corso dei tempi. La meraviglia è anche la quantità dei luoghi visitati: il fiorentino Dante vaga esule per l’Italia, è vero, ma per visitare tutti i luoghi citati nella Commedia all’autore sono occorsi diversi anni di viaggi su e giù per la penisola e più di 1200 pagine. Ferroni racconta i luoghi com’erano e come sono, li inserisce nel contesto dantesco ma vi aggiunge altri riferimenti letterari, con una visione innovativa sullo studio di Dante. È un libro molto interessante, da leggere per viaggiare con il pensiero ma anche da portarsi in viaggio per apprezzare il fascino letterario dei luoghi italiani e magari una traccia per costruirsi un proprio percorso dantesco.

Giulia Pennaroli

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Il libro non è certamente una guida turistica, ma una guida culturale, storica e letteraria attraverso i luoghi italiani, con il filo conduttore delle esperienze, citazioni e riferimenti del grande Dante Alighieri. Così quando si vorrà intraprendere un viaggio, o semplicemente una visita nelle numerose città, paesi e località della nostra bella Italia, sarà piacevole e sicuramente utile leggere prima gli spunti che Giulio Ferroni ne ha saputo trarre. Scopriremo così, dalle grandi città che hanno fatto la storia dell’Italia, alle località minori e meno note, quanto ci sia di interessante, bello e arricchente in tantissimi luoghi delle regioni italiane. Sicuramente, essendo una sorta di “enciclopedia”, non si può leggere “tutto di un fiato”, ma assaporare poco per volta e soprattutto tener presente quando si farà una visita nei luoghi indicati oppure per prenderne spunto per tante altre future scoperte in itinerari sconosciuti ma anche, perché no, scoprire qualcosa di più sul territorio dove abitualmente viviamo.

Michela Oberto

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È un libro lungo da leggere, ci vuole molto tempo per apprezzarne al meglio i contenuti; è di facile scorrimento ben strutturato in piccoli capitoli di facile uso. Fare questo viaggio in compagnia dell'autore è stato piacevole, ho scoperto luoghi di cui ignoravo l'esistenza, è stato fantastico nelle descrizioni molto accurate di chiese e monumenti, magari già visti personalmente a suo tempo, ma in maniera, il più delle volte superficiale. Tant'è che mi sono ripromesso, prima di partire per qualsiasi città o luoghi citati, per una meta turistica, di utilizzare queste descrizioni; è un'ottima guida, un buon promemoria.

Giancarlo Zulian

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L’ITALIA DI DANTE mi ha fatto apprezzare molto il racconto di un viaggio nel nostro paese descritto, già 700 anni fa, come un interessante itinerario da percorrere. Guidato dalla DIVINA COMMEDIA l’autore compie un viaggio storico, artistico e culturale nell’Italia di oggi stimolando nel lettore il desiderio di partire alla scoperta di luoghi sconosciuti e altri già visti, ma da rivedere con occhi diversi.

Franca Caon

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È la descrizione del viaggio che Giulio Ferroni ha compiuto nei luoghi citati dalla Divina Commedia di Dante. Per ogni località o riferimento geografico l’autore riporta le terzine dantesche in cui tali posti sono nominati. In un primo momento li contestualizza all’epoca del Poeta descrivendo quanto Dante stesso ci dice di quei luoghi e in un secondo tempo ci racconta come gli appaiono durante il proprio viaggio. È una specie di “guida” nei siti danteschi e come tale va letta e interpretata. Visitare un luogo conoscendone la storia e, in particolare in questo caso, conoscendo i motivi per cui Dante ne parla è fondamentale per capire a fondo quanto si va scoprire con gli occhi oltre naturalmente per apprezzarne completamente il fascino. Perciò credo che il tempo migliore per leggere questo libro sia esattamente il momento in cui si decida di visitare i luoghi danteschi o si è appena tornati dall’averli visti. Un grande pregio di tale opera è il continuo stimolo a leggere o rileggere molte terzine della Divina Commedia fornendoci così uno strumento formidabile per un nostro arricchimento culturale

Angela Bosca

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“L'Italia di Dante” è una lunga lettura, ben impostata, composta in capitoli quindi di facile gestione. È un percorso attraverso l'arte e la cultura del nostro meraviglioso paese. Molti luoghi citati erano per me sconosciuti o conosciuti in modo superficiale, fa venire la voglia di visitarli per poterli apprezzare nel miglior modo. Lo considero un ottimo diario di viaggio, da leggere con calma. 

