Lassù
all'inferno
di Franco Foschi e Maurizio Matrone
Laurana
Uno
sbirro da cliché.
Un lupo
solitario, ovviamente ruvido e spigoloso, sbruffone quanto basta, tenace nel
suo lavoro, con un passato (irrealmente) pesante con il quale fare i conti, ma
ovviamente di sani principi e dal cuore tenero.
Un noir moderno nella scrittura, con le annesse intemperanze
verbali, ritmo veloce; forse un po' troppo di maniera nella costruzione dei
personaggi e dell'ambiente in cui si svolge l'azione, comunque leggibile.
Mariapia
Caito
***
"Non ho mai digerito che mia madre fosse un'assassina".
Così inizia il libro nella rievocazione di un caso di probabile caso di
omicidio del quale il protagonista del libro, ispettore Terra della DITTA
(Divisioni Investigazioni Trasversali Territoriali d' Azione) è chiamato ad
occuparsi anche per far luce su un sistema di mal costume e corruzione
all' interno dell' Arma.
Rari richiami alle esperienze familiari e
riflessioni (".. posso anche prendere a pugni qualcuno, ma la
verità è che io sono totalmente e irrimediabilmente buono. Così non faccio
altro che soffrire per gli altri e mi sciolgo nella sofferenza del mondo... Ho
capito la differenza tra il somministrare giustizia tramite la giustizia oppure
tramite l’umanità, la sensibilità, l'
altruismo"), rivelano un protagonista empatico e solidale con il
misero e disperato assassino. Essi sono, tuttavia, annullati da una
narrazione ridondante, volgare, violenta e tutt' altro che scorrevole.
Elvira Pellegrino
***
Foschi e Marrone scrivono un romanzo coinvolgente con
discontinuità.
Se non fosse per i lunghi periodi in cui il pensiero supera
l’azione, potrebbe essere un libro interessante dalla spiccata ironia amara.
Laura
Lodico
***
Il personaggio è un po’ scontato, il solito poliziotto
all'americana solo e tormentato, non troppo rispettoso delle regole, perché
così si combattono la corruzione ed i colpevoli. Preferisco il piglio di
Montalbano. Poi la storia è anche interessante.
Daniela
Zaccarini
***
Una trama intrigante e di grande attualità, ma esasperata nella
scrittura che la rende poco credibile. Il libro crea un’atmosfera di violenza,
fisica e verbale, volutamente esagerata, in uno stile che ricorda i romanzi
hard-boiled di Dashiell Hammett e Raymond Chandler, ma mentre Marlowe è un
investigatore privato, qui agiscono in modo spregiudicato rappresentanti della
legge. Peccato perché nel testo vi sono momenti di riflessione interessanti e
ben scritti.
Luigi
Giannitrapani