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La luce è là di Agata Bazzi

Mondadori

 

È una bella storia di una bella e numerosa famiglia, che si intreccia alle vicende drammatiche del ’900 italiano. La narrazione è cronachistica e per questo il pathos tarda ad affiorare. Non mancano delle belle considerazioni, come quella sul dolore carsico e incrementale, che si inabissa e riemergendo non si attenua. Particolare è la trovata delle lettere circolari, che mimano un preistorico facebook. Il senso di appartenenza alla famiglia è l’elemento che dà corpo e forza a una narrazione delicata, con forti figure femminili che si svelano lungo il racconto con una tecnica quasi pittorica.

Amina Vocaturo

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l libro narra la storia della famiglia Ahrens, dall’arrivo nel 1875  a Palermo del suo capostipite Albert fino ai giorni nostri,  attraverso le due guerre mondiale.

Albert ebreo tedesco, di famiglia piccola borghese, uomo riflessivo, intelligente e aperto con moderazione al sociale, sposa Johanna Benjamin, anche lei ebrea tedesca, che lo accompagnerà con saggezza per tutta la vita, avranno otto figli.

Albert raggiunge una buona posizione finanziaria e sociale nella Palermo dei primi del novecento. Riesce a costruire la casa dei loro sogni: una superba villa alla periferia della città, con annessa fabbrica. La Villa avrà inciso sulla facciata il motto “Lik dor” (La luce è là) e subirà con la famiglia diverse peripezie. La narrazione segue gli eventi che nell’arco del  tempo sconvolgeranno la vita della famiglia: il terremoto di Messina, le due guerre mondiali, le leggi razziali, la morte dei due figli maschi.

La narrazione si svolge su un doppio binario: brani tratti dal diario di Albert, fortunosamente ritrovato, e il racconto della figlia Marta, sordastra, mai sposata, che lavorerà nell’azienda del padre e fungerà da memoria storica della famiglia. Personaggio femminile notevole insieme alla madre Johanna, che sino alla fine della sua lunga vita funzionerà da legame fra i vari membri della famiglia sparsa per il mondo e la sorella Vera, carattere forte e razionale.

L’autrice discende dalla famiglia e il suo lavoro nasce veramente dal diario di Albert e dai ricordi soprattutto di Marta. Il libro si legge gradevolmente, ma sembra percorrere tutte le vicende, anche le più drammatiche, senza mai andare in profondità: uno sguardo empatico ma superficiale. Comunque ne consiglio la lettura. Una curiosità: oggigiorno Villa Ahrens, restaurata, e diventata la sede della Direzione investigativa antimafia.

Maria Grazia Casolaro

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La scrittura è troppo fitta di descrizioni, distoglie l’attenzione e fa perdere interesse alla lettura.

Aurelia Gallo

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Il romanzo di Agata Bazzi La luce è là racconta della famiglia ebrea Ahrens a Palermo. La scrittrice membro della famiglia, recupera i ricordi attraverso un espediente letterario, quello del ritrovamento di un diario . Ne esce un romanzo che dà calore e accoglienza 

Antonella Musti

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Un affresco appassionato ed avvincente di una “buona” famiglia ebraica e della Palermo dei primi del secolo da cui si dipartono temi fondamentali quali l’identità, il senso di appartenenza, la famiglia. Scritto benissimo

Carolina Zaccarini

 

 

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