Mara Cheinasso

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Ci sono molti modi di viaggiare, e molti modi di considerare il rapporto con i luoghi. Da sempre ho avuto passione per “I luoghi letterari”, i “luoghi delle parole”, e i miei itinerari sovente si sono diretti (o deviati) verso i luoghi che avevo letto conosciuto sognato attraverso le parole degli scrittori più amati. Quando ho aperto il libro di Giulio Ferroni ne sono rimasta incantata e ho “invidiato” i suoi anni di peregrinazione poetica e geografica, declinati e cadenzati dai versi della Commedia, guidata dalle parole antiche, misteriose, mitiche del poeta sommo.

Un grande viaggio letterario e “turistico”, un Grand Tour nei Luoghi d’Italia, “con la sua bellezza e il suo sfacelo; luoghi della vita e della poesia, la cui consistenza e il cui stesso habitat si sono coniugati con tanta poesia e letteratura, che li ha toccati nel corso del tempo, che ne ha interrogato il carattere, che li ha fatti riconoscere, comprendere, amare”. Un lavoro così ampio non può essere privo di qualche incidente. A Torino non si può non annotare quello occorso a proposito di Carlo Alberto, indicato come figlio di Vittorio Emanuele I….Ma questo poco toglie all’impianto e all’importanza del lavoro: un volume da tenere a portata di mano per un viaggio da fare… appena sarà possibile!

Albina Malerba

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Vicchio “Ghost readers”
coordinato da Serena Materassi
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Ponderosissimo e dottissimo volume. L'autore compie un viaggio su e giù per l'Italia sulla scia delle varie citazioni dantesche. Ne viene fuori un volume ricco di annotazioni storiche, artistiche, e anche personali, tra la guida turistica e il diario di viaggio. Sicuramente interessante, questo viaggio, per l'autore che lo ha compiuto, non so quanto godibile per il lettore.

Bruno Confortini

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L'idea sarebbe ottima: esaminare tutti i luoghi dell'Italia trecentesca che Dante ha visitato o dei quali ha sentito parlare dai suoi contemporanei. rapportati ai versi della Commedia e delle altre sue opere. La realizzazione è a mio parere molto discutibile: 1200 pagine di notizie spesso superflue, con continui rimandi al presente o ad epoche recenti, conditi da giudizi veramente discutibili. lo stile è ridondante e cattedratico nel senso peggiore del termine. con pareri personali assurti ad assiomi indiscutibili. Il testo risulta pesante e farraginoso, e non affascina minimamente: a mio parere il classico libro destinato ad una lettura… incompiuta!

Donatella Cirri

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Interessante esperimento di creare una guida turistica d’Italia prendendo come spunto i luoghi di Dante, in cui lui ha vissuto, viaggiato o solamente citato nelle sue opere. Molto impegnativo per una come me che ama andare a vedere su Google maps tutte le opere d’arte che vengono citate… Saggio che spazia su molti argomenti, dalla storia all’arte passando anche dalla politica. Per poterlo apprezzare in pieno bisognerebbe avere una cultura pari a quella dello scrittore. Stona un po’ lo scivolone fatto sulla Villa di Cafaggiolo, che conosco bene perché si trova a pochi chilometri da casa mia e ci ho portato numerose comitive di studenti: la sequoia portata dal Vespucci, che si trova nel parco sul retro della villa, l’ha collocata sul davanti, dove invece fa bella mostra di sé un secolare cedro del Libano.

Serena Materassi

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Un percorso dei “luoghi detti da Dante e a ciò che essi sono oggi”. Diventa però in breve un incomprensibile e continuo divagare su questioni altre, quali a Firenze l'abbigliamento delle giovani turiste, ex brigatisti, sermoni del Priore di Bose, e altre amenità. Un taglio alle divagazioni avrebbe asciugato notevolmente l'opera, rendendola leggibile.

David Bianchi

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Viaggio alla ricerca dell’esperienza umana ed estetica inseguendo le tracce, i segni e le profezie di Dante da nord a sud, fino alle isole.

