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La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe
Liberliber

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Bergamo
coordinato da Daniela Nisoli
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Riletto dopo tanti tanti anni, si conferma nel suo messaggio antirazzista, libro non solo per ragazzi come erroneamente si pensa ma per educare all’uguaglianza oggi come ieri, lettori di ogni età.

 Emilio Ponsini

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Il libro mi riporta alla prima adolescenza. Non avevo ancora alcuna conoscenza dell’esistenza degli schiavi e leggendolo ho avvertito una naturale solidarietà infantile verso i deboli, i vinti che si era manifestata anche durante la lettura dell’episodio della morte di Ettore per mano dell’odiato Achille (frequentavo la prima media e la lettura dell’Iliade era in programma.)

Più tardi giunse la consapevolezza storica dell’orrore della schiavitù denunciata nel libro e compresi il significato dell’impotenza di fronte a eventi storici violenti che si modificano (quando si modificano) attraverso lotte e violenze inaudite. Così l’autrice rende il senso di impotenza: “Ma che bisogno c’è di ripetere la storia, narrata troppo spesso, tutti i giorni narrata, di cuori infranti e spezzati, dei deboli affranti e torturati a profitto e vantaggio del forte?”

Alla consapevolezza storica più tardi si aggiunse la rivelazione che un libro, all’insaputa dell’autore che lo scrive, può diventare un potente strumento che modifica l’immaginario collettivo.

Dopo la capanna dello zio Tom la concezione attorno al rapporto schiavo/padrone non è stata più la stessa.

Quella prima potente immagine della vendita di Tom ad Haley, il mercante di schiavi e il passaggio di Tom da un padrone all’altro, sempre attraverso la compravendita, ha contribuito a modificare le coscienze.

Con il tempo anche la considerazione che il libro è nato dalla scrittura di una donna, Harriet B. Stowe, me lo ha reso ancora più prezioso.

Concetta Cartillone

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Lessi questo bel romanzo molti decenni fa e credo che non l’avrei più ripreso in mano, se non ci fosse stata questa occasione.

Ricordo che mi colpì molto e mi rattristò la storia dello zio Tom e di tutti gli altri personaggi del racconto, ma nello stesso tempo, a quell’epoca credo non avessi mai visto una persona di colore, pensai confortata che quell’orribile macchia dell’umanità che fu la schiavitù ormai non sarebbe mai più tornata ad infangare la razza umana.

Rileggendolo ora non sono più così sicura che la schiavitù sia definitivamente scomparsa dalla faccia della terra, certo non legalizzata, ma che cosa è se non essere ridotti a schiavi quello a cui sono costrette tante ragazze sulla strada, i braccianti che raccolgono pomodori al sud dell’Italia, i bambini che lavorano in miniera in tante parti del mondo, le schiave del sesso in Asia? 

E allora, purtroppo, la capanna dello zio Tom, seppure scritto in un modo antico è ancora attuale.

Tra i due libri letti questo è quello che ho preferito per la trama e la tematica affrontate.

Pinuccia D’Agostino   

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Si può ritenere che la traduzione del 1930, in una lingua colta e talvolta desueta, rispecchi il testo originale dell’Autrice, pubblicato in America nel 1852.Con questo libro fu duplice l’intento della scrittrice: condannare lo schiavismo e denunciare pubblicamente l’iniquità della Fugitive Slave Low, approvata nel 1850, che imponeva l’arresto degli schiavi fuggiti e comminava una multa o la prigione a chiunque li avesse aiutati. Le pagine in cui descrive, con dovizia di particolari, le condizioni di vita degli schiavi ancora oggi ci trasmettono rabbia e un senso di impotenza. In queste e in altre pagine possiamo trovare una correlazione, purtroppo, con quanto accade ancora oggi. Infatti la riduzione in schiavitù non è scomparsa, ha assunto solo forme diverse. Possiamo imbatterci nell’asservimento e nell’abuso fisico ma anche nella manipolazione della mente. Di forte attualità è il pensiero di Agostino Saint Clare quando asserisce che è la ragione economica che giustifica la schiavitù e che “l’interesse pubblico prevale sui sentimenti privati” e che una religione “che sale o scende, si piega o si torce secondo le fasi di una società tutta mondana” non può definirsi tale. È un testo che potrebbe, con una traduzione più aderente ai nostri tempi, essere proposto nelle scuole

Andreina Pasini

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Molto attuale in particolare con la situazione della popolazione di origine Africana nel Sud degli Stati Uniti: non per sentito dire, ma per esperienza diretta.

Franco Sivieri

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Ho iniziato a leggere i due classici americani nei giorni in cui si concludeva l’elezione del presidente degli Stati Uniti. Lo stato del Kentucky dove si svolgono i fatti narrati nel libro, è tradizionalmente uno stato liberale. È collocato a sud della zona dei grandi laghi, molto vicino al confine con il Canada.

L’utilizzo degli schiavi nelle piantagioni fu una pratica che si protrasse sino al 1865 anno nel quale fu

approvato il XIII emendamento della costituzione a seguito della guerra civile.

Il libro è stato pubblicato nel 1852, ad opera di una scrittrice “non professionista” di cui rappresenta l’opera principale. Traspare nella lettura il desiderio della scrittrice di portare a conoscenza dell’opinione pubblica le tragiche modalità di vita degli schiavi negri. Anche, come dicono alcuni, esagerando un po’ il ruolo negativo degli Stati del sud che facevano maggiormente ricorso agli schiavi.

Ritenevo che “La capanna dello zio Tom” fosse un libro per ragazzi. In realtà è una storia complessa in cui si intrecciano i destini degli schiavi negri con quelle dei loro padroni e dei commercianti di schiavi, mettendo in luce una struttura sociale che di lì a poco sarebbe cambiata.

Ho sofferto con gli schiavi che venivano separati dai loro familiari, con gli schiavi che venivano frustati, con le donne schiave costrette a generare figli bastardi e per il duro lavoro nei campi che dopo sei anni li portava a morte. E ho anche saltato sui lastroni assieme ad Elisa per attraversare il fiume ghiacciato e fuggire da chi aveva deciso di vendere il suo bambino.

Mi sono indignata per il ruolo svolto dalla chiesa che sosteneva che la Bibbia stessa riconoscesse

l’inferiorità della razza negra e quindi la schiavitù.

Associo questo libro al film “Via col vento “in quanto entrambi sono stati fondamentali nel descrivere questo periodo storico. E speriamo che domani sia davvero un altro giorno.

Tiziana Baldone

 

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