Le sigarette del manager di Bruno Morchio
Garzanti
Le sigarette del manager, per quanto molto ben scritto, ricco di
magnifici dialoghi e convincenti descrizioni paesaggistiche, non mi ha convinto
su una serie di passaggi.
E mi è molto dispiaciuto, perché avevo trovato folgorante
l'inizio, l'idea del calabrone intrappolato tra due tragedie, non si sa per
passione letteraria o nostalgia di tepore. Poi si perde, a mio avviso. Poco
convincente la figura dello scomparso, che ammalia tutti, ma, quando appare, è
figura pallida. Spende tutto in amanti e fa fare la colf alla moglie. Accumula
capitali all'estero e non contribuisce al mantenimento del figlio. Si innamora
sempre e alla fine però vuole ricomporre la famiglia. Non mi convince affatto.
Così pure la segretaria di lui che dopo l'iniziale indisponibilità totale apre
il rubinetto e senza alcuna ragione che intervenga a farle cambiare idea,
confessa tutto, anche l'inconfessabile.
Peccato, ripeto, perché mi piacciono tempi e scrittura di
quest'autore, ma la costruzione dei personaggi è debole e poco rispondente alla
realtà.
Donatella Schisa
***
Indagine sulla Genova post crollo
del ponte Morandi, protagonista la Val Polcevera, i
suoi abitanti attuali, i loro genitori, i nuovi,
gli immigrati e su tutto la ’ndragheta
che come nella vita non c’è ma invade la vita di tutti e di tutto, gestisce e
da il ritmo allo sviluppo attuale.
I giovani sono assenti, emigrati
lontano e gli over 50 si barcamenano senza un vero futuro, nel
ricordo di quello che era e sono stati
quando un futuro, poi mancato, c’era e i loro genitori vivevano proiettati in
avanti. Quel passato non era meglio ma oggi si vive per un aperitivo, un piatto
ben cucinato e l’occasione furtiva per un po’ di sesso, la sindrome di Peter
Pan tocca tutti e a farne le spese è la famiglia, l’impegno.
Dialoghi sempre riusciti e
personaggi sempre centrati ma pessime descrizioni dei luoghi e insistenza di
citazioni, con eccessiva ricerca di vocaboli, per un lessico di chi scrive
consultando il vocabolario.
Ma il disincanto di Bacci Pagano
appassiona, la lettura scorre veloce e
interessante, con quel giusto mix di intrigante e divertente che si addice ad
un buon noir.
Paolo Manieri
***
Il libro è divertente e si legge
piacevolmente, nonostante tocchi temi forti di degrado urbanistico e sociale.
Si scopre una Genova diversa da quella a cui è abituato un visitatore, anche se
le tante descrizioni minuziose di strade e ambienti genovesi possano in qualche
momento risultare non particolarmente interessanti per un lettore che non abita
in quella città. Lo svolgimento dell’indagine porta a conoscere personaggi e
situazioni molto legate ai temi attualissimi dell’etica professionale, del
potere immenso che viene dato a chi possiede tecnologie che abilitano alla
conoscenza di dati che possono influenzare la vita lavorativa e personale di
ognuno di noi. Anche il tema del pregiudizio che si colora di razzismo viene
affrontato con una certa leggerezza attraverso il delizioso personaggio di Essam. Superflue sono invece le lunghe considerazioni
moralistiche o storiche a cui è incline l’autore, i cui intenti didascalici e
un po’ paternalistici distraggono e non aggiungono niente alla storia.
Angela Agostiano
***
È un romanzo
poliziesco di piacevole e scorrevole lettura, una storia ben congegnata che
potrebbe emulare il successo di altre storie di poliziotti che in questi anni
sono andate forte anche in versioni televisive.
I
personaggi, a partire dal protagonista, un investigatore non più giovane sono
ben caratterizzati e creano empatia con il lettore.
Inoltre è
intrigante l’ambientazione genovese con lunghe scorribande spesso in quartieri
degradati
ed in
particolare nella Val Polcevera - quella del ponte
crollato - che è al centro della storia.
Né mancano
precisi riferimenti alla cucina genovese tradizionale.
In sostanza
ho letto con piacere questo romanzo; tuttavia, se devo fare una critica, trovo
che l’autore abbia voluto infilarci forse troppe cose, questioni sociali,
razziali, etiche, storie sentimentali, la malavita organizzata, con il chiaro
intento, peraltro legittimo, di accattivarsi le simpatie di ampie schiere di
lettori.
Guido Della Cioppa
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Bacci Pagano conduce nei quartieri
di Genova meno conosciuti, mostra la città che il turista distratto non
vedrebbe mai, ci fa odorare il Maghreb e le resistenze culturali. La storia viene bevuta con il piacere
che ti dà acqua e sambuca,
dolce e aspro, siamo lui, lei, gli altri in una commistione di
Mediterraneo. Ma lo gusti di più se
non conosci Pepe Carvalho, se non conosci la
geografia delle ricette e accetti supinamente amatriciana e champagne.
Maria Rosaria Cianniello
***