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La sconosciuta di Camilla Grebe
Einaudi

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Catania 2 “Quelle che non giocano a carte”
coordinato da Mariella Bonasera
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Il testo è probabilmente frutto della sotto-missione editoriale a lettori-target profilati sul successo delle serie tv. Molti i punti di contatto con un episodio crime di terz'ordine: psicologia d'accatto per tutti i personaggi, descrizione infantile della violenza efferata e delle procedure investigative, centralità delle riflessioni dei personaggi a danno dei dialoghi. Il tutto in favore di colpi di scena mancati: il criminale psicotico è una donna (erotomane e dunque dal comportamento riconducibile alle ossessioni associate al femmineo), la comportamentalista intelligentissima colpita da demenza senile ha allucinazioni psichiatriche sulla fragilità e chiarisce il mistero, l'uomo che non vuole figli da una mogliettina da catalogo ottocentesco dell'isteria è comunque sensibile, l'amore trionfa sulla malattia ma non sempre.

La suspense, ricercata e non trovata anche nell'interrompersi del flusso narrativo, rende l'incipit zoppicante ed esaspera per il resto del lungo libro, seppure attraverso la tecnica più efficace (e abusata) del focus alternato sui personaggi. Il tentativo di strutturare il romanzo in provetta annienta la tensione nonostante le pretese tematiche: violenza fisica e psicologica, alcolismo e marginalità sociale, disinibizione e coscienza sessuale. Inoltre le 500 e più pagine di stereotipo letterario scandinavo sono inflitte ai lettori italiani in una traduzione immatura: cambi di registro ingiustificati, trasferimento diretto di espressioni televisive codificate negli anni '80, lessico tradotto letteralmente e sciatta sintassi non hanno l'effetto di dare sonorità alla voce all'autrice, quanto di esaltare l'anodino laboratoriale nel quale è stata costruita la trama.

Irene Barbera

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Nonostante la presenza negli ultimi capitoli di qualche incoerenza, dovuta all’accelerazione del ritmo narrativo, la trama poliziesca è ben strutturata, avvince il lettore e lo guida rapidamente verso l’epilogo. Nel paesaggio rarefatto e ricco di fascino di Stoccolma si muovono personaggi ben caratterizzati psicologicamente, soprattutto i protagonisti: Emma (lucida nella sua follia), Peter (debole e incerto), Hanne (una roccia nella malattia che incalza). Alternando i loro interventi in prima persona, l’autrice articola in modo originale il racconto e accentua l’atmosfera di suspense.

Giuseppina Fiore

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La sconosciuta è un noir dalla trama lenta e noiosa che si conclude con un’intuizione assolutamente improvvisa e peregrina. Alla base e attorno a questa vicenda c’è il nulla: inautentici i luoghi e le persone immerse in un mondo squallido e senza affetti (figli abbandonati, genitori violenti e alcolizzati), dove l’amore non esiste e viene sostituito dal sesso. Un mondo veramente triste, senza speranza messo in luce da dialoghi scarni e scontati. È un romanzo da dimenticare. Poiché si confronta con il decisamente peggiore Ali d’argento do 1

Mariolina Fondacaro

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La Sconosciuta è un thriller dalla trama abbastanza articolata, di facile lettura per l’intitolazione dei capitoli con il nome dei personaggi principali. Emma, vittima e carnefice, con alle spalle una storia personale dolorosa (una vicenda poco chiara di molestie da parte di un professore, i dissidi dei genitori alcolisti, il suicidio del padre), spinge il lettore a riflettere su quanto possa essere determinante l’interazione fra uomo e ambiente. Il poliziotto perennemente tormentato dal rimorso per la morte della sorella della quale si sente colpevole, non riesce a assumersi alcuna responsabilità, fino a quando non incontra Hanna, il personaggio meglio delineato, è una donna fragile per l’età e un incipiente Alzheimer, intelligentissima (sarà lei a risolvere il caso) costruirà con Peter una relazione fondata su un amore sincero. Il romanzo che, nel suo insieme, non si avvale di una forma elegante, risulta poco centrato proprio come thriller, nemmeno per un attimo il lettore può dubitare dello scontato finale cui, con un ovvio corollario di scene truculente, l’autrice lo conduce.

