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Lassù all'inferno di Franco Foschi e Maurizio Matrone

Laurana

Uno sbirro da cliché.

Un lupo solitario, ovviamente ruvido e spigoloso, sbruffone quanto basta, tenace nel suo lavoro, con un passato (irrealmente) pesante con il quale fare i conti, ma ovviamente di sani principi e dal cuore tenero.

Un noir moderno nella scrittura, con le annesse intemperanze verbali, ritmo veloce; forse un po' troppo di maniera nella costruzione dei personaggi e dell'ambiente in cui si svolge l'azione, comunque leggibile.

Mariapia Caito

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"Non ho mai digerito che mia madre fosse un'assassina". Così inizia il libro nella rievocazione di un caso di probabile caso di omicidio del quale il protagonista del libro, ispettore Terra della DITTA (Divisioni Investigazioni Trasversali Territoriali d' Azione) è chiamato ad occuparsi anche per far luce su un sistema di mal costume e corruzione all' interno dell' Arma.
Rari richiami alle esperienze familiari e riflessioni  (".. posso anche prendere a pugni qualcuno, ma la verità è che io sono totalmente e irrimediabilmente buono. Così non faccio altro che soffrire per gli altri e mi sciolgo nella sofferenza del mondo... Ho capito la differenza tra il somministrare giustizia tramite la giustizia oppure tramite l’umanità, la sensibilità,  l' altruismo"), rivelano un protagonista  empatico e solidale con il misero e  disperato assassino. Essi sono, tuttavia, annullati da una narrazione ridondante, volgare, violenta e tutt' altro che scorrevole.

Elvira Pellegrino

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Foschi e Marrone scrivono un romanzo coinvolgente con discontinuità.

Se non fosse per i lunghi periodi in cui il pensiero supera l’azione, potrebbe essere un libro interessante dalla spiccata ironia amara.

Laura Lodico

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Il personaggio è un po’ scontato, il solito poliziotto all'americana solo e tormentato, non troppo rispettoso delle regole, perché così si combattono la corruzione ed i colpevoli. Preferisco il piglio di Montalbano. Poi la storia è anche interessante.

Daniela Zaccarini

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Una trama intrigante e di grande attualità, ma esasperata nella scrittura che la rende poco credibile. Il libro crea un’atmosfera di violenza, fisica e verbale, volutamente esagerata, in uno stile che ricorda i romanzi hard-boiled di Dashiell Hammett e Raymond Chandler, ma mentre Marlowe è un investigatore privato, qui agiscono in modo spregiudicato rappresentanti della legge. Peccato perché nel testo vi sono momenti di riflessione interessanti e ben scritti.

Luigi Giannitrapani

 

 

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