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La guerra di Lia di Silva Ganzitti

Solfanelli

 

È un romanzo che racconta dal punto di vista di una giovane in un piccolo paese del Friuli la seconda guerra mondiale e la Resistenza. La storia alterna momenti realistici a momenti onirici, ma in generale il tono risulta troppo artefatto per essere credibile, e la scrittura risente troppo dell'autocompiacimento dell'autrice nello scrivere, rendendo così nel complesso il testo poco godibile.

Marco Croella

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Bel corpo e struttura. Il libro della Ganzitti mi ha portata a conoscere una storia che ignoravo, in particolare per quanto riguarda la storia Friuliana. Affascinante la vicenda e il contesto, ho apprezzato soprattutto lo stile di scrittura. Voto 7

Angela Grieco

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La guerra di Lia è stata una lettura piacevole che mi ha fatto scoprire un po’ di Friuli e che mi ha colpito per l’intreccio tra vite e Storia.

Valentina Belsito

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La guerra di Lia al contrario racconta una storia che d’istinto pensavo mi avrebbe coinvolta di più, più complessa e con un’ambientazione storica anche interessante, eppure mi è nel complesso piaciuto di meno, probabilmente la voce narrante non era abbastanza avvincente, mi ha purtroppo un po’ annoiata

Monia Bellini

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In realtà un libro piuttosto bello anche questo, soprattutto per la fotografia di un Friuli sotto il giogo della guerra, dell'invasore cosacco e dell'esercito tedesco, a cui sottostà un altro quadro più radicale, quello della Natura, con la enne maiuscola per la sua magia insensibile, violentata dall'incapacità dell'essere umano di stare al mondo. Una scrittura con un bel suono, anche se secondo me non integra bene il dialetto. La trama è appositamente esile, e si perde del tutto nelle troppe storie che si accalcano, lasciando in attesa l'esplosione "magica" di Lia, annunciata fin dalle prime pagine, e non riuscendo granché a risolverla.

Leonardo Vacca

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Dovendo scegliere, voto per La guerra di Lia perché, nonostante sia fiacco in alcune parti, ha una storia potenzialmente interessante. I personaggi non sempre hanno il giusto spessore e, a tratti, la storia fatica ad andare avanti.

Marta Arenaccio

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Per quanto mi riguarda merita La guerra di Lia. Il punto di vista è quello di persone che non la combattono in prima persona ma la guardano da lontano e dalla parte del popolo che continua la sua esistenza anche negli anni in cui gli eserciti altrove si fronteggiano.

Soprattutto è raccontata con gli occhi delle donne, tante donne di età ed esperienze diverse. Preferisco questo nonostante abbia trovato qualche problema dovuto alla correzione delle bozze.

Giuliana Dea

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È un romanzo ambientato a Buja nel Friuli durante la seconda guerra mondiale. Il popolo friulano è dilaniato da una guerra terribile, i tedeschi spadroneggiano, le truppe cosacche arrivate a loro supporto infieriscono sulla popolazione indifesa, dall’altra parte ci sono i partigiani pronti a combattere per un ideale di libertà e di giustizia sociale. È un romanzo corale dove il vero protagonista è il popolo friulano, un popolo forte, impregnato di sani valori, abituato al lavoro e al rigore, ora costretto a sottomettersi a una violenta realtà. Lia è una di loro, la sua peculiarità è di essere “nata con la camicia” ( si chiamavano così le persone che nascevano con il sacco amniotico intatto). Queste, definite “ben andanti”, possedevano una sensibilità speciale, riuscivano a prevedere eventi futuri, erano portatrici di energie positive, immerse in un rapporto simbiotico con la natura. Tutta la storia si dipana attorno alla figura di Lia e della sua famiglia, è la storia della sua formazione, tutto quello che succede fuori aiuta Lia a diventare donna. E fuori c’è una guerra terribile, spietata, assurda. Il tutto immerso in una natura “che sapeva vivere la propria dignità anche quando testimone di brutture”. E proprio qui sta la bellezza del romanzo, nel saper miscelare le descrizioni dei sentimenti più intimi con quelle minuziose (a volte fin troppo!) dei paesaggi e quelle dei popoli così diversi tra loro. Vincitori e vinti, accomunati da una sigaretta “che non ha colore, non ha ideale” in un crescendo di emozioni che hanno il loro apice nella conversione di Bortolo, padre di Lia e legato a lei da un rapporto fortissimo, che, dapprima lo vede spettatore passivo, intento solamente a coltivare il suo orto e la sua famiglia, acquista a poco a poco consapevolezza di sé e abbraccia la causa partigiana, divenendo finalmente un uomo libero.

È un libro coinvolgente, che ho letto con piacere. Ho pure apprezzato la delicatezza di scrittura, anche negli episodi più crudi. Ve lo consiglio.

Edvige Piccinelli

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“La Guerra di Lia” narra la guerra vista attraverso gli di Lia, una ragazza di 16 anni, che racconta il suo vissuto. Un libro che apre nuove finestre sulla nostra storia e ci coinvolge da vicino.

Marzia Giorgi Costa

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Una microstoria famigliare inserita nel contesto

dell’invasione dei cosacchi in Friuli Venezia Giulia, raccontata da una ragazza di sedici anni, Lia, terza di tre figlie.

Scritto accuratamente, con toni delicati, racconta la vita degli abitanti di Buja, in gran parte contadini, impegnati per sopravvivere alla guerra, convivendo con un altro popolo.

Lia e un personaggio complesso, dotata di forte sensibilità, si sente molto vicina alla natura e ama scappare sulla collina del Belvedere, dove succedono cose misteriose.

Quello che ho apprezzato di più del libro e la storia di un popolo di cui si parla poco, i Cosacchi, popolo privo di appartenenza, un po’ esotico, al quale era stata proposta come terra promessa la Carnia.

Ciò che non mi ha convinto i troppi capitoli, troppo brevi.

Ilaria Bianco

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Letto i due romanzi alla fine il mio voto va a “La guerra di Lia", ma solamente perché l'altro "La fine del viaggio", più che leggere un libro giallo mi è sembrato un lungo articoli di cronaca, la trama interessante, ma gestita con superficialità.
Al contrario, l'altro ben scritto, molto brava l'autrice nel descrivere i vari personaggi, le loro paure amplificate dalla fame e dal freddo, crudo in alcuni passaggi, ma anche amorevole e benevolo in altri, in cui alla fine i sentimenti hanno avuto il loro riscatto.

Rita Mariani

 

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