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L’uomo di carta di Franco Ferrarotti

Marietti

 

 

Un esercizio di stile, uno sfoggio di cultura, autocelebrazione e memorie lo rendono simile ad un diario intimo senza le connotazioni psicologiche di un diario intimo. una occasione perduta alle soglie della vecchiaia? Un desiderio di lasciare traccia di sé?

Angela Falcone

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Il racconto di una riconciliazione a posteriori con una figura paterna tanto lontana, quanto recuperata solo in virtù dell’approssimarsi alla fase finale della vita. La narrazione è disomogenea, non sempre scorrevole, direi a volte frammentaria

Giovanna Lanza

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Ferrarotti è un uomo molto anziano e fin dalla dedica ai fratelli morti si comprende come questo sia un romanzo di rielaborazione e commiato. La giustificazione della figura paterna e la comprensione a-posteriori è sicuramente rielaborata alla luce dei propri consuntivi: il valore della terra, dell’attaccamento atavico a ciò che da essa viene ed il recupero della grande sapienza del mondo contadino. Inizialmente questo si contrappone al “figlio di carta” che attraverso i libri ed il sapere trova il suo riscatto sociale ed il suo credo politico, infine, all’ultimo giro di giostra, come avrebbe detto Terzani, sembra che vi sia l’accettazione di quanto postulato dal padre: i libri sono muti, è la realtà che parla e noi siamo ospiti che possiamo vivere solo attraverso il fare

Rosana Rizzo

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Un libro che si interroga sulle radici del nostro io.

Si può amare un padre col quale non si ha nulla in comune?

Può sopravvivere un rapporto nonostante la distanza fisica ed emotiva?

L’autore scava dentro a uno dei più grandi misteri di sempre, il rapporto genitori-figli

Silvana Bonomolo

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Un misto tra autobiografia, saggio e diario indirizzato al proprio psicoterapeuta più che un romanzo. Per lo più un susseguirsi di dissertazioni dotte e di ricordi slegati che non appassionano. A tratti qualche episodio di vita o qualche considerazione sui legami (o carenza di legami) familiari che attrae. Alla fine si ha la sensazione di aver letto una confessione di chi si avvicina alla morte,

 ma anche una raccolta di riflessioni appuntate in vari momenti  della propria esistenza.  Per utilizzare le parole dello stesso autore “Comunicare, però, è anche un’arte. … Comunicare significa e comporta la capacità di far vivere…  realtà che abbiano valore e che quindi interessino a fondo l’interlocutore. Non è sufficiente parlare. Gran parte dei discorsi, soprattutto in un’epoca di comunicazioni di massa, sono solo fonti di noia, battono l’aria. La retorica d’un tempo, che già sembrava tramontata per sempre, sembra tornare di attualità.”. A me la “comunicazione” è arrivata solo in parte.

Viviana Conti

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"Un autobiografia che è quasi un romanzo intimo in cui Ferrarotti , padre della sociologia Italiana, ci svela il rapporto contrastato tra l'autore amante dei libri in cui ha trovato rifugio fin da bambino e il padre uomo legato alla terra e alla natura nella maniera più tradizionale: Ma in questa contrastata e apparente distanza l'autore ormai anziano si sforza di fare un consuntivo della sua Vita "abbiamo un bilancio consuntivo difficile quando il capolinea è ormai in vista, l esame di coscienza si fa arduo quasi quanto una nuova traversata nel deserto", e comprende in realtà quanto questa distanza non ci sia stata e non ci sia più" talis pater talis filio " conclude.

Cinzia Plaia

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Umanissima storia di una relazione filiale fra "un uomo di carta" (autore/figlio) e "un uomo di terra" (il padre). Il saggio autobiografico formalmente elegante si sviluppa attraverso i ricordi ed una realtà rallentata

Mariangela Federico

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