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La memoria della cenere di Chiara Marchelli

NN Editore

 

Ha uno stile delicato e intimista, come quello che si userebbe per descrivere le foto di famiglia in una casa che non si conosce. il rischio, più che comprensibile, è di non riuscire ad entrare veramente in una narrazione tanto privata. A mio parere i due protagonisti sembrano non voler accogliere il lettore nelle proprie vicende private.

Niki Boggione

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sopravvissuta ad un aneurisma, Elena lascia New York per trasferirsi in Auvergne nel paese natale del suo compagno Patrik. La tranquillità della vita di campagna viene bruscamente interrotta dall'arrivo dei suoi genitori e dall'eruzione del Puy de Lúg, metafora del tormento emotivo della protagonista durante il ritorno alla normalità dopo la malattia. Un libro che ha il suo punto di forza nella scrittura dell'autrice che a lunghi tratti sorregge una trama debole.

Marco Buttignol

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È un libro che parla di tempo sospeso, relazioni e ripartenza: dunque molto attuale. Dopo la battuta d'arresto segnata dall'aneurisma Elena e Patrick lasciano NY per un piccolo borgo francese. Un ritorno all'origine per lui. Una seconda possibilità per lei. La famiglia di Elena va a farle visita proprio quando il vicino vulcano si sveglia. Tempismo infausto? Una settimana di vacanza si trasforma in un periodo di isolamento in cui gli equilibri precedenti si rompono. Il tempo della salute e della malattia si confondono, scelte del passato riemergono, le tensioni latenti affiorano in superficie. La lava dei sentimenti irrisolto e del non detto si trasforma in magma: deposita cenere di parole, sussurrate, rabbiose, piene d'affetto. Vere. Il finale rimane sospeso, forse, quest'aspetto mi ha deluso. Sotto la cenere pulserà la vita o si biforcheranno i sentieri? A voi la risposta o altre domande.

Margherita Leone

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racconta la lenta convalescenza di Elena a seguito di un aneurisma. La storia si snoda in un universo immobile, squarciato dall’eruzione del vulcano Puy de Lug, corrispettivo naturale dell’inquietudine della protagonista.

Marchelli analizza con una lingua asciutta e tagliente la guarigione della protagonista e gli effetti del suo difficile riadattarsi alla quotidianità. Attorno a Elena gravitano personaggi impotenti di fronte al suo malessere, statici come la realtà di paese in cui lei e il compagno hanno deciso di trasferirsi. La scrittura di Marchelli raggiunge la massima godibilità nelle immagini dei ricordi d’infanzia che riaffiorano alla mente della protagonista dopo settimane di buio.

Questo è il libro che ho preferito. È scritto così bene che ho perdonato qualche scivolone della trama verso il patetico (la scalata notturna al vulcano insieme all’ubriacone del paese che rivela a Elena un terribile segreto, per fare un esempio).

Marina Magnaldi

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Con una scrittura fin troppo precisa, fatta di frasi brevi a sé stanti, Chiara Marchelli ci illustra piccoli gesti, sentimenti narrati più che vissuti e un mondo opaco che la protagonista percorre tra mille domande e poche risposte. Le parole affascinano e la maestria è indubbia, rimane il sentore di un esercizio di stile

Lucio Aimasso

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