Tracce che si fanno più labili tra le opere e le architetture sempre meno accessibili, transenne e barriere non solo fisiche ci allontanano dal vero senso della storia, tracce di un passato esposto al consumo come merce, da fotografare con obiettivi e cellulari e portare con sé. Ma questo cammino cerca i luoghi danteschi e nonostante la loro sfuggente essenza ce li mostra con la considerazione amara che “al di là delle migliori intenzioni, inevitabilmente tocchiamo e fuggiamo via”. Quale maggiore omaggio all’opera e alla vita di Dante? Un libro necessario.

Rossella Giovannini

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Ero molto prevenuta davanti ad un tomo di quasi milleduecento pagine, convinta che si trattasse, vista la mole, di un testo di studio o per addetti ai lavori. Inoltrandomi nella lettura invece mi sono trovata coinvolta in un affascinante racconto - diario di viaggio lungo l’Italia dei luoghi legati a Dante e alle sue opere. Un viaggio attraverso città e paesi - conosciuti o meno - di cui viviamo attraverso gli occhi dell’Autore e anche se a volte per poche righe, le bellezze paesaggistiche e artistiche, le curiosità, e pure brevi e divertenti momenti di vita quotidiana. Il tutto narrato con un uno stile elegante e colloquiale. Piacevole la divisione in itinerari, che permette di consultare l’opera seguendo la propria curiosità. Mi ha fatto venire voglia di percorrerne e ripercorrerne alcuni, non appena sarà possibile.

Stefania Banchi

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Seguendo la traccia della Divina Commedia, l’autore propone un vero e proprio viaggio attraverso il nostro paese visitando luoghi e monumenti attraverso i riferimenti letterari del di Dante, ricercando le connessioni all'interno della letteratura e della storia italiane; una mappa del nostro paese illuminata dai luoghi che Dante racconta in poesia. La ricerca della bellezza, evidente o

nascosta, nelle città come in provincia è un modo per rileggere la parola di Dante ma anche per tentare di ritrovare in questi luoghi una ricchezza, storica e letteraria, che spesso fatichiamo a

riconoscere anche là dove ci troviamo a vivere. È sicuramente un libro impegnativo e di consultazione più che di svago e fruizione.

Per me un po' deludente, però: una sorta di guida turistica-diario di viaggio in Italia nei luoghi citati da Dante. Molto ampia ma, decisamente - forse inevitabilmente – pesante.

Non è riuscito ad appassionarmi e ho dovuto lasciarlo senza averlo terminato.

Ciro Ferro

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Un viaggio nello spazio e nel tempo nei luoghi citati dal poeta, credo occorra veramente tanto per poterlo leggere ed apprezzare a pieno. Una sorta di guida turistica estremamente ampia, per me un filino troppo, ma è certamente un mio limite.

Isa Innocenti

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Il filo conduttore è affascinante. Una chiave di lettura dell'opera dantesca che permetterebbe di approfondire ancor di più la conoscenza del Sommo Poeta. Però richiede molto, troppo tempo di lettura. Solo per veri appassionati.

Serena Pinzani

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Milano 2 “Lettori Temerari”
coordinato da Patrizia Ferragina
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Libro oserei dire quasi monumentale. Sicuramente uno scritto molto curato ma che forse è entrato troppo nei minimi dettagli. A volte sembra quasi di leggere una guida turistica e non un saggio sul nostro Paese del due-trecento. Mi aspettavo qualcosa di diverso, forse per questo motivo non mi ha entusiasmato. Mi aspettavo infatti un’opera che volasse più alta e che affrontasse i gravissimi problemi politici, sociali e religiosi di un Paese che ancora non c’era e che avrebbe visto la luce solo 600 anni dopo. Per chi invece volesse entrare nei minimi dettagli di alcuni luoghi - Napoli, Roma e Firenze - o alcuni personaggi, come Virgilio, Bonifacio VIII, sicuramente da consigliare.

Maria Luisa Albizzati

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(preferito) L’autore visualizza con immediatezza descrittiva tutti, ma proprio tutti i luoghi che Dante ha conosciuto durante il suo peregrinare o i luoghi che ha menzionato nella Divina Commedia. Ferrone, insigne italianista, percorre il suolo italiano con la guida dei versi di Dante e nel suo andare ci racconta di storia, di letteratura, di linguistica, di architettura non solo del passato ma anche di oggi. A volte ci sembra di seguire un moderno Virgilio che conosce il territorio e non scoraggia i lettori a proseguire il percorso che non è facile, a volte ci sembra di vedere Dante che guarda contrariato questa Italia che cambia e dove “E’ sempre più difficile conciliare tutela e consumo dello spazio, memoria e installazione del presente”.

