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La stella boara di Silvio Negro

Neri Pozza

 

La prefazione di Dino Buzzati prepara il lettore ad affrontare un testo poetico e filosofico che non lascia indifferenti. Silvio Negro nasce nel 1897 nella campagna di Vicenza, vive a Milano e poi a Roma dove è vaticanista. Muore alla fine degli anni ’50.

Questo testo raccoglie i suoi pensieri, i ricordi d'infanzia e della vita contadina, dei valori di un tempo, il rispetto dell'ambiente, del mondo che ci circonda. “I proverbi della montagna che nessuno conosce nel mondo dove vivo, nessuno tranne me, filologo occasionale che li ha ereditati da una madre analfabeta.”

Pur vivendo in città da anni, capita che un evento scateni il ricordo di un luogo o di un'emozione vissuta da bambino. Sentire i grilli rimescola il sangue e il pensiero vola alla valle e a casa. Chissà cosa staranno facendo?

Negro rende con parole profonde questi agganci, descrive il filo che lo tiene legato alle sue terre e alla sua famiglia.

Una lettura poetica e complessa, da distillare a piccole dosi per assorbire pienamente la profondità dei concetti e dei pensieri. Personalmente, ho apprezzato più la prima parte che la seconda.

Moira Maggi

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Libro per amanti del genere e appassionati del personaggio.

Purtroppo pur riconoscendo il valore professionale dell’autore non mi posso considerare né tra i primi ne tra i secondi, e faccio molta fatica a seguire dei frammenti di pensieri.

Si percepisce la grande padronanza della lingua, ma molti degli appunti e i bozzetti in quanto tali avrebbero avuto sicuramente bisogno di un secondo passaggio per essere resi più facilmente fruibili.

Ciro Ferro

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Non avrei mai scelto questo libro leggendone la quarta di copertina, anche, e soprattutto, perché non amo le raccolte, che siano di racconti, pensieri, ricordi, come lo è questa opera di Negro.

All’inizio, in effetti, non ho apprezzato le descrizioni della vita rurale e comunque della atmosfera contadina rappresentata, ma nell’andare avanti mi sono trovata a tornare indietro per rileggere meglio ciò che avevo ingiustamente tralasciato, soprattutto nel racconto delle guerre vissute dai protagonisti.

Direi che è comunque una lettura un po’ ostica, non scorrevole, forse perché stiamo parlando di uno scrittore non attuale e di un intellettuale non facile per il lettore comune.

Paola Franci

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Ho sempre ammirato lo spirito innovativo e l'intraprendenza di Neri Pozza. Questo libro fa un passo indietro ma lo fa con garbo. Con alcuni bozzetti che sembrano dipinti da un pittore macchiaiolo, con una prosa che ha il sapore delle cose buone ma di pessimo gusto.

Serena Pinzani

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Incipit suggestivo la cui suggestione continua grazie a un linguaggio asciutto ma che allo stesso tempo restituisce ricche immagini del tempo rurale che fu. La lingua è sicuramente il punto forte di questo che non è un romanzo ma piuttosto una narrazione che usa la prosa con un ritmo quasi poetico del quale l'autore si avvale per ricordare, e allo stesso tempo portare alla memoria di chi legge le povere bellezze del passato stimolando il lettore a un confronto con le ricche bruttezze del presente.

Affresco nostalgico che alterna immagini ossimoriche della vita contadina avvolta in una paralisi che non si ferma mai, una vita che basta a se stessa, che ha prodotto uomini liberi, forti, spesso gretti ma determinati e dalle idee chiare.

Libro colto e colmo di riferimenti letterari, storici e filosofici, si muove nel tempo e nello spazio con riflessioni talvolta ermetiche, talvolta solo accennate e non esplicitate, senza nessi apparenti che rendono, a tratti, la lettura faticosa.

Maria Grazia Giovannini

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Mi ha riportato alla vita di un tempo che comunque non ho vissuto. Scorrevole, ma non mi ha entusiasmato.

Silvia Pasquini

 

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