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Le sigarette del manager di Bruno Morchio

Garzanti

 

Le sigarette del manager, per quanto molto ben scritto, ricco di magnifici dialoghi e convincenti descrizioni paesaggistiche, non mi ha convinto su una serie di passaggi.

E mi è molto dispiaciuto, perché avevo trovato folgorante l'inizio, l'idea del calabrone intrappolato tra due tragedie, non si sa per passione letteraria o nostalgia di tepore. Poi si perde, a mio avviso. Poco convincente la figura dello scomparso, che ammalia tutti, ma, quando appare, è figura pallida. Spende tutto in amanti e fa fare la colf alla moglie. Accumula capitali all'estero e non contribuisce al mantenimento del figlio. Si innamora sempre e alla fine però vuole ricomporre la famiglia. Non mi convince affatto. Così pure la segretaria di lui che dopo l'iniziale indisponibilità totale apre il rubinetto e senza alcuna ragione che intervenga a farle cambiare idea, confessa tutto, anche l'inconfessabile. 

Peccato, ripeto, perché mi piacciono tempi e scrittura di quest'autore, ma la costruzione dei personaggi è debole e poco rispondente alla realtà. 

Donatella Schisa

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Indagine sulla Genova post crollo del ponte Morandi, protagonista la Val Polcevera, i suoi abitanti attuali, i loro genitori, i nuovi, gli immigrati e su tutto la ndragheta che come nella vita non c’è ma invade la vita di tutti e di tutto, gestisce e da il ritmo allo sviluppo attuale.

I giovani sono assenti, emigrati lontano e gli over 50 si barcamenano senza un vero futuro, nel ricordo di quello che era e sono stati quando un futuro, poi mancato, c’era e i loro genitori vivevano proiettati in avanti. Quel passato non era meglio ma oggi si vive per un aperitivo, un piatto ben cucinato e l’occasione furtiva per un po’ di sesso, la sindrome di Peter Pan tocca tutti e a farne le spese è la famiglia, l’impegno.      

Dialoghi sempre riusciti e personaggi sempre centrati ma pessime descrizioni dei luoghi e insistenza di citazioni, con eccessiva ricerca di vocaboli, per un lessico di chi scrive consultando il vocabolario.      

Ma il disincanto di Bacci Pagano appassiona, la lettura scorre veloce e interessante, con quel giusto mix di intrigante e divertente che si addice ad un buon noir.

Paolo Manieri

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Il libro è divertente e si legge piacevolmente, nonostante tocchi temi forti di degrado urbanistico e sociale. Si scopre una Genova diversa da quella a cui è abituato un visitatore, anche se le tante descrizioni minuziose di strade e ambienti genovesi possano in qualche momento risultare non particolarmente interessanti per un lettore che non abita in quella città. Lo svolgimento dell’indagine porta a conoscere personaggi e situazioni molto legate ai temi attualissimi dell’etica professionale, del potere immenso che viene dato a chi possiede tecnologie che abilitano alla conoscenza di dati che possono influenzare la vita lavorativa e personale di ognuno di noi. Anche il tema del pregiudizio che si colora di razzismo viene affrontato con una certa leggerezza attraverso il delizioso personaggio di Essam. Superflue sono invece le lunghe considerazioni moralistiche o storiche a cui è incline l’autore, i cui intenti didascalici e un po’ paternalistici distraggono e non aggiungono niente alla storia.

Angela Agostiano

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È un romanzo poliziesco di piacevole e scorrevole lettura, una storia ben congegnata che potrebbe emulare il successo di altre storie di poliziotti che in questi anni sono andate forte anche in versioni televisive.    

I personaggi, a partire dal protagonista, un investigatore non più giovane sono ben caratterizzati e creano empatia con il lettore.

Inoltre è intrigante l’ambientazione genovese con lunghe scorribande spesso in quartieri degradati

ed in particolare nella Val Polcevera - quella del ponte crollato - che è al centro della storia.

Né mancano precisi riferimenti alla cucina genovese tradizionale.

In sostanza ho letto con piacere questo romanzo; tuttavia, se devo fare una critica, trovo che l’autore abbia voluto infilarci forse troppe cose, questioni sociali, razziali, etiche, storie sentimentali, la malavita organizzata, con il chiaro intento, peraltro legittimo, di accattivarsi le simpatie di ampie schiere di lettori.

Guido Della Cioppa

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Bacci Pagano conduce nei quartieri di Genova meno conosciuti, mostra la città che il turista distratto non vedrebbe mai, ci fa odorare il Maghreb e le resistenze culturali. La storia viene bevuta con il piacere che ti dà acqua e sambuca, dolce e aspro, siamo lui, lei, gli altri in una commistione di Mediterraneo. Ma lo gusti di più se non conosci Pepe Carvalho, se non conosci la geografia delle ricette e accetti supinamente amatriciana e champagne.

Maria Rosaria Cianniello

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