Paola Caterina Celani

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L'idea è quella di raccontare Dante attraverso i suoi luoghi geografici, approfondendo la storia di ognuno di essi, ed è estremamente interessante perché Ferroni ha creato un'opera documentatissima e iper-particolareggiata. Però è una lettura-monstre: 1232 pagine di dense note e richiami culturali, sociali, etnografici, citazioni dantesche e latine in un linguaggio coltissimo e desueto sono veramente un'impresa che richiede molto tempo e senso del dovere. Solo nella prima tappa, Napoli, in visita alla “tomba di Virgilio” (che in quanto tale, fisicamente non esiste ma è fatta di reperti in un orto botanico in cui oltre al nome delle piante sono aggiunti riferimenti e citazioni dei testi virgiliani), si parla anche di Leopardi arrivando a volo d'uccello a sfiorare Raffaele La Capria. A pagina 26 ci si sente già come alla fine del pranzo di Natale: sazi e ottenebrati.

Barbara Monteverdi

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L’Italia di Ferroni. Ho trovato molto difficile la lettura. E avrebbe potuto essere uno stimolo in più. Cercavo Dante. Non l’ho trovato. È rimasto sempre sullo sfondo nascosto. Solo un pretesto. Un viaggio spazio tempo alla velocità della luce che mi ha lasciato piuttosto disorientata. Troppo di tutto. Astratto. Forse un libro da leggere e vedere: mi sono mancate le immagini. E se anche condivido l’autoriferimento e gli spunti autobiografici in questo caso mi sono sembrati fuorvianti: portavano via e non avvicinavano Dante.

Cinzia Morselli

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Dal libro di Ferroni mi aspettavo molto, perché l’idea di raffigurare un’Italia culturalmente unificata nel segno di Dante era indubbiamente un’idea suggestiva. Invece quello che io ho percepito nel prosieguo della lettura è una non corrispondenza fra l’intenzione e la realizzazione. Questo “diario di viaggio dantesco” mi richiama alla mente, mutatis mutandis, i viaggi di Piovene (Viaggio in Italia, De America...) o anche di Claudio Magris (Danubio), ma, contrariamente a questi, mi è sembrato più dispersivo che ricco di informazioni, più aneddotico che profondo. Colpisce un andamento in cui alle descrizioni dei luoghi si alternano riflessioni attinenti agli ambiti più disparati: da quello autobiografico a quello letterario, al sociale al politico al costume ecc. Riflessioni tutte appena abbozzate, suggerite più che spiegate, una specie di “toccata e fuga”, come riconosce lo stesso autore a p. 250: “al di là delle migliori intenzioni, inevitabilmente tocchiamo e fuggiamo via”. Difficile, su questa base, trattenere nella memoria gli innumerevoli aneddoti e le divagazioni che si susseguono a ritmo incalzante. Paradosso finale: Dante rimane sullo sfondo.

Salvatore Pennisi

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Palermo 3 “Eutropia”
coordinato da Rosana Rizzo
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Ferroni è stato esagerato. Ho letto subito il viaggio in Sicilia e scoprire che la vedeva con gli occhi altrui non mi è piaciuto molto.

Certo una bella maratona di parole e luoghi che ha fatto visitare a Dante.

Se fossi un insegnante userei il libro come strumento per incuriosire i discenti: una sorta di guida turistica con un cicerone eccezionale. Ma starei anche attento a non lasciare mai il pesantissimo tomo nelle mani dei ragazzi.

Giuseppe Riccio

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Nell’ Italia di Dante il critico letterario Giulio Ferroni percorre un lunghissimo viaggio per tutte le contrade del nostro paese. Come guida ha la Commedia (ma anche le altre opere di Dante), dove, come è noto, le citazioni geografiche sono sparse a piene mani. Naturalmente quello di Ferroni non è un viaggio come gli altri: è anche un’autobiografia spirituale, è una riflessione sui costumi e sulla storia d’Italia, ed è soprattutto – e questo è il suo pregio – una testimonianza dell’amore dell’autore non solo per Dante e per l’Italia, ma soprattutto per un’idea di Cultura come dialogo continuo dei libri con la vita, e della storia con la quotidianità.

