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La persona giusta di Sandra Petrignani

Giunti

 

Libro deludente da ogni punto di vista. Labile la trama, troppe le tematiche inserite ma poi solo sfiorate, modesto l'approfondimento interiore dei personaggi, alcuni dei quali, come ad es. Giovanna, avrebbero offerto molte opportunità per un lavoro d'introspezione. Si legge scorrevolmente ma non affascina, non conquista il desiderio di chi legge di scoprire cosa succederà nelle pagine successive. Scontato il finale.

Maria Rosaria Baglieri

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Il libro della Petrignani risulta un calderone di temi appena accennati che rimangono in superficie: adozione e abbandono; razzismo e violenza; famiglia; amore; gravidanza e futuro. I personaggi sembrano non avere carattere: si lasciano trasportare dagli eventi come nel caso di Michel che viene portato dal fratello a conoscere il padre biologico. Non vuole ma lo fa e viene descritto lo stato d'animo con qualche aggettivo. Oppure nel caso della gravidanza: è tutto così veloce quello che accade senza alcuna profondità.

Il linguaggio inizialmente dovrebbe ricordare quello giovanile, con punte di termini quali dinoccolato che non hanno nulla a che fare coi giovani ma nemmeno con gli adulti. Lo stile è banale e rispecchia perfettamente la storia, che ricorda molto quelle di tantissimi autori self alle prime armi. 

Viviana Calabria

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La persona giusta è una storia d'amore che racconta bene il periodo dell'adolescenza, pur essendo un po' stucchevole. La trama scivola senza conflitti che la portino avanti, ma i personaggi sono dolci e simpatici. 

Il tema del razzismo, la cosa che forse rende il libro un po' più interessante, è affrontato con delicatezza e senza banalità. 

Peccato per la scrittura, su cui si poteva lavorare un po' più di fino. 

Donatella De Tora

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Passando al libro della Petrignani, penso che il soggetto sia molto interessante; indagare il mondo e l'animo degli adolescenti, seppur attraverso il coinvolgimento diretto della generazione dei genitori, è un'impresa velleitaria che merita rispetto. Purtroppo, ritengo che il tentativo sia fallito perché nei protagonisti non riconosco le parole della loro età; si tratta, piuttosto, di adulti che parlano attraverso figure anagraficamente giovanissime. Ma poi, dove si trova un adolescente che riconosce a Gianna Giannini il ruolo di proprio guru personale? A mio avviso, i protagonisti del romanzo non sono affatto credibili e spesso, durante la lettura, ho avvertito una fastidiosa dissonanza.

Amalia Grasso

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India e Michel, i protagonisti di questo romanzo, vengono travolti da una serie di eventi che li costringono ad affrontare velocemente il passaggio dal mondo della spensieratezza a quello degli adulti. La narrazione è fluida e il ritmo, incalzante, insegue la velocità degli eventi ma le tematiche affrontate sono tante e troppo importanti per essere presentate tutte in poco più di 100 pagine; ne consegue una trattazione superficiale e approssimativa.

Silvana De Rosa

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È la storia d’amore tra due liceali romani.

Lui, all’ultimo anno, è il bello della scuola, nato in Algeria (dalla pelle “abbronzata”) e adottato da una famiglia benestante.

Lei è più piccola d’un paio d’anni, riccioluta simpatica, un po’ insicura, scrive poesie e ha dei genitori che un tempo andavano in India.

La loro storia ha inizio con la scena più bella del libro. Lui è seduto al tavolino di un bar che mette ordine ai suoi pensieri: gli esami di maturità, la scelta universitaria, ecc.

Lei lo vede, lo riconosce e trova il coraggio di avvicinarsi.

Dice: “Aspettavi qualcuno?”

E lui: “Mi sa che aspettavo proprio te”.

Quell’estate, i due, finita la scuola, si separano. Lei va al mare con l’amica del cuore. Lui fa un viaggio col fratello alla ricerca del padre “biologico”.

Al ritorno dalle vacanze, si rincontreranno per affrontare un passaggio già decisivo per le loro giovani vite.

Piacevole, anche se dalla Petrignani mi sarei aspettato qualcosina in più.

Se fosse un film, sarebbe un film dell’Archibugi. Se fosse una canzone, sarebbe una di quelle di Venditti degli anni settanta, stile “sotto il segno dei pesci”.

Gigi Agnano

 

 

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