La
memoria dei corpi di Marina Di Guardo
Mondadori
È un
thriller ambientato nella provincia Piacentina scritto con buon ritmo
narrativo, fluido, scorrevole, elegante con descrizioni ad effetto di ambienti
naturalistici di quelle zona. La trama, invece, è poco convincente, vuole
essere pretenziosa di creare suspense ma in realtà' cade spesso nella banalità'
Il finale,
imprevedibile, è poco credibile
I
personaggi descritti, anche se a tratti si avverte una attenzione per il loro
aspetto psicologico, in realtà sono stereotipati quasi inverosimili.
Nel
complesso lo ritengo un libro mediocre buono per una lettura di distrazione di
massa.
Carmela Loredana Balice
***
Protagonista
Giorgio, proveniente da una famiglia dell’alta borghesia, che molto presto
abbandona Milano e la sua professione di avvocato per tornare a vivere in
provincia, nella bellissima casa di famiglia, al cui interno cerca il suo
rifugio di vita anche grazie alla rassicurante presenza della governante,
Agnese, che ha riempito i vuoti della sua esistenza, e nel tentativo di
lasciare dietro di sé delusioni e anaffettività. La
sua vita tranquilla e scandita da un appuntamento settimanale in paese per una
partita a carte con tre conoscenti viene improvvisamente stravolta da un
incontro casuale sul quale, ancora una volta, investe affettivamente ma che non
farà altro che confermare il pensiero leopardiano che Giorgio fa suo e secondo
il quale “non v’è altro di reale né altro di sostanza al mondo che le illusioni”.
La trama, che riserva importanti colpi di scena, è arricchita da descrizioni di
ambienti e paesaggi che acquistano all’occhio del lettore la consistenza di
immagini, come in un vero e proprio film.
Marina
Di Guardo
***
È francamente imbarazzante doversi
esprimere su questo libro, concepito come un thriller a sfondo erotico che,
dovrebbe catturare il lettore con un crescendo improbabile.
Giorgio, quarantenne ex-avvocato
(per sua scelta ha abbandonato la professione!) è destinato a essere uno
sfigato nella vita, segnato da un’infanzia che, per i soprusi subiti, avrebbe
fatto la felicità di Dickens.
Il Nostro vive di rendita in una
bellissima villa nella campagna di Piacenza, dove da alcuni anni spariscono
misteriosamente giovani donne. Una sera, in maniera occasionale, incontra la
giovane e bellissima Giulia con cui ovviamente intreccia una storia (l’autrice
non risparmia descrizioni accurate dei rapporti sessuali tra i due, di
preferenza sul versante sado-maso). La storia evolve in un clima da fiction
televisiva con attori inespressivi, fino al finale pulp in cui non si sa se
ridere o piangere.
Al termine di questa ‘esaltante’
lettura sorge spontaneo un interrogativo: “Perché?...”.
Il
primo testo è inclassificabile; il secondo, pur con i limiti dell’argomento
trattato, ha dalla sua l’entusiasmo di voler raccontare una storia,
corredandola di brio e colore, anche se a tratti eccessivi.
Francesco Scotto
***
Il romanzo,
con ambizioni (forse) tra il Thriller ed il Noir, ambienta in una
apparentemente placida campagna piacentina una trama fragile e
"pasticciata", ricca di elementi "furbi" per tutti i gusti
e di facile lettura : tanto sesso con molti (troppi?)
dettagli e a sfondo sado-maso ,traumi infantili , abusi domestici e violenze di
varia natura ,misteriose sparizioni di donne e chi più ne ha più ne metta.
In scenari
a volte improbabili, si muovono in successione personaggi stereotipati ed un
po’ ingenui, alla ricerca delle VERITA' NASCOSTE , che
parrebbe potersi riassumere quale filo
conduttore della narrazione.
Non manca
il colpo di scena finale, con scontato desiderio di redenzione del protagonista
accompagnato da consueto bagno di sangue.
Ivana Paganelli
***
Ventisei
capitoli e un epilogo. Per fortuna. Perché, come in ogni thriller, si deve
arrivare fino alla fine, fino in fondo. E il fondo si tocca qua e là dove
sembra di leggere Cinquanta sfumature di grigio.
Un incipit
che sembra farci entrare in architetture ottocentesche, in antiche dimore
sontuose e leggiadre allo stesso tempo, come le architetture dei corpi
femminili che sembrano il vero focus. La memoria dei corpi, o piuttosto i corpi
della memoria, per restare nell’area semantica del romanzo, che si lascia
leggere ma non lascia tracce di questi corpi…oggetto, senza memoria.
Roberta Monaco