E tuttavia, a fronte delle buone intenzioni e delle solide basi intellettuali ed etiche, c’è qualcosa che manca, o forse c’è qualcosa di troppo, perché il risultato finale renda giustizia alle intenzioni dell’autore. Sarà forse l’eccesso di riferimenti storico culturali, che si affastellano, nel torno anche di un solo periodo, in tale quantità da lasciarti solo la sensazione di un elenco confuso, di una nomenclatura priva di un’evocazione, di un’immagine, di un’emozione. Sarà che troppe volte, quando si vira nel personale, i ricordi hanno il sapore del già sentito o del banale, e le riflessioni hanno quella vaga estemporaneità che procura l’imbarazzante sensazione di dire tutto e nulla. Sarà forse un problema di scrittura, perché lo stile di narratore di Ferroni, semplice e chiaro, appare tuttavia talvolta un po’ impolverato, e comunque stride con lo stile dello studioso, illustrativo ed esauriente ma non letterario, che prende il posto di quello quando lo esigono i riferimenti all’arte o alla storia o alla letteratura. E sarà, infine, forse, che nell’ Italia di Dante c’è molta Italia, ma c’è, in fondo, poco Dante. L’Italia di Dante è in realtà l’Italia di Ferroni. Il che comunque non sarebbe propriamente un difetto, se Ferroni fosse riuscito a lasciare il segno, cioè a farcela sentire, se non come quella di Dante, almeno un po’ come nostra.

Neva Galioto

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Non credo avessimo bisogno di un Atlante geografico di Dante o su Dante e la Divina Commedia, o di un diario.

È scritto nello stile del diario alla ricerca dello scrittore e non di Dante ma con la “scusa” di Dante.

Esageratamente descrittivo e ridondante, non riesce ad avvincere e allontana da Dante.

Angela Falcone

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Quello di Ferroni è un vero e proprio diario di viaggio lungo l’Italia carico di dettagli, descrizioni, considerazioni, incontri attraverso luoghi citati da Dante nelle sue opere, in particolare nella Divina Commedia. Ferroni descrive il presente partendo dal passato remoto, da un Italia “una e indivisibile” che ancora non esisteva nemmeno se non nella visione lucida del nostro vate. Ciò che più mi ha colpito è stato scoprire attraverso il capillare riferimento a luoghi sparsi per l’Italia quanto fosse netta e consapevole l’idea di unità nazionale per Dante, in un periodo in cui il nostro paese era frammentato politicamente in comuni, principati, signorie e ducati. Non bisogna lasciarsi intimorire dalle considerevoli dimensioni del libro (più di 1200 pagine) perché può essere letto tradizionalmente scorrendo le pagine una dietro l’altra, oppure consultandolo come se si trattasse di una vera e propria guida turistica, soffermandosi solo sui luoghi che già si conoscono oppure cercando ispirazione per una nuova destinazione da raggiungere quando sarà possibile poter tornare a viaggiare in sicurezza. Per me il merito di queste pagine è stato quello di poter visitare con gli occhi della mente alcuni dei luoghi più incantevoli del nostro Bel Paese.

Laura Guercio

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Il lettore implicito del testo di Ferroni con tutta evidenza non è un dantista, ma deve essere una persona colta, incline alla curiosità ed anche un po’ tendente all’erudito. Certamente un viaggiatore. Il libro è di lettura godibile per il suo taglio autobiografico, in quanto si presenta quale memoria di viaggio di un insigne studioso della nostra letteratura. La narrazione ha i piedi ben piantati su Dante perché il tour di Ferroni trae spunto dal poeta fiorentino per cercarne le tracce ovunque, e perciò è infarcita di innumerevoli riferimenti geografici e monumentali che portano anche molto lontano dallo spunto iniziale. A Ferroni piace divagare ma a Dante torna sempre, con una terzina, un riferimento, un aggancio. Se si ha voglia di viaggiare con lui e di spiluccare Dante carta geografica alla mano, questo libro è l’ideale, purché non si abbia fretta di concludere alcunché. La meta è il viaggio stesso in cerca di orme dantesche, e Ferroni ce lo offre con un registro colloquiale, alieno da pose accademiche ma nel contempo desideroso di spaziare in un’immensa e ubriacante enciclopedia culturale.