Lita Maltese

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Il diramarsi della storia in tanti rivoli convergenti alla fine rende il racconto vario e affascinante grazie anche alla ricchezza tematica: da un lato incentrata sul motivo della prevaricazione dei prepotenti, dall’altra sui temi della dignità dell’amore, della passione e della follia, che rendono il lettore emotivamente partecipe. Bel libro anche se un po’ troppo esteso.

Salvatore Di Lorenzo

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Scritto e tradotto male, la sconosciuta è un thriller che non ha alcun elemento del thriller, né il ritmo, né dialoghi stringenti tanto che nell’insieme risulta noioso. I flashback, davvero troppi, confondono il lettore che le incongruenze temporali non aiutano. I personaggi, nonostante le lunghe digressioni, non risultano né ben delineati, né interessanti a eccezione di Hanna, la psicologa. Una donna al tramonto che riesce non solo a risolvere il caso ma anche a vivere una delicata storia d’amore.

Cristina Barbera

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In un contesto sociale squallido vengono compiuti due efferati delitti, narrati da Emma che ricerca appassionatamente, follemente l’amore che non ha mai ricevuto, da Peter il poliziotto incapace di decisioni e infine da Hanna, psicologa attempata e fragile che nonostante la malattia riesce a risolvere il delitto e a vivere una storia d’amore. Il finale del romanzo, che ha l’ambizione di essere un thriller, non sorprende e la narrazione, lenta risulta inefficace per alcune contraddizioni contenute nel testo.

Luisa Bocchi

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La pluralità delle voci narranti rende, insieme alla molteplicità dei temi, il racconto interessante. Infatti l’autrice spazia dalla prepotenza degli uomini nei confronti delle donne, alla crisi della famiglia, dal dramma della follia alla dolcezza di un amore maturo. Il lettore, nonostante la frettolosità di alcuni passaggi e una certa lentezza nella narrazione viene coinvolto dalla storia.

Maria Luisa Battiato

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Una Stoccolma bellissima fa da sfondo al dramma della follia che travolge Emma, una giovane donna appassionata e bisognosa di amore. Un amore mai ricevuto fin dall’infanzia e poi confuso nella maturità con il sesso. A indagare sui due orribili delitti saranno un poliziotto, dalla personalità tormentata, e una psicologa con l’Alzheimer allo stadio iniziale, intelligente e capace di capire il modus operandi dell’assassino. La ricchezza dei temi, tuttavia, non trova corrispondenza nel ritmo della narrazione che è priva di mordente.

Antonino Russo

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Un thriller che ti lascia senza fiato: un intreccio mirabile, che conduce il lettore ignaro verso un finale imprevedibile. Un vero capovolgimento delle previsioni. Le voci narranti dei tre personaggi principali si alternano in prima persona e ne risulta un racconto corale, dove nessuno rimane senza l’empatia del lettore, neanche l’assassino. Infatti, tutti poliziotti e indagati, sono delineati con la loro fatica di vivere e il peso della propria fragilità. A parte l’indagine e la ricerca del colpevole l’autrice dipinge uno squarcio di umanità. Una discreta, travagliata, matura storia d’amore che si svolge in sottofondo, senza far chiasso, impreziosisce tutto.

Marilena Tomaselli

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La sconosciuta più che un thriller è sembra la sceneggiatura di una soap di non grande livello. In una Stoccolma bellissima (gli scorci paesaggistici sarebbero delle magnifiche inquadrature), nello squallore di una società anaffettiva e priva di valori vengono commessi con orribile modalità due delitti. Lo spunto narrativo del romanzo seppur non originale è interessante, tuttavia viene diluito in una tale sovrabbondanza di temi/puntate (alcolismo, crisi della famiglia, prevaricazione, sesso delitto efferato e truculento) che, esposti con grande lentezza dai tre personaggi principali rendono noiosa la lettura del testo, che non è privo di incongruenze. Alla fine non c’è alcun mistero da scoprire, è tutto chiaro a metà del libro.

