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La società signorile di massa di Luca Ricolfi
La nave di Teseo

 

“La società signorile di massa” è sicuramente un libro incalzante pieno di dati interessanti e di confronti generazionali a cui dovremmo soffermarci almeno per trovare una risposta per proseguire verso un futuro, che sembra descritto infausto ed incerto. La tensione che il libro passa, si trasforma in una acuta ma purtroppo sofferente riflessione che lascia come unico scopo, quello di non mollare e cercare un cambiamento. Consiglio a tutti di leggerlo, stimolante e pieno di argomentazioni, a volte contrastanti ma che vale la pena conoscere per farsi almeno un’opinione personale su come costruire una nuova Italia.

Laura Sirani

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Sono un membro della società signorile di massa, che io lo voglia oppure no. Ricolfi mi ha illustrato le fondamenta su cui si fonda la fetta di mondo che abito. è una fetta spessa, a cui in molti mangiano ma che in pochi contribuiscono a preparare. Sono un membro della società signorile di massa e mi piace mangiare... Non cucinare, per quello ci sono gli chef.

Giancarlo Paterlini

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Luca Ricolfi nel suo libro “La società signorile di massa” introduce una nuova categoria interpretativa della società che, seppur paradossale, scardina le idee attuali riguardo la società in cui viviamo. Affinché una società signorile possa essere definita di massa devono ricorrere, secondo Ricolfi, tre condizioni che sono: 1) numero di cittadini che non lavorano ampiamente superiore al numero di cittadini che lavorano; 2) accesso ai consumi opulenti da parte della maggioranza della popolazione; 3) economia stagnante e produttività ferma. Sulla base di tre condizioni si è sviluppato un nuovo tipo di organizzazione sociale che, a sua volta, si erge sulla ricchezza accumulata dai padri, sulla distruzione di scuola e università e su di un’infrastruttura di stampo para-schiavistico. L’intento quindi di Ricolfi è quello di ritrarre, senza giudizi morali e/o ideologici ma in modo chiaro, quella che secondo lui è la società attuale nella quale noi tutti stiamo vivendo. 

Marta Mercandelli

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Mi ha ricordato un lungo articolo scientifico, grazie alla sua struttura organizzata e alla ridondanza. Nel capitolo introduttivo è infatti presente un “Piano del lavoro”; il testo è corredato da un numero notevole di note e riferimenti adeguati; concetti già definiti sono spesso ripetuti, riformulati o estesi. Se da un lato ciò può essere visto in negativo (perché il testo effettivo sarebbe la metà), dall’altro è uno dei modi più efficienti per insegnare qualcosa, accompagnando il lettore nella comprensione, un pezzo alla volta, rimarcando le certezze da lui acquisite. La teoria è accattivante già dall’ossimoro usato per il nome; fa aprire gli occhi sulla realtà che ci circonda, si appoggia a vari dati e analisi per corroborare una tesi che non fa assolutamente apparire brillanti le ultime generazioni di italiani, anzi: amaramente, ognuno di noi può riconoscersi in più di un tratto. Però siamo ancora in tempo per iniziare a consumare anche le nostre energie e trovare un modo per risolvere il problema (sempre se lo vogliamo).

Alice Raffaele

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Una definizione originale per definire la condizione della popolazione italiana, una coinvolgente spiegazione dei meccanismi che hanno portato a tale condizione. L’ autore descrive in maniera accessibile il percorso che ha portato alla situazione odierna, senza tralasciare statistiche e dettagli. Ne emerge un quadro drammaticamente reale, che invita alla riflessione su quanto sta accadendo in Italia.

Rachele Baresi

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Fotografia ed analisi dei nostri tempi, non di rado capita di pensare in corso di lettura "è vero, le cose stanno proprio così". In definitiva, una conferma, autorevole, di percezioni e sensazioni frequenti nella vita dei nostri giorni, corroborata da dati e grafici che ne certificano la tendenza. Molti articoli di fondo dei quotidiani lo fanno, qui ne ritroviamo una sintesi organica che ci induce ad una riflessione ed oserei dire anche ad una presa di coscienza di come il nostro modo di vivere sia molto spesso sovradimensionato, La "società signorile di massa" è più diffusa di quello che si possa pensare.

 

Stefano Mazza

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Ricolfi fa una appropriata e fedele fotografia dell’Italia odierna, raccontando la sua crescita e il suo declino fino ai giorni d’oggi partendo dal primo dopoguerra. A tratti severo, a tratti buonista, nel suo saggio descrive uno stato che si è adagiato sugli allori della ricchezza acquistata velocemente e della forte crescita economica, la quale, a seguito della crisi degli anni 2000, si è “stagnata” in un equilibrio precario. Il testo è scritto in modo impeccabile, anche se talvolta diventa iperbolico e ridondante, ma talvolta inciampa in cliché e descrizioni troppo generaliste riguardo le generazioni più giovani, mentre, a mia opinione, il quadro è molto più variegato ed eterogeneo. Sul finale avrei preferito una più varia elencazione di scenari futuri in cui l’Italia avrebbe potuto auspicare, oltre al palese ed ineluttabile declino. Piccola postilla: molto fastidiose le note a fine libro che distraggono da una lettura scorrevole.

Lucrezia Uberti

 

 

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