Maurizio Muraglia

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Difficile gara per Giulio Ferroni contro Papini. Anzi impossibile. Non si capisce perchè gareggino quando non ci può essere gara. Credo che lo stesso Ferroni sarebbe d’accordo. In ogni modo, L’Italia di Dante è un bell’esercizio di scrittura per tornare a Dante e suoi luoghi danteschi. Ho trovato la scelta del viaggio anche se non propriamente originale sicuramente efficace perché “Tutta la sua poesia è poesia di movimento”. La mole del libro e l’esiguità del tempo a disposizione non mi hanno permesso di viaggiare con Ferroni per tutta la Nazione. È un bel libro, scritto con accuratezza e grande competenza e a tratti con una nostalgica melanconia che lo ha reso ai miei occhi interessante. Peccato che gareggiasse con un fuoriclasse.

Clelia Burlon

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Non l’ho gradito, ho gradito poco anche il libro di Papini che ho votato solo per una “incollatura”

Roberta Palleschi.

L’idea di fare un “viaggio in Italia” non è originale, ma farlo usando come Lonely Planet le opere di Dante mi è sembrato inizialmente molto interessante. Ho pensato che la lunghezza del testo rispecchiasse semplicemente l’enormità di bellezze ed aneddoti che pochi paesi al mondo oltre all’Italia possono vantare. Purtroppo, però, penso che Ferroni non riesca a mantenere la promessa. È lento, pignolo nei dettagli fino a sfinire e francamente soporifero. Ho letto le prime sezioni su Napoli e Roma, poi sono andata direttamente a leggere il cammino che compie nelle mie terre, il sud del Lazio e il Sannio: neppure la lettura dei luoghi familiari mi ha scosso dal torpore. Detto questo, non mi sento di biasimarlo: aspettare la pensione per concedersi un viaggio così capillare nel proprio paese e poi scriverne, trovo che sia un’impresa stupenda, ancor di più se ispirati da Dante e i suoi scritti.

Ernesto Melluso

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Il libro di Ferroni è originale perché descrive il mondo di Dante attraverso i luoghi da cui provengono i suoi personaggi o che hanno un riferimento alla sua opera in un viaggio dove attualità e passato si alternano.

Il libro è una guida culturale preziosa all’ Italia di Dante con riferimenti ai fatti, personaggi, luoghi, storia ed arte. Lo stesso Papini (suo competitor) ci ricorda che: “A leggere certe biografie si direbbe che Dante, dall’esilio in poi, si sia dedicato a fare il giro d’Italia. Basta ch’egli nomini una città un paese, un monte perché si ritenga prova certa d’un suo soggiorno almeno d’un suo passaggio”.

Se uno volesse nei prossimi anni, Covid permettendo, intraprendere un viaggio in Italia dovrebbe abbandonare la guida del Touring o la Lonely Planet e portare con sé la guida Ferroni e scoprirà luoghi, chiese, dipinti spesso fuori dai circuiti turistici.

L’esegesi di molti brani della Commedia è illuminante (per esempio quando cita i luoghi del V ° canto del Purgatorio) e molto utile per i non addetti ai lavori.

Il saggio perde un pò della sua brillantezza quando fa riferimento al presente: mentre il riferimento al presente letterario è piacevole, la parte che riguarda la descrizione della popolazione incontrata(colleghi, amici etc) e la modifica nel tempo dei luoghi percorsi diventa noiosa e rende il saggio disomogeneo.

Mario Cottone

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Già nel sottotitolo Viaggio nel paese della Commedia Ferroni dichiara il proprio intento narrativo, compiere un viaggio in tutti i luoghi d’Italia nominati nella Divina Commedia che abbia come filo conduttore non soltanto Dante uomo e poeta ma altresì l’opera stessa.

Per farlo Ferroni elabora un modello che ripete nel corso della narrazione, peraltro molto scorrevole nonostante il più che consistente numero di pagine; trae spunto da un passo della Commedia nel quale si fa riferimento a un luogo così creando l’occasione per parlare del luogo stesso.

 Per apprezzare questo tipo di narrazione, sarebbe auspicabile conoscere tutti i luoghi e percorrerli leggendo cosa che non è nel caso di questa mia recensione.

Il mio viaggio quindi nel testo di Ferroni è un viaggio monco, intermittente. Guidata dal mio sentire e dai ricordi personali di un determinato luogo ho visitato con Ferroni e Dante Napoli, Roma, Firenze, la Puglia, Siena, Monteriggioni, Colle Val d’Elsa, qualcosa del Nord Est, la Sicilia e Palermo. In ciò aiuta non poco l’indice del libro che è accattivante dal momento che, scorrendolo, suscita il desiderio di viaggiare per l’Italia alla scoperta dei tantissimi luoghi nominati dall’autore.