Mariella Bonasera

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Badia Polesine "Un libro per amico"
coordinato da Luisana Ferrarese
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Pur non essendo un’appassionata lettrice degli scrittori “del Nord”, devo ammettere che questo libro è scritto veramente bene.

Questo andare e tornare dal passato di Emma, questo intrecciarsi di storie in modo mai banale, la scomparsa di uno dei personaggi la vigilia di Natale e il ritrovamento di una giovane sconosciuta, morta, proprio a casa di Jesper, fanno di questo thriller una piacevolissima lettura.

E Poi Peter, Hanne, Annika, ognuno col proprio bagaglio.

Nulla è scontato (del resto nella vita niente è mai scontato veramente) e la storia si dipana sorprendendoci fino alle ultime pagine.

Daniela Barboni

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Da amante di libri gialli ho letteralmente divorato questo libro. Un bel thriller psicologico, scorrevole, scritto bene, mai banale. Le storie personali dei narratori e il loro punto di vista, scritte in prima persona, rendono accattivante la storia. Il freddo e la neve di Stoccolma ti avvolgono ad ogni pagina, sino all’epilogo tragico.

Le figure maschili, sono abbastanza negative e inaffidabili, si salva solo il padre nei ricordi della protagonista. Bella la figura della psicologa criminale Hanne, un personaggio con problemi di salute e personali, ma alla fine darà la chiave per risolvere il caso.

Luisana Ferrarese

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La sconosciuta, è senza dubbio un buon thriller caratterizzato da pochi personaggi ma ben definiti, troppo spesso si rischia di perdersi in una moltitudine di comparse per sviare il lettore, ma questo non è il caso e lo si apprezza molto cosicché il lettore è messo alla prova oltre che attirato nel 'duro' compito di arrivare alla verità.

L'unica libertà per confondere le acque dell'autrice è quella di raccontare su 2 piani temporali diversi, che permettono però di creare un effetto di ottima suspense.

Manuel Mariotti

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Un ottimo giallo/noir nordico. Si parla di Jasper Orre il capo di una grande catena di abbigliamento, di Emma la commessa di uno dei negozi di Jasper, innamorata di lui e di Hanna psicologa criminale. La lettura è scorrevole con una trama ben costruita dove, oltre la ricerca dell'assassino, si uniscono gli aspetti personali del passato dei personaggi quali l'abbandono, la malattia e le ferite profonde, il tutto in un clima cupo e di suspense che genera tensione.

Donatella Martini

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Le vite e le vicende dei protagonisti si intrecciano piano piano sulla scena creando la trama di una narrazione ricca di situazioni e di personaggi: il poliziotto un po’ depresso, l’uomo d’affari circondato da donne che lo corteggiano, la commessa innamorata del principale, la ex criminologa dal forte intuito che finalmente riesce a lasciare il marito.

Tutti ruotano intorno al ritrovamento del cadavere di una giovane donna decapitata, che nessuno sembra conoscere, in una casa deserta.

L’autrice delinea con molta cura i protagonisti, ne fa un ritratto dettagliato sul piano psicologico e relazionale, coinvolgendo emotivamente il lettore. Il romanzo è avvincente, crea suspense, incolla il lettore alle pagine fino alla fine, anche se la scoperta del misterioso assassino appare ormai scontata.

Franca Rigobello

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Thriller avvincente con evidenti richiami ai più famosi giallisti nordici, che rimangono però difficili da eguagliare. La storia, pur originale nella trama anche se dissemina elementi che permettono di svelare l’assassino, merita l’attenzione dei lettori soprattutto per come è stata costruita e raccontata con un alternarsi del narratore e dei tempi della storia che contribuiscono ad accrescere la suspense e a tratteggiare i personaggi. La mancanza di un vero e proprio “protagonista” e la presenza di storie tra loro parallele, che solo nelle pagine finali rivelano i collegamenti, permette di mantenere alta la tensione e la curiosità fino alla fine del romanzo.

Mirka Tolini

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Verona 2 “Giovani marmotte”
coordinato da Alessandro Bravi
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È un inverno in bianco e nero a Stoccolma, il gelo è soprattutto nelle tre anime dolenti le cui vite si intrecciano intorno a un agghiacciante delitto, Peter, Emma, Hanne.

