La
memoria della cenere di Chiara Marchelli
NN Editore
Ha uno
stile delicato e intimista, come quello che si userebbe per descrivere le foto
di famiglia in una casa che non si conosce. il rischio, più che comprensibile,
è di non riuscire ad entrare veramente in una narrazione tanto privata. A mio
parere i due protagonisti sembrano non voler accogliere il lettore nelle
proprie vicende private.
Niki Boggione
***
sopravvissuta
ad un aneurisma, Elena lascia New York per trasferirsi in Auvergne
nel paese natale del suo compagno Patrik. La
tranquillità della vita di campagna viene bruscamente interrotta dall'arrivo
dei suoi genitori e dall'eruzione del Puy de Lúg, metafora del tormento emotivo della protagonista
durante il ritorno alla normalità dopo la malattia. Un libro che ha il suo
punto di forza nella scrittura dell'autrice che a lunghi tratti sorregge una
trama debole.
Marco Buttignol
***
È un libro
che parla di tempo sospeso, relazioni e ripartenza: dunque molto attuale. Dopo
la battuta d'arresto segnata dall'aneurisma Elena e Patrick lasciano NY per un
piccolo borgo francese. Un ritorno all'origine per lui. Una seconda possibilità
per lei. La famiglia di Elena va a farle visita proprio quando il vicino
vulcano si sveglia. Tempismo infausto? Una settimana di vacanza si trasforma in
un periodo di isolamento in cui gli equilibri precedenti si rompono. Il tempo
della salute e della malattia si confondono, scelte del passato riemergono, le
tensioni latenti affiorano in superficie. La lava dei sentimenti irrisolto e
del non detto si trasforma in magma: deposita cenere di parole, sussurrate,
rabbiose, piene d'affetto. Vere. Il finale rimane sospeso, forse, quest'aspetto
mi ha deluso. Sotto la cenere pulserà la vita o si biforcheranno i sentieri? A
voi la risposta o altre domande.
Margherita Leone
***
racconta la
lenta convalescenza di Elena a seguito di un aneurisma. La storia si snoda in
un universo immobile, squarciato dall’eruzione del vulcano Puy
de Lug, corrispettivo naturale dell’inquietudine
della protagonista.
Marchelli analizza con una lingua asciutta e
tagliente la guarigione della protagonista e gli effetti del suo difficile
riadattarsi alla quotidianità. Attorno a Elena gravitano personaggi impotenti
di fronte al suo malessere, statici come la realtà di paese in cui lei e il
compagno hanno deciso di trasferirsi. La scrittura di Marchelli
raggiunge la massima godibilità nelle immagini dei ricordi d’infanzia che
riaffiorano alla mente della protagonista dopo settimane di buio.
Questo è il
libro che ho preferito. È scritto così bene che ho perdonato qualche scivolone
della trama verso il patetico (la scalata notturna al vulcano insieme all’ubriacone
del paese che rivela a Elena un terribile segreto, per fare un esempio).
Marina Magnaldi
***
Con una
scrittura fin troppo precisa, fatta di frasi brevi a sé stanti, Chiara Marchelli ci illustra piccoli gesti, sentimenti narrati più
che vissuti e un mondo opaco che la protagonista percorre tra mille domande e
poche risposte. Le parole affascinano e la maestria è indubbia, rimane il
sentore di un esercizio di stile
Lucio Aimasso