Il viaggio, che Ferroni compie per conto della società Dante Alighieri, personalissimo ed evocativo, racconta sì della Commedia e di Dante ma anche dell’autore stesso che intraprende un viaggio culturale, storico e al contempo sentimentale attraverso l’Italia che Dante, come dichiara lo stesso autore in una presentazione del libro, ha fondato. Ogni scorcio, ogni angolo, ogni edificio, ogni veduta e paesaggio evocano la presenza di Dante ma ancora di più l’esperienza di Ferroni viandante, un pellegrino che ricorda le tappe del suo cammino ravvisandone non soltanto il lato artistico, architettonico , letterario e qua e là gastronomico, ma anche le emozioni legate ai luoghi visitati.

Devo confessare che più volte nel corso della lettura ho avuto l’impressione che il testo avrebbe potuto essere scritto anche senza Dante e la sua Commedia. Il viaggio proposto dal Ferroni, infatti, sussiste in sé ed è stato svolto in maniera autonoma quasi che Dante a volte sembri solo una cornice.

Non sono certo una storica dell’arte ma la lettura delle opere d’arte e architettoniche di Ferroni, pur non essendo strettamente tecnica, è sicuramente molto suggestiva, suggerita dalla esperienza di ciò che l’autore vede e cerca e ovviamente dal risuonare del poderoso universo dantesco.

Firenze è, come ordine naturale delle cose, il luogo dei luoghi e il percorso dell’autore si snoda per chiese, strade, tombe, loggiati dove riecheggiano sia riferimenti a Dante sia ad altri autori letterari antichi e moderni nonché a personaggi al di fuori del mondo artistico-letterario in senso stretto, in un intreccio che a tratti ho trovato artificioso e forzato.

Va anche sottolineato che per comporre il suo atlante storico-artistico-letterario-geografico Ferroni si fa accompagnare da vari e inaspettati “Virgili”, come Petrarca, Claudio Magris eGino Bartali, testimoni con lui di un paesaggio dell’Italia in cui convivono brutture intollerabili e bellezze da togliere il fiato.

Ho letto con trasporto le pagine dedicate alla Sicilia e in particolare Palermo per la facilità di riconoscimento dei luoghi e delle situazioni. Dante, che Ferroni, come fanno i più afferma non essere mai stato in Sicilia, la considera una delle regioni dove nasce la lingua italiana. In tal senso Ferroni ci ricorda la distinzione operata da Dante nel De Vulgari tra la lingua dei poeti siciliani , nobile, e il volgare siciliano realmmente parlato.

Si sofferma Ferroni nel considerare la storia della Sicilia nella letteratura italiana, dalle origini al secondo ottocento e primo novecento, da Verga a Bufalino e senza dubbio l’autore sente il legame con l’isola favorito altresì dalla sua conoscenza e amicizia con studiosi contemporanei.

In chiusura ringrazio Ferroni per avermi fatto scoprire aspetti di Dante per me nuovi , per avermi permesso di viaggiare in tempi di confinamento pandemico e per avermi ricordato che l’opera di Dante dialoga con l’attualità, a tratti smarrita, e con ciascuno di noi.

Cinzia Marino

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Se la strategia di Papini per comprendere Dante consiste nel tirare giù il poeta dall’empireo (ora ci vuole …), la via di Ferroni – almeno programmaticamente – è quella opposta: elevare se stesso al rango di narratore e accostarsi a Dante in un itinerario ‘turistico’ dei luoghi d’Italia da entrambi toccati e visitati. L’autore – critico letterario di lungo corso – usa l’opera dantesca come ‘breviario di viaggio’ per ripercorrere la propria vita e i propri incontri, in un bilancio senile del proprio percorso: operazione che avrebbe avuto forse una sua bellezza, se solo Ferroni non vi si lanciasse con tutta la pedanteria e tutto l’accademismo vuoto proprî di gran parte dei suoi colleghi.