Tutti sono colpevoli e vittime, per essersi sottomessi ai soprusi o semplicemente essersi arresi all’incapacità di affrontare le sfide della vita.

Un noir ben costruito con una trama veloce e avvincente, i protagonisti si raccontano alternando il passato e il presente con un meccanismo perfetto che giunge a un finale spietato ma coerente con gli indizi seminati lungo il racconto.

Flaminia Pantanella

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Mi sono stati sottoposti i seguenti romanzi: La sconosciuta, di Camilla Grebe, e La lettera di Gertrud, di Bjorn Larson. Sono entrambi, a mio parere, testi interessanti; tuttavia, dovendo operare una scelta, propendo senz’altro per La sconosciuta.

La sconosciuta è un romanzo che può senz’altro essere ascrivibile al genere giallo, come emerge con evidenza sin dalle prime pagine: sono infatti presenti un delitto – il brutale assassinio di una giovane donna, il cui cadavere viene trovato malamente deturpato -, un detective – il solitario e malinconico Peter – ed un sospettato: Jesper, l’amministratore delegato di una catena di grandi magazzini nella cui abitazione viene rinvenuto il corpo della donna. Il romanzo dà voce a tre personaggi, i quali, a turno, raccontano la propria visione della realtà presente, alternandola con episodi del loro passato più o meno prossimo. I narratori sono il detective Peter, la giovane e bella Emma, ex fidanzata del principale indiziato, ed Hanne, una criminologa ritiratasi anzitempo dal lavoro per problemi di salute. Il lettore viene trascinato nelle esistenze intense e complesse dei tre personaggi, le quali si intrecciano inestricabilmente tra loro e con quella della vittima. Alla soluzione dell’enigma si arriva per gradi, ma la verità giunge quanto mai inaspettata. Uno dei punti di forza del romanzo consiste proprio, a mio avviso, nel mettere a nudo gli inganni e le insidie dell’apparenza: l’uso della prima persona consente l’espediente della narrazione inattendibile, adoperato in maniera magistrale in queste pagine. Infine, si scopre infatti che niente è come sembra. Le supposte fragilità dei personaggi si rivelano punti di forza, e viceversa. Ma La sconosciuta è un romanzo che, in qualche modo, mira a rispecchiare la vita, e così si conclude lasciando aperti molti punti di domanda, ed invitando il lettore ad una sua personale interpretazione del mondo inventato da Camilla Grebe.

Serena Penni

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Ecco le mie brevissime recensioni. Il libro La sconosciuta è uno splendido giallo ben congegnato ben scritto e pieno di suspense, ma io preferisco La lettera di Gertrud perché è una storia ben scritta e avvincente su un argomento poco conosciuto. Si parla sempre delle leggi razziali, dei campi di concentramento e di sterminio mentre dei sopravvissuti e dei figli dei sopravvissuti, anche di quelli nati dopo la guerra, non si parla mai. Questo libro riempie il vuoto in maniera toccante e approfondita come si capisce subito e si conferma poi nella bibliografia citata dallo stesso autore. È una storia che si legge tutta d’un fiato nonostante sia quasi in ogni pagina un lungo monologo del protagonista con se stesso.

Patrizia Marchei

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Buon thriller. Nel suo inizio a tratti poetico, ma anche realistico ed amaro, il libro scivola poi lentamente in un'atmosfera pesante e morbosa; apre le porte all' insondabile e ad una follia da principio latente che diviene, nell' avanzare del racconto, la vera protagonista.

Realista e preciso, nella descrizione della centrale di polizia; nella descrizione della mamma di Emma, del suo divenire dipendente dall'alcool.

Toccante, nella descrizione di Hanna, della sua malattia e del cambiamento repentino che questa comporta nella sua vita; i sentimenti provati vengono esposti con profondità e precisione. "Le donne disperare sono insistenti e le donne insistenti sono difficili da amare".