Il libro è inutilmente lungo, tedioso alla lettura, infarcito di continue digressioni e didascalie che fanno perdere al lettore quel filo rosso promesso in apertura. La prosa di Ferroni è faticosamente ipotattica, di una ipotassi che è funzionale non a tradurre su carta la complessità del pensiero proprio o altrui bensì a inanellare in un unico periodo quante più citazioni e minuzie sia possibile, fino allo sfinimento. Tra improbabili digressioni numerologiche e tirate di taglio manualistico, l’autore sfoggia (è il verbo più adatto!) una conoscenza larga ed eterogenea di opere letterarie, artistiche, architettoniche, musicali e cinematografiche; chi legge, tuttavia, ha la sensazione che ci si mantenga sempre in superficie, saltando da una citazione all’altra, per puro vezzo accademico, senza mai entrare in profondità. In questo contesto, ben poco interesse suscitano i ricordi personali di Ferroni, che – lungi dal costituire spunti di riflessione collettiva sul presente o sul passato – si limitano spesso alla pura enunciazione, con un ricco ornamento di citazioni dotte. Altrettanto superficiali sono le considerazioni buttate qua e là dall’autore sul mondo ormai lontano dei giovani: con spirito tendenzialmente passatista, Ferroni sferza e stigmatizza con pari disinvoltura l’eccesso di anglismi nella lingua italiana o la pratica adolescenziale dei selfie, l’uso eccessivo del telefono cellulare o ola profusione di gadget turistici; e lo fa senza mai porsi il problema di cosa sottendano questi fenomeni, di quali “malattie” sociali siano il sintomo.

In tutto questo, Dante rimane scialbamente sullo sfondo, come un mero pretesto per raccontare di sé, spacciando la narrazione per un viaggio letterario.

Un libro di cui davvero non si sentiva il bisogno.

Pietro Giammellaro

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Il testo di Ferroni si presenta più che un’opera su Dante come un diario di viaggio, che segue tutti i luoghi nominati dal sacro poeta nella Divina Commedia. L’Opera non è al centro del libro, ma il più delle volte è solo lo spunto da cui trae origine la narrazione. Bisogna distinguere però i luoghi in cui Ferroni segue le tracce di Dante, come Roma, Firenze o Bologna, che emanano un certo fascino e i luoghi che con Dante non hanno nessuna connessione diretta e il cui riferimento risulta talvolta una forzatura. Durante questo viaggio per l’Italia il lettore si smarrisce seguendo itinerari dettagliatissimi, che risultano percorribili solo quando il luogo descritto è familiare a chi legge. La Sicilia, in particolare, è deludente: luoghi comuni e note contraddizioni su questa terra ridente e martoriata, che non offrono al lettore nessun nuovo spunto di riflessione. Ottimo libro da portare in viaggio, ma da Ferroni su Dante ci si aspettava qualcosa in più.

Caterina Pietravalle

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L’opera si presenta interessante per i puntuali riferimenti alla commedia e le precisazioni storico-culturali ma diventa di difficile lettura se non si hanno le coordinate adatte per decifrare i contenuti proposti. Volutamente il tono è discorsivo, si alternano momenti ludici ad altri più pesanti c’è una strizzata d’occhio al folclore e alle tradizioni popolari e il viaggio è veramente un viaggio nel costume nella storia nella leggenda Ho seguito meglio la parte relativa alla Sicilia e alla Calabria per ovvi motivi, non per campanilismo ma perché, conoscendo i luoghi, mi è venuto più semplice seguire il discorso. Credo nel complesso che una maggiore selezione, curando solo i riferimenti più importanti del testo di Dante, avrebbe potuto essere di giovamento nel testo del Ferroni che si presenta troppo poderoso e lo avrebbe reso di più facile fruizione.

Gemma Alfano

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Interessante, sebbene molto, forse troppo dettagliato; in ogni caso non regge il confronto con il testo di Papini

Cinzia Plaia

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Un diario di viaggio ispirato dall’evidenza che i versi danteschi danno ai luoghi, un itinerario turistico di luoghi d’Italia, descritti come ambiente di vita e attualità, suddivisi per aree geografiche che si susseguono in ordine cronologico. In generale, nonostante il mio interesse e il desiderio di tornare a viaggiare, ho trovato faticoso seguire le tappe di questo viaggio senza il supporto di immagini dei luoghi descritti. Ma come non soffermarmi su Palermo, sul mercato dell’usato di Piazza Marina, sui lampadari di cristallo, sull’Olivetti lettera 22 e sul “mosse Palermo a gridar: “Mora mora!” associato alla via Mariano D’Amelio? Comunque io, al suo posto, all’acchianata di monte Pellegrino non avrei mai rinunciato!

Laura Mollica

 

 

 

 

 

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