Francesca D’Arche

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Un minitorneo letterario, pur molto simpatico, presuppone che si debba necessariamente accordare la propria preferenza ad uno dei due autori in competizione, e questa volta confesso di essermi trovato in grande imbarazzo nella scelta. Alla fine ho optato per Björn Larsson, direi più che altro per simpatia personale per l’autore.

Non potrei in realtà stabilire quale dei due testi abbia maggiore validità narrativa.

I due autori provengono dalla stessa area culturale e condividono alcune caratteristiche narrative: aggettivazione scarna, stile asciutto ed incalzante, accurata descrizione dei caratteri, buona costruzione della trama. Direi che queste caratteristiche li accomunano ad altri ottimi autori di scuola scandinava. Potrei stabilire un parallelo con il jazz scandinavo: alcuni critici musicali lo detestano, altri lo apprezzano moltissimo, nessuno rimane indifferente.

Camilla Grebe è certamente una scrittrice di razza, capace di costruire una trama a suo modo classica e di costringere il lettore, come vogliono le regole del genere, a non interrompere la lettura fino alla fine del libro; un merito non da poco, considerando anche la notevole lunghezza del testo. Le foto la mostrano in tutto il suo indiscutibile fascino e la sua classica bellezza, a maggior ragione dunque mi è stato difficile non accordarle la preferenza.

La scelta di Björn Larsson deriva nel mio caso dalla simpatia personale per l’autore e per i temi che predilige, il mare, i navigatori, i porti, l’interpretazione che della vita dà chi ha passato molto tempo sull’oceano. Forse nella sua letteratura si può avvertire l’eco della grande letteratura francese che, se non sbaglio, ha insegnato a lungo.

Il tema della “Lettera di Gertrud”, anche se anomalo nella produzione letteraria di Larsson, è a sua volta un tema classico, e sicuramente molto difficile da affrontare.

Per molti aspetti mi ha ricordato un altro ottimo romanzo, “La variante di Lünenburg” di Paolo Maurensig.

Il tema della scoperta di qualcosa che emerge dal lontano passato, il passato delle persecuzioni subite dal popolo ebraico durante il Nazismo, è affrontato con precisione storica e considerazioni filosofico-scientifiche non sempre perfettamente comprensibili dal lettore che non sia ebreo, forse neppure dallo stesso autore, che a volte sembra porsi nella posizione dello spettatore esterno alla vicenda.

Il risultato è comunque ammirevole; il lettore giunge alla fine del lungo testo probabilmente turbato da quello che ha letto, e forse è proprio questo il risultato che Björn Larsson si proponeva di raggiungere.

Paolo Muraro

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Un gran bel giallo, con intuizioni profonde, scavate nella psicologia dei protagonisti che sono tre, e che, a turno, raccontano la propria visione della realtà presente, modulandola con episodi del loro passato più o meno prossimo.

Il lettore viene introdotto nelle complesse vite dei tre personaggi, vite che si intrecciano indissolubilmente tra loro e con quella della vittima. Alla soluzione dell’enigma si arriva, come nei grandi gialli, per gradi, E, naturalmente, la verità arriva quanto mai inaspettata.

Una gran bel giallo da rileggere con calma.

Alessandro Bravi

 

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Circolo dei lettori del torneo letterario di Robinson
di Carmagnola Gruppo di Lettura Carmagnola”
coordinato da Maurizio Liberti
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Stoccolma, una serie di personaggi “malati”, traumi infantili, un intreccio che strizza molto poco l’occhio al lettore: già solo questo basterebbe per farmi scegliere questo tra i due titoli proposti. Aggiungo che la qualità di scrittura è qui decisamente più alta e per questo l’ago della mia personale bilancia si è fermato su questo libro.

Maurizio Liberti

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Sono contenta di aver resistito alla tentazione di mollare questo libro, poiché è nella parte finale che tutti i nodi si risolvono. Ambientato a Stoccolma, inizia con la scoperta di una donna che è stata decapitata ma poi la narrazione di porta avanti e indietro nelle vite dei personaggi.

Luisella Surra

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Un eccellente thriller psicologico, che crea dipendenza e che non vorrai smettere finché non avrai finito. La storia è intelligente e veloce raccontata da tre diverse prospettive. Nessuno dei personaggi è particolarmente felice, ma insieme creano una lettura fantastica, avvincente, avvincente e molto divertente.

Gianni Lamberti

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L'uso di tre narratori e lo spostamento delle linee temporali sono efficaci, tanto da tenere il lettore leggermente in un perenne disagio. Il disagio del lettore di thriller che vorrebbe urlare ai personaggi: “muoviti”, oppure: “scappa!”

Giovanna Spanò

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Molto fantasioso, meravigliosamente scritto, consiglio questo libro a tutti i fan del thriller che cercano qualcosa di diverso dal solito e che sono interessati a leggere anche le storie della vita dei personaggi. Notevole.

Rabbia Graziella

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Trama avvincente anche se a volte ho trovato frustrante il fatto che saltasse costantemente avanti e indietro nel tempo con la prospettiva dell'omicidio di ciascun personaggio. Ma proseguendo con la lettura mi sono affezionata ai personaggi e ci sono abbastanza colpi di scena per renderlo interessante.

Cristina Tomaini

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Uffa…Quando penso al thriller nordici penso che siano dark, macabri, contorti e gotici. Non è questo il caso: la dinamica dell’omicidio è noiosa e deprimente. Non parliamo poi dei due investigatori! A pagina cinquanta avevo già chiara l'intera storia, non solo l’omicidio. Deludente! Non posso assolutamente consigliarlo.

Marco Musso

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Nel complesso, questo è un thriller interessante, e ho davvero trovato la trama intrigante e ben congegnata, per la maggior parte. Molto spesso mi sono rotta la testa leggendolo, cercando di capire come tutti i personaggi e le vicende fossero collegate. Quando ho scoperto di averne dedotto la maggior parte è stato un po’ meno divertente.

Sarah Ricci

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Se ami i thriller psicologici e non ti interessano le scene di violenza o splatter ti divertirai con questo fantastico thriller poliziesco. I personaggi sono affascinanti, perfettamente delineati e suscitano simpatia anche se imperfetti. Alcune scene sono particolarmente toccanti e memorabili. Il finale è stato perfetto.

Marianna Martucci

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Ha mantenuto vivo il mio interesse. Essendo un’appassionata di gialli il colpevole mi è stato evidente circa a metà del romanzo, ma la cosa non ha tolto molto al divertimento della lettura.

Gabriella Medail

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Anziché un thriller avvincente, questo libro sembrava più un'analisi dei personaggi e un’analisi su come i traumi infantili influenzino la tua vita e le tue scelte adulte. Molto spesso i capitoli saltano senza motivo tra passato e presente, quindi devi stare attento a non perderti. A me è successo diverse volte e poi ci vogliono un paio di frasi prima che tu ti renda conto che sei tornato al passato o al presente.

Anna Clara Barbera

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Questo thriller è affascinante sia per ciò che i lettori apprendono sui tre protagonisti che per l'indagine su un brutale omicidio. Ogni passo in avanti nell'indagine è accompagnato dall’evolversi delle vicende dei protagonisti che sono contemporaneamente di fronte a un bivio nelle loro vite personali.

Marisa Borri

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Consiglio vivamente questo thriller psicologico per la sua ambientazione agghiacciante, i personaggi realistici e coinvolgenti e la trama tortuosa che ti terrà in tensione fino alla fine del libro.

Sara Osella

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Questo è il romanzo d'esordio della scrittrice svedese Camilla Grebe, e circa a metà ho intuito chi fosse l'assassino, ma questo non lo ha sminuito; piuttosto trovavo fastidioso il passaggio costante tra presente e passato prossimo e dettagli della vita privata dei tre.

Flavio Zuccolin

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Dal ritmo frenetico con un finale a sorpresa, questa è stata un'ottima lettura. Raccontato dalla prospettiva della donna assassinata, il libro ha due linee narrative in contemporanea, il che lo rende un po’ diverso dai soliti gialli scandinavi.

Davide Frizzarin

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Il torneo letterario di Robinson è un'iniziativa curata da Giorgio Dell'Arti per conto di GEDI Gruppo Editoriale S.p.A.
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